Il direttore di Wired Italia Riccardo Luna mi manda alcune sue considerazioni in risposta alle discussioni nate anche su questo blog a margine del primo numero del mensile che dirige. Come si dice in questi casi, riceviamo e volentieri pubblichiamo:


Caro Massimo, grazie dell’ospitalità e scusa il ritardo. Il varo di Wired in tempi di crisi è complesso, esaltante ma extremely time consuming…. Ho seguito con attenzione i commenti al tuo post su Wired e vorrei chiarire alcune cose. Intanto preferisco non parlare del sito: è gestito da un’altra società, in un’altra città, in un altro paese, da un’altra redazione e da un altro direttore. A wired.it faccio i migliori auguri e assicuro piena collaborazione ma non tocca a me difenderli da eventuali critiche.

Le sacrosante critiche a Wired invece me le prendo tutte. Del resto, in un recente live sul sito di Current, rispondendo alla domanda del sondaggio pubblico su quale fosse il gradimento del primo numero, io ho risposto “migliorabile”, che è l’auspicio per tutto quello che faccio. Tutte le cose che faccio, spero, sono migliorabili visto che sono necessariamente imperfette. Se non lo fossero migliorabili vorrebbe dire che sono totalmente sbagliate e spero che non sia il caso di Wired (la strepitosa partenza in edicola, presto daremo i dati finali, mi fa sperare che non sia questo il caso).

Tema pubblicità. Quando è partito il progetto ho chiesto e ottenuto che Wired avesse una percentuale massima inferiore a tutti gli altri magazine (35 invece di 48) e un numero chiuso (ma più di 90 pagine pubblicitarie, nel primo numero erano 85). E’ un fatto, non è un opinione. Del resto la tremenda crisi che si sta abbattendo sull’editoria renderà presto superate queste obiezioni.

Tema superficialità. Ognuno è libero di pensarla come vuole, ma Wired è l’unico giornale italiano ad avere il coraggio di pubblicare storie anche di 40 mila battute (mentre la media degli altri a fatica supera le 5 mila). L’auto elettrica e Arduino erano superficiali? Mai letto in Italia cose così approfondite se non su un libro. Ma ripeto, ciascuno può pensarla come vuole, è ovvio.

Tema Rossetto. Il manifesto di Wired non erano una serie di frasi arrangiate e senza senso, ma un documento inedito che Louis Rossetto mi ha donato, ovvero il manifesto che scrisse nel 1991 per convincere Negroponte & C. a investire in Wired. Una chicca per chi ama Wired e la stampa in genere. Ma anche per chi ama internet.

Tema Test. Qui vorrei essere molto chiaro. Nessuna marchetta. Così come in Wired Us, ci siamo presi il diritto di stangare o criticare quello che non va. I prodotti li proviamo davvero, ma capisco che su questo tema, in un paese fondato sulle marchette ci possa essere un po’ di diffidenza.

Tema Il Romanista. Nella mia vita ho fatto tante cose, più o meno affini a Wired. Alcune molto affini a Wired. Il Romanista è stato per quattro anni e mezzo il primo e unico quotidiano al mondo dedicato a una squadra di calcio. La Voce di Montanelli è durata nove mesi e visto che io sono infinitamente meno bravo di Montanelli, qualche innovazione l’avrò portata anche lì.

Tema Nova. Me la tengo stretta anche io. Wired è un’altra cosa, ma non mi pare che il territorio dell’innovazione in Italia sia così affollato. Anzi, c’è posto per tutti credo.

Un caro saluto
Riccardo



Mi permetto solo di aggiungere un commento: trovo molto strano che il sito web di Wired.it non abbia una pagina dedicata alla redazione ed al suo direttore.

54 commenti a “Il punto di vista di Wired”

  1. L1 dice:

    stavo appunto per commentare la stessa cosa che hai detto tu.

