Contrappunti su Punto Informatico di domani.


C’e’ una cosa che salta immediatamente agli occhi leggendo il corposo Piano E-Gov 2012 (http://www.innovazionepa.gov.it/) presentato da Governo nel corso della settimana passata: su alcune valutazioni di massima dello scenario, per la prima volta da molti anni, si è scelto di abbandonare le patetiche bugie di un tempo, le statistiche camuffate, i comunicati stampa nei quali si diceva solo quanto fossimo belli e bravi, ad uso e consumo dei pochissimi che ci avrebbero creduto. Il piano del Ministro Brunetta parte invece da una constatazione di realtà necessaria che viene spesso ripetuta:

In Italia solo il 17% delle famiglie usa Internet
La media europea è del 32%
Nei grandi paesi europei il valore sale al 40%
Nei paesi del nord Europa raggiunge il 60%


Questi sono i dati che conosciamo da anni e che mai in Italia avevamo visto scritti con tanta chiarezza. E’ possibile si tratti di una nuova volontà di trasparenza di cui essere grati al Ministro Brunetta o potrebbe anche trattarsi della constatazione che ormai non c’è più nulla da difendere, siamo gli ultimi degli ultimi (a parte la Grecia che comunque ha alcuni tassi di crescita migliori dei nostri) superati da Portogallo, Ungheria, Polonia e doppiati da quasi tutti gli altri. Non abbiamo insomma davvero nulla di cui vantarci.

Tornando al piano: non c’è dubbio che la Pubblica Amministrazione e la sua discesa online giocano un ruolo importante nella complessiva digitalizzazione del paese cosi come è vero e sacrosanto che la scuola e la sua capacità di dotarsi delle nuove tecnologie sono forse l’altro campo fondamentale sul quale incidere per immaginare una rincorsa italiana allo sviluppo tecnologico europeo.

Il progetto del Ministero per la Pubblica Amministrazione e Innovazione si occupa di questi due punti e di molti altri: dalla sanità alla giustizia, dalla sicurezza agli affari esteri, fino al portale turistico nazionale e alla customer satisfaction dei cittadini della repubblica che potranno dare un giudizio sull’operato della amministrazione dello stato mediante un sistema di ranking ad emoticons.

Molte delle iniziative di Innovazione nella PA contenute nel piano sono ferme da anni (la carta di identità elettronica, l’anagrafe digitale, la cartella clinica digitale, la posta elettronica certificata, la fatturazione elettronica) mentre secondo il Piano dovranno tutte andare a regime entro il 2012. Il che è francamente difficile da credere

Per quanto attiene alla scuola ci sono molte parti del progetto interessanti come quella ormai annosa della necessità di mettere in rete tutte le scuole italiane e di dotarle di tecnologie adeguate o come quella che allude all’introduzione di contenuti digitali nella didattica in forma gratuita o a pagamento, anche mediante l’utilizzo di blog e wiki. Colpiscono invece le pochissime misure previste per l’Università (sostanzialmente solo la copertura in wifi delle sedi) e crea più di un dubbio il progetto “Compagno di Classe” che si propone di “dotare gli studenti della scuola primaria di un PC a loro dedicato (resistente – leggero –sicuro – a basso costo) come strumento didattico”. Forse in un deserto dei tartari digitale come quello del nostro paese fornire ai bambini delle elementari un notebook “alla Negroponte” potrebbe non essere una delle priorità, a maggior ragione se il progetto, come sembra, sarà economicamente sostenuto da partner come Intel, Telecom e Microsoft.

La messa in opera e gli avanzamenti del Piano saranno disponibili online su un sito web apposito così che i cittadini possano controllare direttamente l’esito delle iniziative: i cittadini stessi saranno chiamati ad una fattiva collaborazione anche attraverso la disponibilità di un numero verde nazionale che prenderà il nome rassicurante di “Numero amico”.

