Ieri sera a Ottoemezzo hanno invitato in trasmissione un negazionista climatico. Che sarebbe oggi come dire che hanno dato voce a un terrapiattista, o a un naturopata, o a uno che sostiene di guarire le malattie con l’omeopatia. Lo hanno fatto nel peggiore dei modi, vale a dire senza alcun contraddittorio scientifico. Le altre due ospiti della trasmissione erano una parlamentare europea dei Verdi (molto contenta di essere inquadrata) e una giovane ragazza italiana al seguito dell’eco mediatica di Greta Thunberg.

Fra i commenti dei miei tweet leggermente risentiti ce ne è stato uno che trovo rilevante




Temo sia vero l’esatto contrario. Ottoemezzo è un talk show “giornalistico” che viene trasmesso in prima serata ed è visto spesso da oltre due milioni di persone. Si tratta nella maggioranza dei casi di persone indifese, spesso anziane, che si fidano della TV e dei suoi volti noti. Queste persone sono infinitamente più importanti di quelli che commentano su Twitter, o seguono i link che spiegano con accuratezza la totale assenza di competenze scientifiche sui temi del riscaldamento globale del signore invitato da La7 ieri sera.

Detto in altre parole, la TV, specie quella che scimmiotta il giornalismo, spesso sconfinando in ibridi terrificanti come Striscia la Notizia o Le Iene (ma anche Ottoemezzo eri sera) continua oggi ad avere una enorme responsabilità informativa. Una responsabilità che è sempre meno considerata ed è invece numericamente molto rilevante. E i danni che un programma di prima serata può creare sono tanti e giganteschi. Assai più ampi di una bufala letta su Facebook. Sottolinearlo tutte le volte che succede non sarà tempo sprecato.

11 commenti a “I danni di Ottoemezzo”

  1. Giovanni dice:

    Sicuro che i terrapiattisti siano gli altri

  2. Roberto Re dice:

    Ciao Massimo,
    sabato mattina in un negozio di Milano mi sono trovato a parlare di scie chimiche con una signora più o meno della nostra età #nojoke

  3. Erasmo dice:

    Quando ero ragazzo, era abbastanza diffuso il ripugnante uso scherzoso di riferimenti alla Shoah. Per esempio, uno molto magro poteva venire delicatamente soprannominato “Auschwitz”, oppure potevano ascoltarsi fini battute sulla saponificazione degli ebrei. Ho un altro paio di esempi, che voglio risparmiare a chi legge: tanto, ci siamo capiti.
    Oggi quei fiorellini dialettici ci sono risparmiati, ma sono stati sostituiti dal più colto e sussiegoso uso del termine “negazionista” e suoi derivati, applicato per ricattatoria analogia a chi nega una verità che riteniamo innegabile. Voglio specificare che la prima persona plurale che ho usato qui sopra (“riteniamo”) è solo una forma retorica: io non mi permetterei mai il saccheggio lessicale della Shoah. Mi permetto, invece, di invitare tutti al rispetto, e anche a meditare sul fatto che, se si mandano avanti parole pesanti, significa quasi sempre che si hanno argomenti leggeri.

  4. massimo mantellini dice:

    @Erasmo, capisco, purtroppo il linguaggio si disinteressa abbastanza delle nostre preoccupazioni spesso lecite e razionali e oggi quella parola mi pare nei fatti di utilizzo piuttosto comune. Indipendentemente dalla pesantezza degli argomenti.

  5. Erasmo dice:

    @mantellini: ma certo che è di uso comune, come tanti malvezzi. È la via più comoda alla censura.

  6. Erasmo dice:

    Si veda, per esempio, il povero Cottarelli costretto a giustificarsi su Twitter con un tazebao appeso al collo.

  7. Lazzaro dice:

    Erasmo ha argomenti non certo ‘leggeri’ sui quali si impone una meditazione e che mi trovano del tutto d’accordo, sarebbe l’ ora di iniziare a usare un linguaggio più appropriato invece di inseguire sempre l’uso ‘comune’ (spesso ripugnante), altrimenti è inutile lamentarsi della superficialità e incompetenza altrui.

  8. alessandro dice:

    il mondo sta cambiando veramente

  9. userunfriendly dice:

    E quelli che vanno su la7 spesso sono quelli che scappano dalla ‘informazione’ terroristica e urlata di rete4, e dalla grottesca striscia, cercando qualcosa meno distorto.
    E trovano un negazionista a briglia sciolta.
    Siamo messi benino.

  10. Emanuele (l'altro) dice:

    Non ho visto la trasmissione e sono andato a cercare il nome del “negazionista climatico”. Franco Battaglia, docente universitario di chimica fisica (che non significa chimica E fisica ma è una branca della chimica).
    Ecco quello che afferma
    http://www.modenatoday.it/attualita/prof-franco-battaglia-contro-greta-riscaldamento-globale-2019.html
    Così chi arriva qui si può fare un’idea partendo dalle sue affermazioni e non dai giudizi di chi gli è contrario.

  11. Paolopda dice:

    Beh non ho visto la trasmissione ma a leggere l’articolo linkato le argomentazioni date sono già state esaurite in IPCC che non fa ricerca propria ma analizza, sottoponendo le analisi a peer review, i report internazionali sul clima soggetti anch’essi a peer review.

    A pelle, da ignorante, mi sento più fiducioso nel metodo scientifico che nei protagonismi negazionisti.
    Ho anche la sensazione che l’uomo di scienza negazionista dovrebbe sottoporre a peer review i propri eventuali studi prima di aprire bocca. Ma non ci sono negazionisti del genere apparentemente.