  2. antonello dice:

    mi pare che in diversi punti il signore risponda indicando esempi in cui la situazione è peggiore (“abbiamo meno pubblicità degli altri”..). Sarà che adesso sono un “pochino” più smaliziato di quando a 15 anni leggevo i primissimi wired americani, ma credo che questo non basti a giustificarsi. Penso inoltre sia abbastanza lontano dallo spirito iniziale di wired, e dallo spirito dei lettori “hardcore” di wired (nonché da quello dei vari guru passati dalle bellissime pagine americane). Ok, dobbiamo vendere, ok c’è crisi. Ma allora perché non l’avete chiamato PIPPO e non avete lasciato in pace un mito? Mi pare di guardare il quarto film di amici miei, quello che vuole fare de sica…

  3. Marin Faliero dice:

    Alcune cose si devono valutare a pelle;
    Sarà un momento di debolezza (raro, vista la mia acidità standard). Clap clap per Riccardo e per la sua disponibilità al confronto

  4. Camillo dice:

    Ok perfetto: mi stava per perdere con l’inglesata inutile al primo paragrafo. E invece ho continuato a leggere ma non so se è stato un bene.

    Wired.it tutta un’altra cosa rispetto al giornale? E che senso ha?

    L’articolo su Arduino l’ho letto in inglese quasi due mesi fa su wired.com. Magari interesserà a chi non conosce l’inglese ma una traduzione non la chiamerei innovazione.

    Il manifesto di Rossetto sarà stato pure originale ma era piuttosto pretenzioso. Io in tutta l’impostazione ci ho letto un “ehy eccoci, 16 anni dopo ma arriviamo anche noi”.

    L’articolo sui grandi cervelli che fanno la differenza in Italia era più che pretenzioso. C’erano dei personaggi niente male ma l’articolo era zeppo di luoghi comuni 2.0, detto sinceramente.

    Io in ogni caso sono abbonato due anni sulla fiducia perché stimo chi come Riccardo si mette in gioco a questo modo, critico ma so benissimo che questo era il primo numero e si può fare ancora molto.

    Devo però dire che un giornalone come quello mi è durato si e no due giorni. Fra cose già lette fra specchietti sui prodotti che si leggono in tre secondi…. non mi è rimasto molto…

    Ripeto che la divisione totale fra sito e giornale è improponibile e davvero grave per il tipo di giornale che Wired vorrebbe essere. Non ha proprio senso. Se è un compromesso che avete dovuto fare… beh avete scelto il peggiore da fare…

  5. drpucico dice:

    per quel che mi riguarda era da un bel po’ di tempo che non mi leggevo una rivista praticamente dalla prima fino all’ultima pagina, comprese cose di cui ero gia’ a conoscenza. e gia’ questo per me significa che han fatto centro, almeno per il momento. sara’ l’hype, od il fatto che non sono un lettore esperto, ma ho avuto l’impressione che per trovare riviste di uguale o miglior qualita’ bisogni comunque abbandonare l’italiano. spero vada avanti cosi’, migliorabile come la tecnologia di cui tratta.

  6. Camillo (un altro...) dice:

    Trovo alwuanto bizzarro che Wired on line sia altro da Wired stampato… non capisco.

    I test fatti “davvero”….? Mi pare il minimo della decenza… quando i prodotti testati verranno acquistati anonimamente saremo un bel passo avanti.

  7. Francesco Fondi dice:

    ho appena letto i commenti ai vari post dedicati a Wired su questo blog e ho la sensazione che alcuni abbiano un’idea un po’ romantica di Wired USA che probabilmente non leggono da anni (a dire la verità certe critiche sembrano mosse da chi non ha neanche acquistato l’edizione italiana).

    Chi pretende di avere una rivista senza pubblicità credo abbia poco chiare le dinamiche dell’editoria (quanti sarebbero pronti a pagare 10-15 euro per una rivista senza pubblicità?). Ho la sensazione che se ci fossero state poche pagine alcuni avrebbero scritto che la rivista è un fallimento visto che non ha il supporto degli sponsor… detto questo credo che se distribuita nel timone in un modo differente sarebbe stata meno invasiva: in un primo numero le pagine iniziali della rivista dovrebbero essere dedicate ai contenuti. Inserendo una marea di pubblicità si finisce per avere la sensazione che la rivista sia invasa dagli sponsor quando in realtà in percentuale non sono tantissimi.

    Se le prime 20 pagine fossero state di soli contenuti le pubblicità nel restante 90% sarebbero state da Adbusters (ok, magari sto esagendo)…

    Alcune critiche che ho letto sembrano aprioristiche senza una vera analisi specialmente per quanto riguarda wired.it
    Non un accenno ai buchi del CMS, all’inspiegabile scelta di non utilizzare WP ma un sistema proprietario basato su Windows, ai post come quello di “Jobs che non parteciperà al Mac World” postato un mese dopo la chiusura della fiera.

