E’ agosto e il motto della campagna di Pierluigi Bersani per le prossime primarie del PD proprio non mi va giù. Ci penso da settimane – ok non continuamente ma ogni tanto ci penso – tipo un paio di volte al giorno. A esagerare. Magari sono in auto o leggo il giornale e all’improvviso mi viene in mente la foto con la faccia di Bersani e sotto, fra la cravatta rossa e l’abito blu quel testo dai caratteri affusolati, tratto da una recente canzone di Vasco Rossi. La canzone si chiama “Un senso”, il motto di Bersy è invece “un senso a questa storia”.

Ora vorrei provare a spiegare come mai una simile innocua frase mi infastidisce tanto. Intanto non ce l’ho con Vasco, per carità, è uno che ha già i suoi bei problemi: non sarò io ad infierire sull’unico autentico fenomeno vagamente rockeggiante e popolare che questo paese ha saputo produrre negli ultimi 30 anni. Siano benedetti fegatispappolati ed albechiare in quantità.

Non c’entra il sig. Rossi in effetti, c’entra invece quel mattino o quel pomeriggio nel quale qualcuno vicino a Bersani, se non Bersani stesso, ha deciso che quella frase era idonea a rappresentare la campagna elettorale del candidato di D’Alem dell’ex ministro dello sviluppo economico del governo Prodi alla poltrona di segretario del PD. Quella o quelle persone quel giorno hanno deciso che la frase andava comunque bene, anche se il testo, con una chiarezza nichilista che è l’unico tratto filosofico riconducibile al cantante di Zocca, chiude la partita con la frase “questa storia un senso non ce l’ha”.

Non è che Bersani ed i suoi non lo sapessero: hanno accettato volutamente una contraddizione del genere (tranne poi dichiarare alla stampa che la canzone dice tutt’altro). Ed è forse proprio questo modo di fare che un po’ indispone. Racconta un mondo. Oltretutto i testi delle canzoni sono importanti. Anzi forse sarebbe meglio dire erano importanti, perchè un testo di Vasco Rossi oggi sta ad uno di De Gregori di 30 anni fa come il pesce Nemo sta al ciclismo su pista. I testi delle canzoni sono importanti e non possono essere spezzettati, nemmeno quelli brutti, che un po’ di rispetto lo meritano tutti: la storia di cui parla Vasco il senso non ce l’ha, fine della storia. Se abbiamo un po’ di rispetto per il senso di tutte le storie, quella canzone, per lo slogan di Bersy, non andava bene, punto.

Invece nelle teste degli uomini di Pierluigi lo slogan è ok e se ne capisce la ragione. C’è dietro una scelta populista che può non piacere per nulla. A me per lo meno non piace. La frase è di Vasco, fascinosa il giusto, Vasco è molto popolare, ci accredita perfino di fronte ai giovani, suona bene, quindi la frase è ok. C’è in questo ragionare tutta la superficialità della peggiore TV, l’imperante pochezza del mondo affidato agli imbonitori di professione. Un paese popolato da maitre a penser che cianciano di cose che non conoscono: silicone, brunivespa, televendite, urla e gare a chi sputa più lontano. L’esegesi del Professor Trecca che inciampa e tira una simpatica bestemmia, il teatrino nazionale che esce dal Drive In degli anni 80 a colonizzare i corridoi tristi della politica “seria” e di sinistra.

Disinnescare simili critiche di facile abbrivio ai gusti dei più non è difficile. Noi siamo i cittadini e come i cittadini ascoltiamo Vasco. Assomigliare ai cittadini è insomma la parola d’ordine. Oppure far finta di farlo. Basta affidarsi al caldo abbraccio del popolo-così-com’è, appoggiarne il gusto medio senza grandi aspirazioni di migliorarlo, in un processo di identificazione che sole due cose può essere: la dichiarazione definitiva della propria mediocrità o – peggio – l’uso razionale della altrui mediocrità come linguaggio per raggiungere il potere.

Non ci sono grandi discontinuià nel panorama politico italiano su simili argomenti. Tutti bluffano senza grandi differenze, sulla scia del bugiardo dei bugiardi. Anche a sinistra è lo stesso. Nell’illusione che la faccenda sia meramente tecnica, si impara un linguaggio, lo si applica e ci si aspetta che i risultati arrivino.

