I giornalisti si sa, sono come i blogger. Ogni volta che possono parlano di loro stessi. Se potessimo alleggerire le pagine dei quotidiani e dei settimanali dalle interessantissime diatribe fra direttori, editorialisti, corsivisti e recensori vari ci sarebbe da salvarci mezza Amazzonia. A meno che non ci sia da discutere degli aspetti meno edificanti della professione, come per esempio del caso di una giornalista precaria che sta facendo lo sciopero della fame. Perchè in quel caso la notizia diventa immediatamente flebile e senza interesse e non merita le pagine di carta o il prezioso spazio di uno dei 400 aggettivi che ogni sera Mentana dedica a se stesso.

update 17.11: Paola Caruso ha appena annunciato che interrompe lo sciopero della fame.

10 commenti a “Ma Scalfari che ne pensa?”

  1. ciro dice:

    Scalfari è uno dei tanti.
    Rizzo-Stella, Severgnini, Gabbanelli, Santoro, Ruotolo, Berlinguer, Travaglio, Padellaro, Iacona, D’Avanzo?

  2. Robi dice:

    Sembra che abbiamo trovato qualcosa su cui evidentemente i giornalisti sono tutti d’accordo. E se non c’è conflitto, che notizia è.

  3. Domiziano Galia dice:

    Massimo, da che di te ho stima, ma tu che ne pensi? Che sia molte cose d’accordo ma, nel merito, quale dovrebbe essere la soluzione?

  4. Shylock dice:

    La notizia E’, oggettivamente, “flebile e senza interesse”, al di là del caso personale che, scusate tanto il cinismo, non vedo perché dovrebbe interessare più di quello di milioni di altri giovani o non più giovani italiani che vorrebbero tanto un posto fisso che non gli viene dato.

  5. diamonds dice:

    sognando Charly Gaul(from Maurizio Cucchi)

    ” I politici hanno la camicia azzurra,
    perché non spara,
    bene avvitata al collo, e alloggiano
    nella scatola a colori che li recita.
    Hanno bei baffi e nasoni posticci
    facce di cartapesta incipriate.
    Fossero almeno un po’ più stralunati,
    fossero divi in ghignanti mascheroni:
    di Zorro, Spilinberga o Frankenstein,
    per un pubblico incerto
    tra Buttiglione e Biscardi.
    L’uomo, narcotizzato,
    ha un soprassalto sul divano liso,
    mentre la testa gli cade sulla moglie:
    sogna un’antica scatola più opaca,
    e Charly Gaul che usciva dalla nebbia,
    dalla tormenta del Bondone nel ’56,
    batteva i denti, aveva gli occhi fissi,
    e dentro la coperta
    era un eroe della fatica sul traguardo”.

    http://www.jezdesign.net/vault/Tom%20Waits/Beirut/The%20Flying%20Club%20Cup/12%20-%20St.%20Apollonia.mp3

  6. massimo mantellini dice:

    @Domiziano, @Shylock, io penso che si tratti di una notizia drammatica che se non riguardasse la categoria avrebbe molta piu’ risonanza sui media. Sono d’accordo (fin dall’inizio per altro) con Shylock che non si tratti di un caso unico, ma della inedita protesta che parla di molte migliaia di persone e che potrebbe aiutare a scoperchiare un pentolone fumante (per esempio quello dei grandi quotidiani retti da articoletti scritti per 5 euro al pezzo). Non si tratta di una deriva italiana che riguarda solo il giornalismo, le università, i policlinici, molte aziende, sono tenuti in piedi da personale precario simile a quello giornalistico.Ma semolicemente i giornalisti come farebbe del resto chinque altro, non parlano male di loro stessi. Ed in ogni caso quello di Paola e’ un caso umano molto serio che merita attenzione comunque, senza i tanti distinguo che ho letto in questi giorni.

  7. Forse se ci fosse scappato il morto due righe se le sarebbero spese dice:

    […] Via Massimo Mantellini I giornalisti si sa, sono come i blogger. Ogni volta che possono parlano di loro stessi. Se potessimo alleggerire le pagine dei quotidiani e dei settimanali dalle interessantissime diatribe fra direttori, editorialisti, corsivisti e recensori vari ci sarebbe da salvarci mezza Amazzonia. A meno che non ci sia da discutere degli aspetti meno edificanti della professione, come per esempio del caso di una giornalista precaria che sta facendo lo sciopero della fame. Perchè in quel caso la notizia diventa immediatamente flebile e senza interesse e non merita le pagine di carta o il prezioso spazio di uno dei 400 aggettivi che ogni sera Mentana dedica a se stesso. […]

  8. L’utopia diventa fallimento: Paola Caruso smette lo sciopero, ignorato dai media che contano « Stampacadabra dice:

    […] Mantellini ha constatato quanto sadico divertimento provino i quotidiani a rovesciarsi reciprocamente guano addosso, immersi […]

  9. esaù dice:

    Un caso umano? Suvvia, che esagerazione!

    A parte che non è vero che i quotidiani si reggono su collaboratori pagati cinque euro a pezzo: basta leggerli (in cartaceo) per rendersi conto che ci sono più o meno sempre le stesse firme, gente assunta.

    E poi, il giornalismo è una cosa seria, che lo vogliate o no: tutti vorrebbero scrivere sul Corriere, tanti vi collaborano, pochissimi portano idee fresche e originali, quasi nessuno porta scoop. Basta fare il mestierante precario, nel giornalismo, per essere assunti? Lo ha ordinato il dottore?

    Il giornalismo non è una professione come un’altra, il precario del giornalismo non è un precario come un altro.

    I precari veri sono altri, perché fare giornalismo è sempre meglio che lavorare.

  10. unit dice:

    bah, Giglioli che per primo ha dato la notizia ha scritto proprio su un commento su questo blog che “Un po’ di telefonate nei giorni successivi mi hanno convinto che torti e ragioni in questa vicenda sono un terreno molto intricato e scivoloso”. E’ possibile (io la interpreto così) che chi è nell’ambiente abbia conosciuto i fatti in maniera diversa da chi è esterno al settore, e così sia passato oltre. Non è che tutti i simboli hanno radici nei fatti.