Vedo che il commento TV si è “guidomedizzato”. Agli europei c’erano le sciabolate di Caressa (uno che per ogni neologismo figo che inventa sbaglia un congiuntivo per equilibrare) e il commento tecnico di una sorta di filosofo della tecnica calcistica di cui ho dimenticato il nome (non Bergomi, un altro) che leggeva la partita come interrogasse gli astri col sangue di gallina. Soprattutto, oggi, in occasione della finale di pallavolo alle Olimpiadi, ho ascoltato per la prima volta Andrea Lucchetta occupare ogni frequenza audio disponibile con le proprie acrobazie linguistiche (che sono convinto lui trovi particolarmente esilaranti visto che ne spara una dietro l’altra).

Io non ho nulla in contrario alla personalizzazione del commento TV: ascolto con un po’ di depressione i cronisti tifosi, quelli innamorati di sè stessi, quelli che recitano come fossero a teatro. Non ho idea se un simile intestarsi la cronaca sportiva sia un’evoluzione o un imbarbarimento, non so se gli spettatori la gradiscano o la tollerino, se Caressa o Lucchetta o Meda abbiano un vantaggio economico da simili prestazioni che offrono. Quello che so è che nel momento in cui il commento Tv diventa meno neutro e compassato, meno lineare e più innamorato di sé io vorrei mi fosse riconosciuta la possibilità di escluderlo senza dover zittire la TV. Vorrei gli effetti dal campo e basta: vorrei poter lasciare i neologismi di Lucchetta o le sciabolate di Caressa a quelli che le gradiscono. E se proprio nessuno potrà restituirmi Pizzul o Martellini almeno vorrei che la tecnologia mi lasciasse libero di guardare la partita in santa pace senza un invasato che mi dà di gomito e mi urla nelle orecchie dall’inizio alla fine.


update: esperti amici calciofili mi dicono che le “sciabolate” sono di Piccinini non di Caressa. Mi scuso con gli interessati.

13 commenti a “Tutti Guido Meda con l’audio degli altri”

  1. jasqe dice:

    in teoria quest’anno la scelta c’era: se usavi l’app o il sito della rai, potevi scegliere tra commento rai (quando presente), commento inglese della bbc (presente quasi sempre) e nessun commento. da questo punto di vista, la rai mi ha stupito in positivo: dopo un inizio barcollante, le app hanno funzionato benissimo e fornivano una copertura del 100% di ciò che succedeva.

  2. Ezio dice:

    Pochissimi si salvano (l’esempio principe è per me Cassani, nel ciclismo: competente, professionale e partecipe il giusto). Guido Meda, Caressa e tutti i commentatori-tifosi (ma si sentono in obbligo di fare così?) da tempo non si sopportano. A questi si sono aggiunti gli sproloqui di Bragagna, il quale sta invecchiando male e ha imbottito le sue già disinvolte telecronache di attacchi piuttosto sgangherati, oltre che vili, ad Alex Schwazer e a Sandro Donati. Non dico stile ed eleganza (che si trovano spesso su france 2, ad esempio), ma un minimo sindacale di decoro e rispetto del telespettatore, ecco, quelli sì.

  3. ant dice:

    92 minuti di applausi.
    Ho visto i quarti e parte della semifinale senza audio, la finale non ci ho nemmeno pensato di vederla in quelle condizioni.
    E pensare che invece di sparare aggettivi e similitudini alla rinfusa potrebbe commentare tecnicamente visto che a pallavolo ci ha giocato.

  4. Paolo dice:

    Mah dunque premettendo che il vero sport per molti è quello della lamentazione perpetua: quando c’è seriosità si vuole il brio, e quando c’è brio si vuol seriosità. A comando. Ma premettendo anche, come ricorda jasque, che oggi ci sono i mezzi per ascoltare più versioni (dalle app alla radio) ed è abbastanza scandalosa l’ignoranza di un espertone di tecnologia e media (ma anche della tuttologia) come Mantellini

    e così il “minimo sindacale di decoro” è il solito pretesto alla berluscona

    C’era un cronista che si alternava con Lucchetta, non un Guido Meda in solitaria, cosa ben diversa.

    mettendo tutti nel calderone, facendo il solito casino, e ignorando completamente il valore aggiunto di un commento tecnico di un grande fenomeno (sportivo, educatore e giocoliere) come Andrea Lucchetta. Tecnico e anticonvenzionale, surreale nello sdrammatizzare, contributo psicologico fondamentale nel moderare la fortissima tensione con battute à la Gialappas, con grande grinta e passione

    La passione, si sente. Come recita lo spot del baraccone confindustriale.

