Oggi Giorgio Gori ha citato, nel giorno sbagliato, un articolo del Washington Post tradotto con grande successo da Il Post qualche tempo fa. Quello intitolato “Devono votare anche gli ignoranti?”. Gori ha scritto su Facebook:

Elettori disinformati producono disastri epocali. Per votare servirebbe l’esame di cittadinanza #Brexit



Ne è seguita una vasta discussione un po’ legata al tema certamente spinoso un po’ al fatto che Gori è un politico ed un personaggio pubblico. Una combo ad altissimo rischio di questi tempi, qualsiasi cosa si decida di dire.

Ora io trovo si tratti di un argomento molto interessante, non tanto per la sua capacità di polarizzare punti di vista contrapposti, quanto per alcuni suoi aspetti collaterali. Corollari che mi pare valgano moltissimo in Italia già da molti anni.

Vogliamo essere pragmatici? Partiamo dal principio che la maggioranza degli elettori non sa nulla o peggio ha informazioni sbagliate su quello che sta votando. Non è una novità, è probabilmente sempre stato così. Bene allora il ruolo delle democrazie, se tengono a loro stesse, è quello di investire denaro (molto denaro) per ridurre il numero degli ignoranti. Per rendere i propri stupidi cittadini meno stupidi e meglio informati. Parlare di analfabetismo funzionale nei convegni, chiamando ogni volta De Mauro a ripetere la tiritera, come accade in Italia da un decennio, è un po’ come andare a rivedere The Blues Brothers per la decima volta.

I pilastri di una simile rivoluzione sono i soliti: la scuola, l’educazione, l’informazione. Contare quante nuove biblioteche pubbliche aprono in Italia non sarebbe male, andare a fare un giro a controllare lo stato di quelle già esistenti nemmeno. Anche occuparsi del divario digitale degli italiani non sarebbe una cattiva idea. Perfino piantarla di riportare in Rai le stesse cariatidi di vent’anni fa potrebbe aver senso. Qualcuno lo ha fatto? Ne dubito.


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(Io a questo punto cito sempre la biblioteca di Dalston, quartiere in grande evoluzione di East London nel quale alcuni anni fa è stata aperta una bellissima biblioteca pubblica in un luogo fino a pochi anni prima molto povero e abitato prevalentemente da immigrati asiatici e centrafricani. Il simbolo ben visibile di una politica che mostra a tutti i suoi obiettivi. In generale mi pare che da noi non si faccia molto di politico per rendere i propri cittadini meglio attrezzati alle complessità della democrazia. Forse qualcosa si muove ma in generale la situazione ha più ombre che luci.)

In ogni caso l’aspetto più interessante è quello dell’informazione; sfuggito ormai da tempo ad ogni controllo economico del mercato, il ruolo dei media come elemento portante della corretta informazione (ridete ridete) è perfino più compromesso di quello della politica che parla parla ma che al posto di costruire biblioteche asfalta l’astaltabile, sogna il ponte sullo stretto o si applica alle prossime Olimpiadi di Roma. Detto diversamente: dove esiste un’informazione corretta i media giocano un ruolo fondamentale nella riduzione dell’analfabetismo funzionale. Dove invece gli stessi soggetti scendono direttamente in campo al di là di ogni deontologia, giornali radio e TV, pubblici o privati che siano, si trasformano in soggetti attivi nel mantenimento dell’incompetenza degli elettori. Questo accade dentro una eterogenesi dei fini fra il modello economico dei media (che hanno un padrone al quale rispondere) ed il loro ruolo presunto ma del tutto scomparso di sostegno alle democrazie in quanto garanti dei lettori.

