Negli ultimi tempi mi è capitato spesso di andare a Roma: quasi sempre arrivo in treno alla Stazione Termini. Oggi dopo aver letto un post di Vic su Friendfeed ho passato un po’ di ore in rete a fare ricerche sulla principale stazione ferroviaria della Capitale di cui non sapevo molto. Ho scoperto cose che probabilmente molti di voi sanno già, per esempio che la parte ondulata della stazione che si affaccia su Piazza dei Cinquecento è chiamata il dinosauro. Poi ho scoperto che l’ultima versione di Termini è stata completata nel secondo dopoguerra dopo una gara fra diversi progetti che creò molte polemiche

Il concorso rappresentava una delle prime grandi occasioni di confronto per la cultura architettonica italiana nel dopoguerra, eppure fu sostanzialmente disertato da molti architetti che invece avevano partecipato ai grandi concorsi del periodo precedente (3). Alla fine la Giuria si trovò a scegliere tra 40 progetti decidendo di premiarne tredici, tra cui molti ex-aequo, e tra questi due primi premi a due raggruppamenti cui fu affidato poi il compito di redigere il progetto definitivo. Il raggruppamento, con il progetto il cui motto era “Servio Tullio prende il treno”, era composto da Leo Calini e Eugenio Montuori, il raggruppamento con il motto “Y=0,005X2” era composto da Massimo Castellazzi, Vasco Fadigati, Achille Pintonello, Annibale Vitellozzi.


Sia come sia vinse il gruppo di “Servio Tullio prende il treno” (motto che io trovo bellissimo) e l’arch Eugenio Montuori insieme ad altri produsse quello che i romani oggi chiamano il dinosauro che ospitava biglietteria e sala d’attesa.



Il progetto del dinosauro a me – da perfetto ignorante – pare bellissimo ed ha una caratteristica particolare e fondamentale:

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Dentro un ambiente amplissimo e vuoto le vetrate in fondo permettono di osservare i resti romani dell’Aggere Serviano.


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Questo è il dinosauro durante la costruzione:


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E questo è negli anni 50 (bellissime le palme in vaso)


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Quest’ultima immagine è tratta dal sito Grandi Stazioni delle Ferrovie dello Stato dove l’architettura di Termini (compresa quella recente) viene descritta in toni lievemente enfatici.


In ogni caso il legame fra nuova architettura ed esistente era ben chiaro nelle intenzioni dei progettisti, in particolare la relazione fra modernità e Roma antica.

Poi negli anni i bellissimi spazi vuoti dell’architettura sono andati riempiendosi: prima in maniera educata (questa foto è del 1962)


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E poi in modo sempre più caotico e volgare fino ad oggi (il sottotitolo emblematico di questa foto recente è “Termini guarda al futuro”):



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Soprattutto è andato completamente perduto il senso architettonico dell’opera: sono scomparsi i grandi spazi, è scomparsa la luce è scomparso il patto di sangue con la storia contenuto nel progetto originario. Ed è scomparso talmente tanto che il viaggiatore occasionale come me, quando passa da quelle parti oggi, non si accorge più di nulla e non è indotto in alcuna curiosità. Cosa saranno quelle mura antiche si chiedeva il pellegrino negli anni 50 di fronte all’enorme vetrata che puntava i resti serviani? Io le tante volte che sono passato da lì non ho avuto la possibilità di accorgermente e ho avuto bisogno di Internet per capirci qualcosa. Questo perché le decine di volte che sono passato da lì lo spettacolo che Roma mi ha presentato è stato questo:


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Un negozio Nike di due piani che cancella, con esattezza, la vista di Eugenio Montuori sull’Aggere Serviano, a me e a tutti i 500 mila passeggeri in transito. Un prezzo che qualcuno (che dio lo fulmini) ha ritenuto fosse ragionevole pagare. Una metafora perfetta dei nostri tempi.




A cosa serve Internet

A cosa serve Internet 2

A che cosa serve Internet 3

20 commenti a “Memorie del dinosauro (A cosa serve Internet 4)”

  1. Susan pm10 dice:

    Grazie di questo post, Massimo.

