Oggi Filippo Facci sul suo blog sul Post in un articolo dal titolo “Il giornale su cui scrivo” parla di Mara Carfagna e critica le scelte editoriali di Libero.

Nessuno può tentare di spacciare come «scientifici» gli scritti di ex pastori evangelici come Andy Comiskey o quelli appunto di Joseph Nicolosì, pubblicato in Italia con la postfazione del direttore di Radio Maria. In Italia c’è la libertà di opinione, certo: ma è perfettamente normale non concedere la par condicio a chi sostenga che il Sole giri attorno alla Terra. Ergo, la terapia di Nicolosi non «divide gli psicologi» come titolava Libero di martedì: almeno su questo non c’è nessuna discussione da fare, più nulla da dimostrare.


Leggendolo mi chiedevo se Facci abbia mai sfogliato il giornale su cui scrive. Un foglio che anche definire “giornale” sembrerebbe troppo. E allora Filippo dov’è il problema delle sciocchezze che giustamente stigmatizzi? Di che cosa stiamo parlando?

Sempre oggi Ezio Mauro dedica un lungo editoriale su Repubblica alla legge sulle intercettazioni. Il titolo del fondo è molto chiaro: “Il dovere di difendere la libertà di stampa”. Contro una legge odiosa di un governo odioso, ad personas come quasi tutte le altre legge fino ad oggi apparecchiate da Berlusconi e dai suoi sodali. Mauro incita alla ribellione e si chiede come mai prevalga invece un cosi assordante silenzio. Ha ragione. Poi però scrive:


Si spinge cioè l’editore a intervenire nei contenuti di un giornale, cosa che in un sistema sano non avviene, pur avendo l’editore la piena potestà sulla parte che lo compete, fino a decidere la sostituzione del direttore.



Un sistema sano? Di nuovo: di cosa stiamo parlando? Chi decide la linea editoriale del giornale che Mauro dirige così di come tutti gli altri? Il direttore e la redazione? Ma davvero? Suvvia.

Oggi è anche la notizia del divorzio consensuale di Michele Santoro dalla Rai. E’ il giorno delle polemiche e dei processi sommari al famoso giornalista. Ma ancora, per davvero, qualcuno è autenticamente deluso? Davvero qualcuno si stupisce del silenzio dell’eroe e della buonuscita milionaria?

Il punto, il vero punto, è a monte di tutti questi piccoli frammenti, apparentemente lontani fra loro. Il punto è che fra terzismi, distinguo, moralismi vari e piccole diffusissime povertà, la stampa nel suo complesso in questo paese si è già da tempo scavata la fossa da sola. Pazientemente e con metodo, con una vanga fornita in leasing dal potente di turno. Non ci sono grandi esclusi purtroppo, non ci sono troppe eccezioni da portare in palmo di mano. Il decreto vergognoso del governo Berlusconi che imbavaglia le intercettazioni è il figlio non riconosciuto ma legittimo di questa grande debolezza della stampa stessa: una corporazione che in Italia esiste quasi sempre solo nel suo essere figlia di qualcun altro. Non ci sono petizioni da firmare, mobilitazioni da invocare, grandi pericoli per la democrazia da sottolineare con la voce rotta. O meglio i rischi ci sono, e sono gravissimi. Ma gli urlatori odierni non hanno grande titolo per stracciarsi le vesti. E’ un peccato e certe volte sembra quasi che nemmeno se ne accorgano.

27 commenti a “Santi, navigatori e giornalisti”

  1. Antonio dice:

    Il problema vero di Facci è che lui condivide molte delle sciocchezze che vengono scritte su Libero. Poi però, quando ha qualche posizione condivisibile anche da gente normale, la gente si congratula, anche se magari si tratta di cose su cui non dovrebbero esserci grandi discussioni.

