Con tutta la mia personale disistima nei confronti di Giuseppe Conte, più che un politico una sciagura di narcisismo e ignoranza, con tutta la mia personale disistima per la classe politica di questo Paese che negli anni è andata precipitando verso livelli inimmaginabili di pochezza e opportunismo, ho molte perplessità sul processo in corso in queste settimane che riguarda la gestione delle prime settimane di pandemia.

Il senno di poi applicato alle questioni mediche è una tentazione forte che andrebbe utilizzata il meno possibile. Lo è nelle questioni acclarate con solidi precedenti riscontri scientifici, lo è, a maggior ragione, quando improvvisamente sbuca dal nulla un’emergenza sanitaria planetaria della quale in sostanza nessuno sa nulla.

Ricordo con chiarezza una riunione concitata via Zoom di molti sanitari della mia regione, persone di grande cultura e grande talento professionale – i più bravi su piazza, per capirci – che si confrontavano su cosa fosse il caso di fare per opporsi al coronavirus che stava entrando nelle case di tutti. Riascoltando oggi quelle parole è molto facile dare un parere: erano quasi tutte sbagliate. Sbagliate non di un po’, di moltissimo. Era un momento drammatico, di quelli che accadono una volta ogni cento anni, noi non ne sapevamo nulla: sbagliare era inevitabile. Si sbagliava allora, all’inizio di quel 2020, per sbagliare un po’ meno la volta dopo e per sbagliare ancora un altro po’ meno quella successiva. La medicina funziona così.

La gestione politica delle questioni mediche è un gomitolo ancora più inestricabile: al parere dei medici vanno aggiunte mille altre variabili di opportunità e ordine pubblico, di valutazione del male minore, di analisi delle risorse disponibili, dei tempi in cui le cose, una volta decise, potevano essere fatte. E in casi come questi nulla è più ridicolo e patetico dei narcisisti che oggi spiegano che se si fosse fatto come loro dicevano allora si sarebbero salvate migliaia di vite umane. E dei giudici che magari gli credono perché, con il senno di poi, tutto effettivamente torna. Con il senno di poi individuare qualcuno a cui dare la colpa sarà una tentazione molto naturale: di fatti a supporto se ne troveranno moltissimi e saranno tutti molto convincenti.

Il senno di poi in medicina, e non solo in medicina, andrebbe maneggiato con cura.


4 commenti a “Il senno di poi”

  1. Blogredire dice:

    Con il senno del poi oggi sarei milionario!

  2. Giancarlo Vietri dice:

    Tutto giusto, sempre che non si sapesse bene cosa fare e che non ci si sia ben guardati dal farlo sotto l’incudine di precise pressioni. E’ quello che dovrà appurare l’inchiesta.

  3. andrea dolci dice:

    Indipendentemente dal caso specifico siamo alle solite per cui nello scontro tra curve da stadio nessuno si prende la responsabilità politica di quanto accaduto ed allora si apre il campo alla Magistratura che spesso interviene fuori dal seminato perseguendo come reati scelte legittime naturalmente soggette ad errore. Il risultato è che non solo non si è analizzato ex post quanto successo identificando cosa non ha funzionato e perché sono state fatte alcune scelte sbagliate ma addirittura senza piano pandemico eravamo e senza piano pandemico restiamo perché ovviamente non si può dire che al Ministero qualcuno non aveva fatto il proprio lavoro.

  4. Andrea dice:

    La credibilità del personaggio in cerca di visibilità, tra i virologi, è pressoché questa: “ma cosa ne sa, lui studia le zanzare”.
    La cosa triste è che siede sui banchi del parlamento.