Improvvisamente la politica si è accorta del potere dirompente delle bugie.
E questo – accidenti – è un buon punto di partenza. Ovviamente le bugie che la interessano sono in genere quelle degli altri e questo rende il dibattito in corso da qualche tempo piuttosto curioso.

Così quando leggerete “post-verità” – parola oggi di gran moda – qualcuno semplicemente vi sta dicendo che voi, infine, avete scelto di rinnegare le cose davvero importanti: avete smesso di occuparvi della verità.

Nella grande maggioranza dei casi i giudici delle vostre cattive abitudini saranno gli stessi proprietari delle verità che voi state rifiutando: gente che, in pratica, sta venendo a chiedervi il conto. Per questo la politica parla tanto volentieri di post-verità. Perché quello che le si materializza davanti agli occhi è prima di tutto il proprio fallimento nell’essere creduti.

La “post-verità” criminalizza tutti, suona l’allarme del crollo delle democrazie, stimola le nostre paure più sotterranee, ci suggerisce che forse non siamo abbastanza intelligenti per le cose davvero importanti. Per questo abbiamo votato per Donald Trump o per la Brexit, per questo i beceri populisti dominano la scena europea e gli illetterati spingono più in là l’idea di decenza nell’Italia a 5 Stelle.

E dentro questa lettura del mondo il riflesso di moltissimi è quello di considerare Internet responsabile di quasi tutto. Non hanno torto, secondo me. Non ha torto il Ministro Orlando quando accenna alla “giungla della disintermediazione”, non ha torto il Garante antitrust Pitruzzella quando oggi dichiara al Financial Times che serve un maggior controllo sull’informazione da parte del potere (nientemeno). Penso che abbia piuttosto ragione Beppe Grillo a sottolineare il valore reazionario delle loro dichiarazioni. Anche in questo caso l’analisi delle bugie si concentra su quelle altrui ignorando le proprie. Che sono nella sostanza esattamente le stesse.

Il punto è semplice. In molti detestano Internet perché preferiscono il mondo semplificato in cui vivevano prima. Del resto troppe bugie tutte assieme confondono e mai come oggi noi abbiamo libero accesso a tutti i “cazzari” (per usare l’elegante espressione di Grillo) del mondo, lui compreso.

Prima del fastidio per la post-verità c’è allora quello per le troppe verità che si affrontano e che ci domandano continuamente di scegliere fra una e l’altra. Spesso questo accade dentro le raffinate tecniche di manipolazione della macchina. La cieca fiducia nel potere taumaturgico della macchina, quello che fa dire a Renzi che il referendum costituzionale è stato “perso sul web”, la fiducia incondizionata verso un potere che si immagina appena ma che in ogni caso si presume gigantesco ed avvolgente, è un altro dei temi in discussione.

Poi arriviamo – infine – alla post-verità, quella che i grandi banalizzatori hanno subito associato a Internet (la macchina che tutto può, appunto, potrà non essere lei la responsabile?). Sulla post-verità e sulla sua improvvisa emersione a me paiono in campo un paio di ipotesi.

La prima è che lo scontro di tante bugie di segno differente che il contesto digitale ha infine reso disponibili ha creato qualche scompiglio nelle nostre piccole menti. Sai che c’è? ci siamo detti: “A me non interessa più”. Prendo per buona la prima sciocchezza che trovo in giro e la chiudo lì.

La seconda è che niente sia davvero successo. Che siamo sempre stati così. Che la post-verità sia il disvelamento sociologico – magari semplificato dalle dinamiche digitali – della nostra vera essenza di uomini e donne di superficie. Concrete minacce per le democrazie come in effetti siamo da un bel po’ di anni.

6 commenti a “Post-verità: Uomini e donne di superficie”

  1. Visto nel Web – 268 | Ok, panico dice:

    […] e ripetere #:sicurezza, spionaggio, virus ::: Facebook ::: fabiochiusi ::: fabiochiusi ::: manteblog ::: _arianna ::: fabiochiusi ::: […]

  2. Post Verità_ uomini e donne di superficie | La Città di Radio3 dice:

    […] Qui il blog di Mantellini […]

  3. rico dice:

    Però le bufale non viaggiano così bene su internet da quando i social si sono diffusi. Che poi il 90℅ Delle bugie viene diffuso è amplificato da QUELLO lì, quello in blu abbreviato in FB. Che per me ormai significa Fake-Book.

  4. Emanuele (l'altro) dice:

    Sono passati pochi anni da quando internet si è diffuso e ancora meno da quando è stato impestato dai social, che personalmente detesto, quindi possiamo affermare che a parte i ragazzini in età scolare tutti gli altri hanno cominciato a leggere e ascoltare le notizie su giornali e tv. A maggior ragione in un paese dove i giovani sono sempre meno e gli anziani sempre di più.
    Quindi la domanda è: perché c’è gente (che non si sa mai quanta, fateci caso, perché nessuno sa ad esempio quanta gente si fida di Grillo in rete invece che del politico tradizionale in tv) che da credito al predicatore sul blog o al post su Facebook invece che all'”autorevole” quotidiano o all’istituzionale tv?
    Non sarà che semplicemente dopo anni o decenni di giornali e tv sempre schierati con qualcuno si è persa la fiducia nei media tradizionali e si stanno cercando alternative? Come sempre nella vita, quando si perde la fiducia in qualcuno, è difficile riacquistarla. Se poi quel qualcuno persiste a dire che ha ragione e attacca gli altri con campagne virulente come l’attuale su post-verità e fake news con tradizionale proposta di censura a maggior ragione non verrà preso sul serio da chi l’ha abbandonato.
    Tra l’altro la campagna è partita perché c’è stato il terremoto Brexit e il cataclisma Trump (con la scossa di assestamento del no al rederendum italiano). E a guardare chi nel mondo era favorevole ai no alla Brexit e a Trump (più o meno tutti i giornali e le tv che contano) e in Italia al si al referendum, dovrebbe essere evidente che c’è un interesse ben diverso dalla virtuosa ricerca della verità dietro alla mobilitazione.
    Tra l’altro sto notando che c’è una discreta assuefazione perché la proposta di Pitruzzella che non è tanto dissimile da quanto proposto per 15 anni a intervalli regolari da altri non ha scatenato la consueta rivolta che finora c’era sempre stata di chi vuole mantenere il più possibile libera la rete da interventi governativi.
    Un po’ come le guerre nel mondo, che ormai da anni sono continue e nessuno ci fa più caso quando una volta attiravano molto di più l’attenzione e la preoccupazione della gente.

  5. annamaria dice:

    @Emanuele (l’altro)
    “Tra l’altro la campagna è partita perché c’è stato il terremoto Brexit e il cataclisma Trump (con la scossa di assestamento del no al rederendum italiano). E a guardare chi nel mondo era favorevole ai no alla Brexit e a Trump (più o meno tutti i giornali e le tv che contano) e in Italia al si al referendum, dovrebbe essere evidente che c’è un interesse ben diverso dalla virtuosa ricerca della verità dietro alla mobilitazione.”

    Perfetto. Ha fatto centro.

  6. Alessandto dice:

    Ma sei matto lo fanno solo per il nostro bene, sarebbe meglio ci togliessero il voto e decidessero loro per noi (e x il nostro bene)

    Eccerto ;)