Siamo in ogni caso fermi alle questioni formali, che un po’ hanno importanza e molto no. Rimanendo a quelle, che è tutto ciò che è possibile fare in una notte di agosto come questa, pensate che meraviglia sarebbe stata quella stessa foto di Bersani con sotto lo slogan “io voglio vivere come i gigli nei campi“. In un caso del genere si sarebbe davvero trattato di una storia con un senso. Ma anche solo aspettarsi piccole scintille simili oggi è davvero difficile.

52 commenti a “Come gli uccelli del cielo campare”

  1. Francesco T dice:

    Bersani non era ministro dell’economia.

  2. Valentino dice:

    “C’è in questo ragionare tutta la superficialità della peggiore TV, l’imperante pochezza del mondo affidato agli imbonitori di professione.”

    Questo mi ricorda un po’ “Magic Italy”.. si, in effetti.. slogan penoso… la stupidità della politica di sinistra tocca il suo culmine quando tenta di imitare i metodi berlusconiani, invece di rimarcare la differenza.. forse perchè sotto-sotto lo invidiano (che schifo)… avremo mai un leader di partito con un messaggio coraggioso, che prenda una posizione, invece delle solite baggianate?

    Chiedo venia per i toni accesi…

  3. Dario B. dice:

    Fu ministro per lo sviluppo economico ed ebbe altri incarichi in precedenza, ma non fu mai ministro dell’economia.

    Comunque, siccome “un senso non ce l’ha”… auguri.

  4. massimo mantellini dice:

    Corretto grazie (ammazza che noiosi ;)

  5. Pier Luigi Tolardo dice:

    Che ne sa Bersani di un campo di grano?

  6. Pier Luigi Tolardo dice:

    Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? 26 Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? 27 E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? 28 E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. 29 Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30 Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? 31 Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? 32 Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. 33 Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.

    Pensa che Bersani ha già quasi speso tutti i 250 mila euro che lòo Statuto del Pd gli consente di spendere per le primarie.

  7. Giovanni Sasso dice:

    Caro Massimo e cari commentatori del blog, sono il direttore creativo di Proforma, l’agenzia che sta curando la campagna di Bersani. Vi ringrazio delle riflessioni, tutte competenti e dotate di “senso”.

    Non difenderò l’idea dello slogan. Non credo che gli slogan o i marchi, o le campagne, vadano mai difesi, né tantomeno spiegati. Se non colpiscono o non comunicano, hanno fallito in partenza.

    Voglio solo dire che, fortunatamente per noi (e per Bersani), a molti la campagna sta piacendo. Soprattutto, sta riuscendo nell’intento di comunicare il concetto fondamentale. E cioè che, apparentemente, in questi primi, confusi mesi di vita, il PD è sembrato un partito con molte teste, molte lingue, ma poco “senso”. E che Bersani può essere l’uomo giusto per dotare di senso una storia, al netto delle apparenze, ne sarebbe più che degna.

    Ma questa non sia letta come “autoassoluzione”. Ho solo provato a dare un “senso” in più: fallibile, emendabile e, ça va sans dire, molto parziale.

    Buon ferragosto.

    g.

    PS: Vasco, ovviamente, ha dato il suo consenso all’utilizzo della frase.

  8. Giorgio Blangetti dice:

    Se per questo Prodi si presento’ al congresso accompagnato dalla canzone Ragazzo dell’Europa di Gianna Nannini,che nel suo semplice testo dice tra l’altro:
    tu ragazzo dell’Europa
    tu non perdi mai la strada
    tu che prendi a calci la notte
    bevi fiumi di vodka e poi ti infili i miei jeans

    tu che fai l’amore selvaggio
    trovi sempre un passagio per andare più in là
    viaggi con quell’aria precaria
    sembri quasi un poeta dentro ai tuoi bouleavard

    Insomma, ve lo vedete Prodi nei bouleavard ?

  9. ArgiaSbolenfi dice:

    Direi che era più adatta a Berlusconi..

  10. massimo dice:

    Da non dimenticare che i dirigenti del PD hanno saltellato per anni sulle note della canzone di Rino Gaetano “il cielo è sempre più blu”. Se ricordate quale fosse il significato della canzone… Questo è niente.

