Persone che stimo, dirò di più, persone che conosco in rete da molti anni e che sono certamente più furbe di me, scrivono da tempo dell’inopportunità di raccontare il mostro.

Una delle caratteristiche del mostro, forse quella più sfuggente ed insidiosa, è che i suoi argomenti sono perfetti per essere diffusi. Sono leggeri, rapidi, in grado di tirare una linea netta fra loro e noi, un confine automatico che ci obbligherà a parlarne e a sottolinearli. Una chiamata alle armi dell’esercito avversario.

Altri argomenti, altre tecniche del mostro attengono alla fatuità. Sono progettati (dicono) dagli architetti dell’improbabile, sembrano costruiti per sollecitare non tanto l’allarme o l’indignazione ma il ridicolo, la nostra attitudine a mostrarci distanti da essi canzonandoli.

In ogni caso, qualsiasi siano gli argomenti del mostro, che siano in grado di scatenare la nostra indignazione o il nostro scherno, molte persone che mi piacciono e che ammiro mi spiegano che non dovrei parlarne. Lo fa Sergio Maistrello per esempio, lo ricopio qui così ci capiamo:


Cadiamo in ogni tranello, te ne rendi conto? Hanno in mano il clic clac e scattiamo come cani di Pavlov. Siamo davvero così ingenui? Stiamo davvero parlando da due giorni dell’ispanico giustiziere mascherato? È una strategia completamente votata al rinforzo identitario e alla polarizzazione: qualunque cosa diciamo, anche se in buona fede e con le migliori intenzioni, serve soltanto a marcare la distanza tra noi e loro, rinforzando loro. È judo sociale: usano la nostra forza per metterci al tappeto.

Li leggi mai i loro commenti? Lo vedi come festeggiano il tuo sdegno? Tutto ciò che diciamo diventa soltanto controprova di un pregiudizo. Non mette in discussione, non stimola autocritica, conforta solo nelle convinzioni. Serrano i ranghi grazie alla nostra indignazione e al nostro sarcasmo. Loro. Perché noi, dopo esserci sfogati strappando una risatina complice o un ghigno stizzito alle nostre cerchie, non siamo nulla. La nostra identità ha legami così deboli che coincide con la reazione a un presunto nemico comune e poco più.

Così non stiamo preservando, ma contribuendo a distruggere il terreno comune dell’incontro e del confronto. È così in politica, in una contingenza resa spudorata dall’imminente scadenza elettorale. Ma se ci fai caso è così in tutti i confronti divisivi della nostra epoca, come i vaccini o la sostenibilità ambientale. O gli alberi, se vivi a Pordenone. L’unica cosa che ci unisce, in questo momento storico, è che stiamo contribuendo tutti assieme a sfasciare tutto. E non so a te, ma a me questo comincia a fare parecchia paura…

(Bravo, ma come si fa a ripopolare le piazze del confronto? Non ne ho idea. Ma credo che potremmo iniziare se non altro contribuendo nel nostro piccolo a spostare l’asse del discorso pubblico. Raccontando storie in quanto storie potenzialmente universali, non in virtù del loro valore oppositivo o divisivo. Indirizzando le discussioni nel merito. Lasciando cadere ogni provocazione. Non concedendo più alcun alibi sui temi chiave della nostra epoca alle persone di buona volontà, a qualunque sensibilità civica, politica o ambientale appartengano. Ricercando affannosamente ciò che può avvicinare, fare sintesi, superare gli steccati rassicuranti. E poi vedere come va. Stiamo andando a votare per il Parlamento europeo: non sono ancora inciampato in una sola visione continentale, né io ho ancora fatto abbastanza per mettere a fuoco i temi su valutare le proposte. Ecco, io ricomincio da qui. Fanculo Zorro.)


So di non avere grandi argomenti di fronte a una simile analisi, una delle molte che ho letto in questi ultimi tempi sulla necessità di non dare aria all’ugola del mostro. Sergio è un amico, ammiro le cose che dice e come le dice.

E sebbene non creda molto all’ingegneria sociale di una simile strategia (per capirci, Berlusconi era uno smargiasso non perché raffinato interprete intenzionale del sentire comune ma perché era così lui e basta, e lo stesso – mostro autentico senza tavolino da spin doctor – è Salvini), ecco nonostante tutto questo una piccola cosa contro la vorrei dire lo stesso. Contro – per intenderci – a questo suggerimento tanto ragionevole, che mi viene proposto ormai quotidianamente da tante persone che ammiro e sulle quali non ho motivo di dubitare: il suggerimento secondo il quale la socialità debba oggi essere contingentata per ragioni di forza maggiore. Vale per i cittadini e vale per i politici. Attenti, amici, a non fare il gioco del mostro!

