Nessuno sa bene cosa succederà alla pandemia nei prossimi mesi (non so se avete notato, scarseggiano al momento le previsioni da parte degli esperti) ma almeno una cosa è piuttosto certa fin da ora. La grande maggioranza delle persone che moriranno di Covid prossimamente, in Italia come altrove negli altri paesi occidentali, saranno persone che hanno scelto di non vaccinarsi e in conseguenza di quella scelta sono morte. Quante? Oltre il 90%, non tutte ma quasi tutte.

Questo dato drammatico impone – imporrebbe diciamo – un minimo ragionamento su come i media debbano informare su queste morti. Esiste una sorta di imperativo morale, che i media hanno e che già ora in molti casi assolvono, sull’informare i cittadini sulle evidenze scientifiche al riguardo, che sono – mi spiace – univoche e indiscutibili, ma per il resto?

Si tratta di un lavoro di reputazione in ogni caso non semplice, dopo che per quasi due anni quegli stessi media hanno dato voce in maniera avventata a qualsiasi notizia, spesso di segno opposto nell’arco di poche ore, aumentando la confusione e la paura: ma vabbè, una volta perdonato il caos e l’impreparazione dei primi tempi, una volta perdonato un certo editorialismo d’accatto (si veda per un esempio recente quanto scritto da Massimo Cacciari su La Stampa qualche giorno fa in un articolo nel quale mostra di non aver compreso (nella migliore delle ipotesi) numeri ed effetti statistici mille volte spiegati), ora almeno in questo le cose sono chiare e in genere correttamente esposte:

i vaccinati vivono e i non vaccinati (solo alcuni di loro per fortuna) muoiono.

Ma come informare correttamente su un simile dato? Come farlo senza strizzare l’occhio all’ormai ubiquitario desiderio di solleticare la parte meno nobile dei lettori nella speranza che quella parte si decida ad aprire il portafogli? Come farlo – ehm – eticamente?

Nei prossimi mesi si moltiplicheranno gli articoli di cronaca basati sul racconto minuzioso della caduta a precipizio del no-vax dentro la propria tragedia personale: egli prima urla e strepita contro la dittatura sanitaria, sbruffoneggia nei cortei e sui social, poi si ammala e per un po’ resiste, poi si aggrava e a quel punto si pente, lascia un testamento nel quale suggerisce a tutti di vaccinarsi e poi, infine, muore. Simili articoli si affolleranno su tutti i giornali, molti sono già comparsi. L’uomo che morde il cane in casistiche del genere sarà il no-vax che resta saldo nelle sue posizioni e intima ai medici che lo stanno intubando di non vaccinarlo senza il suo consenso. Anche queste cronache ormai già viste.

Il tentativo elementare di utilizzare un drammatico fatto di cronaca come operetta morale si ripeterà molte volte e ogni volta sarà una piccola sconfitta del giornalismo. Il ruolo etico dell’informazione, se questa decide di volerne avere uno, non sta nel raccontare i particolari di una morte per malattia, il numero di figli adolescenti, il pianto dei parenti, le stupidaggini scritte sui social, le commoventi parole di rimpianto espresse da una camera d’ospedale.
Invece questo accadrà puntualmente e come in altri casi ci verrà spiegato che il dovere di cronaca lo impone, che il mondo è dolore e i giornali eroicamente ne danno conto, esattamente come in altri casi differenti e molti simili ci venne spiegato che la foto di un bambino morto a faccia in giù sulla spiaggia di Bodrum era “indispensabile” per smuovere le coscienze.

Nulla di tutto questo sarà indispensabile, eppure lo vedremo replicarsi più e più volte, ogni volta con maggior dovizia di particolari macabri e sconvolgenti. La pretesa sarò allora quella – ancora una volta – di voler spiegare i sentimenti alle persone e questo avverrà ben prima di prendere Massimo Cacciari e dirgli: mi scusi professore ma questa cosa che ha scritto non possiamo pubblicarla perché lei, semplicemente non ha compreso i numeri. Non ne faccia una questione personale, è l’etica professionale che ce lo impone.


5 commenti a “Il dolore e i numeri”

  1. Gianluca dice:

    “questo avverrà ben prima di prendere Massimo Cacciari e dirgli: mi scusi professore ma questa cosa che ha scritto non possiamo pubblicarla perché lei, semplicemente non ha compreso i numeri.”

    Numeri che lei naturalmente non cita minimamente ma che dovrebbero essere quelli che impediscono a un giornalista di pubblicare il pensiero di Cacciari. Il cortocircuito della ragione continua e avanza a carro armato.
    P.S. Si vada a leggere i dati di morti per Covid per fasce di età da Luglio ad Agosto e poi riparliamo di numeri e ragionamenti su vaccinati e non. In tal modo si accorgerà dei suoi errori prima di parlare di quelli di altri.

  2. Larry dice:

    Concordo sul concetto di base, ma ironicamente il tuo articolo è un’ulteriore dimostrazione del fatto che la gente parla senza conoscere i numeri.
    La percentuale superiore al 90% si riferisce all’efficacia del vaccino, non al numero di morti. Basta guardare i dati dell’Italia o dell’Inghilterra per appurare che ormai una buona parte dei morti sono vaccinati, addirittura per gli ultraottantenni la percentuale si avvicina al 50%. Questo accade per un motivo che è ovvio ma difficile da spiegare a chi non è molto versato in logica e matematica: se il 95% degli ottantenni è vaccinato, e il vaccino è efficace al 95%, accadrà che circa metà dei morti saranno vaccinati (il 48.7%, per essere precisi).

  3. Dario dice:

    Secondo gli ultimi dati disponibili dell’ISS sugli ultraottantenni, i vaccinati (anche parzialmente) sono 4.253.000 (93%) mentre i non vaccinati sono 301000 (7%)
    I decessi sono stati rispettivamente 152 e 159, da qui si può calcolare che l’incidenza dei decessi ogni 10000 abitanti ultraottantenni è di 5,28 tra in non vaccinati e di 0,36 tra i vaccinati anche parziali. Quasi 15 volte tanto.

  4. Ste dice:

    “La grande maggioranza delle persone che moriranno di Covid prossimamente, in Italia come altrove negli altri paesi occidentali, saranno persone che hanno scelto di non vaccinarsi e in conseguenza di quella scelta sono morte. Quante? Oltre il 90%, non tutte ma quasi tutte”.

    Gli esperti non fanno previsioni, ma lei sì a quanto pare.

    La rivendicazione di una superiorità morale ed intellettuale ha mai contribuito concretamente a risolvere qualche pandemia?

  5. massimo mantellini dice:

    @Ste non varrebbe nemmeno la pena di rispondere (per le ragioni di superiorità morale di cui mi diceva) ma le percentuali di mortalità da Covid dell’ultimo mese in Italia variano dal 92 al 94% di non vaccinati, faccia lei. La parte di post che cita non si riferiva del resto a questo grande e drammatico divario che era ben chiaro da tempo.