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Nel caso dell’improvvisa notorietà del Ministro Poletti ci sono due mucche nella stanza. Una piccola e una gigantesca. La mucca piccolina, quasi un modello in scala 1:16 è la mucca che riguarda la decisione di nominare Poletti Ministro. L’ultimo pezzo della storia. Una responsabilità politica evidente e difficile da scusare che possiamo per comodità assegnare a Matteo Renzi. Perché si tratta di una mucca piccola? La nomina di Poletti resta una mucca piccola per la diluizione delle responsabilità che caratterizza (e un po’ manda in malora) questo Paese. Renzi, in fondo, ha solo nominato Ministro il presidente della LegaCoop. Qualcun altro ha solo nominato Poletti a quella presidenza, qualcun altro ancora solo alla sua carica precedente e via di questo passo. A nessuno spetta l’onere di ricostruire il filo del merito (o del demerito). Spesso anche solo riconoscere come mai quel filo sia giunto fino a noi non è semplicissimo. Renzi ha fatto ministro il capo della LegaCoop: questo non lo scusa ma forse a lui tanto bastava.

La mucca grossissima che riguarda Poletti è invece proprio quella della strada fatta dal Ministro per arrivare lì e, più in generale, quella dei meccanismi di cooptazione locale e nazionale dei partiti politici: la loro capacità di essere contemporaneamente linfa e veleno del territorio. A un certo punto dell’occupazione politica della amministrazioni l’equilibrio fra linfa e veleno si interrompe e il ruolo tossico della politica, sottratta al salutare meccanismo dell’alternanza, prevale.

Poletti viene dalla Romagna, la terra nella quale sono nato e che credo di conoscere un po’. Un pezzo d’Italia in cui la gestione amministrativa del PCI e poi dei DS e ora del PD (o di quello che ne resta) dura ininterrottamente da mezzo secolo. La storia di Poletti e quella di suo figlio Manuel, salito in queste ore ai disonori delle cronache, è quella di un “sistema” che qua conoscono tutti. Un network che prescinde dalle capacità dei Poletti, che io immagino presenti ma delle quali non so nulla, ma che racconta egregiamente la rete di protezione che i partiti nel tempo costruiscono attorno a sé. Non si tratta di una prerogativa della destra della sinistra o del centro ma semplicemente di chi guida l’autobus per abbastanza tempo da imparare a memoria il percorso. Il PCI/DS/PD il percorso in Romagna lo sa a memoria da qualche decennio.

La storia del settimanale Setteserequi diretto dal figlio del Ministro ne è un riassunto esemplare e rapidissimo. Uno dei migliaia che si potrebbe fare in una zona che va da Bologna al Mar Adriatico e anche oltre. Un giornale che nessuno legge, che pochissimi conoscono, scritto da una cooperativa di “amici”, che vende le sue (5000) copie ad altri amici, amici che spesso sono gli stessi che comprano la pubblicità su quelle pagine. Un giornale che incidentalmente riceve dallo Stato, per anni, centinaia di migliaia di euro di finanziamenti. Non sarà impossibile sostenere che un giornale del genere, a quelle condizioni, lo potrebbe fare chiunque, a patto di avere accesso alle relazioni che il PD, la COOP e tutti gli altri hanno offerto al figlio del Ministro. Non è nemmeno interessante domandarsi se tutto questo sia legale, è invece più utile occuparsi di quanto tutto questo sia giusto, soprattutto di quanto veleno una simile rete possa produrre fra gli esclusi. In tempi di crisi (facciamo l’ultimo decennio) moltiplicate questo disagio per la maggioranza delle imprese commerciali, di servizi, ecc. e provate a immaginare quante volte i romagnoli abbiano tollerato gli appalti agli architetti amici del partito (Forlì è piena di costruzioni orrende costruite da loro), alle società di servizi amiche del partito o del sindacato, ai costruttori, ai decespugliatori, ai fornai, agli avvocati, ai commercialisti, ai consulenti vicini alla grande rete dell’ex PCI.