Così la domanda è: ma non sarà esattamente questa sorta di cautela culturale una delle cause della nostra attuale situazione? Non sarò questa fissazione per il racconto e la sua misura ad averci intossicato tutti e da tempo? Assieme a tutto il resto, non sarà che siamo oggi e ormai da molti anni talmente ossessionati dagli equilibri della corretta narrazione di noi dall’aver smarrito ogni autenticità, sacrificandola sull’altare della mediazione, del “ma anche” veltroniano, della fuga verso destra del centro sinistra, del tentativo impossibile di trovare punti di connessione invece che più naturali segni di distanza? Non sarà che la politica dei sondaggi e delle cautele è il centro della nostra attuale insicurezza?

Per conto mio il problema odierno della proposta politica di centro sinistra riguarda questa pretesa ecumenica, che si trasforma in un messaggio che suona inevitabilmente inautentico per quanto è arrotato e smussato per mettere d’accordo Scilla e Cariddi.

E mentre il mostro urla al mondo le sue volgarità noi ci concentriamo sui nostri sensi di colpa. Abbiamo indignazione e buoni sentimenti, magari siamo ingenui, sicuramente scomposti, stupidi perfino, con ogni probabilità potenzialmente in grado di centuplicare la voce del mostro anche se ciò che vorremmo è l’esatto contrario. Ma quella ridicola resistenza, quell’opposizione maldestra è forse la cosa più autentica che ci è rimasta, mentre tutto intorno, anche dalla nostra parte – soprattutto dalla nostra parte – le idee hanno silenziosamente lasciato il campo al loro confortevole racconto.

24 commenti a “Raccontare il mostro?”

  1. Claudia Pittelli dice:

    Le gote mi si sono infiammate…

  2. egidio scrimieri dice:

    Veramente la questione e’ un’altra. Come e’ possibile arrivare al punto di non riuscire a capire che nel discutere se sia più’ opportuno parlare di un mostro o più’ opportuno non parlare di un mostro, si e’ costretti -per l’appunto- a parlare del mostro, cosicche’ il problema non si pone? Ecco, Mantellini, per esempio: lei come c’e’ arrivato?

    Di secondaria tristezza altre questioni. P. es.: prima di occuparsi delle mostruosita’ altrui, non sarebbe meglio limitare quelle proprie? (l’incipit del penultimo capoverso del post di Maistrello non e’ scritto in italiano).

  3. Gilberto dice:

    Non so se pertinente, ma la pazienza è puntigliosità di Calenda nel rispondere a tutti tutti non va nella sua direzione?
    Nel quarto paragrafo forse schermo / scherno

  4. Emanuele (l'altro) dice:

    Egidio Scrimieri la situazione mi ricorda la mia professoressa delle superiori di italiano e storia, comunista dichiarata, che, immagino, dopo la fine del PCI sia passata a Rifondazione. La quale affermava che non era possibile discutere dell’esistenza di Dio con il professore di religione dal momento che questi si rifiutava di prendere atto del fatto oggettivo che Dio non esisteva.

  5. Claudia Pittelli dice:

    Infatti non esistono prove empiriche dell’inesistenza di un qualche dio, come non ne esistono dell’esistenza del suddetto dio all’interno della scatola cranica del credente. Occorre fidarsi, appunto. E magari crearsi una propria nicchia (qualcuno direbbe “bolla”, ma pare di bestemmiare) con gente che in qualche modo asseconda le tue (Sue? Nostre?) fisime.

  6. Larry dice:

    A questa ottima analisi aggiungerei un corollario: la gente è sicuramente cialtrona e ignorante, ma fino a un certo punto. Se smette di considerarti un riferimento culturale e inizia a deridere ogni tua affermazione, probabilmente è anche un po’ colpa tua. E’ da un po’ di tempo che mi interrogo su questo infinito dibattito dell’area progressista (nella quale peraltro mi riconosco) del “troppo di sinistra/troppo poco di sinistra”, ma credo che in ultima analisi sia solo un’ulteriore manifestazione del medesimo problema. Non è tanto la tua posizione nello spettro politico ciò che conta, quanto la tua capacità di avere idee ragionevoli, autorevoli e di riuscire a comunicarle a tutti, non solo “alla tua gggente”.
    Questa è una dote molto rara in una società post-ideologica. Credo che anche molti grandi intellettuali del passato non se la sarebbero passata molto bene nel mondo attuale.

