La puntata di ieri sera di Report dedicata ai social network per conto mio aveva due soli problemi seri:

1) Troppi temi trattati: si doveva parlare di social network e si e’ scivolati poi su spamming, phishing, computer zombie e pirateria, a testimonianza del fatto che chi ha pensato l’inchiesta o conosce poco Internet (orientandosi comunque fra i temi con sufficiente competenza), o ha creduto che servisse un piccolo bignami lievemente terroristico ad uso dei non addetti.

2) L’approccio indagatorio: si tratta di un limite tipico di Report. La notizia c’è, molto più spesso, là dove si trovano aspetti oscuri che possono meravigliare/indignare l’ascoltatore; scivola molto più sottotraccia quando riguarda la “normale amministrazione informativa”. L’audience di Report, il target della trasmissione è spesso prima la nostra indignazione e solo subito dopo la nostra informazione e questo è oggettivamente un limite di uno dei pochi programmi di inchiesta seri di questo paese.

21 commenti a “Fra indignazione ed informazione”

  1. notizie dice:

    Effettivamente sembrava un bignami raffazzonato… senza considerare che importanti iniziative sociali sono nate sulle reti come Facebook e Twitter… non bisogna mai fare di tutta l’erba un “fascio”…

  2. Andrea dice:

    Mante, come sempre sono d’accordo con te. Hanno messo dentro troppa roba e malamente trattata.
    Il terzo problema è, purtroppo, che non è il caso di fare terrorismo “sull’internet” in questo momento in Italia.

  3. fabio cavallotti dice:

    Anch’io ho avuto la medesima sensazione, un bignami con troppi lemmi dentro. Tanto che ho cambiato canale. Io penso che la trasmissione sia stata concepita per un pubblico televisivo, poco abituato all’uso delle rete. Che la maggioranza – netta – del paese.

  4. Cafonauta dice:

    Hai colto in pieno il limite della trasmissione.
    Ce ne rendiamo conto ogni qualvolta la trasmissione tocca temi in cui siamo esperti e ci accorgiamo di come i servizi a volte siano a supporto di una idea di fondo prestabilita.
    Peccato

  5. Nicknick dice:

    la Gabanelli dovrebbe scusarsi.

  6. fabio dice:

    Riguardo ai commenti postati dico: tutto vero, tutto giusto.
    Resta solo una domanda: il brivido che mi correva dietro la schiena nel vedere cosa accade dentro i grandi aggregatori sociali l’ho provato solo io? Quale sarebbe l’idea prestabilita della trasmissione? Report ha sicuramente dei limiti, ma i meriti sono decisamente superiori. Ma scusate quale altro programma televisivo si è mai occupato di questi temi? Criticando alcuni aspetti poco trasparenti dell’online non si commette reato di lesa maestà. Più voci, più idee, più libertà.

  7. lo scorfano dice:

    Ogni volta che Report parla di qualcosa che conosco (più o meno bene) mi rendo conto che è unatrasmissione che dei limiti notevoli: soprattutto ideologici. E che trascura informazioni e dati importanti a favore di dettagli assolutamente secondari; per indignare, hai ragione tu.

  8. Damiano Vezzosi dice:

    Imho Report affida spesso a una sola persona temi troppo complessi e ampi, il risultato spesso è quello che dici nel punto 1. Qui (http://www.unita.it/italia/il-web-demolisce-report-allarmisti-br-gabanelli-replica-ma-io-devo-parlare-a-tutti-1.281911) la Gabanelli risponde alle critiche spiegando che “sulla tv generalista deve capire anche la signora Cesira”, ma la signora Cesira non sa neppure cos’è Internet.

