La questione legislativa della diffamazione sul web è una di quelle faccende cicliche che di tanto in tanto tornano fuori scatenando ogni volta reazioni simili. Oggi Repubblica ne ha parlato con un articolo altamente terrorizzante nel quale, come accade spesso, non si capisce bene quali siano i confini fra informazione e esposizione personale. Luca Sofri ne ha scritto sul suo blog e io condivido nella sostanza i suoi richiami ad una maggior calma.

Intanto il disegno di legge, prima di subire l’attacco a colpi di emendamenti degli incolti digitali (ne parla Guido Scorza qui), mostra due intenzioni condivisibili: eliminare il carcere per i reati di diffamazione e separare nettamente le testate giornalistiche dal resto della comunicazione di rete. Due punti di vista sacrosanti.

In seguito alle polemiche scatenate dall’articolo di Repubblica la senatrice del PD Filippin, che è la firmataria del DDL ha scritto un pezzo di rassicurazioni sul sito dei Senatori del PD e qui purtroppo vengono i dolori. In un articoletto di 4 paragrafi non ce n’è uno sano.


Scrive Filippin:


“Il disegno di legge sulla diffamazione in discussione nell’Aula del Senato ha un obiettivo prioritario: quello di cancellare dall’ordinamento italiano il carcere per i giornalisti, una pena che non esiste più in nessun Paese europeo per reati correlati all’esercizio del diritto-dovere all’informazione.”


Prima frase, prima vasta inesattezza. Non è vero che nessun Paese europeo prevede il carcere per la diffamazione a mezzo stampa. In Danimarca, in Germania, in Belgio in Norvegia e in molti altri Paesi, per diffamazione si può andare in carcere (qui una tabella riassuntiva pubblicata da Panorama nel 2013)


Seconda frase:


Per fronteggiare le questioni relative ai nuovi media, si è compiuta la scelta di equiparare le testate on line alle testate giornalistiche. Nessun bavaglio al web, dunque, ma una regolamentazione che è stata richiesta dallo stesso ordine dei giornalisti, del quale si sono recepite tutte le richieste.



Equiparare le testate on line alle testate giornalistiche” è una frase senza senso. Online o di carta i giornali o sono testate registrate o no: non c’è nulla da equiparare. Forse la Senatrice intendeva dire che la norma si applicherà solo ai siti web che sono testate registrate ma scritta così non si capisce. Seconda questione: non è chiaro perché un disegno di legge scritto per i cittadini debba comprendere regolamentazioni richieste dall’ODG.


Proseguiamo:


E’ utile chiarire che il disegno di legge riguarda esclusivamente i professionisti dell’informazione e per questo i blog ne sono esclusi. Si interviene soltanto sui commenti agli articoli pubblicati dai giornali on line, che possono essere postati in rete da chiunque. In questo caso specifico viene applicata la ‘sentenza Google’ della Corte europea: il responsabile è chi ha scritto il commento, mentre la persona offesa ha il diritto di chiedere alla testata on line la rimozione dal sito dei contenuti diffamatori o lesivi e di rivolgersi al giudice qualora la sua richiesta non venga soddisfatta.



Qui la confusione raggiunge il massimo livello. Filippin si riferisce, immagino alla sentenza della Corte di Giustizia Europea sul diritto all’oblio che ha due caratteristiche fondamentali. 1) è una pessima sentenza molto contestata e non è chiaro perché mai debba essere presa ad esempio 2) quel pronunciamento non c’entra assolutamente nulla con la responsabilità dei commenti e non prevede in ogni caso alcuna rimozione fisica di contenuti dal web ma solo la rimozione di link da un solo motore di ricerca. Detto con parole dolci la senatrice sembra parlare di cose che non conosce. Aggiungo che, come è noto, sulla responsabilità dei commenti in Italia la giurisprudenza ha già da tempo orientamenti consolidati.


Ultima frase:


Voglio inoltre chiarire che, come relatrice, darò parere negativo agli emendamenti che estendono questa regolamentazione anche ai siti non giornalistici e ai blog e che tanto stanno facendo discutere sulla rete. Lo ripeto: i siti non giornalistici e i blog sono esclusi dal campo di applicazione di un disegno di legge che riguarda in modo specifico le testate giornalistiche”.


