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Il numero dei votanti alle finte Primarie del M5S è un numero interessante. Un numero che può essere facilmente correlato con la parabola web di Beppe Grillo e del M5S in genere. Una presenza sempre più sfiatata, pochi commenti, sempre meno like e interazioni, una schiera di fiancheggiatori sempre più distratti e meno convinti. Un sito web tecnologicamente imbarazzante fermo a dieci anni fa (gira su Movable Type per chi ricorda la piattaforma) una serie di infortuni tecnologici molto seri e del tutto sottostimati, fino alle recenti incertezze tecniche durante le votazioni. Grillo e il web hanno solo vecchie ipotetiche relazioni che risalgono ai tempi dei blog, da allora, dalla nascita del M5S in avanti, il succcesso indubbio dei grillini è stato un successo in gran parte analogico.

Da un certo punto di vista è “business as usual”: Beppe Grillo e il M5S con Internet ci hanno avuto poco a che fare fin dall’inizio (lo abbiamo scritto mille volte) e ogni giorno che passa altre prove di questa incapacità si aggiungono. Per un po’ di anni l’amatorialità dei video mossi e pixelati è stata raccontata come una nuova forma di linguaggio. Succede di continuo: la cialtroneria, quando ha successo, trova sempre l’idolatra di turno pronto a giustificarla. Terminati i tempi dello streaming e quelli dei raduni di massa (i grillini a Rimini come nelle ultime adunate quando va bene mettono assieme qualche migliaio di persone) ora la parabola digitale del M5S è sotto gli occhi di chiunque la voglia vedere. Un fallimento annunciato e prevedibilissimo ma che tutti, in un Paese in cui la tecnologia è per definizione magica e esoterica anche quando non funziona, continueranno a negare.

Gli elettori di Di Maio, Di Battista e compagnia non sono su internet e nemmeno nelle piazze. Sono la solita massa di italiani individualisti e arrabbiati dietro lo schermo del televisore all’ora di cena. Gente che la sa lunga, come ai tempi della Lega Nord, a quelli di Berlusconi o come nei tempi attuali: disposti a dar credito ad un nuovo Movimento senza congiuntivi e con le maiuscole messe a caso, nato e cresciuto sul web (ma quando mai) e da lì felicemente piombato nell’ideazione elementare dell’italiano medio. Quelle stesse persone che, come sempre accade in questi casi, fra cinque minuti (anzi ora) guarderanno con convinzione da un’altra parte.

13 commenti a “La parabola digitale di Beppe Grillo”

  1. alessandro dice:

    mantellini e’ il nuovo vittorio feltri

  2. Andrea Maselli dice:

    Mantellini è il genio di sempre. Uno che vede le cose 1 anno prima degli altri.

  3. Funz dice:

    Tanto finché dall’altra parte ci saranno i soliti delinquenti e incapaci, i 5s continueranno a crescere. Che vi piaccia o no.

  4. Sandro dice:

    Funz… i 5s sono pieni di delinquenti ed incapaci… paro paro come lo sono “gli altri” come li definisci tu… il che vuol dire che la delinquenza e l’incapacità sono politicamente equamente distribuite. Viva la democrazia! :D

  5. DinoSani dice:

    Temo che ti sbagli, sia sul m5s che sul italiano medio… la sensazione è che sia tu Che applichi dei ragionamenti arretrati, anche se in parte condivido l’idea della rete altrettanto arretrata di Grillo.
    L’altra sera vedevo dei ragazzi davanti ad una pizzeria immersi nella visione di un video da Facebook…incuriosito mi sono avvicinato: stavano ascoltando e vendendo un comizio di DiMaio.
    Pensare che quelli che tu chiami grillini non siano in sintonia con i nuovi usi degli italiani medi (che sono su Facebook non su canale 5), significa sottovalutarne la forza e potenzialità. Li fermeranno solo con le leggi elettorali di coalizione.per ora….

  6. Emanuele (l'altro) dice:

    Se i 5S fossero in calo non ci sarebbe bisogno di leggi elettorali che hanno come obiettivo principale tenerli fuori dal governo anche a costo di rendere ingovernabile il paese.
    Ma evidentemente è più facile l’attacco settimanale ai 5S che parlare dei furbetti degli altri partiti.

  7. Giò dice:

    Mante stavolta stai sbagliando, ma mi sa che Di Maio sarà molto votato, solo perchè è una faccia nuova e parla abbastanza bene e piace alle donne….. Che alternative ci sono? Salvini? La cariatide Silvio? Renzie?

  8. Mariano Giusti dice:

    [“Pensare che quelli che tu chiami grillini non siano in sintonia con i nuovi usi degli italiani medi (che sono su Facebook non su canale 5), significa sottovalutarne la forza e potenzialità.”]

    Peccato che Facebook sia il canale 5 di Internet.

  9. Userunfriendly dice:

    Leggi elettorali che hanno come obiettivo principale tenerli fuori dal governo ?
    Ma perchè bisogna raccontarsi e raccontare tante favole ?
    Avete fiducia in un partito, bene, bravi; ma non raccontatevi salvatori della patria e puri tra i puri, non confondete fiducia in atti di fede.

  10. Davide dice:

    Ricordo sempre con piacere un tuo mitico post all’alba del Grillismo in cui scrivevi “Grillo trasmette ma non riceve”. Espressione poi diventata un classico con i miei amici e abbreviata TX NO RX

  11. Erasmo dice:

    Da 23 anni la sinistra italiana non ha una visione né un programma. Chiede i voti in base alla sua diversità e superiorità morale, che fa fulcro sulla domanda retorica: “non vorrai mica votare come quella massa di italiani individualisti e arrabbiati, nonché teledipendenti?”.
    Il disprezzo per la “massa” di solito viene nascosto dietro furbeschi giri di frase: mi congratulo quindi per la schiettezza del post, un vero coming out di certezze aristocratiche.
    E, a proposito di parabole: “Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo grillino.”
    (Luca, 18,11 lievemente modificato)

  12. Mikhail Lanart-Hastur dice:

    @Funz & @Emanulele (l’altro) i grillini NON sono onesti ma solo TEMPORANEAMENTE incensurati.
    Tra poco tempo avranno più condannati loro da soli che TUTTI gli altri partiti messi insieme.
    Vogliamo parlare di Ostia?
    O Di Bagheria?
    Anche i leghisti quando erano all’opposizione sembravano onesti

  13. Stefano dice:

    L’analisi però smette di stare in piedi quando si osservi l’uso dei canali social, il web 2.0 o come lo si voglia chiamare. Grillo e compagine hanno capito che quel che conta ormai è la viralizzazione dei contenuti, in modo che quasi non conti più né il canale né il contenuto, ma la velocità di redistribuzione tra i nodi della rete. E come ben sa chiunque abbia avuto a che fare con un “evangelist” grillino, questo fenomeno è autoalimentato (o quasi: basterà il comizio su FB di Dibba o Giggi a dare nuova benzina) e cresce esponenzialmente.