Vogliamo elettori in grado di superare un ipotetico esame di cittadinanza che gli consenta di votare? L’unica strada possibile è quella di investire denaro per una vera politica culturale (Rai compresa) e forse – contro ogni tendenza – per immaginare nuove ipotesi di finanziamento pubblico all’editoria privata. Soldi tardivi, come certe vendemmie, denari dei cittadini in premio a chi abbia avuto il coraggio di informare con coscienza i propri lettori, fuori dall’immensa marea di fango che è il business dei media oggi, specie in Italia. Un’arena in peggioramento, che ormai non risparmia più quasi nessuno. Tutta gente che per una ragione o per l’altra ha un qualche interesse a mantenere i cittadini -perfino nei tempi della società digitale – ignoranti esattamente come prima. Ce lo ha detto Tullio de Mauro, ok, era vero, l’analfabetismo funzionale è un problema enorme. Ora magari proviamo a fare qualcosa. Che la patente per poter votare è certamente una cazzata, ma anche gli elettori che non sanno un accidente e che danno retta al Salvini di turno sono una faccenda mica da ridere.

29 commenti a “Troppo scemi per votare”

  1. Davide dice:

    Ben detto!
    Il punto è proprio questo, combattere il culto dell’ignoranza. Lo vado dicendo da anni ai miei figli, imparate a capire.

  2. strayDog dice:

    le faccio solo notare che usa come esempio le politiche di sviluppo della cultura di un paese i cui elettori hanno appena dimostrato di non essere interessati ad avvalersene, purtroppo costruire biblioteche non serve a nulla se non ci sono persone che le utilizzano.
    non solo, purtroppo la cultura e la conoscenza non sempre bastano, ad esempio non credo che farage sia un analfabeta funzionale.
    la patente per votare sará anche una cazzata, ma onestamente non vedo perché il mio voto di cittadino informato debba valere quanto quello di un analfabeta che vota solo perché é un suo diritto, o come nel caso del referendum in UK, dove l’esito avrá un impatto per decenni a venire, il mio voto di ultraciquantenne debba valere quanto quello di un ventenne che ne subirá le conseguenze molto piú a lungo di me

  3. Giò dice:

    E’ inutile pensare che buona parte degli inglesi siano “non informati” sulle conseguenze di dire no, semplicemente hanno detto NO alla germania. Punto e basta.
    Dopo aver vinto una Guerra Mondiale assieme agli alleati americani con il più Alto Sacrificio, si sarebbero dovuto consegnare a quella economica indetta dalla Merkel???

    Mai e poi mai…… piuttusto fallisco.

    Ma ce la faranno comunque……
    e ora la Merkel ha una bella Spada di Damocle… fimalmente.

  4. Francesco dice:

    È tutto corretto, c’è poco da aggiungere. Il dibattito, però, secondo me deve essere spostato sulla qualità della democrazia e non sulla democrazia come unicum.
    Riferendoci al referendum sulla Brexit, anche una corretta informazione da parte della stampa e un sistema educativo miracoloso non è detto che sarebbe bastato.
    È corretto far decidere a relativamente poche persone il destino di future generazioni, del futuro dell’Ue e di altri paesi fuori dall’Ue? Pur avendo tutte le informazioni, possono davvero riuscire a vedere il quadro generale piuttosto che quello particolare? Non credo sia facile rispondere automaticamente “sì”.
    Perché in genere la gente guarda al proprio: l’immigrato italiano che fa casino alle 2 del mattino, il nero che mi ha scippato il portafoglio, il lavoro che è precario o non si trova per niente ecc ecc. E, come dimostrato dall’esito del referendum, è di pancia che si è votato e non di testa.
    Ed è democratico che a prendere una decisione che influenzerà la vita di chi oggi ha 20 e 30 anni siano state soprattutto persone che ne saranno toccate negli ultimi anni della loro vita, con conseguenze sicuramente minori? Ed è democratico non far votare i cittadini britannici fuori dal paese da più di 15 anni?
    In questi giorni mi sento male nel leggere fior fior di giornalisti italiani, grandi nomi di sedicenti intellettuali (proprio quelli che dovrebbero informare il popolo no?) che in due striminzite righe di “analisi politologica” affermano che questa è la democrazia, che il referendum è la maggior espressione di democrazia.
    Queste affermazioni sono cazzate di pari livello con il patentino per votare.
    Eleggiamo dei rappresentati perché gli conferiamo il potere decisionale di fronte a questioni in cui noi stessi non saremmo in grado di esprimerci. Mi sembra un ottimo compromesso non mandare a votare me, il mio idraulico e il mio medico su complesse questioni economiche.
    Allora rientra il discorso che facevi tu: la scuola e l’informazione sono necessarie e bisogna incentivare la cultura per evitare che la gente scelta soggetti inadeguati tipo Salvini per prendere decisioni di questo tipo, per le negoziazioni a Bruxelles ecc.
    Questa è democrazia, quella rappresentativa, quella che per colpa dei movimenti populisti degli ultimi anni stiamo accantonando come vecchia e sorpassata, per far spazio alla democrazia diretta, quando è l’unica – almeno per ora – che dimostra di essere il compromesso migliore.