  2. se-po dice:

    Grazie del post, interessante sapere la storia dell’architettura di termini. Triste che sia diventata un centro commerciale.

  3. Maury dice:

    Grazie per il post. Non avrei mai immaginato una trasformazione in peggio come quella che si nota tra la foto degli anni 50 e quella di oggi. Da la grande bellezza a la grande bruttezza.

  4. Atos dice:

    Aggiungo il mio grazie, perché per vincere il brutto ci vuole il sapere.

  5. Massimo65 dice:

    Tutto ´sta bellezza di Roma Termini la vedete solo voi. Che sia diventata un grande centro commerciale oggi rientra nella tendenza seguita in tutte le grandi e meno grandi stazioni ferroviarie europee. Basta viaggiare un po´ in treno oltre le alpi e staccare gli occhi da tablet e smartphone, guardandosi intorno. Quindi: o si è per la modernità, e si accettano negozi di Nike, Mc Donald´s e Starbucks, oppure si è reazionari (termine in voga in queste ore) e si rimane alla stazione di 20-30 anni fa con il carrellino dei cestini da viaggio e quello dei giornali.

  6. Daniele Minotti dice:

    A me Termini piace. O, meglio, piaceva. La frequentavo molto tra il 1985 e il 1986, ero militare proprio a Roma.
    Ci ritorno un paio di volte l’anno e fa proprio schifo, uno stupro in piena regola.

  7. Shylock dice:

    @Massimo65: ah, come sono reazionari questi americani che hanno lasciato l’atrio di Grand Central a New York sgombro, anziché abbracciare la modernità e trasformarlo nella triste imitazione di centro commerciale.

  8. Atos dice:

    @massimo 65, il bello nn è da reazionari, visto come butta al limite è da snob.
    Io gli occhi dallo smartphone non devo staccarli, quando sono in giro a piedi per la mia città vedo tutto molto bene , e solo il bello mi rincuora e mi rallegra, sia antico sia moderno.

  9. Emanuele dice:

    Io Termini la frequento da 20 anni ma non sapevo che l’atrio venisse chiamato dinosauro.

    Il vuoto delle origini, che conoscevo e che trovo affascinante, era concepito in un’epoca in cui anche la città era vuota. Guarda Vacanze romane, con le strade libere con poche macchine (e piccole, non come oggi che ci sono “Mini” grandi come camion). Guarda i film di Fellini all’Eur, con sempre poco traffico e niente contorno di bancarelle (una colossale vergogna romana in particolare di questi ultimi anni) e macchine parcheggiate fin sopra i marciapiedi.

    Come detto da altri la trasformazione in centri commericiali è abbastanza comune, solo che viene fatta in modo del tutto irrispettoso delle architetture d’epoca, e l’esempio di buon senso di Grand Central risalta ancora di più se si paragonano i due casi: a New York pure in una stazione superaffollata hanno lasciato il vuoto originario del progetto.

    Sei passato a Termini, se un giorno passerai all’Ostiense vedrai che hanno fatto lo stesso. Anche la stazione Ostiense era concepita come un monumento, con il bellissimo colonnato che sarebbe da restaurare e l’atrio vuoto, che ora invece è occupato da negozi, anzi, a dire il vero alcuni sono vuoti da anni.

    A Termini spicca subito la libreria, che sporge per due piani. Prima della libreria (quindi prima del giubileo del 2000) c’era una fila di negozi più piccoli a un piano soltanto che non davano il senso di oppressione che c’è oggi, con quel gran volume. Invece dove c’è Nike esisteva un locale vetrato con i telefoni, con contorno di collezionisti di schede telefoniche che ti si piazzavano dietro pronti a prendersi le schede esaurite. Sempre meno invadente perché a un piano.
    Ma anche la galleria che porta ai binari era vuota in origine e ora è divisa da un’altra fila di negozi.