  11. Slogan disastrosi « aghost dice:

    […] un obbrobrio comunicativo, anche se Giovanni Sasso, direttore creativo di Proforma, sostiene che “a molti la campagna sta piacendo”. Osservo del resto che lo […]

  12. aghost dice:

    trovo lo slogan semplicemente disastroso. Anzitutto sembra un’esortazione seccata “diamo un senso a questa storia”, il che implica che:

    1) la storia del pd attuale non ha un senso
    2) “questa storia” somiglia tanto “questa menata”, come quando si dice a un bambino capriccioso “basta con questa storia”.

    Insomma un disastro comunicativo, francamente non so e non capisco a chi possa piacere.

    Del resto lo slogan suggerito da mantellini “io voglio vivere come i gigli nei campi“, avrebbe fatto chiudere subito Bersani in manicomio

  13. spider dice:

    Vasco è iscritto al partito radicale da più di vent’anni. Spero che abbiano tenuto conto anche di questo, l’agenzia Proforma, Bersani e Vasco stesso, quando hanno scelto lo slogan. Sarebbe di buon auspicio, almeno per me.

    Poi, a latere, seguo distrattamente le primarie del PD e forse mi sono perso qualcosa, ma che ha Bersani che non va, a parte l’essere “il candidato di D’Alema”, qualsiasi cosa questo significhi/implichi?

  14. dalemiano dice:

    Senza offesa, brutto post. Il passaggio su D’Alem poi è da scuola elementare.

  15. Pier Luigi Tolardo dice:

    D?Alema è forte, D?Alema è bello, D’Alema è contro il giustizialismo, il dilettantismo, D’Alema è saggio, D’Alema fa la guerra, privatizza,combatte i sindacati, D’Alema è di sinistra, di destra, di centro, D’Alema è il Pci, il Pd, quello che verrà ancora dopo,D’Alema è solido, concreto, D’Alema ha tanti amici baresi che si occupano di sanità, D’Alema ce l’ha con i giornalisti da molto prima che li combattesse Berlusconi, D’Alema è di lotta, di govrno, fa gli orogami, apre i tappi con le mani.
    Se voti Bersani voti D’Alema, se voti D’Alema voti Berlusconi, solo un po’ più antipatico, più povero e più saccente.
    Andrò a votare per Franceschini per tentare di fermare D’Alema, forse, D’Alema vincerà lo stesso e, forse, io non voterò mai più.

  16. daniela dice:

    A me il post è piaciuto.
    Primo bisognerebbe dire a Proforma: “….e basta copiare siete pagati come creativi e inventate qualcosa……..”
    Sono “socia” PD per quel che può significare una tessera per chi come me non ex di nessuno. Mai avuto tessere e quindi sono per chi vede in un partito un’occasione ma non necessariamente una appartenenza mafiosa.
    Se il mio segretario è un incompetente lo dico, non come gli ex PCI PDS DS che il segretario si difende sempre a prescindere o come gli ex Margherita divisi in duecento correnti ma senza idee.
    Quindi Buona Fortuna a chi ha qualcosa da dire per il paese. Un solo timore, quando a Bersani cadrà la maschera…..avrà il volto di D’Alema???!!!!

  17. Rocco Rattazzi dice:

    Boh, nei panni di PIERluigi Bersani, da oggi partirei con un motto vagamente rinogaetaniano:
    Nun ve regghe più ;-)

  18. Atos dice:

    Si discute per il motto …
    Ok, mettiamola così: per motivi, condivisibili o meno, ma che ai più resteranno ignoti, hanno toppato il titolo.

    Ma il film, secondo voi, come sarà?

    Il senso a questa storia , ammesso che ci sia e concesso che lo si trovi , essendo “storia politica”, credo sia negli obiettivi e nelle strategie per raggiungerli.

    Se ci sono obiettivi chiari e strategie definite, vanno dichiarati.

    Solo allora, più che con uno spot azzeccato, si potrebbe tentare il salto di qualità nella comunicazione.

    Mai successo in Italia: lasciamo stare la prima repubblica, dopo abbiamo oscillato dai programmi monster di Prodi , agli opuscoli in technicolor della famiglia Berlusconi .

    Nella mia figura di possibile destinatario del messaggio, visto che pare ci sia in gironzola su questo blog anche il direttore creativo dell’agenzia che lavora per Bersani, mi piacerebbe che “il senso della storia ” fosse comunicato in modo:

    1) breve
    2) semplice
    3) inequivocabile

    Un bel film, non un commercial.
    Abbiamo bisogno di pensare.