  5. Davide dice:

    Soldi tardivi, come certe vendemmie, denari dei cittadini in premio a chi abbia avuto il coraggio di informare con coscienza i propri lettori, fuori dall’immensa marea di fango che è il business dei media oggi, specie in Italia.

    Massimo non ho capito questo passaggio. Chi è come decide questo?

  6. gregor dice:

    Non sono d’accordo.

    Prima di tutto in questi giorni non parliamo dell’ITALIA, ma della GRAN BRETAGNA.

    Un paese che investe molto di più in istruzione, la 5° economia del mondo. Perciò, da un paese tanto esaltato, anche da lei Massimo, non si ddovrebbero leggere statistiche sull’ignoranza del popolo Inglese.

    Ok, in UK è pieno di benedette biblioteche, ma ma non servono a niente a quanto pare. Gli anziani hanno votato per lasciare, i giovani per rimanere.

    Quanti decenni ci vorrebbero per istruire una popolazione di anziani analfabeti funzionali a essere competente???

    Appunto. Il problema non è questo.

    Il problema è la democrazia diretta, come ormai scritto in una milionata di libri.

    La democrazia diretta non è lo strumento corretto e democratico per scelte di questo tipo.

    Esiste il parlamento per queste scelte.

  7. T999 dice:

    però detto dal fondatore di magnolia che tra i suoi programmi di punta ha l’isola dei famosi stona leggermente

  8. Andrea dice:

    Si ok, tutto bene.
    Poi in Italia hai l’opinione pubblica formata soprattutto sui libri di travaglio , gomez, rizzo e c. a cui non interessa la verità di quello che scrivono, ma soltanto il numero di copie venduto.
    Un altro baluardo di questa fetta di opinione pubblica è il fatto quotidiano, che ha individuato un target e lo alimenta per poi vendere il profilo del lettore al concessionario pubblicitario.
    Cioè, anche basta col dare la colpa alla mancanza di cultura: qua è proprio mancanza di vedute che viene dall’alto, mettere prima i propri interessi invece che quelli della comunità. E il bello è che lo fanno soprattutto coloro che si spacciano per difensori della comunità.

  9. antonio lampis dice:

    per me il voto a punti come la patente non è una cazzata.. una base per tutti e un plus x chi ha almeno un diploma

  10. Francesco dice:

    Antonio lampis, ma davvero credi che un titolo di studio significhi qualcosa? Ma sai quanti dementi conosco con lauree, master e dottorati?

