C’è una costante che tutti quelli che conoscono un poco Internet hanno incontrato almeno una volta. Non è nulla di locale, avviene lo stesso in tutto il mondo, una piccola complicazione legata alla grande apertura del mezzo, una cosa piccola ed antipatica internet-dipendente.

Marco Pratellesi scrive su mediablog della storia della foto del terremoto cinese che corriere.it ha messo online fidandosi della segnalazione di uno dei tanti cittadini che hanno mandato contributi dai luoghi del sisma abruzzese. Personalmente credo che Marco abbia fatto male a parlarne così estesamente, per conto mio non si deve fare troppa pubblicità agli imbecilli, non vale la pena discuterci, l’unica cosa da fare è ignorarli.

Ho detto spesso in passato (anche ad un convegno molti anni fa alla FNSI a cui partecipava anche Pratellesi) che non vedo grandi ragioni per incoraggiare un utilizzo commerciale dei contributi dei cittadini, che è quello che i media fanno con larghezza in questi tragici frangenti. Credo che i cittadini possano imparare ad aggregare i loro contributi altrove, taggando foto su flickr, creando strumenti di partecipazione fuori dalle dinamiche editoriali in mille modi e maniere. In rete per chi vuole farlo c’è modo di darsi da fare da soli.

Contemporaneamente credo che non ci sia nulla di male nel mandare una foto al corriere.it (che certamente ha il torto come gli altri editori di ricordarsi del giornalismo dei cittadini solo quando ha interesse a farlo) e che le motivazioni del gesto rivoluzionario di prendere per il naso la casta dei giornalisti sia semplicemente una cosa flebile e scema. Giocata per di più sul dolore di tante persone.

21 commenti a “La variabile dipendente”

  1. Camillo Miller dice:

    Sarà anche flebile e scema ma sicuramente mette in luce in maniera lampante situazioni tipiche di un giornalismo che si sfrega le mani quando avvengono fatti come questo.

    E c’è addirittura di peggio:

    TG1 che si autocompiace

    Altrettanto fa TGCom… Anzi pure peggio

  2. alice dice:

    ho letto e riletto, ma non sono riuscito a capire di quale costante, tra tutte quelle “che tutti quelli che conoscono un poco Internet hanno incontrato almeno una volta”, si stia parlando.

  3. Sascha dice:

    Credo che intenda i troll

  4. Luigi dice:

    Personalmente non farei mai una cosa del genere, però non riesco a biasimare chi lo fa con la motivazione linkata nel tuo post…

  5. destynova dice:

    La cosa che manca è che l’informazione dovrebbe rapportarsi a una struttura sociale (e non politica e non di marketing) fatta di serietà e confronto, su valori che sono di tutti. I gesti rivoluzionari postmoderni (e anche le spiegazioni successive) sono inutili, creano solo rumore di fondo (perché, appunto, poi bisogna spiegare, dire…). Succede ormai in tutti gli ambiti: intorno a una tragedia abbiano veline sugli ascolti del TG1, furbastri che mandano immagini per gabbare giornalisti, giornalisti che fanno i fenomeni e poi pseudo esperti scientifici che rantolano il bisogno di scuse personali. Di cose serie, purtroppo, questo paese non ne pensa più.

  6. spider dice:

    Queste erano il genere di beffe mediatiche che orchestrava Luther Blisset nella seconda metà degli anni ’90 e servivano proprio allo stesso scopo a cui è servita quella di rectoscopy (o chi l’ha fatta): mettere alla berlina i media colpendoli nei loro stessi cliché.
    Nel caso specifico: il giornale vuole foto dal posto senza spendere una lira? Eccolo accontentato con foto che valgono per quanto vengono pagate.