Dentro una simile distorsione accade di tutto: ci sono professionisti raccomandati e bravissimi ma più frequentemente abiilissimi surfisti delle relazioni, idioti di talento, cinici da guinness. Per la rete l’unico distinguo davvero rilevante sarà se Caio è con NOI, se è dei nostri o se è con gli ALTRI. Gli altri – ovviamente – è tutto il mondo fuori.

Quando stavo finendo il liceo, moltissimi anni fa, conoscevo un cretino. Non un cretino standard, uno davvero cretino. Uno di quelli che chiunque lo ascolti dopo cinque minuti penserà “accidenti che cretino che è questo”. Non era nemmeno un ragazzo cattivo, era semplicemente uno che non ci arrivava. Qualche mese dopo il suo diploma di scuola superiore quel giovane fu nominato improvvisamente presidente di una grossa municipalizzata cittadina. Era un giovane normale, senza competenze, di bell’aspetto. Certo era un cretino ma magari qualcuno poteva anche non saperlo. L’unica ragione della sua nomina fu che era il solo candidato possibile di un piccolo partito che ora non esiste più al quale per motivi di rotazione spettava quella poltrona. Io, sono passati trentanni, di questa cosa mi ricordo ancora.

Erano altri tempi e magari oggi i meccanismo della cooptazione si sono un po’ affinati e quelli palesemente inadatti forse non vengono più presi in considerazione, non so. Ma quei meccanismi sono tuttora in funzione e il Ministro Poletti e suo figlio e una vasta rete di romagnoli che conosco, spesso brave persone, qualche volta perfino di grande talento, ne sono il prodotto. E non possiamo vantarcene. Tutto questo genera non solo un malcontento che si esprime durante le elezioni con sempre maggiore chiarezza, crea non solo continue e piccole ingiustizie sociali che negli anni tutti hanno in qualche modo sofferto, osservato e magari considerato come normali, ma ha letteralmente spezzato le gambe alle aspirazioni dei più giovani e dei più indifesi. Di quelli che semplicemente non accettano l’idea di appaltare ad un NOI le prospettive del proprio futuro ma vorrebbero essere considerati per quello che valgono singolarmente, senza dover ogni volta passare ad essere GLI ALTRI. Molti di queste persone, ricche di amor proprio, hanno bevuto il calice amaro della rassegnazione, altre se ne sono andate all’estero. Per questo il tempismo al contrario del Ministro ha generato così tanto malumore.

32 commenti a “La Romagna dei Poletti”

  1. dmitri dice:

    Il peggio della DC senza i meriti.

  2. alessandro dice:

    ecco esattamente questo sistema fa in modo che ci fosse un cavallo zoppo la gente voterebbe piu volentieri quello piuttosto che una classe piddina lercia da almeno 20 anni
    e’ solo quello il motivo per cui altri partiti orrendi come i 5stelle vincono, e’ perche’ la gente ha solo la disperazione perche’ di fronte al sistema pd si sta come di fronte alla mafia in versione light che non ti ammazza subito ma con tempo ti lascia morire

  3. BrunoB dice:

    Alessandro il PD 20 anni fa non esisteva nemmeno e al governo c’erano Berlusconi, la Lega e la destra della Meloni.
    È l’intera politica italiana che non va e il sistema perverso qui denunciato si ripropone uguale se non peggiore in altre regioni da altri partiti.
    Purtroppo i grillini propongono qualcosa di anche peggiore.
    Bisogna riflettere seriamente non accontentarsi della facili battute. 5stelle non li ha inventati il PD.

  4. alessandro dice:

    ah con la differenza che i mafiosi almeno non fanno i moralisti, questi invece si, salvo poi spartirsi il possibile per se, familiari e amici, il tutto senza il minimo rimorso

  5. Matteo Z dice:

    applausi.

