L’esperimento del paywall del Corriere della Sera, qualsiasi cosa pensiate al riguardo, è un esperimento coraggioso ed interessante. Proprio per questa ragione sarebbe bello conoscerne i numeri, per capire come stanno andando le cose dopo i primi tre mesi di sperimentazione. Oggi corriere.it ha pubblicato un articolo al riguardo assai celebrativo ma purtroppo assai poco utile per farsi un’idea.
Di fronte a questa sfida, il 27 gennaio scorso, il Corriere ha deciso di poggiare su tre pilastri: la fiducia dei lettori, da non deludere su nessuna piattaforma, sia essa cartacea o digitale; l’apertura dei propri contenuti sul telefonino, per far «provare» la qualità dei contenuti a un pubblico sempre più vasto; un patto che lascia gratuita la fruizione illimitata del sito e dei video, ma chiede a chi legge più di 20 articoli al mese un contributo. Una sfida difficile, mai tentata da nessun quotidiano «generalista», ma che ha raccolto risultati inattesi: in meno di 4 mesi, sono ormai più di 31 mila gli abbonati alla versione digitale del Corriere. Non sono numeri di poco conto, e per molte ragioni. La prima: chi si è abbonato non se ne è andato. La seconda: i lettori, specie sullo smartphone, sono sempre di più, leggono più storie e per più tempo. Non sono numeri di poco conto, e per molte ragioni. La prima: chi si è abbonato non se ne è andato. La seconda: i lettori, specie sullo smartphone, sono sempre di più, leggono più storie e per più tempo.
Purtroppo messa in questi termini è impossibile capirci qualcosa. Non tanto sulla cifra complessiva (31000 abbonati) quanto su come questo numero è stato composto. Si tratta degli abbonati attuali o di quelli complessivi del trimestre? Quanti di questi abbonati godono della importantissima riduzione di prezzo riservata a chi si abbona per il primo mese? Quanti abbonati hanno goduto dell’offerta iniziale e poi se ne sono andati? Quanti nuovi abbonamenti sono stati raccolti nell’ultimo mese e in quelli precedenti?
update 12/5: Di quei 31000 quanti sono abbonamenti ‘regalo’ e/o omaggio? (a me Vodafone ha regalato un anno di Corriere Digitale e ne conosco tantissimi altri con omaggi del genere…) (Stefano Leotta nei commenti su FB)
Maggio 11th, 2016 at 18:16
più che altro, che significa “lascia gratuita la fruizione illimitata del sito e dei video, ma chiede a chi legge più di 20 articoli al mese un contributo.”? Cos’è esattamente “la fruizione del sito”? aprire http://www.corriere.it/ senza cliccare su nessun link o cosa?
Maggio 11th, 2016 at 18:38
dopo 20 articoli appare una richiesta di abbonarsi
ma se si chiude il browser e si cancellano i cookie puoi tranquillamente leggere altri 20 articoli
Maggio 11th, 2016 at 20:23
Per funzionare, funziona: io il sito del Corriere ho praticamente smesso di aprirlo.
Maggio 11th, 2016 at 20:58
Sono tra i primi abbonati alla versione digitale ma non ho sottoscritto il paywall. Anzi, a voler essere sofistici, sono anche un po’ scocciato dal fatto che con la versione digitale il lettore deve sorbirsi una quota aggiuntiva di pubblicità rispetto a quella cartacea.
Coraggiosa iniziativa ma per quanto mi riguarda l’unico effetto (positivo) del paywall è che non raramente nel sito del Corriere e ho allargato i miei orizzonti ad altri quotidiani.
Detto questo mi sembra che l’articolo del Corriere sia così ridicolamente autocelebrativo che fa pensare ad una confusione voluta per mascherare i dati reali. A me piacerebbe sapere quanti effettivamente hanno sottoscritto il paywall e quante pagine in meno vengono lette rispetto a prima. Da quanto vedo nei pochi articoli che leggo, ho l’impressione che il numero dei commenti sia drasticamente calato.
Maggio 11th, 2016 at 21:43
Si può ragionare anche sulla cifra in se stessa, senza gran bisogno di sapere altro: fossero anche 31000 nuovi abbonati a 220/anno (inverosimile ma ammettiamolo), sarebbe il fatturato di una grossa pizzeria, tipo Rossopomodoro; ma una sola pizzeria, non tutta la catena
Maggio 12th, 2016 at 11:48
Per me una bufala, grazie
Maggio 12th, 2016 at 06:10
@andrea dolci
Devo dire purtroppo che il sito del Corriere non lo frequento più da quando ci imperversavano Francesco Tortora ed Elmar Burchia accostato ai reportage di Cremonesi, e non ho più provato a cambiare abitudini.
Però a me è sempre sembrato che i commenti del Corriere fossero un tombino divelto su un abisso della civiltà, e se sono calati di molto non posso che rallegrarmene e sperare in bene.
Maggio 12th, 2016 at 07:30
@Namo: hai assolutamente ragione ma credo che sia una delle specificitá del web quello di aver portato in superficie la parte peggiore dell’umanitá.
Maggio 12th, 2016 at 08:32
Mi sa che ti è scappato un CTRL+V di troppo :) c’e’ un pezzo del testo riportato che sembra duplicato.
Maggio 12th, 2016 at 10:55
@layos grazie ho corretto ;)
Maggio 12th, 2016 at 11:50
Basta cancellare i cookie..
Settembre 12th, 2016 at 09:00
[…] Non è stata usata alcuna forma di “negative SEO” e il tentativo di avvalerci del diritto all’oblio non ha avuto fortuna perché Google riteneva gli articoli di interesse pubblico. La pagina del Corriere poi è definitivamente scomparsa dai radar, probabilmente durante il rinnovo del sito e l’introduzione del paywall. […]
Settembre 19th, 2016 at 08:02
[…] unico per la vendita dei contenuti digitali che possa andare bene a tutti. Il Paywall – come modello di business – non fa eccezione, almeno a quanto riporta un recentissimo report di BI […]
Settembre 19th, 2016 at 14:49
[…] unico per la vendita dei contenuti digitali che possa andare bene a tutti. Il Paywall – come modello di business – non fa eccezione, almeno a quanto riporta un recentissimo report di BI […]
Settembre 20th, 2016 at 17:32
[…] unico per la vendita dei contenuti digitali che possa andare bene a tutti. Il Paywall – come modello di business – non fa eccezione, almeno a quanto riporta un recentissimo report di BI Intelligence, cha ha […]
Ottobre 25th, 2016 at 10:44
[…] gratuito supportato dalla pubblicità, anche perché concorrenti come il Corriere della Sera hanno introdotto invece un modello a pagamento: “noi crediamo che solo un numero limitato di grandi organizzazioni […]