Noto in giro una certa eccitazione sul fatto che ieri sera Eni abbia reagito al “trattamento” riservatole da Report con una lunga serie di Tweet durante la trasmissione della puntata e che abbia creato una pagina web apposita nella quale si contesta punto per punto il servizio. Leggendo i primi commenti in giro stamattina mi vengono in mente un paio di cose.
1) La connessione TV-social media è una idea nella testa degli esperti di comunicazione. Si tratta di due luoghi dimensionalmente molto diversi. Qualche milione di spettatori sul divano (nel senso di “supini”) da una parte, qualche decina di migliaia di affezionati e addetti ai lavori su Twitter e Facebook dall’altra. Non esiste una sola conversazione e i due mondi quasi non si toccano.
2) Offrire il proprio punto di vista su Twitter è comunque importante. Bene ha fatto Eni a raccontare la propria visione, tanto più nei confronti di un programma come Report la cui fama di “macchina per il giornalismo a tesi” ha ormai da tempo numerosi e solidi riscontri.
3) Tuttavia il punto di vista di Eni non è “altro giornalismo”, è il punto di vista della grande azienda. In quanto tale è pochissimo rilevante per i lettori, adulterabile alla fonte, necessariamente parziale e per forza di cose assolutorio. Soprattutto sovente centrato su temi di grande complessità burocratica dentro i quali qualsiasi spiegazione ragionevole può essere organizzata.
4) Report è uno dei rari programmi di approfondimento giornalistico nei quali le buone intenzioni escono spesso soverchiate dal metodo. Il metodo purtroppo è quello tipico di una certa forma mentis informativa italiana. Accogliere e dar spazio alle notizie che concordano con un’ipotesi iniziale (in genere concreta e molto navigata dentro il “si dice” della gente comune) minimizzare o tacere delle altre. Lo hanno fatto spessissimo, talvolta rendendosi ridicoli, altre volte avvicinando molto la verità. Il cattivo giornalismo delle buone intenzioni della ggente.
5) Ai lettori ed ai cittadini non servono ne l’uno né l’altro. O meglio servono entrambi pur nella loro azione di perturbazione della verità. Meglio ancora, servono le informazioni che Report raccoglie su Eni e serve il punto di vista di Eni su quelle informazioni. Poi serve (servirebbe) una sintesi culturale di entrambi i punti di vista, un approccio non solo onesto (non ho motivo di dubitare del fatto che Gabanelli lo sia) ma soprattutto “terzo” in maniera da risultare autorevole.
6) La qualità del giornalismo di inchiesta prescinde dai media sui quali compare. Inutile parlare di TV vs. Twitter, della grande innovazione di Eni che conversa direttamente o di Report che twitta le proprie risposte accusando la grande azienda di Stato di falsità. È tutto teatro, cibo per gli esperti di comunicazione, slide per i loro prossimi convegni.
Quello che ci servirebbe (non a noi che siamo come è noto esperti di tutto ma alla massa dei cittadini, all’opionione pubblica in generale) è un giornalismo adulto, capace di decodificare i segni con cultura e approfondimento. Nella battaglia attuale è impossibile fidarsi di Report così come è impossibile fidarsi di Eni.
Dicembre 14th, 2015 at 10:18
Probabilmente l’ho gia detto: non so se siete mai stati dentro un fatto poi riportato dai media, io si, sia in fatti politici che in fatti di cronaca e sempre ho trovato una ricostruzione che poco o niente aveva a che fare con quello che avevo visto e in alcuni casi vissuto.
In altre parole l ricostruzione non vera comincia dalla narrazione iniziale. Per questo leggo e guardo sempre con alcuni dubbi e cerco di ricostruire dal giornalismo a tesi, da quello di parte e da quello palesemente falso nel racconto e nella interpretazione. Quasi mai ci riesco.
Dicembre 14th, 2015 at 10:29
[…] Poi, se vuoi, puoi leggere anche Massimo che è saggio come solito: Né con Report né con Eni […]
Dicembre 14th, 2015 at 11:08
Devo ammettere a malincuore che Report mi ha stufato. Non so se sia scemato il mio entusiasmo iniziale di poter vedere del giornalismo investigativo in Italia, o se sono loro che hanno perso parecchia della spinta iniziale e ormai vanno avanti per inerzia ed autoreferenzialità. In ogni caso ho deciso di non guardarlo più, ma ogni volta che per curiosità faccio zapping per vedere cosa stanno facendo, la tristezza mi assale. L’altro giorno apparentemente stavano facendo una puntata sugli additivi che mettono nel cibo per i cani, precisando sconvolti che alcuni dei conservanti sono classificati nel gruppo 2B della IARC (lo stesso gruppo di caffè e borotalco per intenderci).
