Io sospetto che sia accaduto qualcosa del genere: chiamatelo se volete errore di sottovalutazione. Ma per molti anni il governo americano e quelli dei principali stati europei hanno consegnato alle nuove aziende internet una sorta di salvacondotto ideologico basato su due concetti: quello secondo il quale la nuova economia aveva bisogno di nuove regole e quello che qualsiasi presa di posizione di tipo etico e comportamentale verso aziende come Apple, Google o Amazon sarebbe stata letta come una scelta antistorica. A questo si aggiunga che nessuno di questi soggetti ha clamorosamente violato le normative fiscali del proprio Paese o di quelli in cui era sopraggiunto, sfruttandone semplicemente scorciatorie e facilitazioni legate molto spesso alla gestione dei beni immateriali.
Poi gli anni sono passati gli OTT sono diventati enormi e ricchissimi, tanto da iniziare a potersi permettere contromisure non solo tecnologiche e legali ma anche di lobbing e hanno contemporaneamente iniziato a soffrire della sindrome di Paperon De Paperoni. Perchè pagare un misero 12% di tasse in Irlanda quando puoi accordarti con il fisco dell’isola per pagare il 2%?
A questo punto la corda si è quasi spezzata anche perchè simili giochetti contabili (che utilizzavano un po’ tutti da tempo del resto ma con maggiori difficoltà) hanno generato una specie di cometa di comportamenti analoghi. Scriveva il Guardian ieri che perfino Marks & Spencer, catena di grandi magazzini trionfo dell’inglesitudine, triangola con l’Irlanda gli incassi dei suoi siti online per pagare meno tasse in UK.
Quindi oggi Tim Cook va a rapporto dal governo USA, Google è nel mirino di quello inglese, Amazon ha problemi analoghi un po’ in tutta Europa. Ma soprattutto nessuno di questi signori rappresenta più il nuovo che non capiamo e al quale siamo disposti a concedere una possibilità.
Basta cazzate sul non essere evil, ci abbiamo creduto per un po’, voi dal canto vostro vi siete dimostrati ingordi e scaltri come tutti gli altri. Siete come tutti gli altri. Questo è lo stato attuale delle cose.
Maggio 21st, 2013 at 18:25
Leggevo poco fa in metro, sull’ultimo libro di Rampini, di questo tizio http://www.finzionimagazine.it/news/attualita-news/larca-di-noe-dei-libri/ (chiaro dalla data dell’articolo che è roba vecchia ed ero io ad essermela persa).
Un progetto figlio di un’unica paura: che la centralizzazione del sapere digitale nelle mani di poche grandi compagnie, in futuro, possa generare mostri. E mi sono sentito un po’ a disagio nel ripensare a quante volte mi sono trovato a difendere molte delle posizioni degli OTT come se fossero ancora gli sbarbatelli delle loro fasi di start up. Ma ci sto lavorando, ci sto lavorando su :)
Maggio 21st, 2013 at 18:52
Cos’é un OTT?
Maggio 21st, 2013 at 19:07
Da Londra vi parla Sandro Paternostro.
(e finalmente!)
Maggio 21st, 2013 at 19:13
OTT è Over The Top, cioè (dal punto di vista di chi ha l’infrastruttura delle telecomunicazioni) quelli che fanno i loro affari basandosi sull’esistenza dell’infrastruttura stessa e non ci mettono soldi su.
Maggio 21st, 2013 at 19:34
over the top?
traducibile in “pezzi grossi”
Maggio 21st, 2013 at 20:06
bellissimo post, Mante.
Maggio 22nd, 2013 at 08:27
analoghi
Maggio 22nd, 2013 at 08:57
Avete creduto alle favole, ma a quelle sbagliate: è questo lo stato delle cose.
Troppo facile dar loro la colpa perchè non sono stati più stupidi degli altri.
Maggio 22nd, 2013 at 09:45
Meglio tardi.. caro Mante. Non era chiaro da un po’ che c’é un prezzo da pagare?
Maggio 22nd, 2013 at 10:09
Scusate, ma in un mondo globalizzato, perché è così scandalosa la concorrenza fiscale?
Maggio 22nd, 2013 at 10:19
la domanda di roberto qua sopra mi pare proprio pertinente. non che mi piaccia, ma ha perfettamente senso. e allora?
Maggio 22nd, 2013 at 10:49
Vivo in Irlanda, non mi risulta che Apple si sia “accordata” col fisco dell’isola (cosa che e’ stata smentita stamani). Attendiamo di vedere questi fantomatici accordi di cui parlano alcuni senatori in US.
Maggio 22nd, 2013 at 10:52
Per alcuni é concorrenza fiscale, per me é soprattutto elusione fiscale (abilitata da normative obsolete se non peggio). E a questo punto diventa anche una questione ideologica: parliamo del sottrarsi ai propri doveri nei confronti della societá, oppure di difendersi da un fisco oppressivo? Di solito il secondo argomento é quello portato da chi elude. Ma a me sembra che questi OTT le tasse non le vogliono proprio pagare, altro che “ottimizzazione”..
Maggio 22nd, 2013 at 11:08
@antonio radici, lo ha scritto il guardian ieri, sempre il guardian oggi cita Tim Cook davanti alla Commissione del Senato USA che conferma un accordo che risale al 1980 che fissava al 2% il tetto delle tasse pagabili da Apple in quel paese
Maggio 22nd, 2013 at 11:11
@L1 è un po’ lo stesso discorso delle magliette prodotte in un tugurio di Dacca
Maggio 22nd, 2013 at 11:39
appunto, e’ quello, e’ inquietante. (o sono io che sono definitivamente un ingenuo).
Maggio 22nd, 2013 at 12:26
il problema secondo me è anche che nel caso di Amazon ma se per questo anche Google, il boicottaggio non serve
Maggio 22nd, 2013 at 13:51
vero, sono uguali alle altre, ma non peggio.