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Una decina di anni fa, quando Alessandra ancora si occupava di iconografia medievale, ci capitò di visitare la chiesetta di Beroide, una minuscola frazione alle porte di Foligno. Il maestro elementare ci aprì le porte e ci lasciò fotografare splendidi affreschi quattrocenteschi che stavano cadendo a terra. (l’immagine qui sopra è una di quelle). Quando uscimmo ci chiese aiuto, senza crederci troppo. Alessandra provò a contattare la sovrintendenza ed alcuni suoi conoscenti umbri che promisero che avrebbero provato a fare qualcosa. Ma era difficile, le dissero, c’era stato il terremoto e i denari dei Beni culturali e quelli della Curia erano destinati ad altre opere più urgenti. Siamo ripassati da Beroide qualche anno fa. La chiesetta era nelle medesime condizioni, qualche idiota aveva aggiunto alcune scritte spray sulle pareti esterne. Tutto intorno, nell’erba, fazzolettini e preservativi.


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La storia della piccola chiesa di Beroide mi è tornata in mente oggi quando per caso ho visto alcune foto della chiesa di San Paolo in Foligno, progettata dall’architetto Massimiliano Fuksas con i soldi della CEI a pochi chilometri da Beroide. La parrocchia, per capirci, è quella specie di cubo di cemento sullo sfondo. Per definirlo con le parole del progettista si tratta di


“La sospensione di un volume all’interno di un altro. Vedere attraverso il cemento il cielo, dall’esterno, all’interno, all’esterno”.
Massimiliano Fuksas


Secondo la CEI invece ci stiamo occupando di


“un segno deciso e innovativo, che risponde alle ricerche internazionali più avanzate, divenendo il simbolo della rinascita della città dopo il sisma”.


12 commenti a “Storie del 5 per mille. Da Beroide a Fuksas.”

  1. 7di9 dice:

    We Are the Borg. You Will be Assimilated. Resistance is Futile.

  2. valentinaa dice:

    Il mettere l’uno contro l’altro, però, è miseria tutta nostra. Se gli affreschi quattrocenteschi potessero vivere accanto alle sfide contemporanee (ora non è che se uno è del Quattrocento è più fico di Fuksas, come sai bene tu e pure la moglie Alessandra) saremmo a cavallo. Invece stiamo a piedi e neanche con Uber ci si raccattano.

  3. 7di9 dice:

    Il problema non è mettere l’uno contro l’altro, ma uno ACCANTO all’altro: quel cubone di cemento non ci azzecca niente, fosse un’altra città magari sì ma lì in mezzo a Foligno è un calcio nei cosiddetti con buona pace per l’archistar.

  4. Paolo d.a. dice:

    Essì, epperò a me quel cubo piace moltissimo, soprattutto se penso agli orrori con una croce sopra fatti altrove in questi anni. Dovrei vederlo dal vivo, dalla foto è suggestivo da impazzire.
    Naturalmente se avessi dovuto scegliere tra cubo e restauro avrei scelt il secondo.
    psss. ma i soldi della Cei donde giungono? dall’affitto di Vespa a piazza di Spagna?

  5. Roberto Re dice:

    Nuova Skyline (gli architetti dicono così vero?) di Foligno iche poteva essere presa ad esempio in quell’altro post sul “brutto” paesaggistico.
    Poi, un luogo di culto a forma di cubo/parallelepipedo esiste già da almeno 1600 anni, mi pare.

  6. ilciospo dice:

    Una precisazione: 5 o 8 per mille?

  7. ArgiaSbolenfi dice:

    Ha solo riciclato il progetto per il forziere di Paperon de Paperoni.

  8. malb dice:

    Da molto tempo mi interessano poco le farneticazioni degli architetti e altrettanto poco le giustificazioni da critico d’arte della CEI. Io però ho visto a Barcellona e a Parigi opere nuove e di alto livello affiancate a opere di altre epoche senza che ci fossero stonature, anzi. A Venezia il Ponte della Costituzione, progettato da Calatrava e pieno di errori funzionali, esteticamente è molto bello e sta benissimo, a mio parere, dove è stato costruito.
    Questo per dire che non mi sembra il caso di prendere paura del nuovo sempre che sia realizzato pensando anche al contesto e non solo all’idea. Ovviamente pensare al contesto significa anche non costruire lasciando deperire il bello che è già stato realizzato. Così come significa, mi riferisco a Venezia dove abito, non esaltare l’economia del turismo distruggendo il contesto abitativo e culturale di una città.

  9. Emanuele dice:

    Chissà perché vedendola ho un irresistibile sensazione di anni settanta. Dentro mi piace moltissimo. Fuori il giudizio varia dal “fa schifo” al “però…”. Dipende dall’angolazione delle foto.
    Per esempio, in quella che la mostra da lontano è orribile, ma non tanto per la forma. E’ l’aspetto del cemento così grezzo che non mi piace perché sembra qualcosa di incompleto in cui la parete deve essere intonacata. Non sarebbe stato possibile lavorarlo meglio?

  10. andrea61 dice:

    Io ho una profonda ammirazione per chi professando la supercazzola prematurata riesce a guadagnare milioni alle spalle di chi non ha il coraggio di ammettere che certe idee gli sembrano cretine.

  11. Alf dice:

    Rivalutare Crozza.

  12. Signor Smith dice:

    Si può dire che Foligno (non solo) non brilla per le sue architetture? A me la “cosa” di Fuksas non dispiace… in foto. Dal vero, ed in un contesto intorno… tutt’altra cosa, forse.