    Anche l’edizione americana del sito di Wired è separata dalla rivista ma non è questo il punto.
    Il problema sta nell’avere abbandonato la struttura praticamente perfetta di Wired.com (homepage che aggrega Wired blog separati e i contenuti della rivista) per una poco efficace (per esserlo richiederebbe un lavoro editoriale almeno uguale a quello della rivista) e molto burocratizzata con autori che non postano direttamente gli articoli ma lo fanno tramite un “online editor”.

    Tornando alla rivista: si tratta del primo numero e, pur se migliorabile (più Geek e meno Monocle), credo rappresenti una bella dimostrazione di coraggio da parte dell’editore in un momento di crisi economica! Poi ovviamente criticare nella sezione commenti di un blog è più facile che lanciare un progetto editoriale di queste dimensioni rischiando soldi e credibilità…

  8. Valentino dice:

    è moooolto “tired” questa separazione tra il sito e la rivista..

    io mi sarei aspettato come minimo, chessò, un permalink per ogni articolo cartaceo dove raccogliere i commenti e gli approfondimenti, insomma un po’ di sana sperimentazione su questo incrocio tra i due media..

    voglio dire: se non ce lo aspettiamo da wired, da chi altro?

    ..e quindi, non stupitevi su “lupus” sarà la parola più votata del futuroa5lettere… :D

  9. Cablato « www.ubuntista.it dice:

    […] caro Massimo aveva aperto tempo fa una discussione su Wired italia, con il solito equilibrio che lo ha sempre […]

  10. f dice:

    a me il giornale è piaciuto, niente da dire davvero

    però una parola sugli abbonamenti me la sarei aspettata.

    migliaia di abbonamenti, fatti mesi prima, e riviste che arrivano (se va bene) una settimana DOPO l’uscita in edicola! anche nelle principali città, milano compresa! è una follia, non so se vi rendete conto…

    da parte di wired le uniche parole che ho sentito a riguardo sono state “eh noi abbiamo fatto quello che potevamo fare”. fine. quindi sarà sempre così?
    arriverà sempre 10 giorni dopo?
    almeno ditelo

  11. Roberto Marsicano dice:

    Pieno di banalità, oltre a cose abbastanza vecchiotte e risapute, come quelle che racconta la Montalcini sui due cervelli.
    L’articolo più risibile è quello sull’isola di Ascensione come stazione Echelon, annunciato come se fosse chissà quale segreto disvelato quando queste cose sono anch’esse abbastanza note dagli anni 90.

  12. antonello dice:

    a me non è dispiaciuto l’articolo sul bollitore. E continuo ad indicare “monocle” come rivista da imitare, anche nel design..

  13. Il punto di vista di Wired (Manteblog) dice:

    […] Continua […]

  14. Cafonauta dice:

    Beh,
    Ieri ero a casa e rileggevo qua e la alla luce di tutti i commenti letti e, per ora, rimango della mia idea: il primo numero è un mischione di Men’s Heath, XL e Vanity Fair.

    Visto che il commento con la mia personale recensione della rivista è stato forse quello che ha scatenato un po’ tutto (Riccardo Luna cita direttamente varie critiche fatte dal sottoscritto) non mi resta che aspettare il prossimo numero e vediamo se migliora.

    Complimenti comunque a Riccardo Luna che ci mette la faccia rispondendo in prima persona alle critiche mosse.

  15. Stefano Sf dice:

    Come prima uscita direi che non è niente male. Ha ragione Luna a dire che c’è del coraggio nel pubblicare storie da svariate pagine. A me per esempio quella dell’Arduino è piaciuta molto (mentre quella dell’auto elettrica era abbastanza noiosa). E’ giusto criticare Wired se si ritiene che vi siano motivi per farlo, ma scommetto che alla sua uscita in molti hanno esclamato “Oooh finalmente!” quando hanno visto che si trattava di qualcosa di nuovo (per l’Italia) e non dell’ennesimo mensile piatto che tratta di informatica.