    Grazie.

  19. Dario Salvelli dice:

    Un Bers-aglio perfetto. Pure gli slogan sono noiosi e vuoti: una estate fiacca.

  20. aghost dice:

    segnalo tra l’altro che nel sondaggio su l’espresso, nulla di scientifico per carità, è in testa ignazio marino :)

    Sarà perché ancora non s’è proposto con slogan scemi? O perché è quello che si vede di meno?

  21. Mike dice:

    Il problema del PD è che non sa decidersi tra questa musica:

    http://www.intervalsignals.net/sounds/cva-z-vatican_radio_c1982.mp3

    e questa:

    http://www.youtube.com/watch?v=xUchXGvkWwI

  22. One EnergydReam dice:

    Adesso una piccola domanda:

    ma chi sinceramente, può votare questo filosofo dall’animo gentile!
    Chi pensa che possa capire o discernere qualcosa che non sia un fiore in un campo!

    per favore.

  23. blackzun dice:

    @Pier Luigi Tolardo: pensa poi Bersani cosa ne sa della “nostra” ferrovia ;)

  24. Daniele Minotti dice:

    Certo che, mi si permetta, bisogna volersi veramente male per avere l’ossessione di questi argomenti la vigilia di Ferragosto, eh… ;-)

  25. Les Paul dice:

    Anche la tua è una vecchia tattica: quando non hai niente di bello da dire sul tuo candidato tira escrementi sull’avversario. Gli slogan poi sono come la formazione della nazionale, nel senso che qualsiasi fesso può dire la sua prima della partita e sopratutto dopo.

  26. ivan dice:

    Just to throw in my 2 cents:
    trovo che lo slogan si commentasse benissino già da solo, senza tutto sto spreco di “inchiostro”. Forse che anche i blogger a ferragosto sono scarsi di notizie?

    Sent from my XPeria X1

  27. arbaman dice:

    Mi associo a Pier Luigi Tolardo, passasse sto Bersani alle primarie non solo non perderei neanche tempo ad andare a votare ma se fosse possibile blacklisterei il Pd da tutti i media che hanno a che fare con la mia vita almeno fino al 2020.
    E’ un film già visto e se possibile anche peggio di quello attuale.E’ un partito confuso sia a livello etico sia religioso, supponente, arrogante e anche maleducato a livello personale quello che si prospetterebbe, dannoso per i lavoratori e per gli imprenditori. O riescono a far maggioranza sui pensionati e sugli apparati inutili e clientelari di partito e sindacato, gli unici a beneficiare della greppia di “sinistra”, ma i numeri per fortuna quelli sono, oppure bye bye Pd.

  28. Pinco Pallino dice:

    A me, di tutta questa faccenda è rimasto impresso che non ho mai imparato come si fa a scrivere una cosa e poi a tirargli una riga sopra… è tutto il ferragosto che ci penso…

  29. Gianka dice:

    Pico Pallino for president!!!

  30. ottopassi dice:

    Un senso a questa storia…

    Come gli uccelli nel cielo campare Questo post di Massimo Mantellini una critica alla campagna di Pierluigi Bersani è semplicemente da sottoscrivere, di là dalle opinioni su Bersanti candidato alla segreteria P.D. …

  31. alfredo dice:

    San Francesco gli avrebbe mandato i suoi padrini !

  32. valentina dice:

    i san franceschini

  33. alfredo dice:

    Io sono agnostico, Valentina …

  34. Pier Luigi Tolardo dice:

    Siamo solo noi…..
    generazione di sconvolti, senza santi nè eroi,
    quelli che ci provano sempre,
    quelli che li fregano sempre…..

  35. giuliomozzi dice:

    Secondo Giovanni Sasso, il “concetto fondamentale” che questo motto propone è questo: “apparentemente, in questi primi, confusi mesi di vita, il PD è sembrato un partito con molte teste, molte lingue, ma poco ‘senso’. E che Bersani può essere l’uomo giusto”, eccetera.
    Si potrebbe notare che la prima parte del “concetto fondamentale” è esattamente il contenuto del celebratissimo intervento di Debora Serracchiani all’assemblea dei circoli del Pd.