  11. Dino Sani dice:

    Gira una bella presunzione da ancien regime… Tutti a discutere dell ignoranza degli elettori, qui qualcuno anche a pesare i voti (il mio di cittadino informato contro lo zotico di turno)…
    A nessuno viene in mente, anche solo per un attimo, che cittadini britannici possano aver avuto le loro ragioni? Quanta “ignoranza” abbiamo noialtri per accettare così passivamente l’Europa delle Banche e della Grande Germania? Dove sono i cittadini informati quando l’Europa viene consegnata alle lobby e chi prende le decisioni sulle nostre vite (vedi la Grecia) non è stato eletto è scelto da nessuno, né dagli ignoranti ne dagli informati…?
    Questa storia è veramente vergognosa, e un personaggio accorto e preparato come Gori, che è lo spin doctor di Renzi, deve avere le pile intellettuali proprio del tutto scariche per immaginare di cambiare il diritto principe della democrazia, una testa un voto. Punto.
    Ma pur di non ammettere le proprie colpe e responsabilità (dietro ci sta lo spettro del M5S, altro popolo di ignoranti laureati in arrivo…) si preferisce immaginare un mondo aristocratico, dove solo chi ha lavorato in Rai o in Mediaset producendo grande cultura spazzatura – magnifica e teoricamente coraggiosa – ha diritto di votare. Chi rilascia la patente? chi decide?
    Semmai cominciamo dai parlamentari, che sono i più ignoranti di tutti, li forse, proprio per he dovrebbero essere i migliori, un esame di cittadinanza non ci starebbe male ….

  12. milco dice:

    sono d’accordo (ovviamente) su tutto, non sul considerare una cazzata la necessità di ragionare seriamente su cosa sono oggi democrazia e partecipazione, diritto a codeterminare governi e decisioni di un paese.
    Che tutto quello che ci dice De Mauro da anni sia vero direi che non è oggetto di discussione; l’analfabetismo funzionale è largamente maggioritario (non credo solo nel nostro paese) e si è creato un circolo vizioso: per essere eletto devo avere alle spalle la macchina di un partito/movimento e/o sempre più spesso ottenere il consenso di questa massa di analfabeti funzionali.
    Per avere questo consenso devo parlare la loro lingua che è fatta di approssimazioni, ignoranze, manipolazioni, iperboli, ricerca di soluzioni magiche, innamoramenti liquidi, negazione della realtà, fuga dalle responsabilità.
    Ovvio che il gioco sia al ribasso, producendo un progressivo scadimento nella qualità del personale dirigente.
    Sono questi, eletti in questo modo, che dovrebbero decidere un piano Marshall della cultura per elevare il livello medio della popolazione e informarla meglio ?
    Cosa c’è nelle folle di oggi che somigli alla fame di cultura e sapere e innalzamento a cui si riferiva Gramsci ? oggi, per molti motivi, abbiamo a che fare con atomi vaganti che sbattono, accelerano poi tornano a sbattere senza riferimenti, nemmeno più quelli che un tempo mediavano e formavano: le parrocchie, i partiti, le sezioni, i sindacati…
    Non mi interessa esplorare sistemi per far vincere una parte: vorrei aumentare la qualità del sistema nel suo complesso, fare in modo che chiunque vinca garantisca standard dignitosi.
    Oggi si sa chi perde, sempre: sono i coglioni a cui si fa credere che sono loro a decidere.

  13. Fabrizio R. dice:

    Mantellini solleva punti interessanti. Leggo nei commenti al pezzo un visibile disprezzo per il “voto di pancia”. E, intendiamoci, io condivido (non in maniera illimitata, ma lo condivido) questo disprezzo per l’emotività, l’impulsività e l’irrazionalità che conduce a decisioni deleterie.
    Mi chiedo però dove fosse tutto questo disprezzo per la “pancia” dell’opinione pubblica, di fronte alla vergognosa ostentazione della fotografia del piccolo Aylan, che è stata usata da politici, giornali, televisioni, media per colpevolizzare il cattivo, crudele, fascista occidente che non pareva disposto ad accogliere a braccia aperte quantità illimitate di migranti

  14. andrea61 dice:

    Tema complesso al limite dell’irrisolvibile. Se Churchill diceva che bastava parlare con un elettore medio per perdere fiducia nella democrazia vuol dire che non c’è nulla di nuovo sotto il sole.
    Io piuttosto vedo un altro tipo di problema su come funziona il suffragio universale e che non è più un problema di cittadin evoluti: è giusto che il voto di due genitori con figli conti come quello di due ottantenni che hanno davanti pochi anni di vita e perciò naturalmennte perseguiranno obiettivi di brevissimo termine anche a costo di pesanti danni futuri ?

  15. Claudio dice:

    Applicare un po’ di matematica al discorso no avrebbe guastato.