  16. Lunar dice:

    @f che scrive:
    migliaia di abbonamenti, fatti mesi prima, e riviste che arrivano (se va bene) una settimana DOPO l’uscita in edicola! anche nelle principali città, milano compresa! è una follia, non so se vi rendete conto…

    certo che ci rendiamo conto. se vai a rileggere i commenti su questo stesso blog troverai esattamente questa previsione. Con tutto il rispetto per chi ci lavora e per l’impegno che ci mettono, anche economico, pensare che l’innovazione del XXI secolo passi dalle edicole o dalle poste…

  17. spider dice:

    Ribadisco che a me la rivista è piaciuta. Gli articoli che mi sono piaciuti di più sono proprio quelli citati dal direttore: Arduino e l’auto elettrica. Però non posso fare a meno di notare che quei due articoli sono traduzioni. Possibile che in Italia non abbiamo giornalisti capaci di scrivere in quel modo?
    Mi è piaciuta anche l’intervista alla Levi Montalcini, anche se in alcuni punti ho trovato invadente lo stile dell’intervistatore. Comunque qualcosa di diverso rispetto alle solite interviste alla Vanity Fair.

    Nel complesso 19 euro li ritengo spesi bene. Spero solo che le traduzioni non siano troppe: leggo anche Wired Usa e mi dispiacerebbe dovermi sorbire troppi articoli già visti (qualcuno mi rendo conto sia indispensabile, basta un certo equilibrio).

    Per quanto mi riguarda il voto a questo numero è 7,5

  18. Simone Martelli dice:

    A me Wired versione italiana non è dispiaciuto nella sua prima uscita. Mi sembra ci sia stata anche onestà nell’uso del termine “migliorabile”.

    Anche io però resto sconcertato dalla divisione nettissima direi tra rivista e sito web (che mi guardo bene dal frequentare).

    PS: anche io sono un abbonato 2 anni sulla fiducia, credo di aver fatto l’iscrizione tra i “primerrimi”… Ho comprato il giorno dell’uscita una copia, ne ho fatte comprare anche un’altra e poi dopo 10 giorni mi è arrivato per posta il primo numero (però io vivo ai confini dell’Impero, nella provincia toscana e non fo molto testo).

    Ciao Mante!

  19. doctoroz dice:

    ..non ci sono pagine dedicate al direttore perché si capirebbe chi è come è arrivato lì..

  20. Dario Salvelli dice:

    “A wired.it faccio i migliori auguri e assicuro piena collaborazione ma non tocca a me difenderli da eventuali critiche.”

    Cioè, fatemi capire: il sito web è una cosa a parte rispetto alla rivista? Sono due redazioni diverse? Che senso ha?
    E’ davvero poco Wired se fosse così.

  21. Roldano De Persio dice:

    Come ha ben capito Amazon con Kindle 2.0 la carta è morta e sepolta. Continuare con i tempi della carta è un sucidio economico specie in una nazione come l’Italia che non legge oppure che quando legge ha in odio le pagine pubblicitarie. I fatturati si fanno con i numeri e non con le élite. Non parliamo poi del boomerang delle poste italiane. Immaginate il numero di dicembre o gennaio con le feste natalizie in mezzo.

    L’unica via di uscita a mio modesto avviso è che Wired Italia diventi un programma televisivo oppure una televisione tematica. Con l’avanzare delle televisioni via web e il digitale terrestre si apriranno sconfinate praterie da riempire. Tutte le televisioni sono ora in affanno perchè necessitano di contenuti e Wired potrebbe soddisfare il palato di chi non sopporta più Grandi Fratelli e similia.

    Ho perfino scritto una lettera aperta a Riccardo Luna, praticamente una supplica :)

    http://www.themarketer.info/01-03-2009/lettera-aperta-a-wired-italia/

  22. fabio dice:

    “rappresenti una bella dimostrazione di coraggio”

    in realtà il punto è sempre lo stesso. Lanciare nel 2009 un magazine rivolto ad un target che vive in Rete è alquanto strano.
    Sarà…ma io questo non lo chiamo coraggio.

    Ho sempre grande rispetto per chi ci prova e ci mette del suo, anche sbagliando.
    A me spiace dirlo, ma è la scelta di fondo del cartaceo (con tutti i suoi costi) che non capisco. Ci vedo davvero poca lungimiranza.
    In Italia oggi si legge poco, si naviga cosi-cosi, ma si guarda molta Tv.
    Ma cosa succederà tra 5 anni?

    Per Conde Nast noi (lettori) siamo semplicemente un target.
    20-40, maschi, con collegamento a Internet, buona disponibilità di spesa, che vivono in città medio-grandi.
    Internet però è un’altra cosa.