  36. efano dice:

    Come riportava Pier Luigi Tolardo nel suo primo post, l’origine della frase sta nel vangelo di Matteo. E notare bene: “se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno…”. Insomma, l’immagine usata da Gesù dice che i gigli sono meravigliosi, ma non durano un granché.
    Sarà questa la metafora che ha voluto usare Bersani? Insomma, voglio vivere come i gigli del campo, stupendo il giorno delle primarie, ma poi mi butteranno subito nel forno. Non promette molto bene.
    Anche se dubito che Bersani conosca bene quel testo “originario”.

  37. Piero dice:

    Se un candidato politico, candidato alla gestione del bene comune, arriva ad affidare ad una agenzia la sua campagna pubblicitaria, vuol dire che a mio avviso farebbe meglio a fare qualcosa d’altro, che so? Il commerciante o il libero professionista.

  38. Franca dice:

    Il motto vasco-bersaniano non piace nemmeno a me: http://loscopriremosoloscrivendo.wordpress.com/2009/08/10/un-senso-a-questa-storia/

  39. Pier Luigi Tolardo dice:

    “Tu sola dentro una stanza e tutto il mondo fuori”

  40. Mauro dice:

    Confermo l’impressione, già manifestata da altri, che lo slogan è perdente perché, appunto, confessa sotto le righe (ma neanche tanto sotto… poco sotto) che la storia del Pd e il Pd stesso un senso non ce l’hanno. Il creativo di turno avrebbe fatto meglio a non presentarsi, perché il suo è un errore davvero marchiano: un committente più avveduto l’avrebbe scartato immediatamente, ma siccome il Pd è proprio quella “nave in tempesta senza nocchier” che le parole dello slogan suggeriscono, bè, lo hanno fatto proprio…

  41. giuliomozzi dice:

    Efano, ti confondi. L’immagine con la citazione evangelica (via De Gregori) è un’invenzione scherzosa di Massimo Mantellini.

    Piero: perché tu, scusa, a chi affideresti una campagna pubblicitaria, se non a un’agenzia?

    Mauro: scrivi che il motto è “perdente perché, appunto, confessa sotto le righe (…) che la storia del Pd e il Pd stesso un senso non ce l’hanno”. Poi scrivi che, secondo te, ciò che il motto confessa è vero. Quindi ritieni che sia perdente dire la verità?

  42. Mauro dice:

    Giulio, se devi andare alla guerra fai una pubblicità per i “sei milioni di baionette” che non sparano più a nessuno? Quanti ti darebbero il loro appoggio (lasciando stare, ovviamente, il caso storico di quello che, effettivamente, dal balcone disse così alla folla oceanica e questa gli batté pure le mani). Non è perdente dire la verità, è sicuramente perdente presentarsi come dei senza-testa, senza-senso. Perché dovrei appoggiare un partito che confessa, per voce di uno dei suoi più autorevoli esponenti (e probabile futuro segretario generale), di non saper trovare un senso a ciò che fa e che non fa? Il senso dell’azione politica di un partito dovrebbe essere cercato prima di una consultazione elettorale, anche se interna al partito stesso. In democrazia i partiti dovrebbero avere degli strumenti interni, degli ordinamenti in grado di disciplinare il dibattito fra iscritti, e magari fra i simpatizzanti, per individuare le linee guida della politica da intraprendere. Mettere su Bersani coi suoi quattro capelli tinti (un altro autogol comunicativo non da poco, secondo me) e scriverci “per dare un senso ecc.” equivale a mettere su il Cavaliere coi suoi quattromila capelli falsi e scriverci sotto “ghe pensi mi”. Il tipo di messaggio che passa è lo stesso: “affidatevi a me, risolverò TUTTI i problemi, quelli del partito e quelli Paese”. Lo slogan mutuato da Vasco avrebbe potuto accompagnare, semmai, la convocazione di un congresso generale del PD: in questo caso, sì, dire la verità avrebbe pagato. Avrebbe pagato dire “non stiamo capendo una minchia: parliamone, tutti quanti assieme, democraticamente, e ripartiamo da qui”.

  43. Piero dice:

    Giulio, in politica si dovrebbe andare per servire il Paese, facendosi portavoce delle esigenze dei cittadini che delegano e votano il candidato, il quale non ha motivo di farsi pubblicità o di ricorrere ad una agenzia per promuoversi, perché dovrebbe essere sostenuto da quella parte di cittadini che lo delegano e credono in lui.