  7. Emanuele (l'altro) dice:

    Claudia Pittelli hai capito qual è il punto?
    Discutiamo pure democraticamente però prima prendi atto che ho ragione io(1).

    (1) Sordi avrebbe detto “perché io so io e tu non sei un cazzo”

  8. Claudia Pittelli dice:

    @Emanuele Sì, ne avevo avuto vago sentore…

  9. nicola dice:

    Non pensate all’elefante e tutti penseranno all’elefante. Non credo sia possibile non parlare dell’elefante. Penso sia possibile parlare anche delle zebre e delle antilopi. E questo parlare anche di altri animali, se viene fatto, non sfonda il rumore della discussione sull’elefante. Forse sarebbe il caso di urlare più forte che esistono anche zebre e antilopi. Non solo a sinistra.

  10. Raffaele dice:

    @ Mantellini
    Sergio è un amico, dici. Perché non dirgli la verità, allora? Anche a questo servono gli amici, no?
    Perchè non dirgli che è proprio la disarmante vacuità di logore formule come le sue a permettere – di più, a garantire – ad altri di dettare l’agenda politica? Di dettarla su temi smaccatamente fuorvianti, certo, ma concretissimi, for dummies, e sempre freschi di giornata.
    “Indirizzando le discussioni nel merito”, “Ricercando affannosamente ciò che può avvicinare” “fare sintesi”. Dio mio, sembra di (ri)sentire il vecchio sketch del politico comiziante di Carlo Verdone.
    Non è “ancora inciampato in una sola visione continentale”? Beh, sarebbe strano il contrario. Non ce l’ha nessuno. Ma proprio nessuno. Povero Zorro… Che colpa ne ha?

  11. egidio scrimieri dice:

    Proprio così’, cari Emanuele e Nicola. Come a dire, tanto per fare una altro esempio: esco a fare una passeggiata per decidere se uscire o non uscire di casa a farmi una passeggiata. Siamo a questo livello. Non e’ tanto la stoltezza di un tal modo di ragionare che sorprende, quanto il fatto che esista gente convinta che con stoltezze del genere si riescano a combattere i mali che ci affliggono. E giu’ a profondersi in lunghe, angosciose e sottili riflessioni…

    Quanto all’aspetto politico, io penso che una sinistra oggi ridotta a coltivare scemenze (conviene parlare o non parlare del mostro mentre si sta parlando del mostro? si e’ più’ antifascisti andando o non andando a un salone del libro? …), ad allevare mostri da demonizzare (oggi Salvini, ieri Renzi, avantieri Berlusconi…) e a falsificare perfino l’aritmetica (ci sono più’ profughi morti in mare adesso, o ce n’erano più’ prima?) sia destinata ad estinguersi, per un semplice fatto di genetica sociale: l’intelligenza e la cultura media dell’umanità’ e’ in aumento e chi si nutre di fatuità’ e bugie e’ destinato a soccombere.

    Capisco che uno voglia fare la guerra al fascismo, al razzismo, al populismo e a quello che gli pare. E’ questo un fatto buono e giusto. Ma non e’ che per fare la guerra ad una cosa brutta devo fare la guerra pure alla mia intelligenza, o a quella altrui.

    Un cretino e’ capace di fare più’ danni di un fascista. Potete scommetterci.

  12. Raffaele dice:

    @Mantellini
    E ti basta, l’autenticità della resistenza? Ti consola? Ci consola?
    Gli ultimi sondaggi, fermi al 10 maggio causa silenzio elettorale, dicono che due elettori italiani su tre intendono andare al voto il 26, ma non sanno ancora per chi votare. Due su tre.
    Dunque, alle estremità due o tre poli.
    In mezzo, una moltitudine che si informa (quasi) solo sui social, che non sente nessun vincolo di appartenenza, nessuna remora a farsi attrarre oggi da un polo, domani da un altro. Che aspetta a tirare la tendina della cabina elettorale, per decidere dove tracciare la croce.
    Ed è così ovunque, in Europa.
    Resistere a cosa, allora? Allo storytelling degli altri poli? Sai che sforzo.
    Riesci, riusciamo a resistere anche al fatto di essere – sempre più – semplicemente ignorati da quella moltitudine?

    E no. C’è del metodo nella follia trasformista di Salvini. Il Matteo con la nutella e quello col mitra, il playmobil collezionista di divise e il santino col rosario sono altrettanti, calcolatissimi, avatar. Attraggono, ognuno, una porzioncina di quella moltitudine.

