C’è un tipo di elettore del PD – che sarei io – che vorrebbe votare per un partito riformista di sinistra. Siccome riformista e di sinistra è una espressione vaga ed elegante che si porta con tutto, provo a specificare meglio cosa significhi per me riformista e di sinistra usando alcuni esempi recenti riferiti al governo Renzi.

“Riformista” significa prendere atto della necessità di riformare (appunto) la scuola pensando agli studenti prima che agli insegnanti (come succede ovunque nel mondo occidentale). Significa prendere atto dello strapotere politico di alcuni grossi apparati sindacali che hanno infiltrato ogni angolo della macchina decisionale del paese e provare a metterci rimedio, per esempio iniziando faticosamente a premiare il merito più che l’appartenenza. Significa investire sui giovani che sono la vera classe povera italiana e contemporaneamente la nostra unica speranza. Significa sposare un’idea di innovazione che non riguardi la Salerno Reggio Calabria o peggio i ponti di Messina ma le autostrade informatiche e in generale gli ambiti digitali. Significa tenere distanti i propri mediocri amichetti dalle poltrone delle partecipate o delle fondazioni bancarie.

“Di sinistra” per me significa avere in cura le diversità, o quelle che la società vetero-democristiana, che ha dominato questo paese negli ultimi 50 anni, ha considerato tali e che spesso non lo sono più ormai da nessuna parte nel mondo. E quindi i diritti civili dei singoli cittadini, le libertà individuali, la solidarietà verso gli altri.

Ho fatto solo alcuni esempi, banalissimi, tanto per rendere l’idea.

Il tipo di elettore del PD che sarei io è abbastanza sicuro che un simile schemino identitario prescinda da alcune delle opzioni in campo nei prossimi mesi di cui leggo ogni giorno sui giornali.

Ecco un elenco pratico di ostacoli insormontabili a questa idea di sinistra e riformismo:

1) Tutta la minoranza PD, esempio perfettissimo di un fallimento politico che non vorremmo ripetere di nuovo.

2) Alcune delle esperienza disastrose a sinistra del PD da Fassina a Vendola. Una specie di minoranza PD agli steroidi.

3) Alfano, Berlusconi e tutto il berlusconismo di ritorno da Verdini a certi residui millimetrici di Scelta Civica.

4) Una quota di attuale classe dirigente del PD mantenuta in sella per interesse o per esigenze di forza maggiore il cui esempio più rilevante è Vincenzo De Luca.

L’elettore del PD che sarei io è scarsamente interessato agli arzigogoli della strategia elettorale, sbadiglia quando si parla di maggioritario e proporzionale, gli fanno orrore i capilista bloccati: non vorrebbe scambiare – se fosse possibile – le proprie idee con ulteriori convivenze di schieramento con i peggiori mostri della politica.

L’elettore di PD che sarei io vorrebbe votare per uno schieramento che per una volta non lo faccia vergognare, che non lo costringa a turarsi il naso in nome del meno peggio. Che non strizzi l’occhio al populismo dei peggiori perché magari in quella maniera lì si raggiungono nuovi elettori.

L’elettore del PD che sarei io vorrebbe partecipare. Non vincere a tutti i costi. Vorrebbe aver rispetto per i rappresentanti che ha eletto non doversene vergognare a ogni piè sospinto.

L’elettore del PD che sono io è abbastanza convinto che lo scenario dei prossimi mesi non gli offrirà nulla del genere ed è francamente un po’ stanco e un po’ preoccupato.

21 commenti a “L’elettore del PD che sarei io”

  1. ale dice:

    scende in campo

  2. roberto dice:

    saremmo in molti. Ma resta il problema che gli “altri” forse sono in tanti, troppi. Metti De Luca: ha partecipato alle primarie e le ha vinte. Si è candidato e ha vinto le elezioni. È stato sospeso per la Severino e poi è stato reintegrato. È stato indagato e dopo decenni è stato assolto… che strumenti hai per tenerlo fuori?

  3. dmitri dice:

    Abrogare la democrazia.

  4. Gianni dice:

    Sottoscrivo tutto e condivido su Facebook

  5. Giuliano dice:

    Max, e’ sufficiente che smetti di votare PD per dare un segno alla dirigenza.