    Se invece in politica si va per portare avanti una propria idea o un interesse nato da una oligarchia che non trova consenso nei cittadini, si ricorre alla pubblicità e alle agenzie specializzate per poter creare un consenso artificioso, volto a condizionare e a convincere i cittadini verso una idea che non nasce da esigenze popolari, ma solo da un centro di potere che deve sopravvivere a se stesso a spese dei cittadini.

  44. Mauro dice:

    Piero, forse la contrapposizione fra i due atteggiamenti non è così netta. Non vedo così negativamente il fatto che un candidato si faccia pubblicità: mi sembra molto negativo, invece, che la pubblicità sia sciatta e controproducente, e soprattutto omologa – nella forma e nel messaggio – a tutta l’altra pubblicità, compresa quella del premier. Senza un guizzo d’inventiva, senza un piccolo segno di distinzione, di originalità… Non sono neanche tanto convinto che si tratti di “una idea…[nata] solo da un centro di potere che deve sopravvivere a se stesso a spese dei cittadini”. In questo caso, come in molti altri molto più gravi di malcostume e/o di delinquenza di cui l’Italia contemporanea è così ricca, i “cittadini” fanno la loro buona parte. I “cittadini”, spiace dirlo, spesso sono collusi con questi centri di potere e le loro manovre. Più o meno consapevolmente, d’accordo, ma sono collusi. E “vogliono” determinate cose, da questi centri di potere (sarebbe istruttivo farsi un giro in questi giorni per le regioni – soprattutto le poche ancora rimaste “rosse” – per capire che razza di interessi di potere e di denaro si muovano dietro a queste elezioni); “vogliono” determinate cose, come hanno voluto – o hanno sperato/immaginato di volere – determinate cose dalla maggioranza che attualmente governa il nostro Stato.

  45. Cieffe dice:

    In realtà la canzone sarebbe azzeccata, il PD un senso non ce l’ha e non ce l’avrà mai. Ma sarebbe azzeccata per una campagna denigratoria, resta incomprensibili il fatto che sia stato scelta una frase del genere proprio da uno dei candidati per fare campagna elettorale. Un mistero senza senso.

  46. Piero dice:

    Mauro, Bersani (o chi per lui) non si sbaglia, lo slogan è in linea con la politica di sinistra. Anche io vorrei vivere come i gigli dei campi e giustamente Mantellini fa bene a rchiamare lo slogan degli uccelli del cielo, perché quello è il significato corretto, dal mio punto di vista, allineato anche con la vera teologia cristiana che si affida al Padre celeste e da lui dipende.

    Come richiamato da Pier Luigi Tolardo, lo slogan ha origini evangeliche. I gigli dei campi non lavorano e non filano. Non per niente un altro slogan di sinistra è “lavorare meno, lavorare tutti”. Il nocciolo della questione è il lavoro, bestia nera per tutti, perché a nessuno piace alzarsi alla mattina presto per anadare a lavorare, meglio restare fermi a casa, come i gigli dei campi che non fanno un tubo tutto il giorno, ma sanno fare bella la natura, campando con il nutrimento gratuito proveniente dal cielo e dalla terra, (cioè dallo Stato).

    Se Bersani la pensa come Gesù, io lo appoggio, sia coerente, ci assumi tutti come dipendenti statali a tempo indeterminato, con lo stipendio da parlamentare, ma poi sia coerente fino in fondo, si unisca alla Chiesa di Cristo e la smetta di fare il politico per diventare “re”, perché Gesù è scappato sui monti quando lo volevano fare re.

  47. Giovanni Volpe dice:

    Non è più tempo, per puntare su un motto o uno slogan.
    In Italia, si registra sempre di più ogni giorno, la necessità di un completo rinnovamento, di una nuova classe di politici, onesti, competenti e dediti all’interesse comune di tutti gli italiani.

