Immagina un cretino. Uno che una mattina si sveglia e per sbeffeggiare la squadra avversaria pensa ad un adesivo con Anna Frank con la maglia della Roma. Immagina altri cretini come lui, che sostengono quell’idea e producono e attaccano ai muri dello stadio gli adesivi con una simile odiosa cretineria.
Bastano poche ore perché quella cosa orribile, quell’idea nazistoide e senza appello (poi i cretini diranno che era una goliardata e io purtroppo gli credo, se sei cretino puoi immaginarla così), una notizia piccola, regionalissima e marginale sia in prima pagina sui principali siti web informativi italiani. Non ultrasroma.it o forzalazio.com ma Repubblica e Corriere. Offerta – nella sua cretineria – all’indignazione di milioni di lettori.

Il giorno dopo poi, il cretino ideatore dell’adesivo odioso sarà in prima pagina su Repubblica di carta, con un editoriale di Mario Calabresi e quella foto odiosa di Anna Frank ripetuta con le casacche di molte altre squadre di calcio. Calabresi nel suo editoriale intitolato “Siamo tutti Anna Frank” scrive:


“Ma questa volta abbiamo pensato che è necessario fare un passo in più. Come è diventato possibile che Anna Frank sia considerata un modo per offendere? Ribaltiamo i piani, restituiamole il suo valore, trasformiamola in un omaggio. Non lasciamola sola e in mano all’ignoranza. E allora Anna Frank siamo tutti noi, può e deve avere la maglia di ogni squadra. essere parte della nostra vita”


Questo il punto di vista del direttore del principale quotidiano italiano. E se invece il passo in più fosse non parlarne? O anche solo parlarne meno? Trattare quella notizia per quello che è? Uscire dal ricatto per cui, ai tempi della bulimia digitale, più la si spara grossa e più facilmente si finirà prima nelle condivisioni dei social network e poi sui giornali? Se il passo in più, che i media italiani dovrebbero fare, fosse quello di abbandonare i cretini al loro destino e piantarla di titillare il nostro istinto all’indignazione già quotidianamente mille volte scatenato dai contenuti che leggiamo in rete? Se ribaltare il piano – per usare le parole di Calabresi – fosse piantarla di seguire le dinamiche dell’universo digitale offrendo un giornalismo meno isterico e scandalizzato ma soprattutto finalmente diverso dal flusso ininterrotto delle cose che leggiamo ogni giorno in rete? In quella diversità rimane una flebile idea di sopravvivenza anche economica, ma ancora prima, si fonda un’idea di giornalismo che valga la pena sostenere. Sia dalla parte di chi scrive come da quella di chi legge.

12 commenti a “Il passo in più del giornalismo italiano”

  1. layos dice:

    C’e’ da dire, per chi conosce un po’ il mondo del calcio e del tifo ultrà, che questa cosa di darsi vicendevolmente dell’ebreo a mo’ di insulto fra laziali e romanisti dura da un pezzo, ed è dovuta alla compenetrazione dell’estremissima destra in entrambe le curve, con tutto l’annesso proselitismo che le curve calcistiche sono capaci di fare. Queste figurine ignobili girano a Roma da parecchio tempo così come il coretto “la storia è sempre quella, sul petto vuoi una stella” che gioca sull’ambiguità del fatto che chi vince 10 campionati si mette una stella sulla maglia e sul fatto che la stella veniva messa al petto degli ebrei per identificarli e ghettizzarli e così via all’infinito. Ma andando indietro ci furono le proteste dei tifosi laziali per l’ingaggio di un “ebreo negro” come Aaron Winter e ancora più indietro a metà anni novanta uno scambio di edificantissimi striscioni: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/02/23/la-protesta-di-israele-oscuriamo-la.html che portò i media israeliani a chiedere la chiusura della serie A.
    Io credo che fare finta di niente all’infinito sul fatto che le curve di Roma siano infestate da questi topi di fogna non sia l’atteggiamento vincente, onestamente. (detto questo capisco che un fiore delicato come la memoria di Anna Frank andrebbe lasciato in pace anche se si tentasse di proteggerlo).

  2. Giuliano dice:

    Max, ma se il “principale quotidiano italiano” non si occupa di queste facezie digitali allora deve cercare di pubblicare delle notizie, cioè deve fare il lavoro di un giornale. Lo sanno fare?