  16. Ant dice:

    Io sposterei la questione: vietato votare superati i 50/55.
    Basta con sti vecchi bavosi che hanno paura pure dell’acqua tiepida e tolta la dentiera stanno appiccicati alla tv a sorbirsi la minestrina e sentirsi sti quattro fascisti mentecatti diffondere sproloqui e ca..te sul governo dell’europa!
    Elettore tipico del leave: https://youtu.be/rU8v0hiRLZI

  17. Dino Sani dice:

    Possibile che sfugga a tutti questi intelligentoni di questo blog che inserire un qualsiasi criterio che non sia “una testa un voto” implichi chi ci sia qualcuno che possa decidere chi deve votare?
    E magari quel qualcuno non la pensa come voi e decide che non dovete votare perché siete troppo giovani, troppo vecchi, troppo intellettuali, troppo gay, troppo italiani, troppo nero, troppo quel che vi pare?

  18. Marco dice:

    “è democratico che a prendere una decisione che influenzerà la vita di chi oggi ha 20 e 30 anni siano state soprattutto persone che ne saranno toccate negli ultimi anni della loro vita, con conseguenze sicuramente minori”

    Se è democratico non lo so, ma è falso. Nel senso che la decisione l’hanno presa in egual misura, anzi peggio, i giovani che NON sono andati a votare. Vedi punto sull’astensionismo qui:

    http://www.huffingtonpost.it/daniele-scalea/brexit-rassegnatevi-il-voto-dei-poveri-e-degli-ignoranti-conta-quanto-il-vostro_b_10664694.html

    e il mio post di stamattina http://stop.zona-m.net/2016/06/on-brexit-young-people-betrayed-by-their-elders-and-voting

  19. unAlberto dice:

    Perché una decisione su una questione così tecnica, viene data in pasto ai cittadini, ignoranti ed intelligenti che siano, ma che difficilmente sono in grado di comprendere (sia i primi che i secondi) quali saranno le conseguenze immediate ma soprattutto quelle a lungo termine?
    Non sarebbe più corretto che queste patate bollenti se le sbuccino i loro
    politici eletti, appunto da quegli elettori (ignoranti ed intelligenti) che li hanno promossi a loro rappresentanti, proprio perché siano in grado di decidere per loro su questioni così tecniche?
    Non significa togliere importanza ai referendum, anzi forse sono proprio queste interrogazioni a toglierne, ma limitarne l’uso a questioni legate a coscienza, etica, dove magari non serve essere ignoranti o intelligenti ma solo rispondere con il buon senso,.
    E cosa non meno trascurabile, scelte che non coinvolgano universalmente tutti i cittadini anche quelli che pur non essendo d’accordo si trovano OBBLIGATI a doverle accettare.
    Ad esempio il referendum sul divorzio in Italia non ha costretto tutti i cittadini a divorziare, in realtà anche chi ha votato a favore non ha divorziato, ma questo dovrebbe rendere l’idea.
    Oppure prevedere che su determinate scelte referendarie sia necessaria una percentuale ben maggiore della maggioranza del 50%+1, ma che so, un 75% dei voti, oltre ad un quorum obbligarlo.
    Trovo assurdo che il 52% di inglesi che ha votato abbia scatenato già dai primi momenti in cui si delineava l’esito del voto, un crollo in tutto il mondo, iniziando con un effetto domino delle borse a partire da quelle orientali e con conseguenze a venire non ancora chiare.
    Bello vero?
    Altro che i pensieri di Gori o Salvini

  20. DinoSani dice:

    Non avrei votato per il Leave, ma come fate ad essere così sicuri che gli elettori britannici non abbiano scelto la via più giusta per loro, anche per le generazioni successive che disertano pure le urne? Chi ci da questa certezza che stare in Europa è un bene e non starci un male? Chiedetelo agli svizzeri, tanto per dirne uno di paesi che vivono bene in Europa senza stare nell’Europa istituzionale.
    Il vero problema sono le istituzioni europee che non soddisfano più nessuno. Da lì bisogna partire, per cambiare, non dal togliere il diritto di voto a chi ha scelto liberamente e con diritto di uscire.
    Se l’Europa che sognate è una prigione io voglio uscire subito…

  21. Augusto Cosentino dice:

    Perché ci sia pienezza di democrazia, c’è bisogno della pienezza di libertà di stampa e di opinione. Solo questo permette di creare coscienze civiche ben formate ed informate. Se in TV o sui giornali hanno pieno diritto solo le opinioni di alcuni, e solo quello orientate al politically correct, si crea un vulnus alla democrazia.

