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Il problema di Instant Articles e più in generale del rapporto tossico fra i giornali ed i social network è un problema molto semplice, troppe volte travestito da qualcosa d’altro. E riguarda l’idea che i giornali si fanno dei loro lettori nel momento in cui da un lato il rapporto fiduciario che avevano con loro un tempo si va rarefacendo e dall’altro bussano alla porta migliaia di nuovi lettori potenziali che mai avrebbero acquistato il nostro prodotto in edicola. Stranieri di cui non sappiamo nulla e che non ci assomigliano per niente.

I giornali non sono opere pie e non sono quasi più (anche se gli piace raccontarlo) i pilastri della democrazia. Lo erano forse una volta (in Italia pochissimo) e lo sono tuttora in pochissimi casi di eccellenza mondiale (non a caso quelli con cui Facebook ha iniziato la sperimentazione). La versione digitale dei giornali lo è ancora meno, più che silos culturali e informativi sono ormai da noi, quasi ovunque, discariche di pagine inutile immolate al dio click (no, non è una bestemmia).

Insomma il problema non è Facebook (e quelli che oggi si stracciano le vesti per gli articoli del NYT su FB non sembrano averlo capito) ma l’essenza stessa della presenza editoriale nel formato digitale: l’equilibrio in molti posti impossibile (da noi pressoché ovunque) fra sostenibilità economica e qualità dei contenuti. Alcuni soggetti forti dell’editoria mondiale come NYT o Guardian hanno spazi di manovra residui ma tutti gli altri, migliaia di fogli e foglietti in tutto il mondo sono davanti ad un bivio inevitabile: scrivere per la macchina (scrivere cazzate per la macchina per dirla meglio) o trasformarsi in versioni in sedicesimi del progetto originale, o in certi casi scomparire.

Allo stato in Italia dentro un arcobaleno di gradazioni più o meno forti tutti o quasi hanno deciso di scrivere per la macchina, di piegare il proprio lavoro alla bulimia di un pubblico vastissimo, superficiale e mediamente non pagante. Guardate i siti web di molti vecchi quotidiani cartacei del secolo scorso: c’è da rimanere fulminati dalla valanga di puttanate irrilevanti che pubblicano quotidianamente gli ex pilastri della democrazia.

Per tutti questi soggetti essere o non essere su FB, accettando la dittatura dei numeri di FB sarà perfettamente uguale. Forse la macchina mostrerà numeri migliori, forse no, ma la qualità del messaggio resterà immutata. Garbage in garbage out come si diceva una volta.

Ovvio che il problema viene prima di FB e del suo istinto cannibale che comunque biasimare non farà mai male. Ovvio che i media digitali sono in una situazione di grande difficoltà e un sacco di gente ne approfitta. Ovvio che un sacco di gente, tipo me adesso – quando sente i panegirici della qualità dell’informazione nel contesto digitale, un po’ gli scapperebbe da ridere. Ed anche i piccoli editori e giornalisti, quelli bravi e svegli e moderni il giusto in un contesto del genere sono destinati a soffrire. Come diceva il defunto in tempi non sospetti prima che tutto questo dovesse anche solo iniziare: non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti.

2 commenti a “Da Facebook a Freak Antoni”

  1. Paolo dice:

    Tanto non servivano a nulla – dice – si erano così corrotti da esser diventati inutili, i pilastri

    Sempre in grande difficoltà, e sempre più pervasivi. De Benedetti ha lasciato le aziende ai figli, tranne l’editoria importante strumento di pressione politica. Da Renzi alla Lista Micromega. Ora c’è anche l’accordo con Berlusconi per la pubblicità sul web, e la pubblicità controlla a sua volta l’informazione. Berlusconi chi?

    Tutto questo in pieno scandalo NSA e un giornalismo sempre più piccolo piccolo, ad un solo grado di libertà dalla Russia che resistette ai nazisti e ci regalò la democrazia. La democratica Russia di Stalin poi rottamata dal Grande Fratello dell’NSA

    e scappa da ridere

  2. Paolo dice:

    Da cittadino non ti preoccupano gli sms minacciosi che un Presidente del Consiglio invia al direttore del Corsera? A me si e parecchio. In un Paese civile e democratico il rappresentante pubblico sarebbe stato condannato duramente, indipendentemente dalle simpatie per questo o quello, indipendentemente dal partito e quello che votiamo

    il controllo governativo delle tv e dei giornali non è libertà di informazione e di voto

    questa è modalità autoritaria e non ‘discutibile’ come scrivevi, questo è lo spartiacque