  6. n3utr0 dice:

    Sarà.
    Pensa però che nella maggior parte del resto dell’Italia ci sono meccanismi analoghi, ma le cose funzionano cento volte peggio che in Emilia Romagna…

  7. Lorenzo Golinelli dice:

    Quindi? Tutto bene? Applausi? Bravi? E soprattutto, davvero convinto che l’emilia Romagna sia ancora così avanti?

  8. Andrea Romanelli dice:

    Sig. Golinelli, dal suo cognome percepisco che sia dell’Emilia Romagna, forse, non lo so, lei non ha avuto modo di vivere al di fuori dell’Emilia Romagna. Personalmente le garantisco che n3utr0 ha ragione, io ho vissuto in giro per l’Italia e le garantisco che, con tutti i difetti del caso, l’ER rimane la migliore regione d’Italia.

  9. BrunoB dice:

    No tutto bene no ma questa regione è certo avanti a tutte in Italia per qualità dei servizi per sistemi sanitari formativi ed inclusivi.
    Ti prego vai a verificare di persone dal Piemonte alla Sicilia quello che succede li.
    Attenzione il buon governo non è quello che immagina ognuno di noi ma quelle che coinvolge positivamente il maggior numero dei cittadini del territorio di riferimento.
    Attenzione ad accontentarsi delle facili battute e dei giudizi tranchant.
    Il cervello non è un optional.

  10. alessandro dice:

    i treni tra l’altro son sempre in orario

  11. Fiorella dice:

    Leggendo i commenti ho l’impressione che si sottovaluti l’idea fondamentale di questo post:

    “Non si tratta di una prerogativa della destra della sinistra o del centro ma semplicemente di chi guida l’autobus per abbastanza tempo da imparare a memoria il percorso.”

  12. dmitri dice:

    Epperò la puntualizzazione di Alessandro
    con la differenza che i mafiosi almeno non fanno i moralisti, questi invece si, salvo poi spartirsi il possibile per se, familiari e amici, il tutto senza il minimo rimorso mi pare che una differenza la segni. Questo aspetto non è secondario nel giustificare l’avversione alla sinistra.

    Rispondi

  13. Fiorella dice:

    Credo individuare i meccanismi sia più efficace che attribuirli a una parte o all’altra. Io, per esempio, sono lombarda e posso testimoniare che da almeno venti anni a questa parte la sanità lombarda è ***occupata*** da CL, con tutto ciò che ne consegue. Credo tuttavia che ai fini della comprensione dei fenomeni deviare il discorso in questa direzione sia controproducente. Finora in Italia ci siamo contrapposti sotto le rispettive bandiere, in tutto ciò trascurando di analizzare e rilevare i meccanismi che determinano le conseguenze. Ognuno di noi ha le sue avversioni, e probabilmente continuerà ad averle, ma secondo me è arrivato il momento di andare oltre.

  14. dmitri dice:

    Non sono sicuro che la risposta sia al mio commento, se non per il riferimento a “avversione”, interpretato comunque non nel senso che gli avevo dato. Provo a spiegarmi: se so che Radio Città Futura (97.700 a Roma) prende 3.5 milioni di euro di finanziamento pubblico per farmi la morale, mi diventa antipatica, pur partendo da posizioni non pregiudizialmente avverse.

  15. Fiorella dice:

    Condivido e mi spiego meglio anch’io: il caso Poletti è da un lato oggettivo e dall’altro rappresentativo di altri casi analoghi che emergono ovunque, a prescindere dalla collocazione geografica o politica in cui nascono. I commenti al post più si focalizzano sul lato oggettivo (la situazione romagnola) mentre a me preme di più evidenziare il lato rappresentativo in senso lato.