  6. Larry dice:

    Sfortunatamente stai replicando (con tutte le buone intenzioni, ma sappiamo cosa ne è lastricato) ciò che ha fatto primariamente fallire la sinistra degli ultimi trent’anni: sviluppare un partito attorno a un elettore ideale che non esiste. Il Pci fino agli anni 80 è riuscito a “educare” il suo elettorato, facendogli assumere le caratteristiche uniformi che servivano per la sua narrativa. Questa tecnica ormai non funziona più, ormai ci riteniamo tutti fiocchi di neve unici e irripetibili. Non ti puoi illudere che i professori (grandi elettori del Pd) si tirino la zappa sui piedi in nome di un bene più generale. Questo vale per tutte le categorie i cui privilegi (molte volte più nominali che reali) si sono incrostati e cristallizzati nei decenni.
    Come se ne esce? Non credo che se ne esca. L’Italia è destinata a un lento ma inesorabile declino, dove ognuno combatterà in modo sempre più egoista e incattivito per proteggere il suo piccolo privilegio, e a un certo punto non resterà più niente tutto intorno.

  7. Giovanni Turano dice:

    È il sogno di tanti.

    Però, se continui a dire “PD”, devi anche riconoscere che il PD è quello: dovrebbe essere … poi però partorisce Renzi, ha dentro Delrio e Poletti, vuole i voti di De Luca e fa e dice tutte le cose che giustamente dici che non dovrebbe fare e dire. Potremo riassumere il tuo pio desiderio con la famosa frase sintetica “Botte piena e moglie ubriaca”: vuoi il potenziale dell’idea fondante teorica del PD, senza le magagne concrete e quotidiane del PD e di chi ne è biologicamente membro, ma come fai?

    Io la risposta non ce l’ho. E sono decenni che mi faccio la domanda (con sigle diverse, che PD non erano, ovviamente), per ora inutilmente.

    Intanto guadagna terreno Grillo o Salvini o chi per loro, da noi ed in tanta parte del mondo a noi vicino.

  8. Andy61 dice:

    Caro Mantellini, da molto tempo ho un’idea nella testa corroborata anche dal risultato referendario.
    Nel nostro paese ci sono due categorie politiche di cui gli italiani a parole fanno un uso smodato: il liberalismo e il riformismo.
    Per vent’anni Berlusconi ha ripetuto l’apologia del pensiero liberale mentre bloccava le liberalizzazioni, cancellava le privatizzazioni e in materie etiche abbracciava le idee del cattolicasimo più conservatore. Allo stesso modo, da vent’anni a questa parte ci siamo dovuti sorbire, e ce li sorbiremo per altri 20, i D’Alema, i Cofferati o le Camusso parlare di Riformismo mentre lisciavano il pelo a pensionati e pensionandi e proteggevano una PA che ha letteralmente ridotto il paese al lumicino.
    Per non parlare poi del nuovo che avanza che agli ordini del Pol Pot de noantri, si dichiara liberale e riformista ma poi sostiene che va tutto bene e basta solo avere politici onesti per far scomparire tutti i problemi..
    Questo è quello che offre il paese e questo è quello che vuole la maggioranza dell’elettorato.dunque caro Mantellini, mettiamoci il cuore in pace. In un paese cresciuto sotto la guida dalle due ideologie più conservatrici e totalitarie del ‘900, i liberali e riformisti ( veri) saranno inevitabilmente una esigua minoranza.

  9. Enrico dice:

    Purtroppo le discrepanze da questo identikit in cui mi riconosco, non appartengono solo a minoranze o a minoranze agli steroidi, ma alla stessa maggioranza, come anche lei sembra accennare.

    Gira e rigira, leggi e rileggi, quel PD qui delineato non esiste, preso com’è da opere pubbliche faraoniche e compiacenti, dall’inseguire consenso nel modo più becero suonando il disco rotto dei “burocrati di Bruxelles”, in regalie una tantum distribuite in malo modo a chi ne ha e a chi non ne ha bisogno e via compagnia danzante.