  23. Chameleon Copywriter dice:

    Barbed wired…

  24. rimax dice:

    x Roldano de Persio: Amazon col primo Kindle si è presa una mezza trombata (non parlo solo del numero di lettori venduti, circa 500mila – non pochi ma nemmeno tanti -, ma del numero di ebook venduti)), e ciò che funziona negli USA non è detto funzioni da noi (anzi). Lo spazio per la carta, imho, c’è ancora. L’importante è puntare su contenuti esclusivi e di qualità, e mi pare che Wired Italia, col primo numero, lo abbia fatto. A me sembra che chiunque critichi la rivista ha il suo modo di vederla, il suo modo di migliorarla. Giustissimo, ma ti basta guardare anche questi commenti per leggere che il pezzo su Arduino ad alcuni è piaciuto (me compreso), ad altri no. Il bollitore idem. I test pure. Il punto é: Wired riesce a essere un buon compromesso tra tutte le esigenze del pubblico? Credo che quando si valuta una rivista sia giusto tenere a mente questa domanda, perché non credo che esista la rivista perfetta, che piace in tutto a tutti. Secondo me Wired Italia è un ottimo compromesso, almeno a leggere il primo numero. E credo che chi lo esalta al 100% o lo stronca al 100%, in realtà, non l’abbia nemmeno letto.

  25. soloparolesparse dice:

    Davvero incomprensibile la divisione tra la redazione cartacea e quella web, non riesco a spiegarmela.
    Allora lunga vita al nostro mini BlogMagazine…!!!

  26. Roldano De Persio dice:

    @rimax la storia si fa con i numeri e 500.000 Kindle 1.0 per essere un oggetto super costoso e propritario/non open sono un mega successo e ora Amazon punta dritto anche agli iPhone.

    Quello che si fa in Italia spesso, non sempre serve da esempio per gli altri mercati, per il mondo: negozi abiti, borse e brand Mercedes, almeno in passato nuovi tipi di cellulari, Fox Italia introduce FlopTV e se funziona lo estenderà al resto del mondo e Facebook ha dei tassi di crescita impressionanti. In sintesi l’Italia è proprio il luogo dove iniziare a fare esperimenti.

  27. Roldano De Persio dice:

    ops ho dimenticato una virgola ed è cambiato tutto il significato errata corrige non sempre, serve…

  28. spider dice:

    Io questi paladini dell’online contro la carta giuro che non li capisco. Anzi, a dirla tutta e fuori dai denti mi sembrano un po’ dei fighetti a tutti i costi.
    Voglio dire: leggete al computer anche mentre cacate? Mentre aspettate la metropolitana? Sul treno? In aereo? A letto prima di dormire? State sempre con un computer e una connessione appresso? Non ci credo nemmeno se vi vedo.

  29. Daniele Minotti dice:

    @spider
    Eh… vai sul sicuro perche’ dubito che qualcuno si metta una webcam in bagno ;-)

  30. Daniele Minotti dice:

    Dico una cosa che potrà sembrare banale, stupida, non nobile. Personalmente, malgrado una certa militanza informatica, leggo meglio su carta che su Web. Specie i testi lunghi, complessi. In particolare, quelli *complicati* (codici), anche se e’ cosa di settore.
    Dunque, almeno per me, la carta ha sempre un suo perché. A condizione che sia di qualità, ovviamente.

  31. Camillo dice:

    Aggiungo una nota di colore positiva. Ho lasciato Wired in giro per casa. E’ stato “raccolto” dai miei parents (per inglesare un po’ anche io) e oggi mi sento dire “Però che bello quel Uaird, è una rivista fatta bene!” Credo che chi non è ancora culturalmente cablato possa avere attraverso Wired un approccio importante alla cultura digitale.
    Ricordiamoci che noi “operatori della rete” (chi per lavoro chi per passione) soffriamo di una sorta di dispercezione continua. Io per primo capisco che sbaglio sottovalutando il fatto che forse (speriamo) Wired avrà questo compito: avvicinare alla cultura digitale chi non saprebbe da che parte iniziare. E questa è una buona cosa.

  32. rimax dice:

    x Roldano: i numeri sono bassi Roldano, lo ha detto proprio Bezos in una pre-conferenza (prima di quella per la presentaizone del Kindle 2;)). SI aspettavano molto di più, ma soprattutto in termini di ebook. Amazon DEVE puntare all’iPhone, per forza.Kindle 2 deve uscire dagli USA per fare qualcosa, ma al di fuori degli USA non può far nulla, secondo me. Ma ti sfido a dire che preferisci leggere un romanzo su iPhone, rispetto a un libro vero.

