La frase che mi sento di condividere maggiormente della bella analisi sulla Internet del 2009 che Giuseppe Granieri ha scritto per Apogeo e’ questa:

Il punto vero è che internet sta scomparendo dentro la realtà, sta diventando normale per molti e portando la normalità di molti nei suoi bit.

Dico questo perchè molte dei punti che Giuseppe tratta nel suo pezzo riguardano cose già ora avvenute. Sia la specializzazione degli strumenti di relazione che la frammentazione degli ambiti sociali (due dei paragrafi sono dedicati a questi aspetti) non mi sembrano fenomeni da immaginare per il 2009 ma realtà già ben definite ed “accadute”, seppur limitate ad un numero assai modesto di utenti avanzati della rete.

La specializzazione degli strumenti è forse nata con Twitter (quindi oltre un anno fa) ed è stata seguita poi dalla nascita di Tumblr, dal crescente utilizzo dei social network ed, infine, dall’arrivo di Facebook anche al di qua dell’oceano. La frammentazione degli ambiti sociali è stata da un lato una conseguenza della disponibilità di queste tecnologie e dall’altro forse incoraggiata da una volontà non espressa di mantenere ambiti di relazione differenti, non necessariamente ricondicibili uno all’altro. Anche questa forse è una tendenza diffusa resasi impellente nel momento in cui gli strumenti disponibili diventavano troppi e troppo invadenti. Se e’ vero che per esempio i social newtork sfuggono in gran parte al riassunto sociale pubblico tentato da Google erano forse questa segmentazione per livelli sociali e questa impermeabilità relativa ciò che gli heavy user degli strumenti 2.0 domandavano.

Stiamo però parlando di fenomeni che, almeno in Italia, viaggiano ben al di sotto di una massa critica capace di imporre cambiamenti significativi alle prassi sociali. Se i blog in Italia hanno inciso solo parzialmente sull’ambiente informativo (non sto qui ora a riaprire una discussione vecchia e complicata) o se gli strumenti di sharing come Flickr o Youtube non sono (ancora) stati in grado di disegnare una nuova normalità nella fruizione dei contenuti fotografici o video ciò è in buona parte attribuibile alla loro scarsa penetrazione al di fuori del gruppo esiguo ed entusiasta degli “iniziati”.

Così per tornare alla frase di Giuseppe citata all’inizio, forse il 2009 potrebbe essere immaginato davvero come l’anno della consapevolezza diffusa, fra un ampio numero di cittadini fino ad oggi ignari di ciò che in tanti abbiamo già sperimentato: la capacità che gli strumenti sociali di rete hanno nel migliorare la qualità delle nostre vite.

A questo proposito negli ultimi mesi si cita spesso la vertiginosa ascesa di Facebook come una occasione iniziatica per milioni di persone nei confronti non solo di un social network ben fatto (e discretamente noioso) comunque capace di fare da collante fra utenze molto diverse, ma di una Internet delle persone finalmente conscia di se stessa.

In questo processo, per una volta, i “precursori” non avranno grandi ruoli mentre è la società delle persone che si gioca una occasione di rinascimento ideologico (nuova informazione, nuove consapevolezze commerciali, nuovi rapporti di vicinanza sociale) mediato da uno strumento tecnologico che fino a ieri era “il lupo” ed oggi, anche con la mediazione di Facebook (sia santificato Mark Zuckenberg e il suo accrocchio) diventa, potrebbe diventare, lo sguardo nuovo sul mondo per molti anche in questo paese.

10 commenti a “L’accrocchio di Zuckenberg”

  1. .mau. dice:

    Mah, che Facebook sia specializzato è tutto da dimostrare, anzi a me sembra essere proprio il contrario.
    Ciò detto, in venticinque anni di internette ho visto non so quante volte il pendolo oscillare tra specializzazione e “faso tutto mi”.

  2. Sascha dice:

    Se Internet scompare dentro la realtà vuol dire che finalmente tutti quei discorsi sulla Rete come contopotere, alternativa, liberazione, rivoluzione etc etc finalmente cesseranno?