  7. giorgio dice:

    diresti che l’ultimo spinoza è giocato sul dolore delle persone? non vorrei fare certi paragoni, ma credo che tirare bidoni ai “professionisti dell’informazione” sia cosa buona e giusta proprio perchè ci cascano. pratellesi si è scusato di non aver verificato le immagini, ma era o non era praticamente l’unica azione che gli restava da fare, una volta che le immagini le avevano ricevute, e aggratis, dagli utenti? dice che non pensavano che qualcuno volesse “svendergli” (neanche l’avessero pagate) le foto di una tragedia al posto di un’altra, ma a me pare sia esattamente il motivo per cui, correggimi se sbaglio, esistono ancora i giornalisti. non per far veicolare – con la garanzia che deriva dal fatto di appartenere a un ordine e avere caporedattori e direttori responsabili – storie su gattini bonsai o alberghi negli elicotteri o su centinaia di altre bufale che spesso sono passate senza neanche una smentita. questa “ingenuità” è ridicola e la paghiamo tutti noi con i soldi che prendono dallo stato, quindi trovo che i “gesti rivoluzionari” alla educazionecinica siano un utile metro per l’affidabilità. personalmente accetterò le scuse di pratellesi quando non dovrò più andare continuamente a verificare le notizie dei giornali sul blog di attivissimo.

  8. Lunar dice:

    Per la cronaca: la stessa CNN, che pure ha una corrispondente sul posto, ha chiesto video, foto, immagini e testimonianze degli spettatori. Io non ci vedo niente di strano soprattutto in contesti come questi. Se vuoi mandi il contributo. Se non vuoi metti i tuoi contributi altrove. Ma nessuno ti autorizza a fare il cretino. Ricordiamoci dello tsunami che ci è stato raccontato al 99,9% con contributi dei turisti.

  9. Tambu dice:

    beh così è doppiamente facile. facile fare giornalismo facendosi mandare le foto, facile dare le colpe a chi manda le foto se si sbaglia.

    Ora, sono d’accordo che per una informazione puntuale in questo caso era assolutamente cosa buona e giusta avere foto di prima mano, ma sono altrettanto sicuro (e non c’è bisogno di un tecnico come me per arrivarci) che esistono modi per verificare. Ad esempio accettando solo foto con metadati e data dello scatto congruente col fatto, o cercandole su flickr tramite geotag e licenza compatibile.

    Se il tuo lavoro di giornalista è verificare le fonti, il controllo della foto da pubblicare *é* controllare la fonte coi mezzi a disposizione.

  10. effemmeffe dice:

    Concordo con Tambu e giorgio.
    In più qualcuno per cortesia mi spiegherebbe perché mai svelare l’incapacità della categoria di giornalisti attuale in Italia sia giocare “sul dolore di tante persone”?

  11. /V dice:

    Personalmente non li ritengo per niente imbecilli.

    Sottolineare la pochezza e l’inadeguatezza di un mezzo come il corriere quando questo cerca di fare male il nuovo media (e questo a metterci buona fede, altrimenti penserei che voleva materiale di repertorio a gratis) mi pare cosa buona e giusta.

    Francamente l’autore dello scherzo andrebbe ringraziato piuttosto che ignorato o deriso.

  12. 30 seconds to Tambu · Per fortuna esiste l’informatica! dice:

    […] chiedendo di inviare le foto, e che sono stati vittima di uno scherzo cretino (si veda anche Mantellini, donde il mio […]

  13. Laura dice:

    Condivido Giorgio quando dice che esistono ancora i giornalisti, hanno un albo una professionalità a cui rendere conto.
    Non basta conoscere l’italiano e avere un mezzo a disposizione per diventare giornalisti.
    Il CJ, che ben venga quando serve per dare dei contributi e approfondimenti alle notizie, sempre però valutato e verificato. Non credo che la cosa più importante in quel momento fosse a tutti i costi pubblicare le foto e la documentazione prima degli altri o che avere l’immagine più scioccante fosse la cosa migliore da fare. La tragedia che è avvenuta è stata già abbastanza scioccante di suo; e per di più le prime notizie sul terremoto sono state postate su twitter, quindi ci si poteva benissimo prendere tutto il tempo per verificare.

  14. Bunkr dice:

    Indipendentemente dal giudizio morale che si può esprimere sull’autore, rimane il fatto.

    (se invece di una scemenza pensata a tavolino ci fosse stato un errore commesso in buona fede la cosa non cambiava poi molto).

