21
Apr

La storia racconta che dopo la proposta di una Costituzione per Internet arrivò il Premio Nobel per Internet. Dopo il Wi-fi gratuito per tutti regalato dal Comune ai cittadini, fu il turno di una ambiziosa proposta di ritocco alla Costituzione (un articolo bis dedicato al diritto alla connessione). Più avanti un paese di vecchi a forma di stivale rovesciato si è in pochi mesi trasformato nel paradiso dello startupper (tali e tante sono ormai le iniziative che li invocano a gran voce), nel frattempo qualsiasi agenda si è fatta improvvisamente digitale. In coda a tutto questo oggi è arrivato il momento della nuova campagna strappacoreInternet Bene Comune“.

Siamo un paese di chiacchieroni digitali: prima di fare le cose ci piace annunciarle, esporle al giudizio popolare mediante raccolta di firme sul web, e poi riunire gli organizzatori in un comitato che a sua volta produrrà un gruppo di esperti il cui PDF di 900 pagine, partorito con dolore e personali lacerazioni etiche di ciascun componente, sarà intensamente discusso, contestato, confutato ed infine dimenticato. Si poteva forse cambiare il mondo ma nel frattempo è arrivato qualcosa di nuovo ed incisivo, uno slogan attirafolle, un rigurgito democratico direttamente dalle stanze del Parlamento, qualcosa di disruptive e urgentissimo a deviare la nostra attenzione. Anche solo un furbetto d’oltreoceano che viene a raccontarci che il web è morto per via di certi gingilli che lui ed il suo editore stanno cercando di piazzarci a caro prezzo.

Dentro il motore di questi progetti, dentro il provincialismo tenero della Internet italiana è possibile riconoscere persone diversissime. Ci sono gli entusiasti, dispensatori di buona fede ed ingenuità, i cinici opportunisti ovviamente, ci sono quelli che firmano qualsiasi cosa che contenga la parola democrazia, quelli che Twitter ha cambiato il mondo, quelli che a Facebook preferivo Gopher. Soprattutto ci sono cognomi e nomi che si ripetono, politici vicini alla rete, idee che si inseguono, sacrosante prese di posizione ascoltate mille volte come la pubblicità del fustino con Franco Cerri a mollo.

La domanda centrale è da tempo la seguente: serve a qualcosa tutto questo? Tutto questo organizzare, creare loghi attraenti, produrre petizioni, stampare manifesti, popolare convegni in località austere o curiose dove esprimere in folti gruppi fiumi di parole ragionevoli, serve? Tutto questo è utile davvero? Accresce le possibilità di questo paese di trasformarsi in un posto migliore o è, invece, la rappresentazione originale del suo previsto fallimento? Perché, insomma, se tutto questo teatrino serve io partecipo, come talvolta mi è capitato di fare, anche se la lezione che mi sembrava di avere imparato in questi 15 anni di rete italiana è che il processo di emersione della cultura digitale è l’esatto inverso di quello che va in onda in Italia ormai da un po’ di tempo: è un processo meritocratico e aperto al giudizio di chiunque, dove prima le cose si fanno e poi se ne parla (nel caso funzionino). Prima essere Volunia (per usare crudelmente un ottimo esempio di questi mesi) e poi parlare di Volunia, prima essere rete, produrre valore da quelle parti e poi raccontare la rete. Non si tratta di una forma di snobismo da iniziati ma il domandarsi semplicemente se possiamo permetterci tutto questo spreco di grandi parole, energie e denaro.

Qualche giorno fa Stefano Hesse, un italiano che vive in UK e che lavora da anni in (grandi) aziende Internet scriveva questa cosa su Twitter:





Io non so se davvero ce ne sia bisogno: quello che so è che tutti noi che amiamo Internet e che vorremmo ci fosse più Internet nelle case italiane, avremmo davvero bisogno che la rete fosse una cosa normale e scontata senza bisogno di grandi etichette governative. Finché Internet continuerà ad essere l’oggetto di simili campagne sapremo per lo meno che purtroppo non è ancora così.


p.s. Il Comunicato stampa di Fondazione Sistema Toscana scaricabile dal sito web dell’organizzazione che ha lanciato il progetto Internet Bene Comune, si chiama comunicato Internet Bene Comune Mariangela.doc, dove Mariangela immagino stia per Mariangela Della Monica dell’Ufficio Stampa Corporate FST che firma il documento. Le proprietà della copia di Word utilizzata per comporlo non sembrano deporre (come succede spesso) a favore di una Internet Bene Comune a favore anche delle finanze di Microsoft Italia.

update: segnalano nei commenti che la faccenda del doc. è stata “risolta“.