E tuttavia il rischio concreto è che questo Progetto, bello o brutto che sia, come tanti che l’hanno preceduto rimanga poco più di una dichiarazione di intenti, non tanto e non solo per l’oggettiva difficoltà di risollevare questo paese e la sua amministrazione dal suo medioevo tecnologico, un medioevo fatto di mille differenti gap primariamente culturali e come tali di difficilissima risoluzione, quanto perchè manca, ancora una volta, una chiara, gia decisa e condivisa, volontà economica di sostenerlo. Molti degli avanzamenti previsti dovrebbero iniziare già nel 2009, quindi adesso, eppure la larghissima parte del fabbisogno economico complessivo (1380 milioni di euro) risulta ancora da finanziare. Per la precisione mancano all’appello, da qui al 2012 la bella somma di 1133 milioni di euro e con l’aria che tira francamente appare ottimistico immaginare che le dichiarazioni di intenti sulla centralità di una simile rivoluzione digitale si trasformino poi in una delle priorità economiche del governo. Specie quando lo stesso governo dichiara di affidarsi al piano E-gov 2012 per ridurre del 25% la spesa per la pubblica amministrazione.

Se saranno le solite nozze con i fichi secchi alle quali siamo ormai da tempo dolorosamente abituati ce lo dirà (forse) il monitoraggio web dell’avanzamento dei lavori previsto dal Ministro Brunetta. A quel punto e non prima potremo disperarci con ragione e utilizzare così finalmente i servizi di cura del cliente previsti dal governo, inondando i siti web della amministrazione di emoticons con faccine tristi. Una modesta consolazione in puro stile web 2.0.

12 commenti a “Anteprima Punto Informatico”

  1. Max dice:

    http://stanza101.tumblr.com/post/72119768/domanda-al-ministro-brunetta

  2. ferny1 dice:

    Siamo un paese arretrato anche perchè siamo governati da persone arretrati per antonomasia. Brunetta alla fine ha fatto quello che già da anni era programmato, siete voi giornalisti che le notizie le fate diventare “nuove”….arretrati anche voi?
    Perchè non parla del contratto generale firmato gisl e uil con la confindustria…. che francamente porta la nazione ad essere + arretrata che mai…..Che strano vedere Obama che parla di tecnologie alternative, che mette il lavoratore in primo piano, mentre noi ritorniamo nel “900”.
    Arretratezza è nel nostro dna, a volte…. anzi ultimamente molto spesso mi domando come abbiamo fatto a portare questa gente nel Paarlamento Italiano……arretrati anche noi!!!!
    Vedere la tv ancora + arretrata che mai, per fortuna che c’è internet…. speriamo di non riuscire a far arretrare anche questo.
    Saluti.

    P.S. Perchè nel tg24 fate propaganda a Silvio Berlusconi in Sardegna????
    Con la scusa che è Presidente del Consiglio, oltre a non risparmiarci le cazzate che dice….. ci propinate anche la campagna elettorale con soldi dei contribuenti, visto che deve fare il Presidente del Consiglio.
    Fateci sapere qualcosa del suo avversario….. Per par condicio….
    Anche un carciofo a noi va bene! Sicuramente sara meglio di Berlusconi!

  3. spider dice:

    Io l’indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) ce l’ho. Mi costa 5 euro l’anno e per tirarla su è bastato inviare un’autocertificazione e una fotocopia dei miei documenti. Roba di 5 minuti, salvo aspettare una decina di giorni che i fornitore facesse i suoi controlli.
    Si può sapere che cos’è che la rende di così difficile adozione nella pubblica amministrazione?
    Ma soprattutto: perché non ce l’hanno nemmeno le aziende private?

  4. Giancarlo dice:

    @Spider sono curioso: fino ad oggi per cosa l’hai usata?

  5. spider dice:

    Giancarlo, a dire il vero ce l’ho da poco, l’intenzione è di usarla tutte quelle volte che bisogna usare il fax o la raccomandata. Mi sono ripromesso di rompere le balle tutte le volte che sarà possibile.
    Nel frattempo la uso per inviare le fatture in PDF, cosa che facevo con una email convenzionale già prima.

