Avrei voluto scrivere qualcosa di minimamente circostanziato sull’ultima proposta di Carlo De Benedetti per finanziare le news online. Ma è tale lo scoramento nel vedere che uno dei gruppi editoriali più grandi e importanti del paese ha posizioni di tale e tanta retroguardia su tematiche così serie che oggi ho passato tutta la giornata a montare una ENORME libreria Ikea. Vediamo domani.

40 commenti a “Uomo triste con avvitatore”

  1. raxi dice:

    Non è una libreria ma un pezzo di storia.

    Viva la Billy.

  2. lo scorfano dice:

    Ah, la libreria Billy, quante soddisfazioni che mi ha dato…

  3. Massimo Moruzzi dice:

    ma perchè, poi, parla di “giornalismo indipendente”? indipendente da che? Freedom of the press is guaranteed only to those who own one.

  4. Daniela Sani dice:

    Visto che tra qualche anno nessuno comprerà più librerie, essendo tutto su supporto digitale e acquistabile in Rete, pare che anche l’IKEA chiederà a breve “una piccola parte di quanto pagano gli utilizzatori per l’Adsl”.

  5. aghost dice:

    veramente da piangere. Insomma non bastassero le valanghe di quattrini che già si ciucciano gli editori in finanziamenti pubblici, vorrebbero pure la gabella alla fonte. Come la SIAE insomma, che con una tassa demenziale pretesa “a prescindere” sui cd ha fatto crollare il mercato del settore.

    Questa gente ha succhiato fin troppi soldi, ma ancora non gli basta. E nessuno che faccia una proposta per migliorare i contenuti. No, signori, di quelli non importa proprio a nessuno, gli importa solo mungere la tetta statale.

  6. P.G. dice:

    La mia libreria(negozio, intendo) è completamente arredata con billy(bianco e rosso). Ho personalmente montato i 25 scaffali di cui è composta(più 6 scaffali expedit, e diverse altre cose), nell’arco di una settimana circa, da solo e a mani nude(senza usare avvitatori elettrici o altro).
    Ergo, tutta la mia comprensione…

  7. Massimo Moruzzi dice:

    Praticamente, Carlo De Benedetti sta dicendo:

    -visto che abbiamo deciso, del tutto liberamente e senza nessuna pressione esterna, di mettere il nostro giornale online;
    -visto che non riusciamo, vuoi per colpe nostre, vuoi per come funziona il mercato, a guadagnare quanto vorremmo;
    -visto che ormai abbiamo capito che i nostri contenuti non li paga nessuno, e che il “modello iTunes” per le news è una barzelletta;
    -visto che i difensori della net neutrality sono finora riusciti a impedire alle telco di farci pagare una gabella perchè il nostro sito potessere essere raggiungibile (che pure era una possibilità).

    Ecco, allora vogliamo mettere noi una gabella al contrario, e far pagare a tutti una tassa, indipendentemente dal fatto che ci visitino o no. Un po’ come se, invece di far pagare una gabella per l’attraversamento di un ponte, fosse il proprietario del fondo al di là del ponte a voler far pagare a tutti, anche a chi, nonostante tutti gli sforzi fatti dall’editore/proprietario, neppure sa che il suo fondo esiste, e non ha nessun interesse andarci, neanche gratis.

    Notevole.

  8. d o t - c o m a *:o) dice:

    Giornali e nuovi modelli di business…

    La carta e gli arretrati a 2 Euro e le gabelle medievali al contrario. Italia sempre all’avanguardia…….

  9. Carlo M dice:

    “”girare” agli editori, a compensazione della quota del valore creato a vantaggio degli operatori di telefonia, una piccola parte di quanto pagano gli utilizzatori per l’Adsl o per la connessione a internet in mobilità. Alla Rete potrebbe cioè essere estesa la logica adottata per la televisione satellitare, in cui il proprietario della piattaforma retrocede ai fornitori di contenuti una quota del fatturato derivante dagli abbonamenti”.

    a me non pare una proposta così di retroguardia. de benedetti non sostiene che bisogna aggiungere una nuova tassa a carico degli utenti, ma suggerisce di ripartire la torta già esistente in maniera diversa, includendo i generatori di contenuti. si può essere o non essere d’accordo, ma non mi pare una proposta campata in aria. negli usa è già così.

