Contrappunti su Punto Informatico di domani.

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Siamo un paese meraviglioso. Solo in un paese meraviglioso del resto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta può dire, giustificando la mancata erogazione dei fondi per la banda larga, che lo sviluppo tecnologico, una priorità ovunque considerata indispensabile per uscire dalla crisi, sarà la prima fra le priorità che il Governo intende considerare appena usciti dalla crisi. Letta del resto può esprimere simili concetti in assoluta tranquillità, senza nessuno che gli chieda conto del perchè invece il Ponte sullo Stretto o la Pedemontana lombarda (ben 4,1 miliardi di euro approvati dal CIPE nella medesima riunione in cui sono stati bloccati gli 800 milioni per la banda larga) non subiscano un simile rigoroso attendismo.

Siamo meravigliosi anche per altri motivi. Intanto perché il tiraemolla di questi mesi fra il sottosegretario Romani e le telco, ansiose di mettere le mani sui fondi statali per la banda larga, termina con un Romani per nulla imbarazzato delle sue promesse al vento. Invece di prendere atto del suo fallimento il sottosegretario alle Comunicazioni, racconta che comunque il piano va avanti con i soldi già stanziati e che insomma nulla di grave è successo. Lo siamo (meravigliosi) per Confindustria che un giorno strilla per l’abolizione dell’Irap e il giorno successivo si scandalizza per i mancati investimenti sul broadband, seguendo l’adagio assai comodo secondo il quale tutto è ugualmente prioritario e urgentissimo, a patto che i soldi non siano i loro. E lo siamo (meravigliosi) anche per l’opposizione di governo, piena di smemorate verginelle che oggi sbraitano sulla scarsa attitudine a investire in innovazione del governo Berlusconi, dimenticando la propria, assoluta ed identica, dell’altro ieri.

Lo scenario insomma è quello solito, una travolgente prevalenza delle parole rispetto ai fatti, una stucchevole uniformità di punti di vista su tematiche che richiederebbero invece inventiva ed amore per la discontinuità.

E il quadro resta quello che descrivevo qualche Contrappunti fa, con una distanza del Paese dai percorsi dell’ìnnovazione che non è tanto infrastrutturale, quanto in gran parte ideale. Esiste ed è molto diffusa a tutti i livelli, questa grande semplificazione secondo la quale, nel giorno in cui il 100% dei cittadini sarà raggiunto dalla banda larga il problema, ogni problema sarà definitivamente risolto. Ci crogioliamo dentro le analisi sociologiche sui cosiddetti “nativi digitali”, come a dire, guardate, oggi forse il panorama è cupo ma gli adulti di domani, cresciuti nell’epoca di Internet, avranno altre esigenze ed altre aspettative. Siamo davvero sicuri che sarà così? Ai tanti entusiasti sostenitori della natività digitale consiglio di entrare qualche volta dentro una università, dove oggi, almeno nei primi anni di corso, abitano ragazzi cresciuti fra posta elettronica e youtube, a farsi una idea di quale sia il livello di “cultura tecnologica” di questo paese. Ne torneranno a casa con qualche certezza in meno.

I famosi 800 milioni per la larga banda sono soldi importanti e quella del governo Berlusconi è la solita miopia a cui la politica italiana ci ha abituati nell’ultimo decennio. Nulla che non abbiamo già visto, nulla che non fosse lecito aspettarsi. Ma la scelta attendista e polverosa di Gianni Letta sposta in minima parte il gigantesco problema di una nazione che ha per la tecnologia lo stesso amore del gatto per l’acqua.

Abbiamo bisogno di politiche di lungo periodo centrate sulla scuola, sulla alfabetizzazione telematica, abbiamo bisogno di informazioni autentiche sulla utilità di Internet, abbiamo bisogno di incentivi economici che riguardino le famiglie, per spostare l’impasse culturale di quel 50% degli italiani che continua ad acquistare costosi smartphone e non possiede un computer in casa. Abbiamo bisogno di raccontare la rete, anche in TV, come la grande opportunità che è. Poi certo abbiamo bisogno anche di una infrastruttura migliore ma non raccontiamoci che il problema sia tutto lì.

