Su segnalazione di Alessandro Gilioli ho letto (velocemente) i tre articoli che hanno procurato al giornale online Legno Storto altrettante querele da parte di personaggi noti del mondo politico e giudiziario (Piercamillo Davigo, Luigi Palamara e Salvatore Carai). In particolare Davigo ha chiesto 100.000 euro di risarcimento per questo articolo. Mi hanno abbastanza sorpreso i commenti da Gilioli: mi sarei aspettato il solito luogo comune sulla giustizia che farà il suo corso e sul diritto di ciascun cittadino di interpellare la magistratura nel momento in cui si senta diffamato. Invece i commentatori di Piovono Rane si dimostrano meno garantisti del garante e invocano una rapida punizione per il Legno Storto (che per quel poco che ho letto mi pare una testata adeguata alla signorilità del nome che si è scelta). Ma non è ovviamente questo il punto: il punto è che tutti noi dovremmo accettare l’idea che con la democratizzazione delle opinioni che Internet consente ogni giorno di più, siano da rivedere le soglie del diritto di critica. Questo per molte ragioni: le principale sono secondo me due:

1) Abituarsi alle critiche, anche a quelle feroci, è un prezzo che va pagato alla circolazione delle opinioni. Se queste aumentano, se il loro aumento è un valore complessivo per tutti noi, allora è necessario comprendere che quel prezzo è equo ed utile e che chiunque si chiami fuori da questo circolo virtuoso (con i limiti ovvi dei casi di chiara diffamazione) di fatto si oppone all’aumento della democrazia complessiva della nuova società collegata.

2) Dobbiamo rivisitare l’idea di quale sia il luogo della critica. Nei casi di diffamazione a mezzo stampa siamo stati per decenni di fronte ad un sistema di scala dove la piccola diffamazione era acuita dal grande megafono. Perchè tipicamente politici, magistrati, imprenditori, star dello spettacolo e celebrità varie si trovavano citati dentro un apparato comunicativo numericamente piccolo ma molto potente. Oggi la scala si è invertita e nella grande maggioranza dei casi siamo di fronte a molti potenziali diffamatori di bassa portata (con tutto il rispetto per i numeri del LegnoStorto che non conosco). Cosi’ quello che spesso si verifica è una sorta di fenomeno paradosso dove la querela del Davigo di turno prende spessore ed audience solo dopo il suo annuncio, con tutte le complicazioni che questo comporta in termini di responsabilità finale.

Credo abbia ragione in ultima analisi Alessandro. Ho letto i tre fastidiosi articoli di Legno Storto (loro li definiscono “duri”) che hanno generato le querele di Davigo, Palamara e Carai e certo non mi illudo che nessuno di costoro (che sono persone pubbliche per le quali la scala comunicativa dovrebbe avere un valore diverso da quella della signora Pina, 2° piano interno 4) decida di darmi retta. Quello che so è che se fossero persone che apprezzano (come me) la libertà di opinione che Internet ha così improvvisamente elevato quelle querele dovrebbero rimetterle.

23 commenti a “Piccole diffamazioni senza importanza”

  1. thomas morton dice:

    refuso: immagino che l’articolo linkato sia stato querelato da Carai, e non da DAvigo

  2. metafisico dice:

    Tra l’altro, come fa notare daw, Davigo ha fatto valere nella querela la sua posizione di consigliere di cassazione. E chissà come mai quando sono i magistrati a querelare, il tutto è molto rapido. Chissà.

  3. altair dice:

    Mantellini, lei ha letto troppo in fretta i commenti all’articolo di Gilioli, a me pare.

    Già radunare in un mazzo di forcaioli i commentatori, la dice lunga sul tempo che lei ha dedicato alla lettura dei commenti.

    A me non pare di aver letto invocazioni ad una rapida punizione, sic et simpliciter, come lei lascia intendere.

    Il succo dei commenti, è questo:

    Esiste il reato di diffamazione e finchè esiste e ricorrono gli estremi per tale reato, occorre svolgere indagini ed eventualmente perseguire.

