La storia del nuovo direttore della Reggia di Caserta, che secondo un documento semisegreto dei sindacati lavora troppo, è un esempio interessante di cattiva informazione. E di come la cattiva informazione diventi rapidamente il braccio armato di qualsiasi propaganda. Me ne sono reso conto oggi leggendo finalmente e nella sua interezza (grazie a Antonio Indolfi che me lo ha segnalato su Twitter) il comunicato sindacale che ha scatenato tutto il pandemonio.


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Prima domanda: quanti di quelli che lo hanno commentato in questi giorni lo hanno letto?

Il documento dei sindacati della Reggia di Caserta non ha nulla di speciale. È il solito deprimente e paralizzante editto sindacale scritto in linguaggio burocratico per punti, un documento come se ne leggono ovunque. Leggetevelo da soli se siete di animo avventuroso ma il sunto se volte ve lo propongo io in poche parole: il direttore non può fare questo per la legge tale, non può spostare quello per l’accordo tal altro, non rispetta le norme del comma vattelapesca, ignora le disposizioni regionali della legge sopra e sotto.

Trattasi insomma di ottimo vademecum per prendere atto del potere immobilizzante del sindacato e di come la burocrazia sia sovrana e in grado di spegnere ogni spinta di rinnovamento. Camusso e gli altri sindacalisti che in queste ore si sbracciano a dissociarsi e annunciano epurazioni nei loro quadri sindacali sul caso Caserta, di fogliacci del genere ne hanno scritti a centinaia, per decenni, certamente anche peggiori di questo.

Una volta chiarito questo, analizziamo come è nata la notizia. Un paio di giorni fa, il 3 marzo, Il Mattino di Napoli ha pubblicato un articolo a firma Antonello Velardi che si occupa di quel comunicato sindacale. È un cattivo articolo, insinuante e personale come ormai se ne scrivono moltissimi. Fin dall’inizio è chiaro che il gusto per il racconto piccante travolge la notizia. Il giornalista ha letto il documento e lo spiega a noi lettori con il tono indignato e complice di chi la sa lunga:


Il direttore non è un pazzo, o per lo meno ha superato tutti i test psico-attitudinali ai tempi dell’assunzione e non ha dato segni di particolare sconnessione durante i suoi incarichi precedenti. Si è sempre comportato così. È stato nominato da poco e per giunta lavora nella pubblica amministrazione, nel senso che potrebbe scansare il lavoro eppure non lo fa. E non è un funzionario qualsiasi, è il nuovo direttore della Reggia di Caserta, bella e maledetta, uno dei più importanti monumenti al mondo, orgoglio dell’Italia, grande occasione persa, simbolo di tutti i guasti dei beni culturali nel nostro Paese, in particolare al Sud. Si chiama Mauro Felicori, viene da Bologna, da giovane faceva il giornalista; i primi giorni sembrava un marziano, ora si è integrato ma continua a muoversi come un marziano. Ma chi lo accusa di lavorare troppo? Non ci crederete: i sindacati. L’accusa è contenuta in un documento ufficiale di protesta redatto nei giorni scorsi da un numero consistente di sigle sindacali che rappresentano i lavoratori della Reggia. Il documento ha un oggetto che la dice lunga: «Gestione della Reggia di Caserta. Rilievi».



Velardi ha messo le mani su uno scoop intercettando una missiva privata che i sindacalisti della Reggia hanno malignamente mandato al Ministro Franceschini? Ha potuto leggere il prezioso documento ed è riuscito furtivamente a copiarne alcune frasi da virgolettare per noi, suoi lettori? Oppure è stato il Ministero che – astutamente – ha diffuso la lettera per far fare ai sindacati la figura di quelli che pugnalano alle spalle il bravo direttore?
Nulla di tutto questo. Il documento è pubblico, è indirizzato al Ministro ma anche alle Organizzazioni sindacali, la firma vergata in fondo è del 22 febbraio, già il 23 febbraio quel lungo pezzo burocratico viene pubblicato integralmente dal sito primapaginaitaliana.it un piccolo sito web informativo di Caserta.