6 commenti a “Anteprima Punto Informatico”

  1. Kluz dice:

    Sarei molto daccordo con il primo paragrafo e molto in disaccordo con l’ultimo.
    Purtroppo un po’ ovunque, ma in questo paese particolarmente, non attecchisce l’idea ( forse meglio dire la constatazione) che le decisioni prese dall’alto da “pochi” politici (o dalla politica in genere) son spesso fallaci nel ponderare al meglio costi/benefici.
    A mio avviso la letteratura che attesterebbe ciò sarebbe abbastanza copiosa. Ultimo caso, lessi che, addirittura, in Cina adesso in molti non son più sicuri che il discorso del figlio unico sia stato un calcolo giusto (non ho approfondito, era solo per portare un esempio, così, che mi veniva in mente al volo).
    Insomma, so che a usare certi termini pare quasi che uno bestemmi, il “mercato” sarebbe atto proprio a tale compito. E già solo perchè dotato di molti più “sensori” e tante piccole “unità” generalmente è ben più bravo a gradare bene.
    Internet è molto importante etc. Superficialmente direi un po’ a tutti verrebbe da dire che merita svillupparla maggiormente e via dicendo. Seriamente però dico che nessuno sappia quale siano i tempi e i modi ottimali per farlo.
    Senza i feedback di cui sopra son molto scettico che sia possibile determinare quali sian le vere priorità, su moltissime scelte.

    Per tali motivazioni, storco il naso di fronte alle proposte di sostanziose “politiche di lungo periodo… incentivi economici… per spostare l’impasse culturale…”

    Di certo non mi opporrei al: “Abbiamo bisogno di raccontare la rete come la grande opportunità che è”. Però, detto ciò, ritengo bisognerebbe preoccuparsi casomai di porre le condizioni migliori possibili affinchè le cose avvengano “spontaneamente”, e non tramite “grandi opere” o “grosse politiche”.
    Certo, purtroppo so esser questa (la mia) una posizione minoritaria (a dir poco).

  2. gallodidio dice:

    Al di la’ delle opinioni su punti specifici, per me e’ un contributo essenziale per inquadrare correttamente il dibattito in corso. Mi son permesso di tradurlo al volo.

    […] A wonderful country
    Massimo Mantellini says (my quick translation powered by Google): […]

  3. » Un Paese meraviglioso dice:

    […] Anteprima Punto Informatico – manteblog. […]

  4. Michele Ficara Manganelli dice:

    questa volta ti condivido in pieno !

    e per la TV abbiamo già iniziato alla grande con Canale 5, ti lascio il link alla prima “uscita pubblica” per parlare di Diritto alla Rete e Libertà di Informazione dove sono stato ospite insieme a Paolo Liguori Direttore del TGCom, Claudio Brachino di Mattina 5 e Massimo Melica Presidente di Innovatori:

    http://micheleficara.com/blog/2009/11/07/mattino-canale-5-video-trasmissione-claudio-brachino-paolo-liguori-massimo-melica/

    la prossima uscita tra meno di due settimane, buona visione !

    :-)

  5. Roberta Milano dice:

    scusa Michele ma il tuo commento confermerebbe, se ho inteso bene, un sospetto che ho scritto in un mio post (che prende a sua volta spunto dal post di Massimo). Non amo citarmi ma credo sia pertinente:
    “In effetti sembra mancare in Italia la percezione del bisogno di innovazione e questa è una colpa, è un enorme problema politico e culturale dalle pesanti conseguenze economiche. Se, invece, mi sbagliassi e la percezione del bisogno ci fosse, non procedere con atti concreti sposterebbe il discorso dalla colpa al dolo”.

  6. massimo mantellini dice:

    @kluz, sono stato per lungo tempo d’accordo con quello che dici oggi. Ma se aspettiamo un mercato maturo e virtuoso da un lato rischiamo di attendere molto a lungo, dall’altro a me pare piuttosto evidente che in generale le tematiche culturalmente sensibili abbiano bisogno di essere “accompagnate” (visto che tipicamente il mercato, anche dove c’e’, spesso ragiona in maniera molto differente).