Credo che alla fine metterò un cartello. Sul cartello potrebbe esserci scritto qualcosa del tipo “questo è un blog personale, le informazioni che vi trovate sono diverse da quelle di un giornale”.
Le informazioni, i link, le immagini che trovate qui, alcuni di voi lo sanno, non hanno mai avuto grandi pretese di veridicità. Continueranno a non averne in futuro. Questo – lo dico a beneficio dei miscredenti – significa semplicemente che la completezza, l’equidistanza e la verifica delle fonti non sono la mia prima preoccupazione quando scrivo qui. Gli inorridisti, se lo desiderano, inorridiscano.

Ho discusso a lungo di questo negli ultimi anni, per esempio con Luca Sofri, che è una persona che stimo e a cui voglio bene: abbiamo al riguardo punti di vista piuttosto distanti. Lui crede esistano “criteri giornalistici” da applicare anche su un blog personale. almeno su quelli che hanno una audience in qualche misura significativa. Li ritiene indispensabili se vogliamo che questi ambiti di comunicazione crescano e diventino “adulti”, io testardamente penso che non sia necessariamente così.

Ho sempre immaginato esista una differenza sostanziale fra “tenere un blog” ed applicarsi in una qualsiasi attività simil-giornalistica. Del resto quella di mescolare ambiti comunicativi assai diversi è in molti casi non una sbadatezza ma una confusione interessata. Sull’inserto domenicale del Sole24ore Jonathan Galassi, in uno dei tanti articoli usciti nell’ultimo periodo sulla crisi dell’editoria, partecipa attivamente a questo intenzionale minestrone:


Mi sono sentito veramente adulto solo quando la lettura dei giornali è diventata una abitudine quotidiana. I miei figli invece non leggono i giornali. Dicono di leggerli on-line ma io non ci credo. E chi di noi non scorre i titoli delle principali notizie o il compendio di un blogger illudendosi di essere veramente informato…Io non voglio pubblicarelibri scrittida blogger. Voglio leggere qualcosa di vero, e non di virtuale. Il giornalismo così come l’abbiamo conosciuto, è un mestiere che si fa sul campo, che si scrive nel mondo, con i politici e gli artefici, gli assassini e le vittime. Ma una volta entrati nella bolla di internet è come essere nella caverna di Platone e quello che vediamo non sono altro che deboli riflessi proiettati sul muro.


Galassi come molti altri sembra ignorare l’esistenza di un livello conversazionale nella biologia della notizia. Che esistano luoghi dove alla completezza si sostituisce la passione, dove la parzialità è solo il punto di partenza, dove la discussione e il contributo altrui è prevalente rispetto ad uno, spesso impossibile, controllo delle fonti. Del resto le fonti, dentro reti sociali piccole e controllate, tendono a controllarsi da sole (più articolato e complesso il discorso se lo si riferisce alla Internet tutta).

Tutto questo partecipare non crea necessariamente lesioni alla qualità della informazione, spesso è chiacchiericcio ininfluente, al massimo la completa. Allo stesso tempo tutto ciò non trasforma un blog nel New York Times. Le opinioni su un blog personale non hanno la pretesa di sostituirsi ai luoghi dove nasce la notizia, non possono essere valutate con i medesimi criteri. Gli unici a fare questo, da anni, sono quanti vedono in questi ambiti una minaccia o un fastidio, una via di mezzo fra un “oddio mi fregano il posto” ed un “ragazzino non disturbare il manovratore”.

I criteri che invece portano a frequentare un blog sono spesso legati alla passione, alla trasparenza, alla autenticità di chi lo scrive, oltre che ovviamente alla originalità degli spunti proposti. Abiituarsi ad una fisiologica marginalità è secondo me uno degli insegnamenti da far propri quando si scrive un blog personale. Un altro è sapere che esistono dinamiche comunicative complesse che sono comunque possibili: per esempio che la blogosfera o le reti sociali siano in certi casi la scintilla per aggiornare l’agenda delle notizie importanti sui grandi media o che il passaparola, la trasmissione dei link di pagina web in pagina web ed altri fenomeni noti di moltiplicazione comunicativa su Internet, possono avere effetti molto potenti.

Abituarsi alla dinamica di Pollicino è invece uno dei criteri da applicare per leggere i blog: utilizzare la tecnologia per ricomporre minuscoli frammenti utili sparsi in posti diversi della rete senza cedere all’errore solito di giudicare il valore dei contenuti riferendosi solo ad isolati sue parti. Tutte le briciole assieme hanno un senso. Wikipedia assieme ha un senso, non la sua singola voce scritta male (o bene).

La restituzione dell’intero da mille differenti parti è, al limite, la dinamica alla quale riferirsi quando si paragonano le mele della informazione professionale con le pere della conversazione in rete. Ed il risultato finale non può essere che quello di un bel vassoio a centrotavola pieno di pere e mele differenti.

E non ci sono santi, un vassoio del genere oggi è possibile immaginarlo solo in rete.