  10. Cafonauta dice:

    Sull’assurdità della proposta di De benedetti è stato già detto tutto sui commenti del post di De Biase.

    Ma credo varrebbe spendere ancora un attimo sugli aspetti (non saprei come chiamarli: culturali? Sociali?) che portano una persona come De Benedetti a elaborare una stronzata simile e crederci pure. Insomma, De Benedetti dimostra, se ce n’era bisogno, di appartenere a quella classe dirigenziale e imprenditoriale italiana che non ha mai dovuto confrontarsi con il mercato in maniera seria, capitalistica, che non è mai andata avanti con le proprie zampette ma sempre vicio alle gonne di mamma.
    E ora, nel momento della difficoltà, non arrosisce minimamente all’idea di rivolgersi a Pantalone, ne’ piu’ ne’ meno di un bambino che pretende la paghetta dal babbo.
    D’altro canto lo hanno fatto tutti con successo: auto, banche; perché non lui?

  11. De Benedetti e la bolletta per le notizie – Marco Bardazzi dice:

    […] niente taglia e incolla!). Un articolo che ha gia’ suscitato vari mal di pancia (vedi qui e […]

  12. Alessandro dice:

    Ero incerto se dire la mia, visto che De Benedetti è il mio editore, il mio padrone. E visto che più in generale vivo di editoria, quindi sono in pieno conflitto d’interessi.

    Provo a farlo lo stesso, dopo il disclaimer di cui sopra.

    Avvitare un Billy è più facile che sistemare un sistema malmesso come l’editoria, needless to say. E probabilmente preferirei avvitare un Billy anch’io piuttosto che affrontare un tema così complesso.

    Comunque partiamo da una premessa di principio: l’editoria professionale è o non è un valore di cui la società ha bisogno?

    Se la risposta è no, perché tanto-fanno-tutto- i- blog indipendenti-e-i-social network, non c’è più niente da aggiungere: muoiano gli editori, poi vedremo come va (tralasciando che il citizen journalism, al momento, si nutre di informazioni e inchieste professionali un filo di più di quanto avvenga al rovescio).

    Se invece si pensa che il giornalismo professionale (non necessariamente su carta, anzi) sia un bene collettivo, una ricchezza sociale e culturale, è evidente che la società deve tutelarlo e promuoverlo. Non in modo indiscriminato e spesso clientelare com’è avvenuto finora, ma in qualche modo sì.

    Il paragone con il digitale terrestre, scusate ma è piuttosto calzante: l’abbiamo pagato tutti, il dtt, perché ce l’hanno venduto come bene collettivo. Lo era o no? Bah. Probabilmente la vitalità e la salute dell’editoria lo è un po’ di più.

    Secondo, il traffico su Web: far pagare le Telecom per il traffico che l’editoria gli garantisce è una strada scivolosa, ma non mi sembra sbagliata l’idea che lo sviluppo della comunicazione professionale possa essere finanziato anche con i guadagni delle Telecom, che tra l’altro da un giornalismo on line robusto e attraente saranno le prime a riguadagnarci, in termini di traffico. Sarà una roba vetero, ma una parziale risocializzazione degli utili delle Telecom a fini d’investimenti utili alla collettività non mi pare lunare. Magari in modo un po’ più mediato e sociale della semplice” voltura” degli utili delle Telecom agli editori, ma il sasso nello stagno va lanciato.

    Il punto, ragazzi, è che qui non se ne esce in modo facile. Se si accetta il principio che i giornali (e non sto parlando della carta) siano socialmente utili, bisogna inventare o accettare qualcosa: e i micropagamenti no, e lo schermo ghepardato della Lancia sotto il Corriere.it no, e la tassazione delle Telecom no: poi però si finisce come in Birmania, dove c’è un solo giornale, sia su carta sia on line, ed è quello che fanno i generali. Aggiungiamo pure a questo solo giornale un milione di blog, di twit e di social network, e chiediamoci se è quello che vogliamo.

