Ogni singolo caso di cronaca nera potrà essere in qualche maniera avvolto da un alone di mistero. Il mistero – per ragioni in parte misteriose – segna oggi i nostri pensieri e le nostre conversazioni in maniera più persistente che in passato. Il mistero è uno dei più potenti motori dell’attenzione: paghiamo – questo da sempre – per esserne avvolti, perché qualcuno costruisca storie che lo utilizzino per intrattenerci. Il mistero dentro i romanzi – che fine ha fatto il visconte di Bragelonne nella sua campagna d’Africa? – è stato per secoli il risultato del talento dello scrittore; il mistero che avvolge i piccoli fatti di cronaca nostrana è invece, nella grande maggioranza dei casi, una semplice piccola forma di artistica adulterazione: la costruzione di una sovrastruttura su una storia vera che ne esce complicata ad arte per ragioni di puro intrattenimento. Il risultato finale di una simile elaborazione non è del tutto sovrapponibile. Fra inventare storie e adulterare storie esiste una qualche differenza. In ogni caso le prime sono abbastanza passate di moda, le seconde riempiono podcast e serie TV con la soddisfazione di tutti. Il marchio indelebile di “tratto da una storia vera” aggiunge dignità al racconto, aumenta l’attenzione del lettore. Felice e spaventato di vivere nello stesso identico mondo in cui simili fatti terribili accadono.

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