54 commenti a “La caverna di Platone”

  1. Daniele Minotti dice:

    Sai, piu’ che di scimmiottare i giornalisti, qui si tratta di avere una certa autorevolezza e credibilita’, magari soltanto per se’ stessi.
    Ovvio che sei libero di scrivere le fregnacce che vuoi (e anche di non scriverle), ma, ti piaccia o meno, hai un ruolo di fatto (e penso anche voluto).
    Dunque…

  2. Fabio dice:

    “Ma una volta entrati nella bolla di internet è come essere nella caverna di Platone e quello che vediamo non sono altro che deboli riflessi proiettati sul muro”.
    Galassi su questo punto ha ragione, la blogosfera non può rappresentare la realtà, in quanto, spesso, ne è solo un riflesso personale del blogger.
    Ma, bisogna ammettere, che presa nel suo complesso, tutta la blogosfera è in grado di dare la rappresentazione di vari punti di vista della realtà stessa.
    Credo che il giornalista abbia i mezzi per rappresentare al meglio la realtà, ma non credo abbia il monopolia della sua conoscenza.

  3. spider dice:

    Per difendere il diritto di cazzeggiare, più che legittimo, mi sembra tu stia difendendo anche quello a scrivere notizie sbagliate, superficiali, non verificate.
    Le opinioni vanno benissimo, ma come definiresti l’opinione di chi, partendo dalla notizia falsa dell’esistenza delle scie chimiche, sostiene che ci sia un complotto governativo?
    Oppure, è un’opinione o una notizia (falsa) quella dell’indignata terremotata che parlava di “più di 1000 morti” nascosti sotto le macerie in Abruzzo? E’ suo diritto dire una cosa del genere, quando ha migliaia di lettori che, per indole e perché gli viene continuamente ripetuto, credono più alle persone comuni sul campo piuttosto che ai giornali?
    Aggiungo infine che rilevo una contraddizione notevole tra il sostenere l’ecosistema della “reputazione” e il rivendicare una specie di diritto alla cialtronaggine.

  4. Lele dice:

    Sì vabbé però il guaio è che spesso, qui e oggi, le mele ti dicono di essere albicocche. O per inettitudine o per piaggeria o per malafede. E se non ci fosse qualche pera che osserva, valuta, ragiona e dice “Ma guardate che queste qua sono mele!”, saremmo tutti convinti (tramandando per la Rete – e ai posteri – questa falsità) di avere davanti un vassoio di pere e albicocche.
    Se vogliamo fare esercizi teoretici va bene, ma se vogliamo parlare di attualità a un livello che si differenzi dalla discussione da bar sport, sono più d’accordo con Luca Sofri.

  5. massimo mantellini dice:

    @spider, il diritto alla cialtronaggine e’ una cosa che inventi tu, io ho parlato d’altro

  6. ArgiaSbolenfi dice:

    E’ meglio investire buona parte del proprio tempo libero per vagliare il chiacchiericcio e ricomporre i frammenti, oppure sganciare 1 euro per trovare il lavoro giá fatto?

  7. spider dice:

    @massimo: basta intendersi sulle definizioni. Per quanto mi riguarda è quello che io intendo per:

    “Le informazioni, i link, le immagini che trovate qui, alcuni di voi lo sanno, non hanno mai avuto grandi pretese di veridicità.”

    Sbagliare è un conto, rivendicare il diritto a “non avere pretese di veridicità” è un altro. IMHO, ovviamente.

  8. massimo mantellini dice:

    @Argia, hai ragione, questo anche secondo me e’ uno dei punti centrali

  9. Dario Salvelli dice:

    Non credo che chi visita un blog ha la pretesa di trovare delle informazioni professionali. E’ da questo presupposto, che spesso parte proprio dai blogger, che nascono fraintendimenti e ragionamenti del genere. Il cartello che vorresti mettere sarebbe utile se anche i post avessero una onestà intellettuale coerente, priva di presunzione
    Ben diverso è il discorso di un professionista dell’informazione che intende aprire un suo blog personale.

  10. layos dice:

    @massimo: il rischio potenziale secondo me è l’autoreferenzialità assoluta della blogosfera. Il fatto che tutti noi che scriviamo 4 righe più o meno sensate per i nostri 21 lettori alla fine rischiamo di diventare tanti giapponesi sull’isoletta, che parlano allo specchio e si danno ragione.
    Io dico questo con l’intento di essere più laico ed asciutto possibile, non c’e’ in questo mio pensiero nessun giudizio su come andrebbe o non andrebbe gestito un blog che, per sua natura, è uno spazio personale aperto al pubblico. Quindi il “personale” implica scriverci sopra quello che ci pare, il “pubblico” implica che chi ha piacere di leggerlo lo fa.
    E’ una specie di chiacchiera da bar nel “villaggio globale”, come mi succedeva da bambino nel mio paesello, coi “grandi” che si trovavano la domenica dopo la messa a giocare a carte, bersi un bicchiere e parlare a ruota libera. Cambia l’audience, ma non la sostanza.
    Poi è chiaro che se chi scrive è Luca Sofri o Massimo Mantellini, non è uguale a me. Giusto o sbagliato che sia. Dire “l’ho letto sul blog di Layos” non sarà mai come “l’ho letto sul blog di Sofri”.
    Per cui forse c’e’ un minimo in più di responsabilità nello scrivere a ruota libera da parte di chi sa di avere credibilità personale. La reputazione sulla rete è oggetto di studio scientifico ed è diventata quasi una merce. Quindi va “spesa” con criterio e possibilmente parsimonia.

