Una delle domande usuale che gli sparuti sostenitori delle autostrade digitali si sentivano fare dalla politica negli anni 90 (e oltre) era: ma per costruire queste fantomatiche autostrade di cui dite, quanti posti di lavoro si potrebbero creare? I posti di lavoro erano ovviamente quelli novecenteschi di operai con il martello pneumatico, la bolla, il caschetto in plastica gialla appeso alla cintura e le scarpe antinfortunistiche. Quella domanda, come era evidente, segnava una distanza di pensiero molto prima che di azione. E poiché buona parte dell’azione politica si occupa di maneggiare simboli, prima ancora che decisioni ed azioni, era evidente in quella risposta che quella politica non era ancora pronta, non capiva, utilizzava simboli precedenti per figurarsi un orizzonte che invece li spiazzava completamente.

Matteo Renzi in questi ultimi giorni ha compiuto il medesimo errore di quei visionari al contrario della politica degli anni 90: ha utilizzato simboli novecenteschi (le Olimpiadi e Il ponte sullo Stretto) per raccontare la propria visione politica. Ha scelto due simboli che lui stesso, per primo e con grande successo, aveva rifiutato agli albori della sua discesa in campo nazionale nel 2010 quando, per esempio, per disegnare attraverso simboli le proprie priorità, aveva detto con molta nettezza:


«Vogliamo un Paese che preferisca la banda larga al ponte sullo Stretto; che dica no al consumo di suolo e sì al diritto di suolo».


Come vedete la politica è una faccenda di simboli e priorità, priorità e simboli. Sono passati sei anni da quella frase e fra tutte le citazioni di Renzi che disegnavano un futuro molto differente da quello poi avvenuto questa mi pare una delle più significative.

Il progetto per la digitalizzazione del Paese è – per dirla con una espressione cara a Renzi – tuttora nella palude. Ha preso residenza da quelle parti per ragioni complesse che sono solo in parte ascrivibili al Premier (fondamentalmente perchè si tratta di un fottuto casino difficilissimo da risolvere) ma nella politica dei simboli e delle priorità è stato sostituito da qualcosa d’altro e questo gettare la spugna è una vera delusione. Perché una cosa sono i mille compromessi spesso imbarazzantissimi ai quali la politica costringe (la mia lista riguardo a Renzi è lunghissima e va da Verdini ad Alfano, da Lupi alla Lorenzin da Bruno Vespa a Barbara D’Urso) un’altra sono i simboli ai quali si decide di legarla.

In questo il dietrofront di Renzi negli ultimi mesi è evidentissimo e preoccupante: lo scollamento fra il sogno di cambiamento e le modalità della sua (non) attuazione, fragorosissimo. I simboli poi, quelli che la politica di solito dispensa a costo zero prima ancora di scontrarsi con la crudezza dei conti da far quadrare, sembrano essere tornati quelli usuali e un po’ imbarazzanti della politia politicante che ci ha intossicato per decenni. Con una differenza rilevante però: la politica degli anni 90 raccontava senza imbarazzi la propria crassa ignoranza, quella odierna no, sceglie in base ad una speculazione politica.

Quanti operai e cantieri e capimastro fanno le autostrade digitali? E quanti operai e cantieri e capimastro fa il Ponte sullo Stretto? Centomila dici? Facciamolo, ma sì, facciamolo. Facciamo ripartire il Paese con la cazzuola in mano.


21 commenti a “Renzi sullo stretto”

  1. Anonimo dice:

    Ho l’impressione che non stesse parlando di 100.000 operai che materialmente costruiscono il ponte.

  2. massimo mantellini dice:

    @Anonimo certo, ovviamente hai ragione

  3. Stefano dice:

    Ad ogni modo, anche per le autostrade informatiche servono quelli come me, con scarpe antinfortunistice e caschetto giallo. I cavi di fibra non si infilano da soli sotto terra.
    Su Renzi e le sue contraddizioni niente da dire, ma è una malattia che ha colpito piuttosto frequentemente ogni “riformatore” da parecchi anni a questa parte.

  4. dmitri dice:

    Non ha mai pensato di fare niente, né sei anni fa ne ora e non si può far finta di non saperlo. Berlusconi veniva etichettato come cazzaro per le medesime cose.

  5. alessandro dice:

    ahaahah
    spe che rido un altro po
    ahahahaha

    olimpiadi a messina e ponte sullo stretto SUBITO!!11!!1

  6. alessandro dice:

    comunque doveva dire 999.999 posti di lavoro, sarebbe stato piu credibile ahahah

  7. gregor dice:

    Non so se sia fattibile la costruzione del ponte.

    Se lo fosse, tutti i commenti al relativo post di Mantellini sarebbero fuori posto.

    Il ponte è una infrastruttura, come lo è è la fibra ottica. Non porta posti di lavoro solo nella costruzione, ma anche in tutte quelle attività che potrebbero nascere e non nascono a causa dell’assenza di collegamento.

    Renzi perciò ha detto cose corrette, che VOI non siete stati in grado di comprendere a causa della vostra miopia.