Dicembre 14th, 2015 at 11:22
Siamo stufi di leggere o ascoltare l’unica verità di Report. Bene ha fatto Eni a replicare, anche perchè i bene informati, cioè chi in Eni lavora e perciò conosce la gestione in ogni paese in cui opera è a dir poco “schifato”, per usare un termine ormai renziano e perciò passabile, di coma venga trattata una tematica che non danneggia Eni ma l’intera Italia. Ma è risaputo, il nostro Paese non è stato mai difeso nei suoi interessi dalla classe giornalistica a cui preme la posizione di parte politica
Dicembre 14th, 2015 at 11:24
Sarò di parte perchè ci lavoro, fatto sta che a forza di report, comitati, verdi e grillini, l’ eni sta mollando l’Italia.
Preferisce trattare (ad esempio) con l’ isis iracheno: sono più ragionevoli, il che è tutto dire.
Dicembre 14th, 2015 at 12:11
[…] Tifo e interesse più che altro per gli addetti ai lavori (come ha scritto Mantellini) […]
Dicembre 14th, 2015 at 12:20
[…] Il commento di Massimo Mantellini con cui non concordo E che conferma che non ci sarà evoluzione nel giornalismo italiano. Non è quel che dice “È tutto teatro, cibo per gli esperti di comunicazione, slide per i loro prossimi convegni.” […]
Dicembre 14th, 2015 at 12:48
non sono esperta di comunicazione ne altro … sono una cittadina che ha deciso di non guardare report perché mi fa stare troppo male e la colpa non è certo loro ….il fatto però che in molti casi le cose che vengono a galla abbiano poi un risvolto giudiziario mi fa pensare che in fondo report a qualcosa serva … se qualcuno ritiene che ci sia della malafede lo dica, lo scriva e lo urli ma, anche se non lo guardo sempre, a me fa piacere che la Gabanelli esista!!!!
Dicembre 14th, 2015 at 14:58
[…] Tifo e interesse più che altro per gli addetti ai lavori (come ha scritto Mantellini) […]
Dicembre 14th, 2015 at 15:15
[…] Tifo e interesse più che altro per gli addetti ai lavori (come ha scritto Mantellini) […]
Dicembre 14th, 2015 at 16:00
[…] ma non è nemmeno quel vangelo che molti venerano. A quanto leggo per esempio dall’ottimo Mantellini, ENI ha scelto un modo diverso dall’usuale per controbattere al servizio messo in onda ieri e […]
Dicembre 14th, 2015 at 16:38
Mi pare evidente che il punto 1) dell’articolo sia stato smentito dai fatti: oggi i due mondi si sono ‘toccati’, eccome, visti i fiumi di inchiostro (digitale soprattutto) versati per descrivere e/o decantare l’ottima strategia di comunicazione di crisi di ENI, piuttosto che dei contenuti (veri, esagerati? chissà) della puntata di Report. Bene, passata l’ubriacatura e le fandonie del tipo “non si potrebbero inserire le interviste in diretta?”, auguriamoci che la stampa italiana ci racconti per bene chi ha ragione dei due, magari dimenticando per un attimo l’effetto rimpinguante x l’editoria delle ADV di Eni sparse un po’ ovunque
Dicembre 14th, 2015 at 17:15
Trasmissioni come Report sono utilissime perché uno le guarda, si indigna e protesta. E poi, come sempre, il giorno dopo non succede mai un ca##o
Dicembre 14th, 2015 at 18:04
Pensavo che il pubblico di report fosse giovane e culturalmente elevato, come ho sentito dire anni fa in qualche trasmissione.
Un programma di rai 3, la rete progressista che un tempo era la più seguita da chi era attivo sui newsgroup, che proprio su internet veniva celebrato con tifo da stadio come l’unico in grado di scoperchiare le malefatte italiane non credo sia così distante dal “popolo della rete”. Sarà forse distante dalla massa che frequenta facebook e basta ma già twitter è più “fighetto” e quindi adatto a queste schermaglie. Inoltre se poi i giornali e le tv ne parlano il cerchio si chiude.
Dicembre 14th, 2015 at 20:05
[…] Tifo e interesse più che altro per gli addetti ai lavori (come ha scritto Mantellini[27]) […]
Dicembre 15th, 2015 at 00:19
Report non fa giornalismo di inchiesta.