    Nessuno si è elevato a giudice e ha richiesto punizioni.

    Per lei il reato di diffamazione esiste sempre e comunque oppure per il web occorre fare eccezione?

    Dovremmo chiedere un lodo Gilioli-Mantellini?

  4. francesco dice:

    Non e’ venuto in mente, ne’ a Mantellini, ne’ a Gilioli, che un buon giudizio attribuirebbe un risarcimento proporzionato al peso della fonte di informazione ed alla audience interessata. Una cosa e’ insultare il mio vicino sul pianerottolo, un’altra farlo in modovisione. Il diritto di tutela della corretteza delle cose che si dicono sul proprio conto in pubblico va salvaguardato a prescindere dai volumi di persone raggiunte, che invece deve incidere sul quantum del risarcimento. Rubare 10 euro e’ un reato, rubarne 10 milioni pure, immagino i risarcimenti siano diversi.
    Quindi, per il bene della rete, e’ bene che chi parla sappia cosa sta dicendo.

  5. massimo mantellini dice:

    Ma come e’ successo che ho messo assieme commentatori cosi inutilmente astiosi? (No Francesco la proporzionalita’ del giudizio non c’entra nulla, il problema e’ prima, e’ una questione di prassi sociali)

  6. metafisico dice:

    Non so se lei si riferisca a me comunque rettifico: la cosa di cui parlavo è scritta proprio sul post del Legno Storto.

    altair
    siamo seri: se quelle stesse cose le avesse scritte un blog di sinistra o un sito di sinistra o di quell’area e politici o persone di centrodestra avessero querelato, ora tutti griderebbero allo scandalo e repubblica titolerebbe con un grande post it: “democrazia e libertà di informazione in pericolo”.

    Invece è un blog di centrodestra (puah!) e per di più le querele vengono da magistrati (sbav!) e quindi la regola è zitti e muti e se proprio bisogna scrivere dire che la possibilità di querelare è prevista dal codice e poi saranno i giudici a decidere. Cosa che però in altri casi non viene detta.

    Chissà come mai. Chissà.

  7. altair dice:

    Questo è tutto quello cha ha da dire Mantellini?

    A fronte di critiche lecite e motivate, lei non trova niente di meglio da dire se non che siamo inutilmente astiosi, nientemeno.

  8. massimo mantellini dice:

    calma calma, intanto mi riferivo alla chiusura del commento di Francesco, ma a parte questo Altair, cosa dovrei replicare, io ho espresso un parere e tu uno differente. Abbiamo avuto impressioni diverse riguardo ai commenti da Gilioli, che facciamo? continuiamo a dirci ho ragione io, no ho ragione io?

  9. altair dice:

    @metafisico

    le considerazioni di qualunque genere vanno supportate con fatti accertati, a me soprattutto questo interessa: i fatti a sostegno di quanto si afferma.

    Se si accusa qualcuno di essere un golpista o un ladro e non si è in grado di sostenere queste accuse con i fatti, la querela per diffamazione è giusta e scontata.

    Il colore politico, per quanto mi riguarda c’entra ben poco, rappresento solo me stesso e non posso essere collocato fra i “tutti” ai quali ti riferisci.

  10. altair dice:

    Mantellini, hai travisato il senso dei commenti all’articolo di Gilioli, facendo di tutta l’erba un fascio e ricavandone un’impressione falsata:

    “i commentatori di Piovono Rane si dimostrano meno garantisti del garante e invocano una rapida punizione per il Legno Storto”

    Per chiunque abbia letto con attenzione quei commenti, la frase che riporto qui sopra si commenta da sola.