  33. rimax dice:

    x Spider: Spider for President! ;)
    e aggiungo: se non leggono cartaceo al bagno, chissà con cosa si puliscono. Il Kindle 2 è un po’ scomodo… ;)

  34. Daniele Minotti dice:

    @rimax penultimo
    Penso che l’operazione, annunciata, di Amazon circa gli ebook per iPhone sia soltanto un modo per sperare di vendere ebook in piu’. Sono un po’ scettico sulla leggibilità di testi impegnativi su 3 o 3.rotti pollici pur *brillantissimi*. Siamo tutti guerci, specie dopo i 40. E chi ha mai visto e provato un vero ebook reader (electronic ink) sa di cosa parlo.
    @rimax ultimo
    Muhahahah!

  35. Lunar dice:

    se proprio vi interessa sapere cosa porto al cesso vi accontento subito: eeepc. :)
    non mi sporco le mani con l’inchiostro, mi regolo il carattere per come piace a me e ci guardo pure SkyTG24. L’unico TG che riesco a digerire senza vomitare.

  36. Cafonauta dice:

    Concordo con Minotti.
    ebook su iphone è una contraddizione in termini.
    Ma come fai a leggere un libro su iphone? ma che siete impazziti?
    e poi un ebook reader non è un portatile altrimenti basterebbe accattarsi un net-pc e basta.
    qualcuno di voi ha mai visto un dispositivo con display e-paper dal vivo?

    Sta notizia dell’ “e-phone” è solo rumore aggiungeteci che oggi sull’iphone sviluppano migliaia di applicazioni e (stupidate) mostruose perche’ fa tanto fighetto.

  37. Daniele Minotti dice:

    @Lunar
    Io ho una discreta raccolta di stampa da cesso: riviste di informatica, libri di diritto, ecc. Al limite do uno sgurado al palmare per news veloci. Ma l’eeePc mi sembra troppo… :-)

  38. Daniele Minotti dice:

    Lunar, saprai anche che nelle tastiere dei PC si nascondono mille batteri… Altro che inchiostro!

  39. Lunar dice:

    si Daniele,
    io nel mio eeepc ho un mare di manuali che vanno letti anche se a tempo perso. Quale posto migliore?
    Comunque sia come al solito si sbarella. :)
    Per me, ripeto che vale per me, il cartaceo è morto. Chi la pensa diversamente è libero di leggero come, dove, quando e su cosa. ovvio, no?

  40. Daniele Minotti dice:

    @Lunar
    Io non mi ci vedo ed ammetto anche che può essere un mio limite (anche di vista). Sicuramente, ti posso dire che c’è un certo spreco di carta (non igienica). Mi piacerebbe leggere qualche studio serio sull’impatto ecologico dei due approcci.

  41. Lunar dice:

    Daniele, pure io da quando ho superato i 40 non ho più una vista perfetta e per questo che con il pc riesco a leggere senza occhiali. Ctrl + e ti passa la paura. Provate a farlo con la carta.

  42. Daniele Minotti dice:

    Ctrl+Bausch+Lomb?

  43. Francesco Fondi dice:

    in Giappone il mercato dei romanzi su telefonino esiste e prospera già da qualche anno e la carta non è morta visti i numeri che fanno riviste e libri (in calo ma tutt’ora molto alti rispetto ai mercati occidentali).

  44. Daniele Minotti dice:

    Non e’ che la lingua (loro) aiuta?

  45. Antonio dice:

    Mi pare di capire che il sito Wired.it sia legato all’editore dell’edizione inglese e che venga editato da Isabella Panizza Cutler (che in effetti traduce praticamente tutti gli articoli inglesi che compaiono nel sito).

    Wired is also launching a magazine and website in Italy in February. It will be edited by Isabella Panizza Cutler, a writer for Italian Vogue and Vanity Fair, as well as Italian current affairs magazine L’Espresso.

  46. boskizzi dice:

    Io mi sono abbonato e non ho ancora ricevuto nulla. Trovo ridicolo il sito della gestione abbonamenti, che rimanda a http://www.abbonamenti.it
    Se qualcuno ci ha navigato saprà quanto sia del tutto inutile. Chiede un codice cliente, stampato sul foglietto utilizzato per l’indirizzo di spedizione: ma se non avete mai ricevuto nemmeno il numero uno, tale codice sarà per voi ignoto!