  6. Max dice:

    @ spider:
    Non è vero che non ce l’hanno le aziende private. Le Camere di Commercio ricevono gran parte della documentazione, ormai, telematicamente. Gli amministratori delle aziende (ma anche ad esempio i commercialisti) sono dotati di firma digitale e, sempre più spesso, di pec.
    Nell’ambito della PA, invece, malgrado sia obbligatorio avere una posta elettronica istituzionale (certificata), strumento attraverso il quale l’ente può ricevere istanze dagli utenti/cittadini, siamo lontani dal risultato sperato. All’indirizzo http://www.indicepa.gov.it/ trovate l’elenco delle PA, e vedrete che poche, purtroppo, hanno la pec. Nemmeno il ministero di Brunetta.

  7. giovanni arata dice:

    molto d’accordo con @Max.
    le caselle di posta elettronica certificata sono ormai piuttosto diffuse, ed impiegate, nel mondo dei professionisti.

    Per quel che riguarda gli uffici pubblici, nella mia esperienza passata di informatizzazione di una grande PA (uffici giudiziari civili) quello che ho visto è che accanto al problema dei soldi ve ne sono di altri, spesso persino più incidenti.

    l’informatizzazione degli uffici (giudiziari almeno) non è bloccata tanto dalla mancanza di fondi, quanto da:
    – mancanza assoluta di organizzazione (e quindi di presidio dell’innovazione) nei singoli uffici locali
    – mancanza di incentivi per i singoli (dirigenti ed impiegati) ad abbracciare delle novità che non comprendono, e dalle quali anzi sono spaventati

  8. spider dice:

    Max grazie delle informazioni.
    Mi informerò meglio se le aziende con cui ho a che fare hanno un indirizzo di PEC. Magari sono sfortunato io… ;)

  9. zeb dice:

    Brunetta ha presentato in pompa magna il suo “Piano E-Gov 2012”.
    Tutti i ministri dei precedenti governi hanno presentato in pompa magna il loro Piano E-Gov, e lui non è certo da meno.
    Sollecitato anche dal blog di Mantellini ho dato un’occhiata al Piano E-Gov 2012, un documento di 70 pagine.
    Mi pare fatto piuttosto male, con dati disomogenei e su argomenti diversi. Faccio alcuni esempi perché ci sono alcune cose, anzi più di alcune, che proprio non convincono:
    I media battono sul dato, riportato a pagina 5, che solo il 17% delle famiglie italiane usa Internet, contro una media EU del 32%.
    A pagina 9 si fa una comparazione tra Italia e Germania. Le famiglie italiane con connessione Internet salgono a circa il 42%.
    A Pagina 22 invece le famiglie connesse a banda larga sembrano essere circa il 25%.
    Per capire qualcosa su dati regionali bisogna cercare di interpretare la tabella di pagina 11, io non ci sono riuscito.
    A pagina 15 ci sono comparazioni tra paesi europei, ma non si capisce di cosa si stia parlando. C’è anche scritto che “…L’Italia si posiziona a 27, leggermente al di sopra del valore medio dell’Europa che che è a 76…” (il che che è nel testo).
    A pagina 18 c’è una tabella che ci racconta degli “…Individui (%) che hanno usato internet per la
    ricerca di lavoro nel 2007 in aziende sopra i 10 addetti che usano internet per la formazione.” Ma cosa vuol dire?
    Mi domando: che cosa hanno messo insieme? Non dico il miniministro, ma possibile che nessuno dei fannulloni che girano per il ministero abbia avuto il tempo di rileggerlo?
    Non mi soffermo neanche sulle paginate di promesse su piani pluriennali (di buoni propositi ne ho visti abbastanza, e da troppi anni aspetto i fatti), ma se cominciamo con report di questo genere stiamo freschi.