  9. Sato dice:

    A me ha fatto *paura* una cosa, soprattutto: al di là della presunta mistificazione o disinformazione, distorte entrambe da tare più o meno ideologiche, e cioè il rendermi conto che la gente intervistata e portata ad esempio del *male* che può accadere utilizzando i socialcosi (ma anche, e più semplicemente, l’email) sia totalmente inconsapevole di ciò che sta facendo, e del mezzo che utilizza. Tipo la mamma che mette i video della sua bambina su youtube e si lamenta al contempo dell’uso che di quel materiale viene fatto in TV (lo dico al netto dei discorsi – molto più complessi ed arzigogolati e tecnici – sulla regolamentazione del copyright); oppure del tipo che usa come password per la sua casella di posta elettronica “password” (esempio limite, ma non lontano dalla realtà), e si stupisce che il suo account venga violato ed utilizzato a fini “spammistici” o fraudolenti. Non stupiamoci se per un buon numero di persone facebook ed internet siano sinonimi, ma soprattutto non facciamo l’errore di considerare tutti gli utilizzatori del mezzo internet addetti ai lavori. Facile criticare Report per il taglio della presunta inchiesta; facile, sì, ma solo per chi magari ha cognizione di causa. Se poi, come ho letto da qualche parte, volevate un videocorso sul TCP/IP o cose del genere, allora forse, per una sorta di estremo contrappasso, voi che capite tanto di nuovi media non avete molta dimestichezza con quelli vecchi!

  10. Alfredo dice:

    Concordo con la Gabanelli su “sulla tv generalista deve capire anche la signora Cesira”, evidentemente non è stata e non voleva esserlo una puntata per smanettoni, Report ha fatto tante eccellenti inchieste. W Report!

  11. a. dice:

    eh quoto chi dicie che quando conosci un argomento report palesa qualche limite.
    ma poi mi chiedo: la signore Cesire che ci avranno capito dalla puntata di ieri? me lo chiedo, eh..

  12. giancarlo dice:

    “noi che ne capiamo a pacchi”

  13. a. dice:

    @giancarlo, se ti riferivi al mio commento, intendevo dire:
    ho il dubbio che per seguire la puntata di ieri e capirci qualcosa si dovesse conoscere già l’argomento, altrimenti quello che ti lasciava era solo un’indefinita sensazione di insicurezza.
    “noi che *non* ne capiamo a pacchi”, non posteremmo il video della figliola 2enne sul tubo invece c’è anche chi si stupisce che non sia una cosa intelligente da fare.

  14. giancarlo dice:

    @a: Non mi riferivo a te in particolare, il mio commento è finito sotto il tuo per ovvi motivi cronologici. E’ solo l’impressione prevalente che ho ricavato leggendo, qui e altrove, i post e relativi commenti. Comunque capita a volte che chi conosce in maniera approfondita i meccanismi e i dettagli, finisce per perdere di vista l’insieme.

  15. sate01 dice:

    non ho visto la puntata e devo premettere che a me Report piace, è una delle pochissime trasmissioni che quando posso guardo.
    Ma vorrei fare notare a voi cari geek (e lo dico con affetto) che ogni volta che la tv (o carta stampata) parla di internet, la rete si arrabbia.
    E’ come se internet avesse degli anticorpi che respingono al mittente le osservazioni fatte dai vecchi medium. E’ anche vero che di solito quest’ultimi non sanno di cosa stanno parlando..

    andrò a vedermi la puntanta…

  16. Franco Lanfredi dice:

    Ho una paginetta su FB da più di un anno e una su Twitter da 9 mesi.
    Al di là dell’aver ritrovato alcuni amici di scuola con i quali ho scambiato un ciao quanto tempo è passato, sei sposato, hai figli: chiusura tombale poi… Il divertirmi nel caricare le foto dei viaggi, condividere pensieri, pur avendo 2500 amici colegati, di riscontri socialmente utili ne ho trovati ben pochi, anzi se considero l’assuefazione del digit control mi vien voglia di chiudere baracca e burattini. Tanto coloro con i quali chatto sono o familiari, o amici stretti. Tanto vale se ho necessità concreta o immediata utilizzare skype o alzare il telefono. Se ho bisogno di informazione vado su google news, per il resto il fancazzismo lo lascio agli altri con altre ragioni, per carità, legittime ma assolutamente non necessarie se non per scopi futili o irrilevanti. Farsi i cazzi degli altri non credo sia molto producente!