  11. Lele dice:

    @ArgiaSbolenfi

    Il problema è che sganci un euro e ti trovi il lavoro fatto con quella parte del corpo che serve a sedersi.
    Non credo si tratti di vagliare il chiacchiericcio, ma di avere una ragionevole dose di certezza di non stare dando la propria opinione su qualcosa di inesistente, o di fuorviante.

    Esempio, ieri Repubblica titola
    «”Preparavano attentati a Milano e Bologna”
    Cinque maghrebini arrestati dai Ros».
    Il Giornale:
    «arrestata una cellula composta da 5 maghrebini»

    Poi vai a vedere e scopri che la notizia degli attentati è del 2006, che allora sono stati espulsi in 7, che di arrestati ce n’è solo uno “alcuni giorni fa”. Allora dove sta la notizia e qual è il senso di darla oggi piuttosto che ieri piuttosto che dopo le elezioni? E perché darla in quel modo? Perché appiattirsi alle contradditorietà di un’agenzia?
    Capisci che è diverso commentare quella cosa come “arrestati 5 perché progettavano attentati” invece che “emesse dal gip di Milano ordinanze di custodia cautelare a carico di un detenuto in Italia, 3 detenuti all’estero e uno latitante mentre degli altri 2 non si sa niente”?

    Nota: anche se non cambia il senso del suo intervento, ci è cascato anche Zucconi in un post di oggi sul suo blog di Repubblica.

  12. Daniele Minotti dice:

    @layos
    Ecco, esatto.

  13. Maurizio dice:

    Mi permetto di segnalarvi un interessante libro che, tra le altre cose, affronta anche questo argomento:
    Autore: Clay Shirky
    Titolo: Uno per uno, tutti per tutti
    L’opinione dell’autore mi pare coincidere con quella sostenuta da Massimo.
    Per parte mia, mi pare che “tenere un blog e applicarsi in una attività giornalistica sono due cose profondamente diverse” sia un fatto e non una opinione. La professionalità richiesta per fare il blogger è molto inferiore a quella necessaria per fare il (bravo) giornalista. E la verifica della veridicità di una informazione è sempre più ottenuta incrociando fonti diverse e sempre meno delegata alla credibilità acquisita da chi ha diffuso la informazione stessa.

  14. luca dice:

    Chiarisco una cosa, a scanso di equivoci. Io non credo che ci siano dei superiori “criteri giornalistici” da applicare ovunque, ma dei criteri qualitativi e morali che valgono ugualmente per ogni cosa facciamo. Insomma, la cosa di cui mi capita di discutere con Massimo è che io non credo che diversi contesti consentano deroghe ai maggiori standard possibili di qualità, correttezza e responsabilità di quello che si fa. Non credo insomma si dovrebbe fare sul blog una cosa che non si farebbe su un giornale, solo perché “vabbè, è solo il mio blog”. E ovviamente non sto parlando della “notiziabilità” delle cose: persino un racconto sul proprio ombelico può essere affidabile e dignitoso, o sbadato e cialtrone.
    Ciao, L.

  15. massimo mantellini dice:

    @layos, io sulla critica di cui accenni legata alla chiusura ambientale dei blog ho da sempre qualche dubbio. E’ un argomento che ha certamente molti sostenitori (per esempio Nicholas Carr che in Big Switch ne fa un pippone senza fine) e che e’ anche assai plausibile. Credo che come in tutte le cose sia un paradigma che ciascuno declina come crede e non una regola generale alla quale appellarsi per dire che la comunicazione in rete fa schifo. Io, per dirne una, leggo molti piu’ pareri pro berlusconi oggi in rete (i siti pdl, libero il giornale ecc) di quanti non ne leggerei se non avessi un blog. Che poi il mio parere su B. si radicalizzi questo e’ vero ma non dipende dal fatto che frequento un circolo chiuso e autoreferenziale, anzi e’ l’esatto contraro.

  16. layos dice:

    @Luca: “persino un racconto sul proprio ombelico può essere affidabile e dignitoso, o sbadato e cialtrone”.

    Siamo d’accordo. Però sul blog si può anche essere un po’ meno rigorosi e un po’ meno fiscali, non è sempre necessaria la bibliografia, le fonti, la certezza e la fondatezza di quello che si scrive. Io ad esempio non contribuisco a Wiki perchè è un lavoro faticosissimo, che richiede, qualunque cosa si ritenga di voler aggiungere, di citare la fonte e di essere rigorosi e puntigliosi e freddamente imparziali.

    Sul mio blog se parlo di qualcosa o qualcuno posso permettermi di farlo, nella massima buona fede, anche per sentito dire e magari infarcendo il commento di quello che pare a me o omettendo quello che non mi interessa (anche faziosamente).

    Questo senza nulla togliere al fatto che, come tutti, scrivo per essere letto e apprezzato da chi legge, anche se la pensa all’opposto mio. Per cui per nulla al mondo mi accontenterei di essere “sbadato e cialtrone”, per lo meno nelle intenzioni, nemmeno parlando del mio ombelico.