    Ps. In alcuni giornali, dopo i recenti tagli e con la diminuzione di fatto degli organici in attività per via delle ferie forzate, si stanno facendo i salti mortali per offrire prodotti di qualità anche in questa fase di crisi. La dico diversamente: la ricchezza delle inchieste e dei servizi che nutrono il dibattito e il confronto politico-civile in questo benedetto paese E’ GIA’ a rischio. Vedete voi se è questa ricchezza un bene sociale o un orpello di cui si può fare benissimo a meno.
    Ciao a tutti.

    ag

  13. Cafonauta dice:

    Alessandro,
    mi spieghi per quale motivo le telco dovrebbero pagare solo gli editori? Insomma se accettiamo l’assunto che chi genera contenuti deve essere in qualche modo ripagato da chi gestisce l’infrastruttura allora la fila sarebbe lunghissima. E in base a cosa diamo i numeretti in coda? Vogliamo creare una nuova SIAE che redistribuisca gli utili agli aventi diritto? (perché’ il concetto è quello).
    E va da se che la necessità a redistribuire gli utili in maniera imparziale e precisa è un ulteriore stimolo ad usare prodotti DPI che ne certifichino i flussi.

    Insomma si apre il baratro.

    Per assurdo, google dopo aver pagato gli editori per aver riutilizzato i loro contenuti dovrebbe batter cassa alle telecom visto che solo con youtube cuba parecchio nel conto finale.

    Si, si, ci vuole proprio un organismo super partes come la SIAE :-)

  14. P.G. dice:

    E’ inutile pensare a qualsiasi modello di business in cui si sia obbligati a pagare per le notizie. E’ inutile pensare a qualsiasi modello di business in cui i soldi vengano “estorti” con la forza: tipo la tassa sull’adsl di cui parla De Benedetti, che assomiglia a una sorta di canone rai, insomma uno pseudoabbonamento che di fatto è un tributo che si deve pagare per il solo fatto di possedere un televisore, indipendentemente dall’uso effettivo.

    L’unica via d’uscita consiste nel fornire due o più versioni dello stesso prodotto: una gratis, di qualità inferiore, e una a pagamento, di qualità nettamente superiore. Per le notizie è difficile(la notizia quella è), ma si può facilmente fornire contenuti a pagamento che arricchiscano le versioni gratuite: grafici, tabelle, inchieste, sondaggi, editoriali, forum etc. Non vedo altre soluzioni al di fuori di questa. E si tratta di stare sul mercato, ovvero: ridurre i costi, incrementare i guadagni pubblicitari, targetizzare la domanda e segmentare l’offerta, e soprattutto generare qualità (ovvero: quanto schifo fanno i nostri giornali, visto che nessuno desidera leggerli?).

  15. massimo mantellini dice:

    Volevo scriverne con calma ma il commento di Gilioli mi costringe ad anticipare un paio di cose che penso sul discorso di De Benedetti.

    1) L’accesso alla rete e’ l’accesso. Non e’ possibile tassare le telco. Se le telco guadagnano molto (dico se) un mercato sano “dovrebbe” ridurre il prezzo del’accesso (oltre che aumentarne le performance) e trasformare l’accesso in una commodity. Vale in ogni caso il concetto che chi fornisce la rete va separato il piu’ possibile dai contenuti, sempre, per molte ragioni.

    2) De Benedetti dice che le news creano valore e quindi generano traffico. Non si capisce bene che dati citi ma di certo il 30% circa del traffico ai siti di news viene da Google. Nel modello ipotizzato gli editori prendono una cifra dalle telco e ne girano il 30% a google?

    3) Sulla questione centrale: l’informazione libera e’ fondamentale per la democrazia e deve per tale ragione essere tutelata nelle molte forme possibile (molte delle quali gli editori gia’ praticano) io sono ovviamente d’accordo Vale la pena ricordare che, per il futuro, informazione e giornalismo-come-lo-conosciamo-oggi non sono necessariamente sinonimi.