  8. Paolo dice:

    e io che mi ero convinto a votare si al referendum…
    così come mantellini ho provato a passare sopra a molti dei compromessi fatti in questo periodo… ma questo è veramente troppo.
    ora spero che renzi si sia fatto bene i conti prima di fare questa uscita, e che non sia buttata li semplicemente perchè bisognava dire qualcosa.

  9. Maurizio dice:

    Credo di aver capito il senso della “grande opera”.

    Se lo Stato deve ricostruire – che so – una stazione, una strada o un tratto di ferrovia i lavori devono essere messi a gara. I requisiti di accesso per i partecipanti devono essere proporzionati all’entità finanziaria dell’opera. Per esempio: per un lavoro di 3 milioni potrebbe essere richiesto un fatturato negli ultimi 3 anni complessivamente superiore a 20 milioni di euro.

    Se però devo mettere a gara una “grande opera” (il TAV, il Ponte, etc), posso alzare molto l’asticella in modo da restringere la selezione alle 2-3 megaimprese che fatturano 100 volte tanto: la CMC (cooperative rosse), l’Impregilo, Astaldi e via corrompendo (pardon: finanziando). Tanto i lavori, quelli veri, sono sempre effettuati dai subappaltatori….

    Non è casuale che l’annuncio sia stato dato all’indomani del ritiro della candidatura di Roma alle Olimpiadi. Lì il meccanismo però sarebbe stato diverso: si perde tempo per qualche anno e poi, incalzati dalla scadenza improcrastinabile dell’avvio dei giochi, si danno i lavori a trattativa privata. Sistema già collaudato con successo con Expo.

  10. Andrea dice:

    Questa analisi, come altre su Renzi in questo blog, partono dal presupposto illusorio ed ingenuo che Renzi creda veramente in ciò che dice. Invece, è piuttosto evidente che il personaggio dice ciò che è preferibile dire a seconda del contesto o del timing (per usare un termine “cool” che piacerebbe a lui), in base a calcoli molto piccini di opportunismo politico. All’epoca era figo (portava consenso) parlare di digitale vs territorio. Oggi c’è bisogno di altro, per motivi che sarebbe troppo lungo spiegare. Il giochino è sotto gli occhi di tutti. Basta che la smettiamo di prendere Renzi come una persona seria.

  11. malb dice:

    Per punti.
    La politica non è fatta solo di priorità e di simboli che sono tattica, ma anche di conflitti, di compromessi, di strategie e di dibattiti. Ma mentre priorità e simboli sono molto presenti nelle azioni di Renzi, le strategie sono contraddittorie, la realtà del conflitto è negata e, di conseguenza, il dibattito che dovrebbe servire a risolverlo non esiste, in compenso si “dialoga” molto, spesso in modo inconcludente. Invece si va direttamente al “compromesso imbarazzante” che, come tale, non può essere messo in discussione e condiviso.

    Se si porta il discorso sulla fattibilità tecnica del ponte sullo stretto in quanto tale probabilmente si può dire che è fattibile. Ma da veneziano vorrei portare un esempio che ha costi confrontabili: il Mose cioè le dighe che dovrebbero difendere Venezia dal mare.
    La loro fattibilità tecnica era chiara sin dall’inizio, ma non altrettanto quella ambientale. Inizialmente erano in gioco due possibilità: la manutenzione delle fondamente e dei canali abbinata alla protezione di aree delimitate dall’acqua alta che doveva essere mano mano estese a tutto il centro storico e le isole, oppure la realizzazione delle dighe mobili. Dico oppure perché nel tempo i costi sono simili: il primo diluito, ma costante e il secondo concentrato nella grade opera. Nella prima fase di esistenza del Consorzio Venezia Nuova è stato dato spazio alla sua manutenzione e la qualità dei risultati si vede tuttora. Poi è arrivata la grande opera che ha assorbito tutti i finanziamenti anche quelli della Legge Speciale assolutamente necessari per la manutenzione delle case veneziane. La differenza stava nel simbolo usabile nei due casi: le dighe mobili e le infrastrutture che le fanno funzionare danno molta visibilità. Il rifacimento della fondamenta del rio del Granaio non ne dà alcuna. La fattibilità tecnica del Mose non è mai stata in discussione, la sua fattibilità ambientale non neppure stata presa in considerazione. Adesso la manutenzione è stata quasi abbandonata e ci dicono che le dighe mobili hanno difficoltà di funzionamento perché alla bocca di porto di San Nicolò il mare trasporta sabbia in laguna e la sabbia intasa i cassoni dove le dighe dovrebbero alloggiare quando sono abbassate. Eppure per capire questo bastava guardare la striscia di sabbia marina che esiste a circa trecento metri di distanza dalla bocca di porto, ma il simbolo esigeva che di questo non si tenesse conto. Certo dal punto di vista del simbolo il Mose o il ponte sullo stretto sono molto più visibili della messa in sicurezza sismica di una frazione di un borgo degli Appennini classificato in sona sismica 1 o 2.