Report fa una istruttoria per un processo di piazza mediatica unilaterale dove chi è accusato non può difendersi e se viene intervistato non è a conoscenza del tema della trasmissione, e le sue parole possono essere tagliate e manipolate per corroborare una tesi accusatoria di cui lui non è a conoscenza.
Questo non è giornalismo è una barbarie.
È la benzina sul fuoco della rabbia che monta nel paese da parte di chi non è integrato perfettamente o è in qualche modo disadattato.
È una tesi di colpevolezza senza possibilità di difesa che si trasforma automaticamente in condanna morale.
Report non fa inchieste fa linciaggio mediatici deformando la realtà in modo da soddisfare la voglia di indignazione di chi lo guarda.
Se Report è un servizio pubblico l’unica utilità è quella di fomentare la rabbia e l’indignazione del pubblico in una cupio dissolvi collettiva che non salva nulla.
Dicembre 15th, 2015 at 00:33
[…] (Massimo Mantellini) […]
Dicembre 15th, 2015 at 10:21
[…] Scrive Massimo Mantellini che “Qualche milione di spettatori sul divano da una parte, qualche decina di migliaia di affezionati e addetti ai lavori su Twitter e Facebook dall’altra. Non esiste una sola conversazione e i due mondi quasi non si toccano”. […]
Dicembre 15th, 2015 at 12:20
[…] puntata? Davvero si può pensare che, alla fine, non si possa dare ragione né ad Eni né a Report (Massimo Mantellini)? Che valore diamo alla mediazione e alla sintesi giornalistica? Ecco, io credo che aldilà delle […]
Dicembre 15th, 2015 at 23:02
…il commento finale sul chi non fidarsi dà la misura dello spessore del commento: il giornalismo di inchiesta è fatto per denunciare, anche “a tesi”…sta agli accusati difendersi, se ne sono capaci, in tutte le sedi…forse sarò poco/male informato, ma non mi risulta che Report sia mai stata giudicata colpevole di mala/falsa informazione.
Dicembre 15th, 2015 at 23:20
@Maurizio, hai una idea piuttosto curiosa del lavoro giornalistico (o in alternativa sei Travaglio sotto falso nome)
Dicembre 15th, 2015 at 23:48
Mah, mi sarebbero piaciuti un commento ed una risposta nel merito, piuttosto che il sorrisetto sarcastico …(sarai mica Sallusti??): quei numerosi riscontri che citi a proposito di Report quali sono?
Dicembre 15th, 2015 at 23:55
Mah, avrei preferito una risposta nel merito piuttosto che il sorrisetto sarcastico da captatio…(sarai mica Sallusti??): quali sono le numerose volte in cui Report si è reso ridicolo?
Dicembre 15th, 2015 at 23:57
…sorry, due applicazioni differenti hanno fatto partire due risposte…:|
Dicembre 16th, 2015 at 11:46
Report può migliorare moltissimo, nel frattempo la preferisco all’Eni.
Dicembre 17th, 2015 at 08:25
[…] sono molti commenti, anche autorevoli, sulla vicenda delle risposte di Eni in diretta Twitter, sulla puntata di Report di domenica […]
Dicembre 17th, 2015 at 11:57
[…] di riportare l’attenzione sulle forme che sta assumendo oggi il modo di fare giornalismo (come Massimo Mantellini nel suo post sul bisogno di un giornalismo adulto) o sulla necessità di concentrarsi sul tema (con […]
Dicembre 17th, 2015 at 12:12
[…] Né con Report né con Eni […]
Dicembre 20th, 2015 at 09:16
[…] una perfetta pianificazione su un progetto di comunicazione. In generale non stupiamoci di nulla, e non caschiamo nel “ha vinto quello o questo” (NdR: come scriveva anche Massimo Mantellin…: Report è un esempio di giornalismo, cioè informare; Eni è un esempio di comunicazione […]
Dicembre 22nd, 2015 at 06:45
Sabato scorso ero a Marghera, e nonostante l’ufficio stampa efficientissimo, il disastro è ancora là.
Aprile 24th, 2016 at 15:49
Io sono convinto che Report potrebbe fare dei grandi miglioramenti sotto questo aspetto! Speriamo in un futuro non troppo distante…
Giugno 10th, 2016 at 01:30
[…] hanno a che vedere con chi ha ragione tra ENI e Report; importa poco anche sapere se ha ragione Massimo Mantellini, se è solo materiale adatto per un caso di studio da esperti di comunicazione, gli stessi che […]