    Non c’è talmente, che come ne ragionava Macaluso stamane, anche l’attuale cosa che chiamiamo PD è probabilmente destinata a sparire.

  10. Dino Sani dice:

    Sembra un post di dieci anni fa…
    oggi dovresti scrivere che ti vergogni di votare per un partito colluso con le principali organizzazioni bancarie e criminali d’Italia…
    ti sei perso per le autostrade digitali.
    ti veniamo a prendere al casello, su!

  11. lolo dice:

    Tutto quello che cerchi è negli scritti di Filippo Turati……

  12. Emanuele (l'altro) dice:

    Ma non sarà che il problema della sinistra (non solo italiana, eh) è stato abbandonare le battaglie sul lavoro e l’occupazione sostituendole con quelle per i diritti civili delle minoranze?

  13. Signor Smith dice:

    Se ho ben capito scarteresti De Luca perché “impresentabile”,anche se lui fa lo gnorri e si “presenta”, viene eletto ed amministra pure bene (parrebbe) e si libera pure delle inchieste giudiziarie. Tra i “presentabili” chi ci metteresti, Orfini? Che sarà anche una bravissima persona, ma è quello mandato a Roma a tappare i guai derivati dall’elezione di Marino (che non era candidato M5S o Forza Italia) e che, con la gestione del PD romano, ha sostanzialmente curato la trionfale campagna elettorale della Raggi… mala tempora…

  14. Luca dice:

    C’è un tipo di elettore del Pd – che saresti tu – che ha votato per anni, forse ha sempre votato, il PD nelle sue varie pelli e con le stesse persone alle quali, ora, muovi appunti.

    Il problema è sempre, sempre, l’elettore del PD.

  15. HotHello dice:

    Sarebbe bello se qualcuno ascoltasse e capisse questo tuo appello, che è anche il mio. Per quel poco che conta, non sei da solo.

  16. GS dice:

    Il PD si è da tempo trasformato in una macchina per far soldi, per spremere soldi dal territorio con parcheggi a pagamento, oneri di urbanizzazione, mense scolastiche… Il business dell’ultima ora è l’immigrazione. Non ho mai votato tale partito ma da ambientalista votavo i Verdi, e il mio voto finiva nel gran calderone del principale partito della sinistra. Continuavo a votarli per dare un segnale ambientalista anche se la coalizione nel complesso non rappresentava le mie istanze conservazioniste.

    Ora ho voltato pagina. Non sono soddisfatto ma almeno mi sono liberato dell’idea che occorra votare sempre lo stesso partito e restargli fedeli anche se non ci piace, sperando che cambi.

  17. Roberto dice:

    C’è un elettore del PD che sarei io, che crede nella politica. Credo nel PD in quanto l’unico partito ipoteticamente in grado di essere riformista e attento alle nuove generazioni, con uno sguardo europeista, che tuteli i diritti di tutti. I due anni di Renzi hanno mostrato questa potenzialità, con alcuni aggiustamenti che potranno essere fatti se, con spirito collaborativo, la minoranza PD lascerà l’ambizione di essere minoranza di governo e diventi veramente uno spirito costruttivo che il direttivo ha bisogno.

  18. Denriocoeli dice:

    Super :)))

  19. paolo d.a. dice:

    orpo un manifesto pannellian/radicale anvedi :*

  20. Umberto dice:

    L’elettore del PD mi pare un tantino stordito, non capisco come faccia a proclamarsi elettore di un partito che non esiste e mai esisterà con queste caratteristiche . E’ come dire vorrei votare per il partito x se solo se il partito x fosse l’opposto di ciò che è. Un po’ assurdo no?.
    Non sarebbe più coerente evitare una volta per tutte di votare per un partito e per persone del tutto prive di valori e di cui non si ha nessuna stima e nessuna fiducia? E con le quali non c’è alcun futuro possibile.

  21. Fegatto dice:

    Buongiorno Mantellini,
    secondo me il prologo che lei fa su come dovrebbe essere un partito di sinistra riformista la colloca esattamente nella categoria # 1) degli ostacoli insormontabili, cioè la minoranza PD.
    Come facciamo ? ;-)