Contrappunti su Punto Informatico di domani.
Utilizzare gli strumenti di rete sociale attualmente disponibili è discretamente semplice per le persone e invece assai complicato per le aziende. I cosiddetti social media – a differenza dei meccanismi di relazione aziendali usati in passato – riducono distanze, moltiplicano umanità, accelerano la comunicazione. Ma sono contemporaneamente bestioline da maneggiare con cura: richiedono sangue freddo, familiarità con una grammatica comunicativa che in genere le aziende non posseggono, sono da presidiare continuamente, inoltre sono spesso molto poco significativi in termini di impegno economico (un paio di stagisti di fronte ad un computer sono sufficiente anche nel caso di grandi compagnie) ed anche poco considerati in termini di peso aziendale.
Questo almeno fino al momento in cui non capita il fattaccio che è capace in poche ore di mettere in seria difficoltà la comunicazione istituzionale anche di una grande azienda. Le emergenze comunicative sui social media sono in genere eventi piccoli, poco prevedibili e difficili da ricomporre: la settimana scorsa per esempio un marchio di moda fiorentino “Patrizia Pepe” si è trovato di fronte la marea montante delle critiche su Facebook legate ad una semplice foto pubblicitaria che, secondo alcuni commentatori, strizzava l’occhio all’anoressia. La risposta piccata di chi gestiva il profilo dell’azienda ha fatto da detonatore e nel giro di poche ore una semplice conversazione dai toni accesi si è trasformata in un caso mediatico.
Improvvisazione e sottovalutazione dei meccanismi di rete sono atteggiamenti piuttosto frequenti, in grado talvolta di mettere a rischio l’intera comunicazione aziendale: lo sa bene il proprietario di John Ashfield, altro marchio di moda dai richiami anglosassoni ma dalla partita Iva italianissima, che si è trovato mesi fa nella medesima situazione di Patrizia Pepe. E casi del genere ne accadono ormai con frequenza crescente.
Ma accanto alle carenze ed alle sempre possibili sottovalutazioni delle aziende alle prese con Internet, volendo essere onesti occorre anche sottolineare come in simili dinamiche abbia un ruolo anche l’esistenza di una sorta di altra forza sotterranea in trepida attesa. Errare è umano ma su Internet è meno umano che altrove. Specie se sei una azienda.
Così una battuta sfortunata o anche francamente inopportuna sfuggita al gestore di un profilo aziendale trova immediatamente il proprio castigatore. È accaduto, sempre nel corso della scorsa settimana, al profilo Friendfeed dell’operatore telefonico Tre. Battuta cretina (poi rapidamente cancellata) di stampo anticlericale, seguita da una gigantesca operazione di analisi, riproposizione e sottolineatura da parte degli utenti scandalizzati. Perché le aziende devono essere “umane” sui social media ma senza esagerare: i loro gestori devono essere piccoli soldatini perfetti, dediti contemporaneamente al brand aziendale e ad uno stile comunicativo il più colloquiale ed amichevole possibile.
L’accanimento dei numerosi controllori è una delle derive classiche della comunicazione di rete: se poi ad essere colte in fallo sono le aziende, per causa dei loro rappresentanti umani e fallaci dentro la rete delle reti, meglio ancora. E la caccia alle streghe 2.0 vale sempre ed è in grado di spazzare via in pochi colpi qualsiasi reputazione, anche la più solida. Qualche giorno fa Stefano Quintarelli, notissimo e stimato esperto di rete (e mio caro amico n.d.a.), da poco nominato responsabile dell’area digitale del Gruppo Sole24ore, ha pubblicato sul suo blog un lungo post molto interessante ma dal titolo francamente sfortunato. Capita. Nel giro di 24 ore, il tempo necessario perché Quintarelli si rendesse conto dell’accaduto e cambiasse il titolo con mille scuse, si erano rovesciate su di lui e sul gruppo editoriale di Confindustria gli strali di decine di irreprensibili moralisti. Il passaparola dell’indignazione è del resto il più veloce fra quelli oggi possibili in rete e il piccolo infortunio di Quintarelli si è guadagnato numerosi palcoscenici di rete certamente non desiderati, articoli su siti web di tecnologia e perfino un pezzo sulla versione cartacea de Il Fatto Quotidiano.
