Ci sono molte maniere per generare impression a caso, sfruttando i limiti di aggregatori come Google News e avvelenando il mercato dei contenuti. Oggi ho notato una di queste “tecniche” (ma immagino ne esistano anche altre perfino peggiori) nella interpretazione di Blitzquotidiano, seguendo un alert legato al mio nome.
Su Google News vedo un link ad un articolo di Blitz Quotidiano intitolato “Ebook all’italiana”.
In realtà il link conduce ad una semplice preview sul sito di Blitz, condita con un bel banner pubblicitario, che sembra rimandare all’articolo completo.
Il pezzo completo, datato 1 gennaio, è anch’esso composto dal titolo e dalle medesime poche righe (ma circondato da tutto l’ambaradan di banner della pagina web standard di Blitz). Anche qui, sostanzialmente, non c’è nulla da leggere se non il link (finalmente) verso l’articolo vero e proprio che è, nel caso in questione, un vecchio post dell’ottobre scorso su Contaminazioni, il blog sul sito dell’Espresso di Wlodek Goldkorn.
E questi sarebbero i modelli di business per la nuova editoria in Italia.
02
Gen
Gennaio 2nd, 2011 at 21:21
Eh si, sono questi oltre all’advertising in background. Però non è che il NYT faccia meglio e sia meno invasivo e fuorviante per dire eh. In ogni caso la regola dei 3 click torna in questo caso in auge ma solo per mostrare la pubblicità.
Gennaio 2nd, 2011 at 23:50
Blitz fa praticamente solo quello, mi è successo abbastanza volte per imparare a non cliccarci sopra. Mai.
Gennaio 3rd, 2011 at 06:35
APPLAUSI!
Pier Luca
Gennaio 3rd, 2011 at 07:35
[…] Dalla lettura del testo del decreto non pare siano contemplati contributi a favore dell’editoria digitale. […]
Gennaio 3rd, 2011 at 07:59
non hanno niente a che vedere col giornaletto degli anni ’80, vero? nel caso, quella sarebbe l’unica cosa buona…
Gennaio 3rd, 2011 at 10:12
No L1, questo è il giornale on line di Marco Benedetto, mica pizza e fichi.
Gennaio 3rd, 2011 at 11:36
chi è Marco Benedetto?
Gennaio 3rd, 2011 at 11:37
comunque, questo è il web per il quale ci si scalda tanto. Merda su cui vendere banner. Spiace, ma è così.
Gennaio 3rd, 2011 at 14:45
La cosa che io trovo più fastidiosa è che il banner testuale è privo di contorno o sfondo, e faccio davvero molta fatica ad evitarli visivamente. Per capire che è un banner devo leggerlo, e a quel punto la frittata è fatta. Poi spesso la frase del banner è pertinente, quelli di google sono bravi, e quindi l’impegno richiesto per evitarli aumenta. Alcuni siti-blog poi usano pure stesso font e dimensione del banner, e quindi….
Gennaio 3rd, 2011 at 15:10
tristezza
Gennaio 3rd, 2011 at 19:58
@Gregorio: mai sentito parlare di AdBlock? Pensavo che gli unici a non usarlo fossero quelli che lavorano per IAB…