    Gran commento tecnico di Lucchetta, applausi, con finezze tattiche e tecniche che solo lui può conoscere (sempre onore al merito) impreziosendo la cronaca con i ricordi delle strategie di Velasco, dove Pizzul o Meda non arriveranno mai.

    “un vantaggio economico” – complotto (in realtà Meda ha aumentato gli ascolti, cari amici del libero mercato e della privatizzazione. E ha ragione Violante, legermente alterato: abbiamo fatto un accordo con Berlusconi!)

    E quest’allergia al cambiamento è significativa per uno del partito della Giovinezza Giovinezza

    D’altro canto un ascoltatore, dopo decenni di Pizzul e Martellini avrebbe poi tutto il diritto di ascoltare anche altro

  5. Paolo dice:

    vorrei ricordare questo esempio di grande civiltà

    lo trovate sul tubo, commento radiofonico delle olimpiadi: Velasco ha ricordato che la sua patria è l’Argentina, e che è cresciuto grazie ai servizi pubblici argentini, la scuola era pubblica la scuola privata quasi inesistente, ha formato eccellenze che poi sono emigrate e hanno arricchito altre società.
    Sottolineando l’importanza dei servizi pubblici: una cosa che molti italiani stanno progressivamente dimenticando. (aggiungo: progressisti)
    E così ha deciso di restituire il favore alla sua patria: ritornando in Argentina e contribuendo alla crescita della società che lo ha formato. (per la cronaca: la nazionale argentina è già risalita al quinto posto)

    E stiamo parlando della persona che ha radicalmente cambiato la pallavolo italiana, lo sport, creando una generazione di fenomeni. Come ha ricordato Lucchetta: è come se fossimo passati da una squadra di dilettanti a una squadra di professionisti.

    Una questione di testa. Una scelta etica, una scelta politica e un grande grande insegnamento e lezione politica, nell’italica mediocrità oggi saldamente al comando

  6. massimo mantellini dice:

    @Paolo un altro esempio di civiltà potrebbe essere riunire i propri commenti in uno

  7. Paolo dice:

    potrebbe, se si capisse la ragione

  8. Andy61 dice:

    Ricordo sempre il commento fatto con tono leggermente felice di Martellini al gol di Rivera nella mitica Italia-Germania 4 a 3: “amici, che partita meravigliosa !”

  9. userunfriendly dice:

    L’app è ottima e consente commento audio in italiano, in inglese, no commento.
    Nel caso di Lucchetta devo dire che mi piace anche se eccede, sarà che lo sento molto partecipe al gioco oltre che Bartezzaghi di un dio minore; in altri concordo con Mante.

  10. Beppe dice:

    Escluderei influenze di Meda su Lucchetta, era già cosí quando Meda ancora guidava il cinquantino:-), tra gli ex giocatori bravo e misurato Pessina per il basket

  11. Dellaplane dice:

    In qualche caso olimpico l’alternativa può essere l’audio dalla cara vecchia radio.
    Forse perché almeno nel mio caso non inflazionato, Lucchetta mi è ancora sufficientemente simpatico, poi i suoi giochi linguistici sono coerenti con il suo personaggio; certo i commenti tecnici, quando riusciamo a venire fuori erano molto più interessanti del resto.
    Insopportabili i cosiddetti telecronisti giornalisti che non sono né l’uno ne l’altro. Con l’aggravante, nel caso del motociclismo, di intervallare le dirette con il commento di vecchie glorie in disarmo, che non aggiungono nulla di nuovo.

  12. Alf dice:

    @Mante a me servirebbe un app per escludere i commenti di “Paolo” e piu’ in generale di coloro che utilizzano un blog famoso per dare visibilita’ alle proprie tirate?

  13. Filippo dice:

    Io sono per la telecronaca, ideale ovviamente avere anche la scelta di escluderla per vivere il pathos dei campi. Gli eccessi ormai comuni, sono quasi ridicoli. Un ricordo di bambino, avevo 6 anni ma ho il ricordo chiaro di aver assistito alla diretta: Galeazzi che commenta gli Abbagnale a Seul ’88…una telecronaca un po’ sopra le righe, ma autentica e coivolgente per il telespettatore. Certo, l’oro ha aiutato.