    I giornali potrebbero farsi un bel regalo se cominciassero a considerare il “popolo del web” alla stregua di altre fonti: ovvero soggette a verifica.

    Mi sembra anche parossistica la competizione con i social network circa la velocità con cui vengono messe on line le notizie: la copertura, l’accuratezza e l’approfondimento di un evento hanno un valore enorme, e ne va della stessa qualità dell’informazione.

    E a mio modestissimo giudizio, è sul terreno della qualità dell’informazione che le testate giornalistiche stanno giocando il loro futuro.

  15. Giorgio dice:

    metto anch’io in fila il mio commento per solidarizzare con chi ha passato la foto del terremoto cinese al Corrierone, e quelli l’hanno messo sul sito, senza verifiche, senza dubbi, senza professionalità.

    anche secondo me andrebbe ringraziato per aver messo in luce una volta di più i meccanismi di una cattiva informazione, anziché ignorato o insultato.

  16. sonia dice:

    Qualcuno ha parlato di pornografia del giornalismo via web, di morbosità dei lettori che fotografano tutto perché così “c’ero anch’io”. Non so quanta morbosità ci possa essere dietro il tentativo di ottenere quanta più visibilità possibile inviando una foto ai media nazionali, noti per la disinvoluta con cui passano da una tragedia all’altra. Mi permetto la presunzione di credere che il giornalismo partecipativo sia un modo di tenere alta l’attenzione.

  17. Sascha dice:

    Se qualcuno è davvero convinto che certe iniziative siano solo ‘provocazioni’ per dimostrare l’inaffidabilità dei vecchi media e che non avrebbero motivo d’essere in una nuova mediasfera di informazione dal ‘basso’, beh, lo compatisco proprio.

  18. Giorgio dice:

    @Sascha: fatto salvo il diritto di ciascuno di compatire chi meglio crede, per quanto mi riguarda non ho particolari miti di mediasfere dal basso, partecipative, ecc ecc. invece gradirei un giornalismo meno cialtronesco e più professionale di quello che abbiamo sotto gli occhi, in particolare nelle edizioni online dei grandi quotidiani. da questo punto di vista, la foto del terremoto cinese è una provocazione che mi ispira un sentimento di simpatia.

  19. silvio dice:

    incredibile! Arrampicarsi sugli specchi è faticoso eh! Se un giornale non ha la capacità di controllare la validità delel proprie fonti e filtrare solo il vero, che giornale sarebbe? Giornalisti? Allo sbando, pigri e non all’altezza! Domande ridicole e servizi così ovvi che l’hanno probabilmente copiati da quelli fatti durante gli altri terremoti passati! Il Corriere ha torto marcio. Riconoscerlo tale è da giornalista vero. Vero. Ma tant’è…

  20. Un terribile anonimo dice:

    I giornali si stanno disperatamente aggrappando all’illusione di essere fonti “piu’ attendibili e autorevoli” delle masse che usano internet per diffondere informazione.

    Questi scivoloni mostrano ancora una volta che l’attendibilita’ e la verifica delle fonti non sono davvero requisiti fondamentali per la produzione di una notizia da parte dei giornali.

    Commenti sorprendentemente buoni.
    Antipatico invece l’espediente dialettico di Mantellini di definire ironicamente “gesto rivoluzionario” il passaggio della foto al corriere. Credo si tratti di una fallacia del tipo “Uomo di paglia”, dato che nessuno a parte Mantellini sostiene che si tratti di un gesto rivoluzionario.

  21. Sascha dice:

    La differenza fra old e new media è questa:
    per gli old media attendibilità e verifica delle fonti non sono davvero requisiti fondamentali per la produzione di una notizia da parte dei giornali ma dovrebbero;
    per i new media attendibilità e verifica delle fonti non sono davvero requisiti fondamentali per la produzione di una notizia da parte dei blog ma la cosa non è importante perchè in rete si gira finchè non si trova la notizia esattamente come la vogliamo noi – non esistono fatti, solo interpretazioni…