  22. Marco dice:

    “Che la patente per poter votare è certamente una cazzata”
    Non sono affatto convinto sia una cazzata mentre per me è stata un’enorme cazzata togliere Educazione Civica dai programmi della scuola dell’obbligo.

  23. Paolo dice:

    esatto, esatto. lo scrivo da tanto tempo

    e fai bene a prestare attenzione alle insidie degli ‘amici’ che parlano di revoca di un diritto universale. Basta un attimo, la banalità del male.

  24. DinoSani dice:

    Mi piacerebbe fare un test a tutti questi sostenitori della “patente di voto”….così per saggiare le loro conoscenze. Questo esame dovrà aver degli esaminatori, che so dei parlamentari, magari Gasparri o Razzi.
    Ci sta una differenza abissale dal pretendere che i nostri rappresentanti siano “i migliori” i più titolati e preparati (come quello che l’Italia analfabeta del 1946 inviò nella costituente) e avere la stessa pretesa, d incanto, dai cittadini. La cultura e la conoscenza fanno parte dei diritti del cittadino, ricordatelo ai ministri quando tolgono risorse alla ricerca e alla cultura.
    Allora,prima domanda per l’esame, agli amici del blog: quale stato dell Europa (no Russia ovviamente che non è in Europa) ha la maggiore estensione in superficie ? ;)

  25. Paolo dice:

    si quoto anche DinoSani, non a caso l’accusa di ignoranza arriva sempre dopo una decisione collettiva non condivisa. Ma in realtà tanti non condividono proprio il processo decisionale democratico.. questo è il problema!! Sono democratici a parole ma il cittadino deve votare in un certo modo.. oppure viene manomessa la stessa legge che regola il voto, oppure viene negato il voto per una priorità economica (Napolitano) oppure viene ridicolizzata la questione (le trivelle) e questo è pedagogico: i cittadini cominceranno a pensare che votare è inutile e una presa in giro

    Una grande lezione inglese è sicuramente quella dell’attenzione concentrazione sul problema. Fate attenzione: nessun fatto di sangue o terroristico può distogliere l’attenzione e lo share.. Uomo avvisato

  26. Paolo dice:

    Un altro dato, contrariamente a quel che han pubblicato quasi tutti i giornali italiani che vivono di propaganda
    Se alle ultime consultazioni politiche Farage ha perso,
    E se oggi la Brexit ha vinto,
    vuol dire che : Brexit non è Farage ma un insieme più grande e complesso.

  27. Giuseppe dice:

    Concordo con lo spirito dell’articolo, per questo non me la prenderò per quest’affermazione che evidenzia come anche autori illuminati possano risultare mal informati, preda di pregiudizi o di loop logici: “…della politica che parla parla ma che al posto di costruire biblioteche asfalta l’astaltabile, sogna il ponte sullo stretto…”

  28. vitaliano minicelli dice:

    Vedo che la corretta informazione di regime avanza. Da vecchio elettore (purtroppo) di sinistra e amministratore in tale veste di una città capoluogo, e convinto che, senza la presenza assillante e reggimentante di alcuni di voi che fomentano odio verso ‘il qualcuno’ di turno, anche quelli che hanno dato ai ‘buoni e puri’ dellla parte ‘nobile’ della politica italiana la maggioranza (allora utile), forse avrebbero potuto liberamente farlo senza pensare che altrimenti ci sarebbe stato Armageddon.
    Grazie per l’attenzione

  29. Roberto dice:

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