Il Mattino avrebbe potuto farci leggere il documento ma probabilmente ha preferito non farlo: forse perché la lettura avrebbe spento la suspence, impedito lo storytelling e ridotto la vicenda ad una delle usuali deprimenti beghe sindacali. L’unica cosa vendibile in quel comunicato è una singola frase sciocca che riguarda le abitudini del direttore a trattenersi alla Reggia fino a tardi, l’unica astutamente virgolettata nell’articolo di Velardi, questa:


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Il resto lo conosciamo. Tutta la stampa italiana ha citato questa frase, spesso distorcendola (detesto prendere le parti dei sindacati italiani ma in questo caso è inevitabile) scrivendo che “Il direttore lavora troppo”, i retori di professione hanno suonato le loro ben allenate trombe dell’indignazione (per esempio Gramellini su La Stampa, ma pezzi del medesimo tenore di quello del Mattino si possono leggere ovunque), a Renzi ovviamente non è sembrato vero poter godere di un simile assist ed ha rincarato la dose su Facebook.

La macchina della propaganda si è messa a lavorare a pieno regime, usando come detonatore una frase stupida di una riga dentro un comunicato sindacale dei più usuali. Un comunicato sindacale, che nessuno ha letto perché non interessa a nessuno, è stato utilizzato nei suoi minimissimi tratti ridicoli, gli unici che avrebbero potuto sfamare la nostra fame polemica che è ormai uno dei pochi generatori di attenzione nell’informazione italiana.
Ci interessa il piccolo inciampo, il gesto sghembo, la parola di troppo, la sfuriata improvvisa, la stupidaggine dal sen fuggita. Il quadro generale, il contesto, la notizia approfondita e un po’ barbosa, beh quelli – comprensibilmente – non interessano nessuno e nessuno si cura di fornirceli.

In questo modo il giornalismo si trasforma in servo sciocco (o talvolta meno sciocco) del potere. E apparentemente, a noi e a lui, va bene così.

16 commenti a “Giornalismo e propaganda a Caserta”

  1. .mau. dice:

    Attento. Un po’ di sindacalese lo capisco, come forse sai. Dalle righe del comunicato si può evincere che fare il custode a Caserta è una pacchia (altrimenti perché lamentarsi che li spostano a incarichi amministrativi?) ma sarebbe interessante capire quanti custodi ci devono essere per legge in ogni sala, visto che per tenere aperto tutto devono scendere sotto il numero legale. Come dicevo da me, potrebbe esserci un assenteismo molto alto (che è tecnicamente diverso dal fancazzismo mentre si è presenti) ma ho il sospetto che in quel caso la narrazione giornalistica sarebbe stata diversa…

  2. pik dice:

    Volevo solo dire che nessuno si e’ sognato di dire che lavorare fuori orario non ne’ un valore, ne’ un dovere ed e’ in alcuni casi un comportamento antisindacale, come mi hanno fatto notare in olanda nei miei primi giorni di lavoro la’, dicendomi di andare a casa.

  3. paolop dice:

    E nelle aziende private dove invece il sindacato non arriva ed il boss fa le 22 anche il 24 dicembre ed esiste quella pressione psicolgica per cui anche tu devi fare straordinario non remunerato?

  4. nicola dice:

    “il direttore non può fare questo per la **legge** tale, non può spostare quello per l’**accordo** tal altro, non rispetta le **norme** del comma vattelapesca, ignora le **disposizioni regionali** della legge sopra e sotto.” e il potere paralizzante sarebbe il sindacato e non lo stato? Da quando rispettare norme e accordi è un disvalore? A me hanno insegnato che se fai spesso gli straordinari vuol dire due cose: o sei sotto organico o lavori male.

  5. Andrea dice:

    Visto da fuori una p.a. possono sorgere dubbi, visto dall’interno di una p.a. è la solita contrattazione sindacale in vista di cambiamenti, con delle pretese che fanno indignare il “resto del mondo”.
    Chi sta sopra ha una visione di insieme che non ha chi sta sotto, e le rivendicazioni sindacali in Italia hanno screditato il sistema sindacale fino a far diventare sindacato=discorso a cazzo una tautologia.