  11. frap1964 dice:

    Il problema, ahimè, sta tutto nello stabilire a priori quali sarebbero “i casi di chiara diffamazione”.
    Purtroppo la diffamazione è reato di tipo piuttosto “soggettivo” per cui…
    Mi risulta comunque che la giurisprudenza abbia ripetutamente posto alcuni “principi base” per definire cosa effettivamente sia il “diritto di critica” (garantito dall’ art. 21 della ns. Costituzione) e cosa no.
    Molto sinteticamente devono esserci:
    a) pertinenza (intesa come utilità sociale dell’informazione, in relazione all’attualità e rilevanza dei fatti narrati);
    b)continenza (intesa come forma espositiva corretta e mantenuta nei limiti dell’obiettività e serenità)
    c)verità (che può essere “assoluta”, ovvero effettivamente accertabile, o “putativa” ovvero ragionevolmente presunta sulla base di informazioni assunte da fonti ragionevolmente attendibili e riscontrabili)
    [Nota: info tratte dalla recente sentenza di condanna in I° grado di M. Travaglio vs R.Schifani]
    Nel caso del settore politico e della satira, inoltre, si riconoscono spesso gradi diversi di “tolleranza” rispetto al caso della semplice cronaca.
    L’attacco personale “gratuito” ed inutilmente lesivo viene comunque generalmente punito.

    A mio avviso l’unico vero modo per uscirne consiste nell’introdurre elementi dissuasivi alla querela, introducendo nel ns. ordinamento, per il querelante, l’obbligo a riconoscere allo Stato (o al convenuto) una qualche percentuale del risarcimento richiesto in caso di soccombenza (oltre a farsi carico delle spese legali di entrambe le parti).
    Così, probabilmente, ci si penserà due/tre volte prima di querelare ed intasare i tribunali a spese della comunità.

  12. altair dice:

    Mantellini, in ogni caso provo a ripetere la domanda alla quale non hai risposto:

    “Per lei il reato di diffamazione esiste sempre e comunque oppure per il web occorre fare eccezione?”

  13. Sandro dice:

    La signorilità sta anche nel non giudicare in base a un titolo senza leggere la citazione sottostante.
    Il resto quasi mi soprende. Leggo le stesse tesi che vengono discusse con molta lucidità su parecchi altri siti (e libri) di analisi storica e politica (Freda, Petrosillo e Preve solo per citarne alcuni).
    La mia idea sul perché sia stato colpito il blog del legno storto la lascio con tre punti di sospensione…

  14. massimo mantellini dice:

    @altair: si tratta di una domanda che non comprendo. Ovviamente il reato esiste e resta il medesimo (e sono molto d’accordo con frap sul fatto che abbiamo comunque bisogno di meccanismi che riequilibrino il tutto, un altro oltre a quelli citati potrebbe essere quello di iniziare a far pagare le spese legali al querelante nei casi di archiviazione o di sconfitta). Quello che secondo me deve cambiare e’ la mentalità delle persone, l’abitudine al web le dovrebbe cambiare (questo c’e’ scritto nel post)e perora questa abitudine non c’e’.

  15. altair dice:

    Mantellini, la convivenza fra le persone, sia nella vita reale che virtuale, è fatta di abitudini e di regole.

    La mentalità, sul web, non sarà mai una sola, citarla al singolare non ha molto senso poichè ci troveremo sempre di fronte a diverse mentalità; nel web è contenuto il mondo, con tutto il suo carico di relativismo culturale.

  16. Domiziano Galia dice:

    Io sarei curioso di sapere secondo quale principio Davigo abbia chiesto 100mila euro quale risarcimento. Esiste un tabellario dell’onorabilità? Che se no al primo che mi dice cacca gli chiedo un fantastiliardo di euro, così posso passare il resto della mia vita a frullare iPhone e metterne il video su YouTube.

  17. Piero dice:

    Penso che alla legge non spetti il compito di stabilire qual è il confine tra critica e diffamazione. Il reato di diffamazione esiste semplicemente perché esiste una legge che lo prevede. Tuttavia la legge la fa l’uomo che presume di conoscere cosa è il bene e cosa è il male su basi soggettive e quindi relative e fallaci.