  17. layos dice:

    @massimo: “io sulla critica di cui accenni legata alla chiusura ambientale dei blog ho da sempre qualche dubbio”

    Hai ragione, temo di essermi espresso in modo infelice. “Autoreferenziale” voleva essere riferito al tipo di fonte, non alla qualità dei pareri. Al fatto che pro o contro, complottista o anticomplottista, destra o sinistra, silviofilo o silviorepellente, si tende sempre a pescare da qui (ma magari anche qui parlo per me e per altri è diverso). Una specie di circuito chiuso delle notizie che entrano in questo vortice di reblogging e citazioni e rimangono chiuse nella blog-sfera, appunto.

  18. spataro dice:

    “Ma una volta entrati nella bolla di internet è come essere nella caverna di Platone e quello che vediamo non sono altro che deboli riflessi proiettati sul muro.”

    Questa da solo non l’avrei mai potuta pensare.

    Torno nella caverna, per vedere quello che alcuni non sanno vedere e che non vorrebbero far vedere ad altri, piu’ miopi di loro.

  19. luca dice:

    Layos, non sono d’accordo. Secondo me il tuo discorso è o da irresponsabili, o da ingenua buona fede rispetto alla portata e alle conseguenze di quello che si fa. Quel che tu scrivi “per sentito dire” sul tuo blog ha discrete probabilità di essere letto, di essere creduto, di essere ripetuto. Se quello che hai scritto è falso, avvenisse anche per sole sei persone, tu sarai responsabile dell’aver aumentato la circolazione di una falsità, e delle sue conseguenze. Se la tua risposta è “vabbè, solo sei persone…”, allora stai sostenendo che le responsabilità dei giornali nei confronti dei lettori rispetto alle tue hanno solo una differenza quantitativa. Che quindi raccontare a ventimila persone che un tale è un ladro senza che sia vero è grave, mentre raccontarlo a sei non lo è.
    E un’ultima cosa: anche se non ti leggesse nessuno, io penso che sia sbagliato lo stesso, per te. Perché si fanno le cose bene.
    Ciao, L.

  20. f dice:

    sinceramente poi non mi pare che la maggior parte delle cose che escono suoi giornali veri, seri, documentati, corretti, impeccabili sia molto meglio di quelle che si leggono sui blog.
    cioè, sul corriere ci scrive alessandra farkas, tanto per fare nomi.

    per non parlare poi del pressapochismo, delle imprecisioni eccetera che ogni volta che su un quotidiano si parla di un settore specifico (io me ne accorgo con la musica per esempio) possono notare gli appassionati dell’argomento. sempre sul corriere, tanto per fare nomi, ci scrive fegiz: uno che si inventa le scalette dei concerti, e che confonde canzoni dei beatles e dei rolling stones (non oso immaginare dovesse parlare di bjork o dei radiohead)

    insomma parliamoci chiaro, sui giornali “veri” c’è gente che se avesse un blog sarebbe letto per farsi due risate e insultarli nei commenti

  21. layos dice:

    @Luca: ‘Se la tua risposta è “vabbè, solo sei persone…”,’

    Capisco e apprezzo il tuo punto di vista, ma insisto, se dovessi limitare i miei commenti alle questioni sulle quali ho una certezza granitica e per le quali conosco le fonti in modo sicuro, tenere un blog non sarebbe un passatempo rubacchiato al lavoro e al tempo libero, ma una professione.
    Per altro, senza scomodare Popper, la regressione del “vero” a cosa si deve limitare? Se io riporto un tuo articolo, citandoti doverosamente come fonte, ho adempiuto al mio dovere perchè “l’ha scritto Sofri” e quindi è vero? O dovrei verificare a mia volta le tue fonti per essere attendibile?
    Se scrivessi sul NYT senz’altro dovrei farlo. Altrimenti il blog smette di essere un passatempo, condito di cazzeggio e faziosità, ma un lavoro. Almeno credo.
    Io se leggo una notizia sulla Repubblica o sul Corriere, tendo a considerarla attendibile, anche se la leggo sempre “cum grano salis” perchè a volte c’e’ il verme. E tu sei un paladino delle “notizie che non lo erano”. Però poi oltre a questo che posso fare? Se raccolgo una notizia in pausa caffè che mi sembra succulenta e meritevole di commento, devo prima mettermi a cercare ogni fonte prima di riportarla? Oppure mi accontento di ospitare le rettifiche se ho scritto una boiata?

    Non sono domande retoriche o polemiche, francamente non ho una risposta.

  22. le ali dice:

    Ci sono proprio delle evidenti difficoltà a capire, ma non c’è da stupirsi. La virtualità secondo Galassi dipenderebbe dal supporto? I libri veri le notizie vere sarebbero allora quelle di Giordano, di Fede, o dell’Unità e di Repubblica. Panorama o Espresso? E perché secondo questo luminare? Lo stesso giornalismo ci pone davanti al fatto che la verità non è data, ma dipende dalla funzione critica. L’informazione ci da le base per discernere la conoscenza. E’ comparando e analizzando che ci si avvicina al vero e la rete porta questo processi alla sua massimizzazione. Il pericolo vero è quello evidenziato da Layos,ma non tanto perché sia da sfigati, ma sopratutto per la chiusura tra due mondi che non comunicano e che si creano la loro verità, i propri significati. Insomma non leggo i libri dei giornalisti e dei giornali, per sentire cose poco attendibili non c’è bisogno di spendere dei soldi.