    4) Sui modelli di business: il fatto che i micropagamenti abbiano scarsa possibilita’ di funzionare non significa che non siano plausibili dal punto di vista degli editori. Lo stesso per forme legate alla pubblicita’ o modelli intermedi con contenuti premium.
    Se poi si vuole esplorare qualcosa di differente adatto alla rete (per esempio modelli di abbonamento all-you-can-eat snobbati per anni ed ora tornati di moda anche fra i discografici) va bene. A patto di sapere che per metterli in pratica e’ necessario scaridanare tutto un mondo che era buono fino a ieri. Ma proprio tutto.

  16. pietro dice:

    L’edirtoria già riceve aiuti sostanziosi, non credo proprio sia sensato pretendere che sia mantenuta a spese del contribuente o di chiunque altro, non è certo l’editore che deve decidere se l’utilità sociale dei quotidiani sia tale da meritare ulteriori trattamenti di favore, per fare un esempio io lavoro nel campo del riciclaggio delle materie plastiche, e potrei considerare anche la mia attività socialmente utile, e dire che il mio lavoro dà un tale contributo alla soluzione del problema dello smaltimento dei rifiuti da pretendere una percentuale della TARSU.
    Il punto è che dove l’editoria deve cavarsela con le sue gambe senza aiuti pubblici o leggi che la favoriscano particolarmente come in Gran Bretagna non è sparita, anzi se leggo l’ Economist e lo paragono ai magazine italiani mi sembra che sia stata costretta a migliorare la qualità dei suoi articoli e ci sia riuscita molto bene, senza per questo avere problemi di bilancio.
    Alla fine sono i lettori a decidere se un quotidiano o un magazine ha o meno una sua utlità.

  17. Sascha dice:

    Ragazzi, sono ripetitivo e quindi vi ripeto per l’ennesima volta la mia opinione, visto che pare nessuno la capisca:
    vero, è impossibile costringere la gente a pagare per le informazioni e perciò è impossibile tenere in piedi ditte private che abbiano quello scopo; l’unica alternativa è che le informazioni vengano fornite da enti per cui il profitto non è la motivazione principale o non lo è relativamente alla diffusione di informazioni.
    Intendo dire i governi, i partiti, le aziende (che in fondo la pubblicità la regalano, no?), le chiese, le agenzie di pr…
    In fondo nel Medioevo la principale fonte di notizie era il banditore pubblico che annunciava la volontà del Re, del Papa, del Vescovo o del Senato cittadino e le cose andavano avanti lo stesso…
    E’ chiaro che finchè si immagina un futuro di informazione libera, gratuita, dal basso e sopratutto VERA non si va molto lontano perchè si tratta di fantasie in cui la libertà di commenta (ovvero di rutto) è scambiata per ‘informazione’…

  18. Carlo M dice:

    io sono d’accordo con gilioli e con sascha.

  19. Daniele Minotti dice:

    Ma non si poteva continuare a parlare della Billy?

  20. Sascha dice:

    No.

  21. Daniele Minotti dice:

    Peccato. Era molto piu’ interessante (eppure non sono un sostenitore dell’omologata Billy).

  22. Alessandro dice:

    Mi pare che però all’essenza del problema sia abbia un certo pudore a rispondere alla domanda base: c’è o no interesse generale della società a finanziare con soldi pubblici le imprese che fanno comunicazione professionale?

    Se non c’è, andiamo verso il modello in cui ci sono pochissime testate e solo di poteri veramente molto, molto forti, sicuramente non editori: lo Stato, da noi il Vaticano e pochissimi altri con grossi interessi politici. Più la comunicazione on line “proposta dal basso”, certo: a cui verrebbe demandata tutta la funzione di controllo del potere – inchieste e non solo.

    Ci piace? Certamente a qualcuno sì, da Berlusconi a D’Alema passando per Beppe Grillo.

    Se invece c’è, smettiamola con gli ideologismi e accettiamo che la comunicazione professionale possa avere un prezzo per il contribuente (sempre meno della produzione del latte e la coltivazione del granturco), incluso quello che non è utente delle testate.

    Dopodiché sono d’accordissimo sul fatto che il giornalismo-com’è-oggi sia pieno di difetti, che questi vadano continuamente sottolineati e corretti attraverso un forte controllo dal basso, che grazie al cielo sta crescendo sempre di più. Ma questa è un’altra storia: voglio dire, un conto è cercare di migliorare la comunicazione professionale, un altro conto è sopprimerla.