    Cito dal post, accorciando un po’:

    “[…] un “sistema” rete che prescinde dalle capacità dei singoli ma che racconta la rete di protezione che i partiti nel tempo costruiscono attorno a sé. Non si tratta di una prerogativa della destra della sinistra o del centro ma semplicemente di chi guida l’autobus per abbastanza tempo da imparare a memoria il percorso”.

    “Per la rete l’unico distinguo davvero rilevante sarà se Caio è con NOI, se è dei nostri o se è con gli ALTRI. Gli altri – ovviamente – è tutto il mondo fuori.”

    Questo modo di fare rete, secondo me, è il nucleo del problema, ovunque esso si manifesti e di ogni colore si dipinga.

  16. DinoSani dice:

    Basterebbe eliminare del tutto i finanziamenti pubblici ai giornali (ai partiti dovrebbe essere scontato visto un vecchio referendum popolare…), e tutta questa “classe dirigente” dovrebbe cominciare a lavorare, ovvero mettersi sul mercato.
    Vogliamo parlare delle attività pubbliche finanziate dal signor Zingaretti, da presidente della Provincia di Roma, per crearsi una rete di promoter elettorali nel mondo della cultura, per la sua candidatura a sindaco di Roma? Poi si liberò la poltrona ben più ricca di presidente della Regione e lasciò i Romani per i Laziali… ma quelle nuove aziende pubbliche rimasero, a suon di milioni di euro. E andarono a far concorrenza sleale ad aziende private che lavoravano da anni nel settore. Alcune hanno chiuso, e i lavoratori hanno perso il lavoro. Il pubblico che fa concorrenza alle aziende private, offrendo servizi culturali a costo zero…. ti piace vincere facile eh?
    Mante, sei troppo ragionevole e pacato, questi sono la disgrazia del Paese, prima ce ne libereremo e prima, forse,ne potremo uscire…(magari anche selezionando meglio le nuove “classi dirigenti”…)

  17. marco dice:

    ulteriore punto di vista, da molto vicino: https://www.facebook.com/gramentieri?hc_ref=NEWSFEED&fref=nf

  18. alessandro dice:

    mo veh, che strano

  19. alberto dice:

    Bravo Mantellini, lei scrive bene.
    Le chiedo pero’ di trasporre la sua analisi al Comune di Roma, a qualcosa di meno noto delle marachelle della Raggi: l’occupazione del Municipi. Forse avrà letto che questi sono stati di colpo occupati dai grillini, arrivando fino al sesto grado di parentela, come nelle successioni ereditarie. Gente dalla rara incompetenza, un po’ come il suo coetaneo “cretino”. Come vede il “NOI” continua ad imperare. Oggi pero’ il disagio de GLI ALTRI viene abilmente gestito con le armi e gli inganni della comunicazione. Lei da quale parte si mette?

  20. Giorgio Caporin dice:

    Che il giornale del sig Poletti jr abbia finanziamenti non lo possiamo imputare solo al fatto di essere figlio del Poletti min., potrebbe ma anche no come molti altri giornalini vengono regolarmente finanziati.
    Anch’io ho presente la cooptazione di figure che hanno fatto carriera all’interno di organizzazioni pubbliche e che con enorme fastidio vediamo passare da un ruolo ad un altro. Mi viene in mente Costa professore universtitario sindaco della mia città e presidente del porto di Venezia.
    Peró mi chiedo se nel bene o nel male il partecipare all’attivitá politica o amministrare o fare il sindacalista e così via non costituisca alla fine un percorso che renda queste persone più atte a risolvere problemi di natura burocratica nel senso buono del termine. Che il percorso sia in sè uno studio continuo che noi , gli altri, percepiamo con fastidio, ma che in realtà non saremmo in grado di affrontare per ignoranza, nemmeno per poter pubblicare un giornalino come Setteserequi

  21. DinoSani dice:

    @giorgiocaporin si vede che non hai mai partecipato ad un bando culturale. Sono in gran parte preassegnati a coop e associazioni affiliate al Pd. Conosco diversi giornali che fanno richiesta ogni anno e non ricevono un soldo, solo perché indipendenti.
    È un sistema vergognoso e inaccettabile in qualsiasi nazione democratica.