  23. Gery Palazzotto dice:

    Sono pienamente d’accordo con te, Massimo.

  24. Gaspar dice:

    Questa cosa che scrive Galassi, poteva anche andar bene dieci anni fa quando i blog erano tenuti da uno sparuto gruppo di smanettoni.

    Ma oggi che centinaia di milioni di persone hanno un blog (tra cui molti giornalisti, scienziati, premi Nobel, politici, musicisti) scrivere su un blog caratterizza solo il modello distributivo e partecipativo, non i contenuti.

    E’ lo stesso errore di chi pensa che tutti i giornalisti siano pressapochisti e in mala fede.

  25. Cafonauta dice:

    Io sarei d’accordo in parte con tutti. Vale il mash-up? ;-)

    @Layos: “Poi è chiaro che se chi scrive è Luca Sofri o Massimo Mantellini, non è uguale a me. Giusto o sbagliato che sia. Dire “l’ho letto sul blog di Layos” non sarà mai come “l’ho letto sul blog di Sofri”.”

    Luca ha una visione piu’ pura e e anche per zero lettori bisogna dare il massimo. Ma qual’e’ questo massimo?

    Per me è una questione di scala. Se i tuoi sei lettori passano dai sei ai mille o diecimila al giorno, il peso di quello che scrivi cambia di certo ed il cazzeggio viene meno. Poi dipende anche quali argomenti tratti prevalentemente nel tuo blog. Alcuni permettono una maggiore “rilassatezza”.

    E poi essere un professionista deve essere diverso per forza. O forse sono troppo ingenuo io?
    Per esempio; Massimo tempo fa cito’ un post di un altro blog che parlava del famoso obiettore del pelo che aveva rifiutato una visita ginecologica a una donna depilata. Ricordate?
    Come è finita?
    Per riportare una notizia del genere su di una testata, un giornalista avrebbe dovuto risalire alle fonti; all’ospedale e fare le verifiche del caso. Tutte cose che Massimo naturalmente non ha fatto.

    Sul fatto che per un euro, io trovi il lavoro già fatto, mi sembra “la piu’ grossa stronzata da quando l’uomo ha inventato il cavallo” [cit.]
    Il problema attuale della carta stampata e del suo riflesso online è che per cercare di inseguire e scimmiottare la velocità di internet e blogosfera ha abbassato parecchio la qualità delle informazioni. Ottenenendo dei minestroni illegibili.

    Io ho da tempo rimosso i siti delle teste giornalistiche online dai miei feed e ho lasciato i feed dedicati agli editoriali che, giusti o sbagliati, trovo siano l’unica cosa che vale la pena leggere.

  26. marcobardazzi dice:

    Ha ragione da vendere Mantellini quando dice che “le opinioni su un blog personale non hanno la pretesa di sostituirsi ai luoghi dove nasce la notizia, non possono essere valutate con i medesimi criteri.”

    Lo dico da giornalista che da 20 anni gira nelle redazioni e ne conosce i pregi e gli inevitabili (molti) difetti. E’ giusto che la blogosfera commenti, critichi e utilizzi il lavoro di noi giornalisti, aiutandoci a farlo meglio. E’ altrettanto importante che chi vive di giornalismo abbia la curiosita’ professionale di tener d’occhio, vagliare e, quando serve, valorizzare i contributi dei blog, per rendere piu’ ricca l’informazione. E anche l’umilta’ di riconoscere di aver tanto da imparare dalle discussioni che nascono nella blogosfera.

    Resta il fatto che il punto-chiave della discussione e’ quel mattoncino iniziale su cui, se ci fate caso, si basano tutte le discussioni e i commenti che si sviluppano sui blog: la notizia.

    E Mantellini fa bene a sottolineare che esistono ambiti a monte del blog dove avviene la valutazione della credibilita’ delle notizie, e per ora questi ambiti sono le redazioni. Almeno fino a quando sara’ possibile riuscire a tenerle aperte, vista la crisi del settore.

  27. Andrea dice:

    Mi sembra un clamoroso retromarcia rispetto a precedenti discussioni (e post) relativi alla bontà del web e dei blog a “controllare” le notizie sbagliate dai giornalisti.

  28. frap1964 dice:

    Questa specie di elogio del pressapochismo, che in fondo è solo un blog personale, mica un giornale, io non lo capisco (e non lo condivido) mica tanto. Perché dovrei credere che i pezzi che pubblichi qui e là e di cui magari mostri qui le anteprime vengano sottoposti ad un rigoroso controllo delle fonti, al contrario di tutto il resto?
    Secondo me o hai metodo nel fare le cose, e allora ti viene naturale adottarlo sempre, o non ce l’hai.
    Che tu scriva qui, sull’Espresso, su Punto Informatico o altrove.
    O sei credibile o non lo sei, semplicemente.
    Per il cazzeggio ci sono Twitter, FriendFeed e compagnia bella.
    Il blog è uno spazio di comunicazione e di riflessione personale diverso, secondo me.
    Io almeno lo interpreto in questo modo qui.
    Poi ciascuno può usare il mezzo come meglio crede, naturalmente, ma la sensazione finale che se ne trae, come dici tu stesso, è che si finisca per mescolare ambiti comunicativi diversi non tanto per giustificare una qualche normale sbadatezza in qualche post cosidetto “informativo”, ma piuttosto per ottenere una confusione del tutto interessata.

