Marco Pancini dedica un post oggi sul blog di Google alle presunte similitudini che un po’ in tutto il mondo sono state fatte fra il motore di ricerca californiano e Pirate Bay in occasione della recente sentenza svedese di condanna. Mi sento un po’ chiamato in causa visto che sono stato fra quelli che ne hanno parlato. La tesi di Google è che si tratti di due realtà totalmente differenti. Vediamo cosa scrive Marco punto per punto.
La missione di Google è indicizzare e rendere disponibili tutte le informazioni presenti online, questo indipendentemente dai formati in cui questi file sono messi online. I formati dei file non sono di per sé illeciti, ma è l’uso che se ne fa che li qualifica come tali. Per fare un esempio Google è come un’autostrada sulla quali circolano molte autovetture (i contenuti); Google non può essere considerato responsabile se con una di queste automobili viene commesso un crimine e nemmeno lo è l’automobile di per sé.
Ok, una volta tolta a Pirate Bay la patente piratesca che i suoi stessi (sciagurati) fondatori gli hanno inteso dare, anche un tracker bittorrent e’ un indicizzatore di risorse (limitandosi ad un unico tipo di formato) e come tale neutrale rispetto ai contenuti che raccoglie ed ordina. Analogamente nemmeno PirateBay può essere considerato direttamente responsabile per eventuali “crimini” perpetrati a margine del servizio che offre. Le differenza di architettura a me insomma parrebbero non sostanziali anche se ovviamente un sito come PirateBay fornisce anche una rappresentazione visuale dei risultati ordinati in funzione di pratiche chiaramente attinenti alla pirateria (cosa che ovviamente Google non fa).
Una differenza invece sostanziale fra Google e PirateBay (o Mininova) è che Google, come scrive giustamente Pancini, ha nel tempo messo in essere (spesso faticosamente) una serie di accordi con i detentori dei diritti che da un lato monetizzano parte dei contenuti (per esempio su YouTube) e dall’altro forniscono sistemi di monitoraggio e blocco dei contenuti caricati dagli utenti in accordo con le norme sul copyright e i desiderata dei detentori dei diritti.
In realtà le cose non stanno esattamente così. Google ha oggi una posizione intermedia su queste tematiche e questo Pancini certo non può dirlo. Da un lato indicizza con ampiezza tutto ciò che trova, tenendo fede alla sua mission aziendale, dall’altra tacita come può i malumori di chi in una simile attività di collegamento delle risorse di rete vede concrete minacce ai propri business. Il motore di Mountain View si fa forte della sua ormai assoluta indispensabilità e nel contempo qualcosa concede, giocoforza, ai detentori dei diritti. Se le cose stanno così non è azzeccatissima la citazione di Enzo Mazza su PI ripresa da Pancini stesso:
E in Italia Enzo Mazza, Presidente di FIMI, ha scritto su Punto Informatico: “Paragonare Pirate Bay a Google è strumentale perché anche un soggetto con poca dimestichezza ne nota le immense differenze. Se vogliamo usare termini semplici Google è come le pagine gialle con l’elenco delle banche. The Pirate Bay è invece il palo che cura la banca mentre i complici la rapinano. Google, così come YouTube, eBay ed altri, sono solerti ed attivi nel rimuovere i contenuti illeciti su segnalazione degli aventi diritto e operano quindi in un contesto che favorisce l’uso legittimo dei contenuti e disincentiva l’uploading illecito. ”
Mazza fa finta di non sapere cosa siano Rapidshare e Megaupload (in realtà lo sa perfettamente) e dimentica di raccontare che oggi usando il motore di Google che indicizza simili siti con ampiezza, chiunque, in pochi passaggi raggiunge gli stessi contenuti dei sistemi di sharing P2P senza nemmeno dover sapere cosa siano bittorrent o emule. Del resto se lo facesse il teorema della grande, sostanziale differenza fra Google e PirateBay ne uscirebbe leggermente offuscato.
Il mio parere personale è che Google non debba (finchè può) entrare nella dialettica della qualità dei contenuti che indicizza anche se le spinte in questa direzione sono comprensibilmente assai forti. Nel frattempo però sarebbe carino tutelare il proprio business e raccontarlo come si vuole ma senza esagerare con le iperboli.
Aprile 27th, 2009 at 23:20
Scusate, ma per quale motivo mettete tutto nello stesso calderone?
Un conto è il motore di ricerca altra cosa sono le piattaforme gestite direttamente da google. Il motore di ricerca deve fare il suo mestiere: indicizzare, tutto. Punto. Il motore di ricerca non deve concedere nulla su questo terreno anche perchè, diversamente, sarebbe un suicidio. Diverso il discorso per quanto riguarda le piattaforme riconducibli a google tipo YouTube. Su questo fronte puoi e devi intervenire si spera con strumenti più efficaci del ContentID.