    La legge quindi non è altro che quel frutto proibito che prima o poi porta alla morte tutti quelli che se ne cibano emanando regole, leggi ed applicandole credendo di fare ordine ed esercitare una giustizia che in realtà è solo l’imposizione di una volontà maggioritaria o più influente e comunemente accettata da chi non riesce a vedere oltre l’orizzonte della propria carne.

  18. frap1964 dice:

    @Domiziano
    Schifani aveva chiesto a Travaglio 1.750.000 euro di danni (vedi link sopra).
    Ne ha ottenuti, in primo grado, solo 16.000 + la rifusione di solo un terzo delle spese legali (952 euro).
    E questo perché l’offesa è passata alla TV in prime-time su trasmissione con il 14% di share (“in questa parabola a precipizio, ecc. ecc.”).
    Schifani si è detto soddisfatto (….???).
    Dubito che Davigo possa mai vedere, tutti interi, i suoi 100.000 euro.

  19. Luigi Altieri dice:

    Pienamente d’accordo con il tenutario di questo blog!

  20. Antonio dice:

    Io la querela non l’avrei mai fatta, e su questo do ragione a Gilioli e Mantellini. Detto questo ho anche letto, sia pure di fretta, l’articolo “incriminato” e in sostanza si dà a Davigo del torturatore, uno che rinchiude la gente in carcere e ci gode. Un limite ci deve pur essere, no?

  21. david dice:

    Io non capisco, però. Ogni volta che c’è il rischio di una legge che limiti la libertà in rete si dice che è inutile, perchè tanto esistono già leggi che tutelano dalla diffamazione. Però allora bisogna anche usarle.

    Scusa, ma c’è una certa differenza tra lo scrivere che “Mantellini dice solo cazzate” (che è un opinione, stupida e falsa quanto vuoi, ma un’opinione) e dire “Mantellini spaccia droga davanti alle scuole” (che è diffamazione per la quali tu giustamente faresti causa).

    Quell’articolo di Legno Storto, mi pare, non scrive “Davigo dice solo cazzate”, ma scrive “Davigo ha ordito un golpe e portato gente innocente al suicidio”. La differenza è sostanziale, mi pare

  22. altair dice:

    http://phastidio.net/2010/07/06/dalla-parte-de-il-legno-storto-ma-anche-no/

  23. bruno dice:

    Penso che questo è il pericolo sotteso al famigerato comma 29 del DDL intercettazioni, quello di fare tutto un fascio tra giornali e blog. Quello citato è un giornale online (quindi più vicino al Corsera che ad un blog), con tanto di redazione, editore e prerogative previste dalle legge, tutte cose che un blog non ha. Come si fa ad accomunare le due cose?
    Poi si può discutere dell’opportunità di querelare, se è meglio una richiesta di rettifica (essendo un giornale vi è soggetto), ma questo è un discorso diverso che implica la necessità di distinguere tra un giornale e un semplice blog retto da un povero cristo che si ammazza di fatica per poter scrivere qualche articolo, e non racimola soldi a sufficienza per potersi permettere un legale.

    Per le somme chieste dai querelanti dobbiamo anche dire che sono cifre sparate a caso (le mettono i legali, non certo i querelanti), e MAI sono accolte in quel senso. Per una diffamazione in genere si danno cifre decisamente molto più basse, a parte casi particolari.
    E se il querelato viene assolto, potrà a sua volta denunciare il querelante per calunnia e ottenere (lui) una bella cifra di risarcimento danni. Per cui, visto che il sito in questione è un giornale a tutti gli effetti con tanto di redazione e prerogative stabilite dalla legge, e quindi si suppone abbia le spalle larghe (altrimenti è un giornale che non è letto a sufficienza, ma questo non lo si può imputare ai querelanti, credo, nel senso che non possiamo accettare querele solo se il querelato è abbastanza florido economicamente!), sarà un giudizio a stabilire chi ha ragione, e chi ha torto pagherà l’altro. Molto semplice.