18 commenti a “Bene Comune”

  1. Alex dice:

    Magari Francesco Mauro e` responsabile dei sistemi informatici…

  2. Alex dice:

    *Magari Francesco e Mauro sono i responsabili […]

  3. Cristoforo Morandini dice:

    L’unico aspetto positivo (forse) è che, presumibilmente per la psicosi open, il documento non è in pdf e agevola quindi il suo riuso.

    Rimane il problema dell’uso…

  4. Internet bene comune | Webeconoscenza dice:

    […] di un rinnovato interesse sul tema di Internet come ‘bene […]

  5. mORA dice:

    In Italia si discute di Internet?

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04/19/frequenze-nomine-agcom-pdl-prepara-blitz-nuova-autorita-sara-sotto-controllo-berlusconi/205660/

  6. Trentasei dice:

    Ciò che mi colpisce è anche la sezione contributi del sito: un sacco di persone (fra cui quintarelli) che scrivono fiumi di parole per dire che Internet è utile. Ma c’è qualcuno che li legge? O davveto qualcuno che li legge per capire da loro perché Internet è utile? Loro che ci metton la faccia, davvero si sentono degli innovatori? Il telefono è utile? Ne facciamo uno anche per il telefono? Ce lo facciamo spiegare perché è utile? È tutto cosi surreale..

  7. nicola dice:

    Da noi c’è un (ex) comico che parla di rete e vende i libri di carta e spedisce i dvd dei suoi spettacoli. In un altro posto di questo pianeta un suo collega mette i suoi spettacoli sul suo sito scaricabili a basso costo senza drm. Non mi sorprenderebbe se non parlasse mai di rete, questo collega. La differenza sta tutta qui.

  8. Giò dice:

    Un popolo di chiaccheroni, ecco cosa siamo.
    Lo dice la diffusione di cell ormai 2 per ogni persona……

  9. Daniele Minotti dice:

    Internet meritocratica? Quella italiana proprio no, ci sono sempre le cricche dei soliti

  10. andrea milanesi dice:

    beh forse hai ragione, ma a uno come me al quale piacerebbe utilizzare internet in modo sempre più efficace e utile, partecipare a questo tipo di iniziative e magari convincere qualcuno in più che la rete può cambiare la vita, è comunque un fatto positivo. Magari sono iniziative che servono a pochi, ma pochi è sempre meglio di nessuno.

  11. Giordano dice:

    Noi sia quelli che oltre a parlare di internet proviamo a fare qualcosa con internet, se vuoi assaggiare una prova in anteprima mandaci il tuo indirizzo per email ;)

    Giordano

  12. Pier Luigi Tolardo dice:

    I più forti di tutti sono i manager di una certa azienda: sono pieni di debiti, certo non colpa loro, sono inseguiti da gang di azionisti famelici che se ne fregano della Rete e vogliono solo i loro soldi, dovrebbero onestamente dire: non siamo in grado di darvi niente di più di quello che vi diamo, è l’Italia e non possiamo farci niente….
    Invece si inventano che la colpa è della domanda, che loro sono modernissimi ma è il Paese che è arretrato…..
    Che forti…..

  13. elcamilo dice:

    update: si sono un po’ corretti, il documento ora è in formato libero e si trova qui

    http://www.fondazionesistematoscana.it/sites/default/files/internet%20bene%20comune.odt

  14. Quelli che il cavo | eDue dice:

    […] MANTELLINI, Massimo – Bene Comune […]

  15. Il cavo orale | eDue dice:

    […] MANTELLINI, Massimo – Bene Comune […]

  16. internet in italia:solo parole | Simone Weil dice:

    […] spietata analisi di Massimo Mantellini sulla situazione di internet in Italia e sull’ennesima campagna pro-internet dal fascinoso […]

  17. Anoni Mouse dice:

    basta che non ci tolgono l’acqua al suo posto..

  18. giorgio dice:

    Complimenti per lo spazio che dedicate alla tecnologia, sono di una piccola web tv e sento particolarmente l’argomento.Sto cercando di spingere affinche’ nella mia citta’ si possa fare internet gratuito con il wi fi nelle piazze ,ma qui e’ parlare arabo.