  22. alessandro dice:

    succede cosi anche per i finanziamenti culturali e musicali se e’ per questo :D
    e in altre millemila cose….

  23. alessandro dice:

    http://www.huffingtonpost.it/2016/12/22/poletti-copia-incolla_n_13787194.html

  24. Stombriaco dice:

    “Oggi (ogni) volta che si riparla di Formigoni resta sempre ignorato l’aspetto più rilevante: la distanza siderale fra le sue parole ed i suoi fatti ”

    Tipo Renzi.

  25. Giorgio dice:

    Prechè per l’altricolo avete usato la copertina dell’album Atom hearth mother dei Pink Floyd ?

    (http://www.pink-floyd-lyrics.com/assets/images/pink-floyd-atom-cow-cover.jpg)

  26. Stefano dice:

    Mantellina, visto che da bravo soldatino prendevi tanti tanti auguri soldini per scrivere per il Sole 24 Ore, terra immacolata di virtù, perché non scrivi un bel pezzo anche sul quotidiano di Confindustria e le visite della guardia di finanza? Così, per non fare pensare che un po’ di industria non ti è rimasta attaccata addosso alla prosopopea…

  27. Rufus dice:

    Lei Mantellini non ha capito una cosa: quando passa il concetto che uno che prende fondi previsti dalla legge fa parte della casta, significa che tutti I dipendenti pubblici saranno visti presto come parte della casta, la peggiore. Non solo i dirigenti: medici, ingegneri, tecnici, geometri, impiegati. Scrivere opinioni boriose su blog e social non servirà da lasciapassare contro i forconi.

  28. massimo mantellini dice:

    @Stefano servo di Confindustria non è male, mi mancava, la ringrazio

    @Rufus infatti io non ho detto nulla del genere, legga meglio.

  29. Traz dice:

    Il “Trota” della sinistra.
    Ma in Romagna ci sono poche trote… Abbondano quelli che chiamiamo “bagigi” (in acque dolci) e “paganelli” (in mare).

  30. Traz dice:

    Qualche anno fa, in un comune della Romagna arrivò un giovane ingegnere ricco di belle speranze, cresciuto nel mito delle virtuose regioni rosse, dove c’erano “gli asili più belli del mondo” contrapposte alla sua Sicilia povera e arretrata, umiliata da anni di malgoverno di gattopardi Democristiani pappa e ciccia coi mafiosi.
    Dopo qualche mese all’ufficio urbanistica, (da dove passano tutte le operazioni che fanno girare i “soldi veri”), questo giovane si confido con un collega.
    “Sai” – gli disse – “queste cose succedono anche da noi giù in Sicilia… L’unica differenza è che noi le chiamiamo col loro nome: mafia.”

  31. Franci dice:

    A mio parere questo è molto strano!

  32. gian paolo costa dice:

    Per un multidecenne (troppi, oramai) quale sono io, è scoprire l’acqua calda. Nel senso che un sistema alimenta e protegge sè stesso. Il sitema Emiliano-Romagnolo lo conosciamo … da sempre. Il Partito mantiene le Cooperative, le Cooperative fanno vivere il Partito. Le cariche sono funzionali a questo equilibrio e si scambiano a questo fine: dal Partito alle Coop e viceversa, per imparare a conoscere il gioco (e le sue regole) nei dettagli. Se tu sei la mia ricchezza, io devo far ricco te per far ricco me. Ora si sta ridisegnando uno scenario nuovo senza nuove regole e nuovi meccanismi: la torta è diventata troppo piccola ed ognuno vuol comservare la sua parte, ed in più nessuno sa a quanto di questa torta si debba ulteriormente rinunciare per garantirsi il sostegno dell’elettorato. Rebus dai quali non si riesce ad uscirne.