    (ah scusa Daniele, ma ho la Bergsbo)

  23. Alessandro dice:

    scusate il casino sintattico della prima frase, frutto di casino alla tastiera, ma spero che il senso sia chiaro

  24. Daniele Minotti dice:

    @Gilioni
    *Certamente a qualcuno sì, da Berlusconi a D’Alema passando per Beppe Grillo*.
    Probabilmente era per far prosa, ma sei sicuro che ci sia questo flusso del pur passando da Grillo?

  25. Cafonauta dice:

    @Alessandro:
    No, non ho nessun interesse di continuare a foraggiare un sistema marcio alle radici. I margini di manovra sono altrove:

    http://www.slimmit.com/go.asp?7YM

    E se sta rivoluzione farà un po’ di vittime, beh è inevitabile.

    Continuo a pensare che l’idea di De benedetti sia come gli ecoincentivi per le auto, ovvero resuscitare il morto con l’aspirina.

  26. Alessandro dice:

    @Cafonauta, guarda che io sono perfettamente d’accordo su quello che citi: “La pratica dei contributi all’editoria italiana è passata dall’essere ignorata all’essere pubblicamente condannata, senza essere però mai pesata sulla bilancia della Giustizia”.
    Ecco: sembra che il dibattito sia solo tra i difensori delle sovvenzioni a pioggia e i teorici dell’incendio purificatore (dopo il quale però resta solo cenere). E così non va.
    Io non ho nessuna paura delle “vittime” che può fare una revisione radicale del sistema di contributi pubblici. Anzi, penso che una buona scrematura dalle superfetazioni familiste e clientelari del nostro mestiere sia assai augurabile – e pure conveniente per chi non ci ha a che fare. Ma bisogna che – come tutti i problemi – questo non sia visto dall’ottica di convenienze di parte (editori, telecom, giornalisti, blogger, motori di ricerca etc) ma in quello dell’interesse collettivo della società, dei suoi cittadini, della pluralità di fonti, etc.

  27. Sascha dice:

    @ Cafonauta

    ‘E se sta rivoluzione farà un po’ di vittime, beh è inevitabile’

    Ah, la forza d’animo nei confronti dei disastri altrui – la lotta dura senza paura e senza rischi – i cambiamenti epocali che non ci fanno nemmeno rinviare le vacanze…

  28. Non “pago” di leggere | dice:

    […] pagare l’informazione on line. Molto divertente davvero. Sto aspettando solo che ci provino, per poi vederli tornare indietro strisciando. Gli […]

  29. Cafonauta dice:

    @Sascha

    ROTFL

    Ma quando mai qualcuno ha rinunciato alle vacanze per le disgrazie altrui? Ma dove l’hai letta? Su topolino?

    Ora ti racconto una storiella:

    nel 1986 lavoravo nel settore nucleare. Io come tanti altri italiani ho votato contro il nucleare e dopo due anni l’azienda ha chiuso e sono rimasto per strada. In realtà in Italia hanno perso il posto migliaia di persone che lavoravano nel settore. Un bel cambiamento epocale che non ha fatto rinviare le vacanze a nessuno.

    Trovo lavoro nel settore militare e nel 1989 cade il muro di berlino. Altro bel cambiamento epocale, non trovi? Con esso cade anche la necessità di difendersi dai comunisti e in pochi anni tutto il settore va in crisi e metà delle aziende della Tiburtina valley chiude. Eravamo in tanti, noi metalmeccanici che ad agosto del 1991 ti abbiamo citofonato ma tu eri in vacanza.

    La terza volta, nel 2001, non c’è stato nulla di epocale a farmi perdere il posto. Solo dei banali amministratori che si mangiavano i soldi.