  2. livefast dice:

    in pratica, mi pare di capire, stai dicendo è un po’ tutto un magna-magna? :-)

  3. Davide dice:

    Il mio capo dice che i problemi in realtà sono opportunità, … e allora diamoci da fare con i blog. Sarà una goccia nel mare, ma qualcosa bisognerà pur farla!
    Io, forse, a breve ne apro uno :-)

  4. Cafonauta dice:

    @Antonio

    Anfatti!
    Quel fogliaccio non è buono neanche per incartarci le uova e quando scrive cose al livello di “quanto è buono il parmigiano sui maccheroni al sugo” fa pure un figurone.

  5. worm dice:

    bel post mante

  6. Roberto dice:

    Dai, ancora pochi giorni, arriva l’ipad e passa tutto.

  7. iced dice:

    Un motivo perché l’Italia sia al 72° posto al Mondo come libertà di stampa ci dovrà pur essere! Con questa legge faremo un altro salto verso il basso.

  8. Pirrone dice:

    Siamo all’ultimo posto in classifica generale. Vergogna, vergogna. Piove governo ladro. Si stava meglio quando si stava peggio. E’ tutto un magna magna. Il più pulito c’hà la rogna.
    L’unica sarebbe fare una raccolta di firme, o magari una bella manifestazione. No, meglio andare al mare.

  9. Roby2412 dice:

    Credo tu abbia ragione livefast, per ulteriori approfondimenti consultare lo Zingarelli alla voce “qualunquismo”

  10. Sandro dice:

    Filippo Facci è stato onesto riconoscendo a un personaggio che gli sta molto antipatico il coraggio di una pubblica confessione. La cosa paradossale è che Massimo Mantellini ha avuto l’opportunità di fare come Filippo Facci, e invece ha fatto come Libero.
    Si potrebbero scrivere fiumi di parole, ma è evidente che la patologia è irreversibile. Anche qui, anzi, soprattutto qui, “moralismi vari e piccole diffusissime povertà” sono di casa, e pertuttavia “E’ un peccato e certe volte sembra quasi che nemmeno se ne accorgano.” Inutile dire altro.

  11. Giorgetto dice:

    Bel Post. Veramente un bel post.

  12. Antonio dice:

    # Sandro

    A me sembra paradossale che, ogni volta che Facci dice suo malgrado qualcosa di sensato , tutti a congratularsi :” Ah, ma vedi Facci, non è poi così stronzo”, anche se si tratta di banalità (tipo difendere Saviano) , dimenticandosi tutte le altre volte in cui invece è stato il peggiore, nei giornali in cui scriveva, nel sostenere certe posizioni.

  13. Alessandro dice:

    Mah, Massimo: guarda che la linea di demarcazione l’autonomia di un direttore e l’invasività di un editore non è così netta come la metti tu. E’ molto più flessibile e mobile, a seconda del giornale, dei rapporti di forza, della situazione, della fase, dei conti, delle persone, delle schiene più o meno diritte. Ci sono realtà e fasi in cui l’editore interviene pochissimo, altre in cui l’editore interviene moltissimo. Non si può stabilire un sempre e un mai. Forse è un po’ come l’allenatore di una squadra di calcio con il suo presidente: ci sono allenatori che si fanno fare la formazione dal presidente, altri che se se solo il presidente prova a mettere becco se ne vanno il giorno dopo. Insomma, è un grande “dipende”, credimi.

  14. Filippo Facci dice:

    Ma che post è questo, Mantellini? Che vuol dire, soprattutto? L’ho letto e riletto ma non sono riuscito andare oltre a un sostanziale «l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare», o peggio «la classe giornalistica si abbatte, non si cambia».
    In sostanza dici: è inutile che un Facci scriva cose giuste su un giornale sbagliato e irredimibile (lo dico perché non è chiaro, forse, che io – io Facci – quelle cose le ho scritte anche su Libero). Così come non è chiaro a tutti, forse, soprattutto a quelli che non fanno i giornalisti, che uno alla fine scrive dove può – io ho scritto su cento giornali, uno come Travaglio pure: chiedetevi perché – e soprattutto che il difficile e l’utile è quello, scrivere dove non ti lisciano il pelo, dove c’è qualcuno da convincere anziché cantargli la sua canzoncina.
    Dopodiché il più pulito ha la rogna, va bene. Facci – qui mi riferisco a qualche commento – scrive «banalità» quando sono giuste ed è «il peggiore» quando, a dire di certi tribunali del popolo, sono sbagliate. Manca un riferimento al Facci «foglia di fico». Parentesi: il risultato spettacolare, mio, in questo modo, è quasi sempre quello di stare sul culo a tutti, a destra e a sinistra. Provateci voi, nel regno del cretinismo bipolare, a sostenere posizioni del genere: o non ti credono o non te la perdonano. Fare il cane sciolto implica dire che tutti gli altri siano dei cani legati.
    Ma non voglio fare la vittima: sono anch’io un giornalista, e non ho modo di contribuire a migliorare le cose, macché; l’unica spiegazione, giacché esisto in questo contesto, è che ci sguazzo e fotto in qualche modo. Politici, giornalisti: so’ tutti uguali.
    A qualsiasi altra categoria apparteniate, siete senz’altro migliori. La prossima volta, che i gay non sono dei malati, lo scriverò su Babilonia.

