Leonardo spiega Italo Svevo.

In parte grazie alle sue frequentazioni, Svevo è l’unico italiano a comparire nell’album di famiglia dei Grandi Autori del Novecento: Joyce, Beckett, Proust, Musil, Kafka… anche se in un’istantanea del genere risulterebbe sfocato in seconda fila, semicoperto dalla spalla di qualche Immortale, mentre si guarda intorno scettico: che ci faccio qui? Io sono del ramo assicurazioni. Eppure con gli anni qualche sospetto viene: e se fosse il più grande? Alla fine è la memoria che decide, con criteri tutti suoi: 2000 pagine di Uomo senza qualità (decadenze, incesti) sbiadiscono nel nulla, e Zeno Cosini resta il nitido seduttore della sorella della sorella della ragazza che gli piaceva. Si spegne lentamente il Doktor Faustus con le sue raffinate dodecafonie, e ti restano in mente le sviolinate di Guido e le canzonette di Carla. Persino a Joyce non pensi più per mesi interi; ma c’è sempre una data sul calendario, un formicolìo al petto, un funerale in ritardo, un affare stranamente riuscito, che ti rimandano a Zeno. Che libro. Sperimentale e borghesissimo, profondo in punta di piedi, comico e apocalittico, tanto che a volte uno si meraviglia: possibile che sia stato scritto proprio in italiano? Roba nostra, siamo sicuri? E com’è che non se ne fa più?

10 commenti a “La coscienza di Svevo”

  1. BaoTzeBao dice:

    E se poi ci metti che Pynchon e Foster Wallace lo hanno letto per davvero, e si vede, mentre quasi tutti i nostri no, e si vede…

    Qui siamo oScurati ?

  2. Carlo M dice:

    grande romanzo. è difficile essere profeti in patria…
    vorrei anche ricordare che svevo autopubblicò il libro con i suoi risparmi, dopo che numerose case editrici avevano rifiutato il manoscritto.
    spirito internettiano ante litteram.

  3. Sascha dice:

    ‘E com’è che non se ne fa più?’

    Ovvero, il ruolo dei classici nell’Età della Comunicazione: manganello da usare contro gli scrittori viventi da parte di gente che non legge e che nessuno pubblica (eh, ormai non si può più, in Italia la narrativa è morta etc etc)
    Qualcuno si prende la briga di fare una battuta contro Scurati (beh, qualcuno deve farlo, no?) e pubblicare a spese proprie invece che una truffa diventa ‘spirito internettiano ante litteram’.
    Per il resto, ‘l’Italia faro di civiltà mentre all’estero ancora vivevano sugli alberi’.
    Svevo, scrittore ampiamente consigliato dagli insegnanti per le letture estive.
    David Foster Wallace (a parte quel notevole racconto su Lyndon Johnson) ottimo come fermaporta (numero di persone che possiedono Infinite Jest – magari in originale – in proporzione a quanti lo hanno letto). Idem per Pynchon (che però qualche volta ne valeva la pena).

  4. raxi dice:

    Lo stimolo sul versante classici l’ho avuto in qs giorni
    vedendo la voglia di leggere prossima allo zero assoluto
    del primogenito 15enne.

    La coscienza è certamente lettura consigliata
    per tutti i ragazzi (e obbligatoria in caso di formazione umanista)

    Spero che l’idea non finisca nel cimitero dei buoni propositi.

    Giuro che gli tolgo facebook ed msn in una botta sola

    :-)

  5. leo dice:

    Sascha, non è mica tanto chiaro quel che intendi.
    Non è che sei uno scrittore italiano vivente, per caso.

  6. Sascha dice:

    No, sono un lettore italiano vivente.

  7. Ivan dice:

    Non sarà che, più semplicemente, Svevo viene studiato in 5a, quindi molti se lo sono letto “per obbligo” e se lo sono sentito spiegare dal prof, quindi si sentono preparati, mentre Beatles e Doors e FB ecc., non sono nel programma, quindi è molto più rischioso da affrontare e tocca pensare per dire qualcosa di originale e sensato…

  8. paolo dice:

    Sascha, fermaporta lo dici al tuo fermaporta.

  9. Sascha dice:

    Francamente ho fatto fatica pure a leggere ‘La scopa del sistema’ che è meno della metà di Infinite Jest…

    Comunque di recente ho letto un capolavoro moderno che molti (me compreso) avevano sottovalutato o proprio evitato all’uscita: Glamorama, di Brett Easton Ellis e adesso mi sto leggendo il suo ultimo ‘Lunar Park’, altrettanto superbo.
    Insomma, al giorno d’oggi si scrivono ancora grandi romanzi come in passato (ed Ellis esce bene dal confronto fra due giganti del passato letti di recente: Vassily Grossman e Alejo Carpentier. E ci aggiungo anche i più recenti Roberto Bolano e Murakami e Michele Mari e Walter Siti e Iain Banks…) ma fino a quando? Fino a quando ci sarà gente che troverà piacere nel leggere storie lunghe e complesse e non interattive?
    Le profezie di morte del libro si sono rivelate fino ad oggi curiosamente premature (erano date per scontate all’inizio degli anni 90) ma ora l’arrivo di uno strumento per la e-lettura migliore dei precedenti potrebbe portare nel vortice del frammento anche la possibilitò di perdersi in un buon libro…
    Del resto la conversazione online riprende gli stilemi del dibattito televisivo, cioè del genere televisivo più stupido e dannoso che ci sia, altro che i reality shows…

  10. Fabio dice:

    No, non siamo sicuri che sia “roba nostra”. Era Italia da 5 soli anni, a Trieste, e Svevo per i 57 precedenti era stato suddito d’altri. Che poi di quella Trieste non resti più nulla se non in qualche antica memoria appannata, nonostante qualche fantasia nostalgica, è altra faccenda.