Con la sottile arroganza che lo contraddistingue Michael Arrington di TechCrunch tocca un tasto dolente (ed una delle grandi debolezze) del mondo della comunicazione in rete. Riassumo gli aspetti secondo me interessanti del suo articolo, le cui tematiche forse potrebbero essere replicate in scala anche da noi.

La grande maggioranza delle news su prodotti e servizi tecnologici sono in mano alle società di PR che stressano gli editori in rete affinchè web magazine, blog, siti vari, si occupino dei loro prodotti. Le società di PR da un lato tengono l’informazione “per le palle”, dall’altro sono a loro volta nella medesima antipatica situazione visto che la loro retribuzione dipende dalla capacità di bucare il mercato.

La conseguenza più recente di questo è che, per massimizzare gli effetti, le medesime anteprime tecnologiche vengano distribuite a un numero sempre crescente di soggetti. Si parte dagli attori principali della informazione di rete (come TechCrunch ovviamente) e si scende, si scende ogni volta più in basso, fino al blog scalcinato di periferia con 100 lettori. E’ uno degli effetti perversi dell’economia dell’attenzione (e ovviamente questo spreading delle esclusive ai big non è che faccia piacere) dove a scarsa attenzione è necessario rispondere con sempre maggior potenza di fuoco.

Si tratta di una sorta di circolo perverso che parcellizza il valore assoluto delle news, perchè ovviamente (e questo Arrington evita di dirlo) anche gli editori online campano di simili esclusive e non sono (quasi mai) in condizioni di dettar legge al riguardo, pena il rischio di essere isolati dal flusso di notizie che interesseranno domani i loro lettori.

TechCrunch in ogni caso ci prova, annunciando che, dato il ripertersi di violazioni agli embarghi informativi (limiti temporali imposti dalle PR prima dei quali una news non può essere diffusa) da parte di molti soggetti, da oggi il più letto blog tecnologico mondiale smetterà di rispettarli. Potrà succedere dopo 1 minuto o tre giorni, scrive Arrington, ma TechCrunch violerà qualsiasi embargo imposto dalle società di PR.

Una smargiassata certo, che ci aiuta però a considerare come l’informazione tecnologica continui ad essere spesso molto simile a com’era prima dei blog e delle nuove forme editoriali in rete. E comunque c’è al bisogno anche la furba eccezione finale: se voi, stimabile Pr, darete a noi la notizia in esclusiva, ecco allora in quel caso qualsiasi embargo sarà gradito e religiosamente rispettato. Distinti saluti.

6 commenti a “Tutti sullo stesso embargo”

  1. Enrico Bianchessi dice:

    Caro Mante, due precisazioni, lato agenzia. Che le PR tengano per le palle l’informazione è vero forse e solo per quelle poche che gestiscono le preziose informazioni di quelle poche aziende di cui i giornalisti non possono fare a meno. Per il resto sono la agenzie a essere “trattenute” per le suddette da entrambe le parti (media e azienda cliente). Che poi le agenzie siano retribuite sulla loro capacità di bucare è un pio sogno (che peraltro condivido). In ogni caso ho commentato più estesamente sul mio blog (stressando ovviamente il lato agenzia di PR ) Ciao e auguri a te e a tutti i tuoi lettori.

  2. massimo mantellini dice:

    Grazie Enrico,

    molti auguri anche a te.

  3. Alberto dice:

    Mi identifico nell’esempio di blog scalcinato di periferia con 100 lettori: è, impietosamente, l’esatta descrizione del mio blog :P
    E’ veramente così un male che quindi abbiano dato pure a me un N96 per provarlo e scriverne?
    E’ sicuramente un male per i big ma una voce in più non può essere utile all’utente finale che dovrà decidere se acquistare quel telefono o un altro?

  4. axell dice:

    OT> bello qui! Bene, bel rinnovamento… Abbracci da Turin…

  5. marcello majonchi dice:

    Massimo,
    ciò che elegantemente definisci “furba eccezione finale”, io la chiamo, più prosaicamente, “marketta” ed è pratica non limitata alla blogosfera.

    In questo contesto andrebbe rivalutata la figura (un po’ vituperata) del blogger professionale.
    Avere alle spalle una azienda, dove la raccolta pubblicitaria è separata dall’attività editoriale, permette al blogger maggiore libertà.

    Questo, ovviamente, stando alla mia esperienza.

    Certo, anche qui la “marketta” non è inesistente, ma non è più un fenomeno legato alle dinamiche della rete, rientrando nelle più tradizionali pratiche di malcostume che si ritrovano in tutto il mondo del giornalismo.

    Buone cose a tutti.

  6. roberto dadda dice:

    Massimo il problema è vecchio come la stampa, certo complicato oggi dalla numerosità delle possibili fonti e spesso dalla scarsa professionalità degli uffici stampa.

    Il vero problema secondo me viene poi non tanto dal fatto che la recensione di un blog piccino possa influire sul compratore, ma dal fatto che il turbinoso cut and paste che viene usato in rete può dare al parere del piccolo blogger una grande visibilità senza spesso si mantenga traccia della fonte.

    E’ un mondo strano questo dove la gente parla e viene ascoltata senza che nulla si sappia per esempio di cosa faccia nella vita e di quali studi abbia fatto.

    Mi stupisce un poco la frase ” fino al blog scalcinato di periferia con 100 lettori” detta da te che credi tanto nella Coda lunga da scandalizzarti perché gli studenti ai quali vai a fare lezione non lo hanno letto.

    Io agli studenti quel libro lo sconsiglio perché credo sia interessante solo la descrizione del fenomeno mentre le considerazioni economiche sono molto fuorvianti come del resto è stato fatto notare da una economista di Harvard alla quale l’autore non ha nemmeno risposto.

    Il blog con 100 accessi non è scalcinato, è la vera essenza del blog e della coda lunga!

    bob