Quel gran genio di Luca De Biase scrive parole indelebili sul rapporto fra aspettative e realizzazione dei processi di innovazione tecnologica. Spero che agli uomini di buona volontà fischino le orecchie
Sul secondo tema, bisogna ammettere che non c’è molto di nuovo. Alimentare le aspettative è una tattica che ha valore per qualunque politica. L’equilibrio tra le aspettative suscitate e le realizzazioni distingue però una buona politica. E poiché l’Italia ha conosciuto un ventennio di grandi aspettative non realizzate ha assoluto bisogno di correggere il tiro. Se di parla di innovazione, peraltro, l’equilibrio è tanto necessario quanto difficile. Far credere che una semplice tecnologia possa cambiare la società è una ricetta sicura per la delusione. D’altra parte è abbastanza improbabile che una forte comunicazione orientata a costruire consenso possa tener conto della complessità del rapporto tra tecnologia e società. In un paese conservatore, disilluso e un po’ pigro è giusto fare coraggio con gli slogan: ma come si sa non può bastare. E il rischio che si corre se non si cerca l’equilibrio tra aspettative e realizzazioni è troppo grande per non tenerne conto.
Novembre 23rd, 2015 at 00:00
ieri 21/11/2015 ero presente a Venaria #italiandigitalday.
dal mio punto di vista trovo curioso che i due interventi più interessanti siano stati di due politici. Molto brava il ministro Madia nell’affrontare il tema sulla trasparenza.
Per quanto riguarda i cantastorie, stendiamo un velo pietoso su storielle autoreferenziali imparate a memoria, dal mio punto di vista semplicementi irritanti.
Novembre 23rd, 2015 at 00:43
Mi permetto di dire che, al di la’ di tutte le belle parole sulla sostanza, c’e’ un enorme problema di forma che tutti fanno finta di non vedere.
Digital Champions (associazione privata) e Digital Champion (istituzione europea, attualmente Riccardo Luna), non sono la stessa cosa malgrado la si voglia passare cosi’.
Vogliamo continuare a fare finta di niente?
Novembre 23rd, 2015 at 07:09
Daniele: evidentemente sì.
Novembre 23rd, 2015 at 09:10
Gia’, ma non e’ una cosa da poco. Preferirei non aggettivare, ma invito a leggere questa cosa di Stefano Epifani
http://www.techeconomy.it/2015/11/22/italiandigitalday-un-governo-che-parla-di-innovazione-non-vuol-dire-che-governi-linnovazione/
Novembre 23rd, 2015 at 11:50
Sono l’unico al quale la parola “storytelling” fa venire l’orticaria?
Il vecchio “dibattito” non andava bene?
Novembre 23rd, 2015 at 12:17
@ArgiaSbolenfi: comprendo l’orticaria nel sentire la parola “storytelling”, ma il concetto non è quello di dibattito, bensì un modo più narrativo di raccontare le cose. Diciamo che potremmo usare “narrazione”.
Novembre 23rd, 2015 at 14:11
[…] per dirla come Mantellini, sarebbe ora di darsi una regolata per non generale troppe aspettative rispetto a quanto […]
Novembre 23rd, 2015 at 16:28
@mau: Hai ragione: narrazione. O ancora meglio “raccontà fregnacce” :-)
Novembre 25th, 2015 at 19:03
In un paese conservatore, disilluso e un po’ pigro
e pizza, spaghetti e mandolino
insomma alla fine si scade sempre lì: chi ha potere può forzare la comunicazione perchè in fondo è quel che vuole la ggente..
Ma basta spostarsi di pochi chilometri, nella svizzera italiana, per constatare che non sono antropologgicamente diversi e per capire la barbarie del potere italico, di poche persone