  47. michele dice:

    @boskizzi: io ho fatto l’abbonamento su quel sito, ma non mi ha chiesto nessun codice.
    Mi sono iscritto da una settimana, quindi dovrei iniziare a ricevere la rivista da aprile, mi han detto.
    Pagamento con bollettino, semplicissimo.

  48. Claud dice:

    Alcuni commenti qui mi sembrano un po’ curiosi.
    Come quelli di chi si lamenta perché il giornale agli abbonati arriva giorni dopo l’uscita in edicola.
    Ma in che mondo vivete?
    Non avete mai sentito parlare dei disservizi delle poste?!
    Sono secoli che i giornali su abbonamento vengono recapitati con ritardi di giorni, se non di settimane, quando arrivano…
    Tanto che alcuni editori di quotidiani si sono attrezzati per consegnare da soli il giornale ogni mattina agli abbonati, altrimenti l’avrebbero letto due o tre giorni dopo l’uscita in edicola.

    Curiose anche le lamentele sul fatto che la rivista e il sito web di Wired sono due cose diverse.
    Ma come? Fino a ieri tutti criticavano i giornali online che riproducevano pari pari i contenuti su carta ed ora che un editore fa qualcosa di diverso lo si critica proprio per questo?!
    La logica mi sfugge.

  49. Nick dice:

    Dico la mia.

    Luna con questa lettera conferma l’immagine che di lui mi sono fatto negli anni passati. E cioè quella di un personaggio un pochetto presuntuoso.

    A parte il citare Montanelli (per poi dire “eh ma comunque io non sono Montanelli” e ti vorrei vedere a dirlo), a parte l’usare il NOI citando Wired US lui che, correggetemi se sbaglio, non ha alcun rapporto diretto con Wired US, a parte questa e mille altre cose.
    Devo dire che, mentre per la cosa della pubblicità (molto concentrata nelle prime ottanta pagine, ma è normale) ha perfettamente ragione, nel senso che non mi è parsa così tanta, e le avevo contate le pagine (anche se mi pare fossero 87 per la precisione), e c’è ben di peggio, ma di molto peggio, per il resto noto appunto l’atteggiamento “so io come si fa un giornale e voi capite poco o nulla”.

    Poi mi sbaglierò ma l’impressione che lui mi dà è quella.

    Tra l’altro non so che Internet conosca Luna ma la rete è, prima di ogni altra cosa, comunicazione.

    Bene.

    Come mai allora quando chiesi sul suo blog se accettavano o meno postepay (dato che sul sito e sui siti di abbonamento non c’era scritto nulla al riguardo e non c’era un contatto a pagarlo) il direttore Luna non diede uno straccio di risposta (un commento, nulla più e invece manco quello)?

    Coma mai non ci sono contatti di redazione et similia come giustamente dice Mantellini?

    E soprattutto quando mai il direttore di un magazine (in questo caso wired italia) non si interessa del sito facendo sì che questo appaia slegato e privo di legame rispetto al magazine cui fa riferimento?
    “Non ne so nulla, chiedete a loro”…..è stucchevole sta cosa

    Per quanto riguarda il giornale il primo numero non è stato proprio malissimo.
    A parte le cose dette da altri e la noiosissima (mio parere) intervista a RLM. Alcuni buoni spunti (aka cose che su altri magazine non leggi tutti i giorni) c’erano. Pochi però c’erano.

    Certo, se poi magari non saltasse fuori ogni 20 pagine un mosaico di roba che per capirlo devi chiamare Mantellini (lato interpretativo) e Andrea Beggi (lato tecnico) messi assieme sarebbe meglio.

    Un brutto inizio. Ma se non altro si può migliorare di molto e tutto. Soprattutto il lato comunicativo.
    E non penseremo mica che una lettera sul blog di Massimo Mantellini (voglio vedere se funziona google alert, sempre che mm l’abbia sottoscritto col suo nome e cognome) risolva tutto n’è vero?