  29. frap1964 dice:

    @marcobardazzi
    “le opinioni su un blog personale non hanno la pretesa di sostituirsi ai luoghi dove nasce la notizia, non possono essere valutate con i medesimi criteri.”
    Alla lezione n.1 di giornalismo, di solito si cominciava con il dogma “i fatti distinti dalle opinioni”. Almeno… una volta era così.

    Il commento mi pare, per il resto, “parecchio interessato”.

  30. frap1964 dice:

    Il problema piuttosto è che ormai in molte redazioni la valutazione della credibilita’ delle notizie, tipo quella di un comandante che “aveva alle spalle 11mila miglia di volo”, si fa guardando semplicemente da chi arriva la notizia.
    Dopodiché si procede con un rapido copia-incolla; con evidenti effetti comici a cascata.

  31. Orenove dice:

    A mio avviso, il giornalismo tradizionale ha, ancora, tra giornalisti ed editori una mentalità troppo arretrata per compiere il salto verso un approdo digitale che non sarà solo il web.
    I blogger, nella generalità, non hanno la cultura giornalistica sufficiente a compire il salto. Autoreferenzialità, scarsa professionalità e scarsezza di mezzi/tempo li limitano.
    Il futuro arriverà nell’arco di un paio d’anni (forse non Italia) e sarà devastante. Volevo scrivere un post sul tema, lo farò forse domenica o lunedì perchè mi serve tempo. Lo girerò poi, anche al Mantellini

  32. Alfredo dice:

    Discussione interessante che vede anche me “parecchio interessato”, visto che sono un giornalista e che da qualche anno ho anche un blog.
    Apprezzo molto che ai toni accesi dello scontro tra bande (non certo attribuibile a Massimo) si stia sostituendo una discussione serena sul ruolo dei media tradizionali e della rete nel moderno sistema della comunciazione.
    Condivido molto la distinzione che fa Massimo tra il livello di produzione della notizia e il “livello conversazionale nella biologia della notizia”.
    Il giornalista produce la notizia (la scova, la verifica, ne approfondisce i diversi aspetti e la pubblica); il blogger (salvo rare eccezioni) la commenta e apre un dibattito che altrove non troverebbe spazio. “Ed il risultato finale non può essere che quello di un bel vassoio a centrotavola pieno di pere e mele differenti”.
    Però credo anche io – come Luca – che anche un blog vada gestito con rigore. Non vuol dire farlo diventare un lavoro, perchè un blog non ha lo stesso compito di giornali e tg.
    Fare i nomi del peggiore giornalismo italiano credo sia poco utile ad affrontare il discorso in maniera seria.
    Come in ogni mestiere c’è chi lavora bene e chi lavora male.
    Potremmo fare l’elenco di altri giornalisti seri e rigorosi, che fanno inchieste accurate, ma non credo che il tema sia questo.
    Le difficoltà del giornalismo italiano nascono dalla crisi profonda del settore e dal fatto che nelle redazioni c’è sempre meno gente, pagata sempre di meno e sempre più precaria, quindi più ricattabile.
    La crisi del giornalismo coincide con la crisi della democrazia. Ma qui si cambia discorso.
    Grazie Massimo, un abbraccio.

  33. Sascha dice:

    Provate a guardare le cose da una prospettiva un po’ differente.
    Vorrei che deste un’occhiata a questo newsgroup:

    http://groups.google.com/group/it.politica/topics

    I newsgroup sono un po’ passati di moda (erano al centro del gioco negli anni 90) ma rappresentano ancora l’essenza della Rete: discussione assolutamente libera e non moderata, aperta a tutti – i blog al confronto sono un passo indietro pesante, se si considera la libertà come il valore supremo.
    Ora, dateci un’occhiata e ditemi che ne pensate dell’essenza della comunicazione internettiana…

  34. livefast dice:

    E chi di noi non scorre i titoli delle principali notizie o il compendio di un blogger illudendosi di essere veramente informato…

    direi praticamente tutti, tranne jonathan galassi.

  35. elena dice:

    Tenderei a dar ragione a Sofri.
    Forse ho malinteso il senso della mission del Mante. Ma nel momento in cui si forniscono informazioni e se ne criticano altre più *ufficiali*, salvo che questo non sia un diario – ed io non l’avevo preso per tale – allora anche in un blog come questo si potrebbe cercare quell’autorevolezza che non si riscontra altrove.

  36. massimo mantellini dice:

    @marcobardazzi e @alfredo, mi pare che entrambi sottolineiate una sorta di consequenzialita’ fra produzione (giornalistica) della notizia e suo commento (blog), da questo discende un concetto che abbiamo tutti ascoltato spesso e cioe’ che senza notizie (esempio tipico quello di una giornata di sciopero dei giornalisti) i blog non abbiano nulla di cui occuparsi, personalmente mi pare una relazione non cosi salda, ci sono molti processi informativi che si alimentano fuori dalla filiera giornalistica e sono in aumento

    @andrea, io continuo a credere nel ruolo di controllo sulla stampa da parte della rete e nella bonta della informazione prodotta in rete, non vedo contraddizioni con quanto ho scritto in passato