Aprile 28th, 2009 at 07:41
so benissimo cosa sono rapidshare e megaupload tanto che i due citati servizi hanno rimosso, su segnalazione di FIMI, oltre 300 mila file di brani di artisti italiani dai propri archivi.
Rapidshare e megupload, come youtube, hanno un accordo con i titolari dei diritti per la rimozione costante di contenuti illegali. Esattamente il comportamento opposto di quello tenuto dagli amici di Pirate Bay.
Aprile 28th, 2009 at 09:15
Intanto The Pirate Google a me sembra abbastanza divertente: http://thepirategoogle.com/
Così come il fatto che Google China faccia scaricare canzoni attraverso la sua homepage (ovviamente grazie ad accordi con le major):
http://www.dariosalvelli.com/2009/04/google-china-fa-scaricare-canzoni-gratis-lemarginazione-e-la-frontiera-dei-senzamusica
Comunque, come dice Lunar, guai se un motore di ricerca non indicizzi tutto. C’è già una parte di Deep Web che non viene seguita da Google e gli altri. Confrontare TPB con Google non mi sembra utilissimo specialmente ora che hanno lanciato anche una VPN privata.
Mazza mi sta dicendo che Megaupload e Rapidshare controllano TUTTI i file che gli utenti inviano o li rimuovono su segnalazione (un po’ come fa anche YouTube)?
Quanto è stretto il confine tra favorire la diffusione di opere multimediali e segnalare esclusivamente su quali PC sono?
Aprile 28th, 2009 at 10:25
Anche sul piano tecnico, Google si limita a indicizzare i file di testo .torrent, TPB svolge le funzioni di Tracker BitTorrent, che è tutt’altra cosa. Senza un tracker, i file .torrent non servono a nulla.
Aprile 28th, 2009 at 10:43
una domanda:
chi è che ha upload-ato Povia su rapidshare?
E’ così che si difende in “Made in Italy”? ;-)
Aprile 28th, 2009 at 11:07
sig. Mazza,
tra dieci anni vi odieremo talmente tanto che nessuno comprerà più nulla che porti il vostro marchio.
inoltre mi spiega perchè se ho intenzione di acquistare legalmente l’ultimo disco di Les Claypool lo devo ordinare dagli States?
Aprile 28th, 2009 at 11:14
Per non parlare di http://www.g2p.org/ ovviamente.
Aprile 28th, 2009 at 11:59
caro Worm, of Fungi and Foe, l’ultimo album di Les Claypool lo trova tranquillamente da Fnac, io l’ho acquistato in via Torino a Milano, ad esempio.
In ogni caso essendo una distribuzione indie e non major è facile che non sia proprio immediantamente disponibile.
Che poi ciò sia una giustificazione per scaricare da Pirate Bay non lo so. E’ difficile anche comprare una buick in Italia…
Aprile 28th, 2009 at 12:04
@Dario Salvelli
Non penso che RapidShare, MegaUpload e anche YouTube abbiano possibilità di scelta diverse da quelle di rimuovere su segnalazione.
Vero è che la direttiva sul commercio elettronico e il nostro recepimento dicono qualcosa di diverso (autorità giudiziaria), ma il caso di Google Video (ragazzo Down) dovrebbe far riflettere.
Aprile 28th, 2009 at 14:03
Qualcuno mi spiega perchè fin’ora la battaglia tra l’industria audio-video e la pirateria internet si è combattuta quasi solo sul fronte del p2p, e non su quello dei siti di file sharing?
In particolare: i secondi sono molto più immediati da usare delle reti p2p; dovrebbero costituire un bersaglio semplice per le azioni legali; i contenuti vengono pubblicizzati banalmente tramite dei blog..
Aprile 28th, 2009 at 14:07
@worm: se non ho sbagliato a controllare, l’album di Les Claypool si ottiene in modo legale immediatamente comprandolo tramite il loro sevizio di digital download, oppure p.es. cdwow.com ti vende il CD per 12,99 euro spedito a casa (poi uno dice che i negozi chiudono..).
Oggi ottenere qualsiasi tipo musica legalmente è più facile che mai, quindi per attaccare l’industria musicale credo sia meglio utilizzare argomenti migliori della difficoltà nel reperire gli album.
Aprile 28th, 2009 at 14:08
Perdona, probabilmente sono ignorante, ma non capisco cosa intendi per *siti di file sharing*. Puoi farmi un esempio? Grazie.
Aprile 28th, 2009 at 14:13
Molto bravo Claypool (beh, stuzzica molto la mia vena funk), pero’ e’ musica che facevano trent’anni fa, eh…
Aprile 28th, 2009 at 15:03
@Daniele: mi riferivo ai sopra menzionati rapidshare, megaupload etc etc
Aprile 28th, 2009 at 16:27
Ah, ok.
Aprile 28th, 2009 at 18:08
Un misto tra capziosita` e ignoranza spassoso… ah, eravate seri?
Aprile 28th, 2009 at 19:46
Ecco, e’ arrivato l’alternativo anonimo di turno…
Mettici il nome, poi vediamo.