Ieri su Friendfeed c’è stata una ampia interessante discussione sulla pubblicità online scatenata da un mio usuale borbottio senile (ma ero così anche 10 anni fa) sullo sfondo pubblicitario sponsorizzato da Fineco della homepage di Corriere.it. Ci sono due o tre cose he mi andava di specificare a margine ma prima quoto il punto di vista Paolo Ainio intervenuto ieri nella discussione:


Il trade-off tra la pubblicità e il contenuto redazionale sta nel male e nel bene reciproco. Quanto una testata può “contenere” altro prima di perdere di riconoscibilità e senso nei confronti del lettore che è il valore primario della testata stessa. In questo caso, come in molti altri (anche in casa nostra…) si va molto oltre quello che secondo me conviene sia all’editore (che vuole preservare il suo valore primario) sia all’inserzionista (che in fondo ha lo stesso interesse). Certo molto dipende dal fattore tempo: se il corriere rimanesse così per molte settimane non sarebbe più il corriere, ma se dura tre giorni forse non fa male a nessuno.



E’ così. C’è un equilibrio da immaginare. E il discrimine non può che essere l’interesse del lettore ma anche quello dell’editore stesso. E cosa non vada in quella homepage lo scrive molto bene Marina Ricciardi


(la cornice) ostacola i contenuti “intangibili” marcando “fineco” l’intero corpo pagina. pare che si sono comprati il giornale. ( ) ci sono contenuti come la reputazione e il controllo dell’informazione che si eroga che la cornice minaccia come elemento identitario molto forte



Non c’è insomma solo l’ostacolo alla consultazione del sito (molto spesso la pubblicità web si mette in aperta concorrenza con i contenuti quasi a segnalare il suo predominio sulle ragioni stesse per le quali siamo capitati su quel sito) ma condiziona anche la trasformazione imposta di un oggetto in un altro.

A parità di esposizione pubblicitaria esistono molte differenti maniere per tutelare leggibilità ed identità di un sito web. E più il sito è importante più tale ragionamento non puo’ essere ignorato. Molte delle gradi differenze di impatto fra i grandi siti editoriali italiani e i più prestigiosi siti web esteri risiede nella attenzione a questi temi. Per esempio, sempre a proposito di “identità” non è ozioso domandarsi perchè repubblica.it ieri consentisse due piccole animazioni molto invadenti ed a ciclo continuo, giusto accanto al logo del sito. Vale i soldi guadagnati una concessione del genere? Secondo me no.

Sullo sfondo di simili scelte c’è ovviamente la crisi di un modello economico che fatica a reggersi autonomamente, ma anche, mi pare, le incertezze e una rabbia più ampia che riguarda l’intero ambiente editoriale alle prese con i quotidiani interrogativi sulla propria sopravvivenza.

12 commenti a “Pubblicità ed identità”

  1. Andrea Contino dice:

    Ti faccio una domanda spassionata da consumatore di quotidiani online Massimo.
    Secondo te, se volessero mantenere un livello di accessibilità gratuito simile a quello attuale, i principali quotidiani online quale modello dovrebbero adottare per il proprio sostenamento? Purtroppo i bannerini di spalla sono in pochi a cliccarli e pur ragionando per impressions immagino che i click paghino ancora. Come ho scritto nel blog di Cogo personalmente sono in grado di concentrarmi sui contenuti del quotidiano online, e mi sta bene che ci sia della pubblicità, che personalmente trovo invadente, ma non invasiva

  2. Loris Costa dice:

    rimango dell’opinione di ieri: adlock è diffuso tra i più che sono anche quelli che consultano il corriere…come dire: viene colpito l’utente occasionale. E’ vero che hai suscitato questa discussione ma oltre a te chi ha ripreso la cosa? Il Corriere ne ha subito danni da “mancato accesso”? Se così fosse avrebbero subito corretto il tiro immagino. Però credo che sia una discussione aperta. Diciamo che hai innescato una reazione matrioska: partendo dal problema di come si presenta il Corriere dentro si sono aperte tante altre discussioni giuste ma ora va trovato il cuore del problema. Che è, per me, il matrimonio informazione-pubblicità. Il come avviene e i riflessi incideranno sempre più sulla qualità di tutta l’informazione.

  3. L1 dice:

    fineco e’ evil, manda pure SMS, robe da matti. quindi boycott. adblock. riot. insomma per me possono sprofondare. capisco che tutto cio’ non sia costruttivo nel dibattito “quale modello dovrebbero adottare” ma son loro ad essere evil (e due) non io.

  4. Doctor Brand dice:

    Ciao Massimo, se ne parlava anche qui: http://ff.im/h8mvC

  5. Massimo dice:

    Ciao Massimo, sono abbastanza d’accordo, anche se Il NY Times di carta, per dire, è un giornale in cui le notizie le trovi negli spazi lasciati liberi dalle pubblicità, fra un svendita da Sears e il nuovo modello della Ford (o così almeno era una volta, quando la pubblicità tirava).

    Noi sulla carta siamo abituati troppo bene, perchè tanti i giornali mica devono fare utili. Sul web, siamo abituati peggio, che, si sa, le colpe di qualunque cosa in Italia devono cadere in capo a Internet, e Internet deve rendere anche se la carta perde, se no è un fallimento.

  6. ildan dice:

    “Vale i soldi guadagnati una concessione del genere? Secondo me no”.

    Non capisco come si possa dare giudizi del genere senza sapere di quanti soldi si tratti. Se ti danno 20 milioni di euro lo fai pure te, vorrei proprio vedere.

    Il NYT fa gli stessi calcoli, solo sul medio periodo. Se non lo fanno è perché han valutato che sul medio periodo non ci sia la convenienza economica.

    Siamo noi che continuiamo a divertirci con grandi pipponi ideologici, boycott, riot… ma è un optional a cui noi (europei-italiani) siamo emotivamente legati, non una realtà necessaria ed universale.

  7. Dante dice:

    A mio modestissimo parere, l’identità un giornale se la costruisce con le notizie che fornisce (e occulta) e non attraverso la qualità estetiche delle customizzazioni grafiche che ospita.

  8. paolo dice:

    il problema qui secondo me non è tanto nelll’uso di questo o quel metodo monetizzante, ma fondamentalmente dell’abbandono o del superamento di equilibri, poteri e posizioni acquisite: internet fa anche questo, ristabilisce equilibri, scompone i poteri, ridefinisce le posizioni…

    a parte il fatto che l’autorevolezza di cui si parla ormai non la riconosco più in giornali che rispondono unicamente a dictat di schieramento politico, personalmente ritengo che unico modo per poter so-stare nel nuovo mondo web da parte dei protagonisti dell’informazione sia ridefinire la propria struttura, magari anche dimenticando i profitti e la vita agiata di una volta… ;)

  9. alice dice:

    ma quanto è durata questa pubblicità? io ieri un’occhiata al corriere l’ho data ma mica l’ho vista…

  10. Dario Salvelli dice:

    Secondo me il futuro è questo: http://www.dariosalvelli.com/2010/02/pagami-il-blog

  11. Carlo M dice:

    libera pubblicità in libera rete!

  12. massimo cavazzini dice:

    e di wired.it oggi? se vi lamentate del corriere della sera (ieri), oggi nulla da dire? overlayer moooolto peggio della skin! http://www.maxkava.com/2010/03/lhome-page-di-wired-it/