    Credo sia un errore mettere in alternativa l’operaio con le scarpe infortunistiche e il caschetto, che non è certo scomparso, con il lavoratore che usa le reti informatiche. Senza superare questa contrapposizione la sinistra continuerà dividersi su tutto e a lasciare spazio politico a tutti meno che a se stessa. Sono convinto che un importante punto di debolezza della sinistra in Italia cioè di quelle persone che si dicono tali, vada cercato nel non sapere quale sia oggi la composizione del lavoro. Parlo di tutto il lavoro, non solo di quello operaio che era prevalente fino all’inizio degli anni ottanta, ma di tutte le forme materiali e giuridiche, prevalentemente miste, che si sono sviluppate nei servizi e nella produzione industriale. Eppure la stessa sinistra, dovunque si collochi poi nella contingenza elettorale, dice di volerlo rappresentare.

  12. andrea dice:

    “Matteo Renzi in questi ultimi giorni ha compiuto il medesimo errore di quei visionari al contrario della politica degli anni 90″…

    ma no, è molto più semplice: ci voleva un diversivo per far passare il DEF in secondo piano… guarda il post: dichiarazione sul ponte, commenti aperti, dibattito; DEF, redazionale breve breve, commenti chiusi.

    non c’è alcun dietrofront, alcun pensiero, alcuna strategia. siamo al giorno per giorno. e domani è un giorno nuovo. e magari dirà che prima di fare il ponte si deve portare l’autostrada digitale fino in calabria, cosa che avverrà il prossimo 22 dicembre, e la tua disillusione si tramuterà, nuovamente, nel suo contrario.

  13. Stefano dice:

    Caro Mantellini,
    per l’ennesima volta dimostra di avere la lingua di velluto per Renzi.

    Quest’ultimo se ne esce fuori con una buffonata berlusconiana (che poi tanto buffonata non è, perché non so se questo tipo di messaggi pubblicitari sono più diretti agli onesti cittadini o a quanti troveranno modo di rubarci alla grande) e lei dice che “questo gettare la spugna è una vera delusione”: insomma, siamo al solito discorso, Renzi è er meglio, ci ha provato in tutti i modi eh, però povero ha dovuto gettare la spugna, d’altronde la “politica lo costringe a imbarazzantissimi compromessi”… che delusione!
    (possibile ancora oggi essere delusi da Renzi per una persona obiettiva che possa dirsi di centro-sinistra?)

    Faccia uno sforzo di immaginazione, e provi a pensare se certe buffonate fossero dette da altri politici di altre formazioni politiche, e mi dica in tutta sincerità se lei sarebbe in grado di spiattellare tutte queste belle attenuanti che riserva a Renzi

  14. stefano dice:

    caro omonimo. La delusione di Mantellini mi sembra un po’ più genuina. Le idee (in Renzi intendo) c’erano, quanto fossero genuine e quanto fossero ricerca di un elettorato incazzato lo sa solo l’Altissimo, l’esecuzione fa talmente pena da essere oltre l’imbarazzante.
    Si chiama ‘delusione’? Sì. Poteva essere prevista? Molti lo fecero. Ma del senno del poi son piene le fosse.

    “Faccia uno sforzo di immaginazione, e provi a pensare se certe buffonate fossero dette da altri politici di altre formazioni politiche, e mi dica in tutta sincerità se lei sarebbe in grado di spiattellare tutte queste belle attenuanti che riserva a Renzi”

    in questo post di attenuanti io ne vedo pochissime. Non mi pare si faccia riferimento ai famigerati ‘poteri forti’ a cui un’altra narrazione parallela attribuisce le colpe della propria incapacità.

  15. dmitri dice:

    Miopi eh? Meno male che le aquile non mancano.

  16. Andrea dice:

    ma sono solo io a leggere in questa sparata del PresdelCon la risposta a Berlusconi che per il suo 80° compleanno ha chiesto all’erede una prova pubblica d’amore?

  17. paolo d.a. dice:

    Condivido e mi preoccupo, nel senso che disegnare la propria rotta “rilanciando” su Olimpiadi e ponte – due “oggetti” facilmente comprensibili al popolino che crede che le reti siano Facebook – segnala la debolezza della sua attuale posizione politica: Baffetto non solo è tornato dallo sfasciacarrozze, ma ha anche montato una mitraglietta sul cofano.
    La faida interna al Pd è il grande disastro nazionale ed era ahimé facilmente prevedibile, viviamo nell’epoca di the walking dead.

  18. Paolo Ottomano dice:

    Ma un po’ di risposte ai commenti? :D Sono curioso di sapere le risposte di Mantellini, in particolare a chi gli dice che è stato “di velluto” con Renzi – e che secondo me ha ragione.

  19. massimo mantellini dice:

    @Paolo Ottomano mah non so bene cosa dovrei commentare, si tratta di punti di vista rispettabili. Il mio è da sempre disponibile da queste parti e per dirlo in poche parole penso che Renzi meritasse e meriti tuttora fiducia, con tutti i limiti e i mal di pancia che mi causa e che per amore di verità nel tempo diventano – nel mio caso – sempre più frequenti

  20. Ilaria dice:

    O.T.
    Arkangel è tornata

  21. massimo mantellini dice:

    @Ilario noooooooooooooooooo!