  17. Val dice:

    facciamo un esempio: ipotizziamo che le banche rilascino carte di credito anche ai bambini delle elementari, e che i genitori incoscienti gliele lascino in mano perché sono tanto cool.
    Io sarei contenta se qualcuno denunciasse questa cosa spiegando bene cosa vuol dire avere in mano una carta di credito ma non la testa per usarla. Soprattutto se la cosa fosse diventata nel frattempo un fenomeno di massa.
    Report ha fatto questo con la puntata su FB: conosco frotte di donne che postano foto di famiglia con nomi-cognomi-indirizzi, dettagli sui figli minori, eccetera. E ragazzini o bambini che smanettano inconsapevolmente. E’ così facile! Accendi il pc, ti connetti, e puoi fare qualsiasi cazzata. Esattamente come entrare in un negozio e comprare con la carta qualunque cosa ti venga in mente.
    Magari qualcuno di loro dopo aver visto Report ci penserà due volte, prima di farlo.

  18. diamonds dice:

    beh,nessuno è perfetto.A me non è mai piaciuto che,forse per dare più peso alle testimonianze,ogni tanto non venga tutelata manco per un cazzo la privacy di coloro che rivelano i magheggi del potere pagando spesso il servizio reso alla collettività con la perdita del posto e la conseguente “morte civile”

  19. Michele dice:

    Ho letto il post, ho visto la puntata in questione ed ho appena finito di leggere alcuni commenti al post.

    Credo che Milena Gabanelli non debba scusarsi con nessuno. Sebbene anche io non condivida la quantità troppo grande di argomenti trattati intuisco il nesso che ha potuto spingere la giornalista a quel tipo di taglio. D’altronde non è un mistero che lei non sia un’espera di tecnologie come molti millantano di esserlo.

    Mi meravigliano i commenti circa la presunta presenza di menzogne ed inesattezze nel servizio: non ce n’è una. Facebook è realmente una minaccia alla nostra privacy semplicemente perché il sistema è realizzato per immettere dati, archiviarli ed elaborarli a fini puramente commerciali. Uscirne è difficilissimo e più volte il suo creatore è scivolato in affermazioni poco felici. La sua visione latente è molto chiara e non ha nulla a che vedere con offrire un ambiente per tenersi in contatto con i propri amici.

    Ad ogni buon conto, ognuno fa quello che vuole. Peccato che la mia faccia possa essere su Facebook anche se non sono iscritto. Ora vi sembra un problema da niente, domani potrebbe esserlo.

    E’ sempre questione di tempo, dopo tutto.

    Saluti,
    m.

  20. sate01 dice:

    –aggiornamento–

    ho visto spezzoni di servizio su Rai Replay (che non conoscevo ed è proprio ben fatto). A me il servizio è piaciuto abbastanza. Non mi sembra dica cose campate in aria..

    non capisco le polemiche.. ?!?!

  21. francesco dice:

    Sintesi: la “rete italiana” sta “sprecando” internet in un mucchio di parole inutili

    Svolgimento:
    L’atteggiamento della “rete italiana” (qualsiasi cosa questa definizione significhi veramente) ha un rapporto con i media “classici” direi adolescenziale (in effetti se dicessimo che la rete è nata nel 1995 o giù di li, oggi avrebbe 15-18 anni…).

    Praticamente i media classici vengono visti dalla “rete italiana” come i genitori che sono sempre criticabili, uncool, vecchi e che -tristemente- fra 30 o 40 anni non ci saranno nemmeno più..

    Quale è la cosa che più odiano gli adolescenti? Sentire parlare i genitori di argomenti e “mondi” che li riguardano. A quel punto si scatenano i commenti tipo “non capiscono”, “noi abbiamo altri valori”, “ci offendono con le loro superficiali interpretazioni delle nostre dinamiche” etc etc.

    Il problema è che questo atteggiamento adolescenziale non è riservato solo ai media classici ma è una vera e propria tendenza.
    In questo senso la rete italiana tende ad identificare dei “cattivi” (giornalista di turno, le telco, qualche blogger infedele, Microsoft etc) e dei “buoni” (Jobs, Facebook, Twitter, Google) che vengono idolatrati come delle rockstar con tanto di poster alla parete.

    Al di fuori di questa dinamica lo spazio per il vero approfondimento, per la ricerca delle fonti, per l’utilizzare internet a pieno (andare a verificare puntualmente tutto quello che ci viene raccontato, internet lo permette ma pochissimi lo fanno) è ridotto a poche nicchie, peccato.