  50. Nick dice:

    e comunque Massimo per favore cerca di scurire un pò di più le scritte dei commenti che sembra che il tuo obiettivo primario sia quello di provocare un accecamento di massa..Non dico nero..però un pò di più si dai. Io quando leggo i commenti del tuo blog ho gli occhi che mi urlano ;)

  51. Andrea Menetti dice:

    Wired è illeggibile. La maggior parte delle persone dicono “l’ho sfogliato, sembra carino”. Nessuno dice di averlo letto. Non credo al direttore Luna, che stimo come professionista, quando dice che ne sono state vendute parecchie copie. Gli edicolanti non la pensano così (provate a chiedere) e dopo pochi giorni dal sito si poteva scaricare un buono per acquistarlo a 1 euro contro i 4 delprezzo di copertina.
    I test dei prodotti? So per certo che i giornalisti hanno ricevuto regali dalle aziende che compaiono nelle pagine hi tech. Quindi prima di parlare di markette degli altri Caro Riccardo ci penserei due volte.

    In bocca al lupo per il prossimo numero.

  52. PiDave dice:

    Commento in ritardo perche’ in ritardo ho comprato il secondo numero di Wired (ieri).
    La rivista e’ piacevole, spesso interessante e soprattutto priva di tette & culi – per quanto sia presente un minimo di gossip che francamente lascerei proprio perdere del tutto. Concordo con chi dice che gli articoli piu’ interessanti sono le traduzioni.

    Detto cio’, stamattina parto in quarta per abbonarmi sul sito e mi intoppo al punto di trattamento dei dati: c’e’ una sola casella da cliccare ma ci sono in realta’ tre (3!) diverse clausole da accettare. In blocco. Il fatto e’ che mi va bene che abbiano i miei dati per mandarmi a casa la rivista ma certamente non voglio che li rivendano a terzi.

    Abbonamento perso, mi spiace per Lunar.

  53. Helli dice:

    @fabio
    sono perfettamente d’accordo

    riprendendo quello che hai scritto, come donna e coinvolta direttamente da internet non solo come utente ma anche come creativa/webdesigner (che dir si voglia), trovo wired fastidiosamente diretto a un pubblico maschile

    il che ovviamente è un fatto di puro marketing: significa che secondo le analisi che qualche fighetto laureato in bocconi avrà fatto, probabilmente questo è il target su cui vale la pena contare

    nonostante si sbandierino interviste a Rita Levi Montalcini, che per quanto interessanti, rimangono un’operazione d’immagine se tutto il resto della rivista va nella direzione opposta

    ho tra le mani il numero di maggio in cui uno degli articoli di punta è sul punto G
    questo mi fa riflettere sul fatto che:

    A. potrei sciorinare una lista delle cose che mi importano meno del punto G, lista in cui tra l’altro figura l’opinione di un demente di pseudo-scienziato filantropo che tra tutte le aree di ricerca possibili ha scelto di studiare quello che c’è in organi genitali non suoi, indebitamente e per accontentare un pubblico di altri dementi che avranno avuto si e no un mezzo flirt con la voce femminile del casello autostradale

    B. invece di adottare per una volta una linea – apparentemente – antieconomica, si è scelto di fare più soldi
    per cui modelle nude un po’ più spesso di quanto sia necessario per una rivista di questo genere, fare menzione della pornografia en passant , e chiaramente un lessico a metà tra il radical chic e l’IT/nerd che fa sentire alcuni lettori parte di un’élite culturale, altri ammiranti del giornalista-sciamano che sa tutto di tutto e scrive difficile
    e, certo, una dichiarata venerazione per il mezzo internet senza bene motivarlo, come se un mezzo in sè e per sè potesse portare solo pace e bene all’umanità, nuovi positivisti del web (quando altrove cioè fuori dall’Italia questo positivismo è già passato e metabolizzato da tempo)

    dette tutte queste cose, che sicuramente vi avranno annoiato, resto del parere che sia tutto sommato una rivista gradevole, l’approccio è nuovo (almeno quello) e qua e là c’è anche roba molto interessante, ma non definirei wired “rivoluzionario”

    rivoluzione è tutt’altro, e quasi sempre non va insieme al marketing

  54. Ste dice:

    Sono abbonato a Wired dal primo numero (tra l’altro oggi mi è arrivato il quarto ), volevo solo fare un’ osservazione sul numero di pagine:

    Primo numero 240
    secondo numero 176
    terzo numero 168
    quarto numero 164

    SETTANTASEI pagine dal primo numero…Dove arriveremo tra un anno?