  3. DinoSani dice:

    Per esempio pubblicare questa notizia, che non è uscita quasi da nessuna parte:
    http://www.valigiablu.it/commissone-europea-impatto-pirateria/

    Mante sono lobby che proteggono altre lobby, è tutto questo rumore sul nulla serve a coprire le notizie vere, che devono essere nascoste o non evidenziate….

  4. Umberto dice:

    Occorre distinguere, qui siamo ben oltre la “sparata”, non si tratta di una battutaccia qualunque. Ci sono offese di fronte alle quali tacere e far finta di niente è grave quanto l’offesa stessa, e questa è una di quelle. E’ bene ricordare che quanto accadde nel scorso, ad Anna Frank e ad altri milioni di esseri umani innocenti fu possibile anche per il silenzio e l’acquiescenza (complice) di tanti, troppi cittadini perbene

  5. Marco dice:

    Stavo pensando la stessa cosa. Ma non parlare di qualcosa non genera ascolti e click.

  6. egidio scrimieri dice:

    Mi dispiace, caro Mantellini: la sua proposta di “non parlarne” non può’ funzionare. Se ne faccia una ragione. Non puo’ funzionare per un motivo molto semplice: per dire di non parlare di qualcosa ne devo necessariamente parlare. Non a caso lei, sulla questione, ha scritto e pubblicato un commento, seguito dai commenti dei lettori. Che sono già’ 5; 6 col mio. E magari ne verrano altri. Dunque ne stiamo parlando. Ne parliamo per convenire di non parlarne. Ma per convenire di non parlare siamo costretti a parlarne. Ne’ c’e’ altro modo di procedere: se non parliamo per decidere di non parlarne, continueremo ugualmente a parlarne, e il risultato sarebbe lo stesso. Tutto questo e’ profondamente assurdo, non trova caro Mantellini?

    Che lei sappia, nei media, ci sono più’ giornalisti orribili o più’ giornalisti assurdi?

  7. andrea61 dice:

    Non credo poi che servano viaggi ad Auschwitz o regalare il libro. L’antisemitismo che vedo intorno a me fatto di complotti su 11/9, immigrazione, finanza, l’immancabile Soros, non nega l’olocausto, semplicemente crede che forse Hitler non aveva tutti i torti.

  8. annamaria dice:

    Totalmente d’accordo con Mantellini.
    Stiamo parlando di gente che non sa nulla, che non capisce nulla, che non pensa nulla.Che non esiste, e perciò non merita attenzione e menzione alcuna.
    Tutt’al più meriterebbe (perché poi il problema è tutto qui) un po’ di scuola, un po’ di libri, un po’ di conoscenza. Questo sì.

  9. #SiamoTuttiAnnaFrank Vs #AnnaFrank - Qual è la Rilevanza dei Giornali? - DataMediaHub dice:

    […] antisemitismo e xenofobia».  Orientamento che mi sento di condividere appieno mentre più di qualcuno appare scettico sulla […]

  10. luca dice:

    Io non sono d’accordo. Siamo arrivati a questo punto attraverso una ripida discesa senza fine nel becero pensiero squadrista, proprio perché tali razzisti, fascisti, nazisti, sono sempre stati considerati semplicemente ignoranti. L’ignoranza è implicita nel razzismo, quindi evitiamo di girarci dall’altra parte e chiamiamo le cose col loro nome. Gesti di tale vigliaccheria non possono non essere lasciati passare e secondo me l’indignazione deve portare a spiegare proprio perché è importante avere dei punti saldi tra la società e la barbarie, non negoziabili. Inoltre questi qua, magari non sanno neppure in quali anni precisi s’è svolto il massacro sistematico nei campi di sterminio ma è proprio dello sterminio sono dei fan. Inneggiano a quello e direi che proprio quello li attrae maggiormente dell’idiologia nazista e fascista.

  11. alessandro dice:

    e arriviamo a parlarne anche nei blog impegnati di sti adesivi, namo bene

  12. Insula dice:

    Se alcuni giornali non ne parlassero, quelli che ne parlano venderebbero di più. E’ sempre una semplice questione di soldi.