  15. gabriele dice:

    Requisito di un giornalista sarebbe l’onestà intelletuale. Sempre, non a giorni alterni, Facci. Lei è quello che difendeva a mattino 5 il servizo di Studio aperto sui calzini del magistrato. E che diceva di non essere pagato da B. pur lavorando a mattino5 (e, ai tempi, pure al Giornale, se non sbaglio). vabbeh.

  16. Filippo Facci dice:

    Vabbeh una sega. Mi sono dimesso da Mediaset a ottobre (ho tenuto la rubrica su Mattino 5 sino al 28 maggio prossimo, a mo’ di scivolo, laddove domani parlerò della Carfagna) e ho scritto sul Giornale prima di scrivere su Libero. E allora?
    M’avete veramente rotto, voi che pensate che il mondo sia fatto di strutture e non di uomini. Passo e chiudo.

  17. massimo mantellini dice:

    @alessandro, “un grande dipende”, va bene diciamo che è cosi’ ma se guardi con occhio minimamente neutrale la stampa italiana e chi la pubblica converrai che esiste una sintonia notevolissima fra desiderata degli editori e comportamenti delle redazioni. Spesso si tratta di collegamenti evidenti. altre volte meno. Il risultato mi pare in ogni caso una autorevolezza molto modesta.

    @filippo, no non penso che sia inutile che tu scriva cose giuste sul giornale sbagliato, al contrario. E capisco anche che un giornalista lavori dove puo’. Nello stesso tempo mi pare esista un grande scollamento fra una analisi individuale spesso lucida (la tua nel caso della Carfagna, ma accade continuamente anche nei quotidiani che leggo) ed un contesto generale deprimente. il punto del post e’ che la stampa nel suo complesso non ha grande credibilità e quello che succedein ne e’ una diretta conseguenza.

  18. Net Flier dice:

    condivido l’espressione “uno sccrive dove può”, traducibile anche in “devo vivere anche io” e quindi, si scende a compromessi; come tutti, del resto. non vedo nessuna novità dalla notte dei tempi ad oggi, ne tantomeno credo esista una persona che non sia scesa a compromessi. esempi pratici sono “il mio capo è un coglione, ma devo lavorare e quindi me lo faccio andare bene” ed altri molto similari. se la giostra gira a sinistra e qualcuno vuole che vada a destra, o salta giù e ci gira intorno o si fa male. non condivido lo spirito di rassegnazione, sia chiaro, ma neanche ipotizzare un’analisi spirituale di una persona che si mostra comunque una persona normale in un contesto mica troppo normale.
    @mante
    hai ragione a definire la stampa in generale un complesso che non ha (grande) credibilità, ed è per questo che ad oggi chiunque scriva/dica/faccia qualcosa intorno a ciò, sembra essere contagiato dal virus della demenza. ma in un paese in preda alla peste, è colpa della persona che si ammala o del paese malato?

  19. Edoardo dice:

    Filippo il mondo è fatto anche di chi si dimette, sbandiera le sue dimissioni irrevocabili a mezzo mondo e se ne va e invece, di chi si dimette, sbandiera le sue dimissioni irrevocabili a mezzo mondo e poi continua a scivolare…

  20. mazzetta dice:

    La conversione di Facci non ha niente di misterioso, sta semplicemente facendosi finiano dopo che l’hanno scaricato da Il Giornale con l’avvento di Feltri.