  48. Mauro dice:

    Sono pronto a scommettere che la citazione dei “gigli nei campi” non è evangelica. O meglio, Bersani & C. e chi per loro non l’hanno conosciuta leggendo (se mai l’hanno letto) il Vangelo, ma ascoltando la canzone di De Gregori “A Pa”, dedicata a P.P. Pasolini. Pasolini e De Gregori numi tutelari del rachitico Pdpensiero (non riesco a immaginare se per loro sia un onore oppure no, visto che gli tocca sedere vicino a… Bettino Craxi!). De Gregori nella canzone fa riferimento al film di P.P.P. “Il Vangelo secondo Matteo” ed è proprio Matteo a scrivere questa bella frase. Insomma, per concludere: la citazione dei gigli, secondo me, svela una volta di più il vuoto pneumatico del PD/Bersani/pensiero. Si è voluta prendere una frase “carina”, poetica persino, che l’elettorato medio democratico conosceva già attraverso la canzone e forse anche attraverso Pasolini. Si è cercato di creare, così, una specie di “effetto nostalgia” assieme a un “effetto riconoscimento”. Il primo soffia sui cuori la dolcezza dei tempi in cui un partito – in piena forma – c’era e, soprattutto, era un partito di opposizione… “cronica”, che a livello nazionale poteva ancora permettersi di “volare alto” e tutti rampognare perché non aveva mai governato (non erano passati ancora gli esecutivi Prodi e D’Alema…). Il secondo effetto punta a stringere gli animi dei lettori (un po’ come il prete quando risveglia i fedeli dalla preghiera col suo “In alto i nostri cuori!”) verso una comune simbologia: Pasolini pluri-abusata icona di “questa” sinistra. Ma le sue ossa (per ora e se mai lo hanno fatto) possono continuare a riposare in pace: dietro all’immagine dei gigli, in questo slogan, a differenza del film e della canzone, c’è solo un po’ di fumo. E neanche tanto buono.

  49. giuliomozzi dice:

    Mauro, scrivi: “In democrazia i partiti dovrebbero avere degli strumenti interni, degli ordinamenti in grado di disciplinare il dibattito fra iscritti, e magari fra i simpatizzanti, per individuare le linee guida della politica da intraprendere”. Il congresso che il Pd sta preparando, è qualcosa di diverso da questo?

    Piero, scrivi: “l candidato […] non ha motivo di farsi pubblicità o di ricorrere ad una agenzia per promuoversi, perché dovrebbe essere sostenuto da quella parte di cittadini che lo delegano e credono in lui”. Giusto. Se il candidato non si fa pubblicità, come possono i cittadini
    (a) sapere che il candidato esiste,
    (b) delegarlo,
    (c) credere in lui?

    Giovanni Volpe, scrivi: “Non è più tempo, per puntare su un motto o uno slogan. In Italia, si registra sempre di più ogni giorno, la necessità di un completo rinnovamento, di una nuova classe di politici, onesti, competenti e dediti all’interesse comune di tutti gli italiani”. E che è, ‘sta tiritera del “rinnovamento”, del bisogno di “una nuova classe di politici onesti”, eccetera, se non uno slogan trito e ritrito? Io la sento da quindici anni almeno.

    “Io voglio vivere come i gigli dei campi” non è un motto di Bersani & c.: è uno scherzo di Mantellini. Rileggere l’ultimo capoverso di Mantellini, per favore.

  50. Mauro dice:

    Touché!… (ma il “senso”, che vorrei dare a “questa storia”, resta lo stesso)

  51. ArgiaSbolenfi dice:

    Vasco (e tanti altri artisti della sua generazione) dal mio punto di vista sono dei dinosauri senza più nulla da dire che dovrebbero andare in pensione e lasciare spazio a qualche nuova leva.
    Ora vi suona così strano che sia stato scelto dal pd? ;-)

  52. Piero dice:

    Giulio, a me più scherzo di Mantellini, mi sembra una parodia di Bersani e del Pd da parte di Mantellini, specialmente dopo aver letto il commento di Giovanni Sasso:

    >” Agosto 14th, 2009 at 08:53

    Caro Massimo e cari commentatori del blog, sono il direttore creativo di Proforma, l’agenzia che sta curando la campagna di Bersani. Vi ringrazio delle riflessioni, tutte competenti e dotate di “senso”. …”

    I congressi dei partiti a che servono se poi i candidati non sfruttano tali occasioni per far conoscere le loro idee alla base? Dovrebbe poi essere la base a fare pubblicità al candidato con il passaparola, il volantinaggio, ecc., non le agenzie.