    ‘Lo sguardo nuovo sul mondo’ però mi pare parte di quel vecchio sogno (o ridicola illusione) secondo cui la Rete avrebbe abolito l’intermediazione dei professionisti dei media e avrebbe reso la realtà visibile per la prima volta…
    Il fatto che il modello operativo dei vecchi giornali stia crollando e che in rete non ce ne sia un’altro alternativo (non c’è comunque abbastanza pubblicità per tutti) rafforzerà le fonti alternative che forniscono le notizie: governi, imprese, PR…

    Quanto al miglioramento della qualità delle nostre vite non mi sembra il caso di spacciare una dubbia teoria per un fatto accertato…

    (quando vedo un gruppo di ‘amici’ al bar per l’aperitivo ognuno impegnato a parlare col telefonino a qualcun’altro lontano penso: beh, saranno anche felici ma…)

  3. Ivan dice:

    Per molti versi non definirei il miglioramento della qualità della vita in termini pratici una “dubbia teoria”. A te piace andare in banca e perdere mezza giornata per pagare un f24 o fare un bonifico? Con internet molte cose che prima si traducevano in un enorme perdita di tempo ora le fai in 5 min e puoi usare quel tempo risparmiato per fare altre cose. Se non e’ miglioramento della qualità della vita questo…
    La superficialità dei rapporti e la “desocializzazione nella vita reale” che per alcuni versi internet e gli strumenti di social network alimentano rappresentano secondo me un altro aspetto (negativo) del fenomeno.

  4. Massimo dice:

    concordo con .mau. Inoltre, Flickr probabilmente no, ma YouTube è mega di massa in Italia.

  5. Gennaro Carotenuto dice:

    Come per altri contesti della Rete ci sono (almeno) due livelli di lettura.

    Se FB è la killer app che fa fare un salto di qualità sociale nell’uso della Rete a un numero importante di persone ben venga, ma a me, come forse alla maggior parte di chi di salti ne ha osservati già un centinaio sembra un’anello piccolo della catena evolutiva.

    Anche il vecchio VOL di Grauso ebbe dei meriti, immaginò il browser (Tiber) come piattaforma per esempio, eppure oggi ce lo ricordiamo in tre. Potrei andare più indietro, al Chiapas nelle BBS… ma come dice MM eravamo ben al di sotto dell’imporre cambiamenti sociali.

    Insomma, se qualcuno sale sul tram alla fermata Zucky ben venga, ma il tram è partito prima e va oltre.
    gc

  6. Gennaro Carotenuto dice:

    PS eppure… senza Chiapas nelle BBS forse non c’era Seattle… per quanto possa apparire riduttivo ciò.

  7. le ali dice:

    Concordo. Ho su facebook molti contatti novizi della rete ed entusiasti. Io che in fondo sono uno scafato (anche se non troppo, non lo si è mai troppo) lo uso con meno frequenza.

  8. Daniele Minotti dice:

    Per dirla con quattro parole semplici, come piace a me: su FB ho visto gente che manco pensavo avesse il computer, figurati Internet.
    Poi, è anche vero che vedo la gente che aggiorna sempre meno di frequente il proprio status.
    Regrediráma si stabilizerà su uno scalino superiore rispetto a passato.

  9. spider dice:

    Sono d’accordo con Gennaro: di “salti” (ma sono salti?) se ne sono visti decine. Qualcuno riuscito, qualcun altro no (Metitieri si ricorda di sicuro di Pointcast – l’idea era comunque buona, oggi implementata tramite RSS + Reader).

    Quelle che mi lascia perplesso è l’affermazione che la specializzazione degli strumenti è nata l’altr’anno con Twitter.
    Rimanendo nell’ambito del sociale, che ti è caro, ci sono i newsgroup e le mailing list, irc e gli istant messenger. Tutta roba che ha più di quindici anni.
    Insomma, come dice Gennaro, se uno sale sul tram alla fermata Facebook, o Tumblr o Twitter, ben arrivato, ma non è che significhi che è partito da lì. (tra l’altro, Mante, tu c’eri).

  10. PandaSorn dice:

    @Ivan sono d’accordo con te, ma certe volte penso che magari andando in stazione a fare il biglietto del treno o in banca a fare un f24 avrei potuto incontrare in coda una bella ragazza. E invece mi devo accontentare di conoscere chiara (www.bancopostaclick.it) :-)