Negli ultimi mesi in Francia ha venduto milioni di copie un breve libretto di Stéfane Hessel intitolato “Indignatevi”. Se vi da di leggerlo è stato da poco tradotto anche in italiano, si tratta di un testo molto bello ed istruttivo. L’anziano diplomatico ex-partigiano invita i giovani ad indignarsi, a scendere in piazza per lottare per un mondo migliore. Ma i tempi della repubblica di Vichy sono oggi molto lontani e l’indignazione che nasce e si diffonde rapidamente in rete non è tutta buona come quella suggerita da Hessel. Non sempre. Fermarsi un momento a ragionare sta diventando una prassi in disuso. Molto più rapido e liberatorio marcare il territorio immediatamente con le nostre certezze maturate nell’ultima decina di secondi. Del resto gli strumenti a nostra disposizione lo consentono e sembrano chiedercelo. E poi via, veloci e collegati, verso nuove incredibili e superficialissime avventure.
update: nella prima versione di questo articolo pubblicata un paio d’ore fa era erroneamente linkata una pagina FF che conteneva un fake della schermata del feed di Tre. Mi scuso e ringrazio gli attenti lettori per la segnalazione.
Aprile 17th, 2011 at 10:59
Sul mercato ci sono professionisti che si occupano proprio di queste cose, mentre l’opinione comune dei marketing manager è che sia un mestiere da ragazzini smanettoni da prendere in stage. Se un’azienda si mette online deve essere in grado di presidiare questo ambiente come se fosse un punto vendita aperto 24×7.
Aprile 17th, 2011 at 11:09
[…] resto qui. Tag aziende, brand, facebook, internet Categorie duepuntozero, tecnologia e altri incidenti […]
Aprile 17th, 2011 at 11:30
A futura memoria il primo link che hai messo sul feed di @3italia era un immagine photoshoppata, un edit del pezzo con delle scuse non sarebbe male…tanto per rimanere in tema
Aprile 17th, 2011 at 14:00
Uffi, la mia schermata era troppo più bella & significativa.
Aprile 17th, 2011 at 14:58
[…] all’interno dell’ultimo Contrappunti su Punto Informatico del sempreverde Mantellini, ho appreso l’esistenza della versione […]
Aprile 18th, 2011 at 12:07
Mante,. ho una domanda la volo sulla tua frase “al profilo Friendfeed dell’operatore telefonico Tre. Battuta cretina (poi rapidamente cancellata) di stampo anticlericale”. Ma l’immagine di cui hai messo lo screenshot è una creazione photoshop o è esistita veramente?
Aprile 18th, 2011 at 21:15
Tutta l’indignazione che è scaturita dal caso Pepe, Ashfield, etc. ha fatto calare le vendite dei marchi suddetti? Io ho i miei forti dubbi. In caso contrario chiamasi pubblicità gratuita, non crisi di comunicazione, e di queste minchiatine furbacchioni come Oliviero Toscani vivono da decenni. Tempo che le aziende si rendano conto che basta litigare con quattro genitoriminkia frustrati per elemosinare un po’ di attenzione e avremo decine di community manager con indosso il ghigno di Vittorio Sgarbi pronti a farsi frustare a sangue a colpi di provocazioni gratuite. Ne sia riprova, come notavano sul blog di Minimarketing, che dall’inizio del “casino” il numero dei “like” sulla pagina Facebook della Pepe è aumentato di diverse centinaia di unità.( Le modelle anoressiche, tra l’altro, ai fashion victims devono piacere per forza, altrimenti non comprerebbero quegli straccetti pacchiani e costosi).
Ne consegue che l’unica forma di protesta possibile è un dignitoso silenzio zen.