  13. Claudia Pittelli dice:

    @egidio scrimieri “l’intelligenza e la cultura media dell’umanità’ e’ in aumento e chi si nutre di fatuità’ e bugie e’ destinato a soccombere.” Ma chi te l’ha detta ‘sta roba? Dove sta scritta? No,’spetta, zitto, non dirmi nulla: scommetto che l’intelligenza e la eccecc dell’umanità è in aumento grazie ai social. Dico Bene? C’ho preso?!?

  14. Emanuele (l'altro) dice:

    “l’intelligenza e la cultura media dell’umanità’ e’ in aumento”

    Io non saprei dire dell’umanità ma vedo che la cultura media in Italia è in pericoloso decremento a causa della scatola vuota che è sempre più la scuola italiana.

  15. Claudia Pittelli dice:

    Fabio Chiusi direbbe: “Fonti?”

  16. Emanuele (l'altro) dice:

    Fonti de che?
    Tu come giudichi il livello di cultura media di un popolo?

  17. Claudia Pittelli dice:

    “Fonti?” era riferito all’affermazione di Egidio sulle magnifiche sorti e progressive dell’umanità. Quanti fraintendimenti nel “dialogo” asincrono! Gosh!

  18. egidio scrimieri dice:

    Be’, cara Claudia, il tasso di analfabetismo e’ in continua decrescita dal 1861 ad oggi. Vedi p.es. su

    http://dibattitomorsanese.blogspot.com/2012/02/numeri-utili-il-tasso-di.html

    o dove ti pare.
    Insomma, il numero degli ignoranti diminuisce in continuazione.
    Vorrei poter dire lo stesso del numero dei cretini ma l’Istat non fornisce dati a riguardo. Tu ne hai?

  19. egidio scrimieri dice:

    p.s.: mi pare pero’ che si stia andando fuori tema (non e’ un segnale positivo). Atteniamoci dunque alla questione posta da Mantellini. Cioè: implicazioni politiche, logiche, filosofiche e -soprattutto- psichiatriche del chiedersi se convenga parlare o non parlare del mostro mentre si sta parlando del mostro.

  20. Claudia Pittelli dice:

    @egidio scrimieri beh, noi qui che ci stiamo a fare?
    Dai che scherzo!

  21. Emanuele (l'altro) dice:

    “Cioè: implicazioni politiche, logiche, filosofiche e -soprattutto- psichiatriche del chiedersi se convenga parlare o non parlare del mostro mentre si sta parlando del mostro”

    La sinistra italiana vive di ossessioni, morto (politicamente) il baubau Berlusconi ne ha dovuto trovare un altro per poter far vedere che esiste. Perché se aspettiamo che invece di perdere tempo col “mostro” di turno riconosca quello che non va al suo interno stiamo freschi. Ho appena letto l’editoriale del peraltro direttore sulla giunta di “scappati di casa” (se non insultano non sono contenti) di Pisa. Niente domande sul perché i leghisti sono passati dallo 0,3 al 32% in una città che aveva sempre votato a sinistra, la colpa è di LEU che ha presentato un candidato da 5% togliendo voti al PD.
    Mancano le invettive sul popolo fascista e ignorante ma l’andazzo è sempre quello: incapacità reale o voluta di capire cosa non va in se stessi.

  22. Bandini dice:

    Sono d’accordo con quanto commenta Nicola.
    Il punto non è: la sinistra continua a farsi le pippe se essere apertamente contro o avere un atteggiamento ecumenico, e intanto il mostro si mangia tutto e tutti. Il punto è come fare a disinnescare il fatto che non ci siano più argomenti alternativi, ma solo (quando va bene) controargomentazioni a quelle del mostro, col risultato che comunque si amplifica il discorso del mostro. Il punto non è sputtanare il discorso del mostro sull’elefante: il punto è spostare il discorso su zebre e antilopi.

  23. umberto dice:

    Come sempre in questo paese gli oppositori drammatizzano e i governanti minimizzano. Per poi scambiarsi i ruoli al prossimo giro. Vedremo mai qualcosa di diverso, qualcosa di più utile e concreto dei soliti inutili discorsi?

  24. egidio scrimieri dice:

    Il fatto e’, cari Nicola e Bandini, che aspettarsi un discorso intelligente su zebre ed antilopi da chi scrive stravaganti stupidaggini su mostri ed elefanti sarebbe come chiedere a un bimbo di tre anni di scrivere un trattato di etologia.