    @cafonauta, di esempi come quello citato se ne possono fare molti di segno spesso contrastante, per uan vicenda segnalata e poi finita nel nulla come quella c’e’ per esempio la recente storia del prof cesenate sospeso (in quel caso il processo e’ stato opposto, da una segnaalzione e’ poi seguito un approfondimento giornalistico interessantem su Rep.it di oggi)

    @elena, se non ti eri accorta che questo e’ un diario mi spiace, lo grido ai 4 venti da anni (c’era anche la foto della pagella di mia figlia vomitata dal gatto)

  37. Cafonauta dice:

    @massimo

    Proviamo a sdrammatizzare: d’un tratto ti sei reso conto che la gente ti prende sul serio e ti sei messo paura :-)

    penso che elena abbia colto nel segno. Non puoi definire il tuo blog semplicemente un “diario” perchè accanto alla pagella vomitata dal gatto tratti anche argomenti di pubblico interesse.

    Ma secondo te, per quale motivo il tuo blog/diario ha cosi’ tanti contatti? Per le foto del vomito del micio?

    Perché evidentemente tratti in maniera autorevole argomenti che i lettori trovano interessanti e quindi in ultima analisi sei considerato autorevole.

    Tranquillo, respira profondamente col diaframma e vedrai che passa :-)

  38. Cafonauta dice:

    @sascha
    hai ragione da vendere. USENET era (sigh) molto piu’ democratica ma era veramente difficile acquisire autorevolezza.

    @Alfredo
    Scontri tra bande? Ma che dici! mi sembra una discussione interessante serena e pacata.
    Segui il link di Sascha e poi ne riparliamo, di bande.

  39. Alfredo dice:

    @Cafonauta apprezzavo proprio la pacatezza della discussione, rispetto alla “guerra tra bande” che di solito – ma non ora – si scatena quando si affrontano questi temi.

  40. Alfredo dice:

    @Massimo infatti ho detto che ci sono anche delle eccezioni, però è innegabile che la maggior parte dei blog riprende (linka) e commenta le notizie pubblicate dai giornali.
    E’ vero, ce ne sono alcuni – come questo – che sollecitano discussioni su temi specifici e originali rispetto alla produzione di notizie.
    E direi che ce n’è anche qualcuno, che produce notizie, arricchendo anche in maniera innovativa il modo di fare informazione.
    Ma non mi sembra che questo accada in Italia.

  41. Piovedisabato dice:

    Mi son fermato a biologia. Non ce l’ho fatta. Pezzo troppo giornalistico :)

  42. Gianni dice:

    Mah, è comprensibile rivendicare la spontaneità di un blog, ma la cialtroneria resta cialtroneria ma non mi è sembrato che Mantellini volesse lodarla.
    Alla fin fine la credibilità è un capitale: la si accumula scrivendo cose intelligenti, controverse, argute o – anche – documentate con cura, ma ognuno di noi è perfettamente libero di sperperarla, pochissima o tantissima che sia.
    In questo la blogosfera è più efficace dei media tradizionali nel presentare il conto al bufalaro, proprio perché ciascuno di noi può venire qui a dire a Massimo cosa pensa – con Emilio Fede non è possibile (però non sarebbe male….)
    Scrivi cazzate e smetterai di essere credibile, tutto qui.

    (@frap1964: io a questo post sono arrivato tramite un Twitter di Luca De Biase. Ci andrei piano con le generalizzazioni…)

  43. Federico Giacanelli dice:

    “questo blog è solo un diario” è un trademark di un altro blog :-)

  44. marco dice:

    Io non so dire della teoria, ma vorrei fare un esempio pratico: qualche giorno fa Massimo ha ripreso una cosa uscita sul Barbiere della Sera, titolando un suo post: Chiude Panorama.it. Ha poi aggiunto un ps citando un mio commento alla non-notizia originale. Io penso che quel post e in particolare il suo titolo sia l’esempio della pubblicazione un po’ cialtrona (scusa Massimo lo dico con simpatia, ma non mi viene un altro termine) in stile blogger che capisco benissimo da Napolux, ma capisco molto meno da Mantellux. Ecco secondo me tra Massimo Mantellini e Napolux ci dovrebbe essere una differenza.
    Credo tu non possa sapere, Massimo, che con il tuo blog hai oramai una responsabilità, figlia della stima che ti sei guadagnato in questi anni: non sei più nella condizione di dire che non la vuoi o non ti interessa. Ce l’hai. Mentre Napolux non ce l’ha.

    Non credo sia un caso che Luca (Sofri) abbia ripreso nei suoi link la cosa aggiungendo direttamente nel titolo la smentita – Chiude Panorama.it? (no: cambia modello di progetto) – e che altri prima di scrivere qualcosa mi abbiano chiesto spiegazioni visto che io sono davvero a distanza di pochi clic (per dire che le fonti non sempre sono difficili da verificare).

    Quanto alla non-notizia l’espressione (mia) “cambia modello di progetto” è davvero ridicola e forse su quella si sarebbe potuto titolare, dandomi del cialtrone. Quello sarebbe stato un modo da-blogger-personale di affrontare il tema.