    Cmq, a scanso di equivoci, ti ho citofonato tutte e tre le volte ma tu non c’eri ;-)

  30. Daniele Minotti dice:

    @Cafonauta
    Io ho rinunciato ad andare in vacanza con Sascha, pensa te…

  31. Sascha dice:

    @ Cafonauta

    Non ti preoccupare: non capire le battute è un rischio professionale per il cosiddetto ‘popolo del web’…

    Oggi c’erano queste due vecchie in autobus che commentavano la storia fra George Clooney e la Canalis: a quanto pare lui lo fa solo per farsi pubblicità – mi è venuta voglia di prendere a bastonate ma poi il cuore non mi avrebbe retto…
    Ecco, quando vi sento pontificare e gongolare sulle ‘inevitabili’ vittime della rivoluzione la reazione sarebbe la stessa…

  32. Cafonauta dice:

    @Alessandro

    Sono d’accordo con te su tutto ma non capisco come fai a dare ragione a De Benedetti.

    In presenza di cambiamenti epocali come questo, è inevitabile che vi siano delle “vittime” ma per salvare il nostro interesse collettivo si devono formulare modelli di business credibili e innovativi al pari del cambiamento in atto e francamente chiedere alla collettività di mettere mano al portafoglio non mi sembra una grande idea. Indipendentemente dalla posta in gioco.

    Il modello invocato è in tutto e per tutto uquale al modello SIAE. Se accettiamo questo. Accettiamo tutto: Tassa sui supporti registrabili, eco incentivi al mercato automobilistico, Alitalia.

    Tutti hanno il denominatore comune di un mercato che entra in crisi per i piu’ svariati motivi e si tenta di mantenerlo in vita pur sapendo che è totalmente inutile perchè vive al di sopra delle proprie possibilità.

    Ed ecco che: informazione libera, pluralità di fonti, hostess, stuart, metalmeccanici, termini imerese, sud, fondi di risparmio, diventano degli strumenti di ricatto per continuare a fare i propri porci comodi.

    non invoco nessun fuoco purificatore perche’ so che cosa significa. Semplicemente sono stufo di farmi mettere le mani in tasca ogni volta che una stortura di sistema arriva al capolinea.

    PS
    E due euro al porno non glieli diamo? :-)

  33. Cafonauta dice:

    @Sascha

    Sono un webmetalmeccanico mi devi fare i disegnini

  34. Sascha dice:

    Naaa, troppo fatica per nulla.

  35. Carlo M dice:

    @Cafonauta

    “nel 1986 lavoravo nel settore nucleare. Io come tanti altri italiani ho votato contro il nucleare e dopo due anni l’azienda ha chiuso e sono rimasto per strada. In realtà in Italia hanno perso il posto migliaia di persone che lavoravano nel settore. Un bel cambiamento epocale che non ha fatto rinviare le vacanze a nessuno.”

    sì certo, proprio un bel cabiamento epocale, che ci costò 6 miliardi di euro solo per la conversione della centrale di montalto di castro e ci legò con un bel cappio all’energia importata dalla francia (prodotta col nucleare), con il costo a chilowattora più alto d’europa.

    purtroppo le vacanze le hanno dovute rinviare in molti.

  36. Carlo M dice:

    6 milioni di euro…pardon.

  37. Sascha dice:

    Abbastanza basito che la battutina sul ‘nemmeno rinviare le vacanze’ non sia stata capita – ‘Is Google making us stupid?’ diventa più lampante ogni giorno che passa.

  38. Sostegni statali alla stampa in crisi. ‘’Fischi’’ a De Benedetti, ma in Germania si pensa a un’ addizionale sui pc collegati alla rete | Libera! Libera! dice:

    […] stata accolta da reazioni piuttosto feroci (basta scorrere i commenti ai post di Luca de Biase o di Massimo Mantellini), ma intanto, in Germania, il nuovo parlamento dovrebbe approvare […]

  39. newmediologo dice:

    Bhè mante.. La libreria è splendida ed effettivamente enorme e se non altro l’uso della brugola e dell’avvitatore ti affranca per un po’ di tempo dalle idiozie come la proposta di De Benedetti che magari rientrerà se incasserà le 750 svanziche da Papi..

  40. dotcoma » Blog Archive » Giornali e nuovi modelli di business dice:

    […] carta e gli arretrati a 2 Euro e le gabelle medievali al contrario. Italia sempre […]