  6. Roby dice:

    @Nicola Totalmente d’accordo.
    Quello che si evince dal comunicato é che prima o poi un visitatore prenderà a martellate una statua oppure quadri di valore “spariranno” misteriosamente a causa della mancata sorveglianza.
    Allora li sentiremo i tromboni dell’indignazione giornalistica, direttore incompetente, etc. etc.

  7. I tafazzisti della cultura | TANTOPREMESSO.it dice:

    […] che il mondo ci invidia e che insiste su un territorio di tanti, troppi problemi. Grazie ad una segnalazione di Massimo Mantellini, è possibile leggere il comunicato nella sua interezza (i giornali, […]

  8. Andrea dice:

    @mante devo ammettere che anche io ho la tendenza, quando leggo una notizia che tutti riportano e di cui tutti parlano con superficialità, a chiedermi se le cose non stiano in realtà in maniera diversa – e di solito lo sono. Però in questo caso la notizia, per quanto riportata in modo grossolano, sembra esserci: ovvero, i sindacati di Caserta criticano il direttore per diverse delle sue decisioni e anche per lavorare fino a tardi. Sarebbe stato meglio approfondire, magari pubblicare il comunicato, ma che ci sia materiale di dibattito mi pare indubbio. Certo, il dibattito dovrebbe essere su un altro livello, ma il tema almeno mi sembra quello.

  9. massimo mantellini dice:

    @nicola è un disvalore da quando le norme, i regolamenti ed i codicilli sono scritte per tutelare gruppi di potere piccoli e grandi e non per rendere un servizio ai cittadini. Quindi da molto, visto che la burocrazia affonda il proprio potere su questo

  10. Emanuele dice:

    Ma che significa mettere a rischio l’intera struttura museale? Qualcuno ha chiesto ai sindacati cosa volevano dire di preciso?

  11. stefano dice:

    concordo con @Andrea, la notizia è stata data male e pure piena di insinuazioni, ma il succo non cambia: trattasi dell’ennesima microcasta italica che vuole mantenere i privilegi (non i diritti). E ci diamo la zappa sui piedi noi lavoratori, perchè quando i soliti furbetti del piano sopra ci tolgono i diritti, quelli veri, lo fanno con la scusa dei ‘privilegi’. Già evitare di alzar loro la palla sarebbe una conquista, citofonare CISL, CIGL e UIL.

  12. Damiano dice:

    UPDATE: secondo questo articolo in chiaro stile dagospia, l’autore dell’articolo raccontato da Massimo vuole fare il sindaco e ha scritto questo articolo per ingraziarsi Renzi.
    http://www.napolispia.it/2016/03/05/il-giornasindaco-e-i-fannulloni-di-caserta-chi-sara-il-caporedattore-del-mattino-che-vuole-fare-il-sindaco-di-marcianise-del-pd-senza-primarie/

  13. layos dice:

    @Nicola detesto rispondere per citazioni, ma in questo caso ci sono due frasi che meglio di tutte sintetizzano il perchè “appellarsi a leggi e codicilli” è solo un modo gattopardesco di impantanare qualunque tentativo di riforma:

    “L’Italia è un paese governato da troppe leggi, temperate dalla generale inosservanza” [Zanardelli]

    “Corruptissima re publica plurimae leges” [Tacito]

  14. Primo Arcovazzi dice:

    Ho un problema di comprensione del testo, perché nel leggere certi commenti, anche qui, sembrerebbe che il problema sia che il direttore lavori troppo, quando invece mi pare che ci sia da ridire su fatto che:
    “nessuno abbia comunicato e predisposto il servizio per tale permanenza”.
    Insomma che basterebbe solo “comunicare e predisporre” che poi il direttore può stare al suo posto anche 24 ore su 24, e non mi sembra la stessa cosa detta dai vari indignados.
    Posso aggiungere che spero di aver torto?

  15. Andrea dice:

    @damiano: cioè vorresti dire che le colpe del sindacato e di certi lavoratori si derogano di fronte a un pettegolezzo anonimo e difficile da verificare?

    ennesima conferma che l’Italia va a due velocità

  16. i ritagli di marzo | ATBV dice:

    […] finiscano per plasmare il mondo a prescindere dalla loro falsità (ma non era troppo diverso quanto accaduto a Caserta, poche settimane […]