  45. massimo mantellini dice:

    Sara’ come dici Marco,
    pero’, rimanendo all’esempio da te citato (che secondo me non e’ il migliore possibile) prova a vederla nell’ottica di cui parlavo. Il titolo del post cui ti riferisci e’ magari cialtrone (per capirci), il post pero’ cita il citabile, vale a dire lettere di fine rapporto ricevute da collaboratori di panorama (non smentite mi pare) e perfino il punto di vista tuo (cioe’ del direttore di tutto l’ambaradan). Io personalmente lo trovo, anche rileggendolo ora, “completo”. Tu poi arrivi nei commenti, ti lamenti, ma non aggiungi molto (mi pare) a quanto contenuto nel post e l’unica smentita e’ una smentita formale alla parola “Chiude”. Ora e’ vero, nel caso specifico avrei potuto chiedere a te direttamente prima di pubblicare il post se Panorama chiudeva davvero o no ma e’ un caso limite perche’ ci conosciamo, nella grande maggioranza dei casi i controlli sono meno praticabili. Pero’, al di la’ di questo, se tu (o chiunque altro) avessi detto cose sostanziali nei commenti (te l’ho anche esplicitamente chiesto) il post sarebbe stato aggiornato, come faccio sempre in questi casi. Di piu’ se avessi smentito tutto lo smentibile e il post fosse diventato una bufala, avrei scritto un nuovo post per dare il giusto spazio al tuo punto di vista (anche questa e’ una prassi che seguo sempre). Ma cosi’, secondo me, non e’ stato. Resta certamente intatto il rischio di prendere grandi cantonate in buona fede e io questo lo vivo da tempo come un problema concreto (certo anche in relazione alla visibilita’ che questo blog ormai ha) ma non mi pare questo il caso.
    saluti

  46. ulivo velletri dice:

    http://ulivo

    La strategia delle balle By Luca De Biase La quantità di balle, smentite, affermazioni prive di fondamento nei fatti, questioni irrilevanti e boiate è stata gigantesca nel corso di questa campagna elettorale. E uno si domanda perch…

  47. Sascha dice:

    Ma se il pregio della Rete è il fatto che se uno dice una sciocchezza, un errore, una falsità subito arrivano le ‘truth squad’ a correggerlo, allora come si spiega che proprio nella Rete vivono e prosperano e si diffondono sciocchezze, errori e falsità mille volte corrette e smentite?
    L’errore e la correzione rimangono lì a fianco, due opinioni, fra le quale si può ‘scegliere’…
    Nulla, in Rete, viene smentito o corretto veramente e, naturalmente, nulla viene dimenticato.

  48. roberto dadda dice:

    La seconda parte del discorso è molto condivisibile, ma prima meno perché secondo me è viziata dal fatto di cercare dinamiche nella rete diverse alle dinamiche della vita reale.
    Un blog non è diverso da una osteria: ci si aspetta che una persona seria quando parla riferisca cose che sa, se non le conosce lo dica e metta nel discorso il beneficio del dubbio, se scherza lo si deve capire.
    Lo stesso qui.

    bob

  49. spoletocity.com dice:

    Insomma, un blog è un blog. Basta scimmiottare il giornalismo – La caverna di Platone – manteblog…

    Credo che alla fine metterò un cartello. Sul cartello potrebbe esserci scritto qualcosa del tipo “questo è un blog personale, le informazioni che vi trovate sono diverse da quelle di un giornale”.
    Le informazioni, i link, le immagini che trovate …

  50. Dario Salvelli’s Blog » Blog Archive » I bloggers sono tutti provincialotti dice:

    […] sono tutti provincialotti // Duole dare ragione a Rectoverso per quanto riguarda le ultime considerazioni sui blog di Mantellini perchè è pur sempre un blog satirico scritto da uno che non ci mette la faccia ma il nickname, […]

  51. Pippo Balestra dice:

    Pasolini aveva detto qualcosa riguardo al problema delle fonti, della veridicità provata e anche dell’autorevolezza dell’opinione.

    Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
    Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
    Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero.

    Certo, il problema sta nel definire chi è intellettuale e chi non lo è…
    Ma forse la rete può riuscire a fare una “selezione naturale” dell’attendibilità… bho

  52. marcobardazzi dice:

    Il tema di cui si discute qui e’, ovviamente, non solo italiano.
    Per chi ha confidenza con l’inglese, propongo un articolo del New York Times che racconta i travagli della relazione blogger-giornalisti sul piano della credibilita’ delle fonti:
    http://tinyurl.com/kvr9od

  53. raxi dice:

    Secondo me non è importante lo stimolo ma la risposta

    In un blog lo stimolo puo’ essere neutro,
    anche poco pregnante se del caso.

    Perche’ funzioni il Mantebar non serve che il Mante
    sia sempre illuminato/intelligente/ sagace etc
    ma che il locale abbia un numero sufficiente di avventori
    a rotazione capaci e disponibili ad avviare una
    dinamica conversazionale costruttiva su un tema lanciato.

    Per esempio il Tenutario apre un post sul ** Poker on Line **
    e scopre di avere una marea di persone
    capaci di riversare energia idee e contenuti sull’argomento
    ben superiori alle sue aspetttative originali.

    Questa è la potenza della Rete!

  54. Tommaso Sorchiotti dice:

    Tra i commenti di questo post manca sicuramente una voce che eravamo fin troppo abituati a leggere e a volte a cercare con maliziosa curiosità..