  10. Max dice:

    @ giovanni arata
    concordo con te sulla difficoltà di introduzione di nuovi sistemi (anche tecnologici, ma non solo) nella PA, io che in una PA ci lavoro (e con soddisfazione e orgoglio, caro Ministro).
    Il tema della dematerializzazione e quindi dell’introduzione di strumenti avanzati quali la firma digitale e la pec non è così scontato e “facile”. Occorre cambiare la mentalità e vanno fatti grossi investimenti a livello formativo sul personale.
    Il mio ente ha firmato due convenzioni con la cancelleria del tribunale e la procura della mia città, in modo da scambiarsi non più fax o documenti via posta, ma esclusivamente documenti informatici, firmati digitalmente e spediti via posta elettronica certificata. E ho potuto riscontrare le difficoltà che anche tu hai citato. Personale che non sa come creare dei pdf, come proteggerli, come firmarli digitalmente, non parliamo dell’attenzione che va prestata a una casella PEC (che va presidiata con scrupolo).
    Sono tematiche non sempre facili, ma la PA è impegnata, da tempo, in questo sforzo. Magari a livello caotico, magari sotto la spinta dell’iniziativa e della buona volontà dei singoli, che si scontrano però con la ristrettezza dei mezzi a disposizione e con la difficoltà a “cambiare la testa” delle persone. Qui, più che di “resistenza al cambiamento”, come tanto spesso accade, è proprio una carenza di cultura, di sensibilità su queste tematiche.
    Soprassiedo poi sulla difficoltà da parte delle PA a digitalizzare i propri archivi (visto il vincolo delle Sopraintendenze dei beni culturali che ci impone di non distruggere la carta). Come vedete, si tratta di questioni complesse.

  11. Fabrizio T. dice:

    Ecco l’e-government: il “registro elettronico” a scuola

    http://tinyurl.com/chgpb7

    Roma, 27 gen. – (Adnkronos) – Gestione delle assenze via sms ma anche voti on line e note disciplinari. E’ il registro elettronico, che in circa settanta scuole in tutta Italia e’ gia’ realta’. “Abbiamo sviluppato una soluzione formidabile”, spiega all’ADNKRONOS Paolo Salami, responsabile del marketing di MasterCom, azienda di Correggio (Reggio Emilia) che da anni sviluppa centralini digitali per le aziende e che ha inventato il registro elettronico. “In Italia siamo i primi e gli unici ad avere sviluppato un sistema di questo tipo e siamo tra i pochissimi anche in Europa”, sottolinea Salami, spiegando che ”con un investimento contenuto”, che va dai 3mila ai 10mila euro, le scuole possono dotarsi di un sistema che consente il tanto auspicato controllo dal ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini. Il programma Mastercom utilizza il protocollo SSL, un sistema di backup automatico e il server Firewall, che lo rendono particolarmente sicuro relativamente ai dati gestiti. “Quando entrano a scuola – spiega Salami – gli allievi attraversano dei ‘varchi digitali’ e cosi vengono registrati automaticamente attraverso il rilevamento di una tesserina (tipo quelle degli skypass di ultima generazione) dai server dell’istituto. In questo modo siamo riusciti ad automatizzare quello che e’ un aspetto oneroso per tutte le scuole”.

  12. zeb dice:

    Anche Mochi Sismondi sul ForumPA, commentando il piano e-gov di Brunetta, ha fatto caso alla bufala “…solo il 17% delle famiglie italiane usa Internet…”. Anche lui sottolinea il fatto che è un errore e cita il dato, più verosimile, del 42% delle famiglie italiane in rete secondo l’indagine Eurostat (ufficio statistica dell’Unione Europea) dello scorso dicembre.
    Non siamo la Svezia o il Canada, ma c’è una bella differenza!
    Intanto però tutti hanno parlato di questo 17% e nessuno si è sognato di correggerlo, men che meno la nostra seconda Brunetta preferita (la prima resterà per sempre quella dei “Ricchi e Poveri”).
    Avanti così.
    http://lunacamuna.blogspot.com/