    Niente di misterioso o inumano, è il nomadismo tipico dell’homo italicus dal carro di un potente all’altro, una volta c’era il Riformista come progetto d’inciucio biprtisan, adesso che è un po’ smorto abbiamo questo avvicinamento tra aennini e pirlotti soidisant di sinistra

    Mi stupisco del vostro stupore e dall’attenzione prestata a Facci che, anche se fa ridere e nche se mi ci diverto anche io, non può certo essere scambiato per un maitre à penser e nemmeno per uno realmente interessato al dibattito pubblico, è solo uno dei tanti alla disperata ricerca d’attenzione e visibilità sul mercato dell’infotainment

  21. Gianluigi dice:

    Come mai, nessuno e tantomeno un giornalista, ha parlato o parla delle intercettazioni costanti a cui è sottoposto ogni navigatore italiano, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. I navigatori italiani vengono trattati come criminali e nessuno ne parla. Come mai?

  22. Filippo Facci dice:

    (questo Mazzetta è uno di quelli ossessionati da me, fa anni, che mi segue in qualsiasi blog per poi concludere regolarmente «Mi stupisco delll’attenzione prestata a Facci»)

  23. Carlo M dice:

    se è vero che in italia c’è di solito “una sintonia notevolissima fra desiderata degli editori e comportamenti delle redazioni”, bisognerebbe allora rallegrarsi del fatto che un giornalista scriva “cose giuste sul giornale sbagliato”, ovvero che non sia in sintonia con il proprio editore. o no?

  24. andrea sacchini dice:

    Scusate, c’è una via di mezzo? Secondo me sì. Ora, è probabilmente vera l’analisi di Mantellini – la stampa che si è scavata la fossa da sé -, ma è altrettanto vero che per trovare già legge un obbrobrio come quello che sta apparecchiando il governo (quel governo che ama farsi chiamare “popolo della libertà”), occorre andare a cercare in certi paesi che certamente non brillano per democrazia e libertà.

    Sbaglio?

  25. mazzetta dice:

    L’ho detto che sei divertente Filippo, è un complimento

  26. paolop dice:

    Non credo che Facci sia pagato o che salti da un carro all’altro. Credo che (avendolo seguito/letto un po ovunque) come dice lui sia realmente un cane sciolto.
    Bisognerebbe provare a leggerlo cercando uscire un attimo dalle strutture a cui siamo abituati o ci hanno abituati (giusto/sbagliato, rosso/nero) e ragionare sul fatto che con Filippo Facci un giorno puoi essere daccordo mentre il giorno dopo no.
    Casomai sarebbero da mettere in discussione le motivazioni delle cose che pensa/scrive e non perchè e percome le scrive.

  27. mazzetta dice:

    io invece ritengo che il perché sia fondamentale e che la qualifica di cne sciolto non gli si addica proprio, anche perché i cani sciolti non usano certo la loro indipendenza per incensare i potenti.

    non mi riferisco solo a Craxi, adorato da Pippo, ma anche a Fini, per difendere il quale quando lo beccarono a fare immersioni in una riserva, Pippo sostenne che non è giusto che le riserve marine siano inviolabili, aggiungendo che all’estero non è così e citando ad esempio le isole Chagos, che nemmeno sono una riserva marina.

    questo a me sembra servilismo, i cani sciolti sono un’altra cosa e di solito non frequentano i posti che frequenta Facci, tanto più che di cani sciolti a libro paga di Libero o de Il Giornale o ancora di Fininvest, non v’è traccia nella storia e nemmeno nella cronaca

    il fatto che Facci ogni tanto si esibisca in pezzi (che sa essere) universlemente condivisibili non rileva, se non nel confermare una strategia di dissimulazione, non è che un giorna si possa emendare della fama di pallonaro scrivendo ogni tanto che piove quando in effetti sta piovendo, per me almeno non è sufficiante