    Comunque il problema enorme di Termini oggi è che con i lavori per il giubileo l’accesso ai binari è stato reso libero. Prima ci entravi solo col biglietto, e ai varchi controllavano, ora chiunque passa. Anche da via Marsala ci sono accessi laterali che in un attimo ti portano ai binari. E questo ha comportato una marea di problemi, tra barboni che bivaccano, ladri che rubano e poi scappano subito in strada senza dover passare dall’ingresso e nullafacenti che gironzolano in continuazione. Tanto che ora stanno pensando di richiudere tutto ma temo che verrà fuori un’altra schifezza perché sarà qualcosa di posticcio aggiunto all’ennesimo progetto che prevedeva altro. Come i negozi nell’atrio.

  10. paolo dice:

    È già scritto tra le righe del post, ma mi piace sottolineare come il dinosauro abbia praticamente la stessa forma del profilodei resti romani. Bellissimo!

  11. Bruno Anastasi dice:

    una curiosità, magari a qualcuno interessa: il fregio del tetto della stazione Termini (http://en.wikipedia.org/wiki/Amerigo_Tot#/media/File:Roma_Termini.jpg) fu decorato da Amerigo Tot (http://it.wikipedia.org/wiki/Amerigo_Tot), artista ungherese diventato immortale in uno dei ruoli più inquietanti della storia del cinema, l’uomo vestito di nero che accompagna Al Pacino a Cuba ne “il Padrino 2”; riepilogando, la guardia del corpo di Michael Corleone ha decorato la stazione Termini di Roma … l’incommensurabile genio nel casting di Francis Ford Coppola

  12. nicola dice:

    Molto interessante, Massimo, e grazie per questa bella lezione di architettura.

    Mi stavo chiedendo il significato architettonico della stazione di Calatrava, la Reggio Emilia AV. (Tenete conto che sono un somaro in architettura e non ci sono mai sceso in quella stazione, ma solo passato di fianco o in mezzo a velocità sostenuta.)

  13. Daniele Minotti dice:

    Io l’ho vista soltanto dall’autostrada, ma credo si debba considerarla coi ponti di Reggio sulla A1.
    Dovrebbe rappresentare un’onda e, in effetti, da’ proprio quell’impressione.
    Architettonicamente, a me piace.
    Da altri punti di vista (specie affluenza) sembra un po’ un disastro.

  14. Shylock dice:

    @Daniele Minotti: anche il ponte di Calatrava a Venezia, a vederlo, è bellino (specie da sotto, con quella specie di ‘costole’ rossastre che richiamano anche quelle qualche anatomia preistorica); peccato che:
    1)sia praticamente impossibile camminarci sopra tenendo un passo regolare (bizzarria voluta) o, quando piove, senza scivolare; senza contare che non si è tenuto minimamente conto di chi ha difficoltà motorie, il che è abbastanza grave in un progetto contemporaneo (avevano provato ad ovviare – a posteriori – con una specie di assurda cabina da funivia appiccicata ad un fianco, ma credo non abbia mai funzionato);
    2)non stia in piedi: letteralmente, spancia perché è troppo pesante ed ha l’inclinazione sbagliata quindi le rive non riescono a sostenerlo, tanto che è già stato necessario un (costoso) intervento di salvaguardia statica, con tutta probabilità da ripetersi periodicamente.
    Ecco, per me uno che non ha neppure lo spirito d’osservazione e l’umiltà di constatare che tutti i ponti di Venezia sono fatti a sella di mulo, né la curiosità per chiedersi perché, può farsi chiamare archistar finché vuole, ma i grandi architetti sono un’altra cosa, mi dispiace.

  15. Daniele Minotti dice:

    @Shylock
    Grazie, ma sapevo del ponte. Come avvocato, ho sempre pensato ai risarcimenti per i femori frantumati ;-)
    Pero’, la stazione Mediopadana a me – esteticamente – piace. Sul resto non saprei pronunciarmi.
    Certo, architettura e’ anche storia dell’arte (e della tecnica sottostante). Su cio’ sono d’accordo con te.

  16. Enzzo dice:

    vogliamo parlare della Stazione Centrale di Milano
    meglio di no se no piango.

    Ormai raggiungere i binari direttamente è impossibile.

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