Il problema grosso di normative scritte da incompetenti per altri incompetenti è che la qualità dei provvedimenti immaginati tenda a peggiorare notevolmente durante l’iter parlamentare. Come sempre avviene in questi casi, piuttosto che far danni improvvisandosi esperti di materie che non si conoscono, magari animati da ottime intenzioni, forse sarebbe meglio non far nulla.

10 commenti a “Diffamazione sul web: le solite tristi storie”

  1. Dino Sani dice:

    Come mai Renzi fa incetta di consulenze di persone competenti per alcune iniziative (da Quintarelli a Luna, Di Biase, Scorza, passando per Alessandra Poggiani, per non parlare di Anna Masera all’ufficio stampa della camera) e poi il suo partito lascia seguire progetti di legge sul web a persone che non sanno di cosa parlano?
    Domande “sciocche”: i blog non sono siti giornalistici? Sul serio?
    I siti giornalistici sono solo quelli “registrati al tribunale” ?
    Siamo nel 2001 o nel 2014? Che il Dio del web ci aiuti….

  2. Pier Luigi Tolardo dice:

    La Masera non e’ stata scelta da Renzi ma dall’ufficio di Presidenza della Camera dove l’ultima parola spetta alla Presidente Boldrini, che non appartiene al partito di Renzi e come presidente fu appoggiata da Bersani e a me sta antipatico Bersani e antipaticissimo Renzi. Il Pd ha lasciato passare anche il regolamento dell’Agcom sul copyright ora sospettato di incostituzionalita’ e c’e’ anche il progetto di legge sul cyberbullismo che desta preoccupazioni, Renzi usa il web ma il web lo usano tutti e non tutti vorrebbero farlo usare liberamente agli altri. E’ vero che in alcuni Paesi e’ previsto il carcere in caso di diffamazione ma e’ altrettanto vero che non viene mai applicato, quando il giornalista Jannuzzi, poi senstore, dovrva scontare una pena per duffamazione, ne aveva avute altre con la condizionale ai tempi in cui durigeva L’Espresso, il Consiglio d’Europa voto’ all’unanimita’ contro l’arresto e il nostro Presidente della Repubblica gli dette la grazia, la legge non basta mai, contano spesso di piu’ le tradizioni e la prassi dei giudici di un Paese.In compenso in Gran Bretagna i giornalisti del Gruppo Murdoch che hanno spiato i cittadini e la Regina sono stati in galera e rischiano di tornarci, in Italia le galere sarebbero piene per lo stesso motivo.
    Se dovesse passare un inasprimento delle pene pecuniarie con questi obblighi di rettifica in quei tempi a mio personale giudizio sarebbe un grave arretramento della liberta’ di opinione anche per le testate professionali on line e non.

  3. diamonds dice:

    uno dei motivi per cui non sono entusiasta del fatto che a breve le cronache cartacee forse scompariranno è quello per cui sarà meglio avere variegate testimonianze dell’incompetenza che circola in questi giorni, anche perché nella peggiore delle ipotesi questi sono capaci di rottamare la realtà per finire nei sussidiari come i salvatori della patria(mentre quell’obbiettivo appare sempre più lontano)

  4. andrea61 dice:

    Bravo Mante che hai messo nero su bianco la bufala che negli altri paesi non si va in galera per diffamazione.
    Adesso aspetto che venga smascherata la bufala del reato di immigrazione clandestina che purtroppo per i nostri inguaribili demagoghi cacciaballe, esiste in tutti i paesi europei tranne Francia e Regno Unito.

  5. Visto nel Web – 152 | Ok, panico dice:

    […] Diffamazione sul web: le solite tristi storie e manca ancora Pisanu ::: manteblog […]

  6. Bruno Anastasi dice:

    grazie ancora una volta a M.M. per aver segnalato l’ennesimo obbrobrio partorito da queste persone; io andrei a cercare a casa gli elettori della senatirce …

  7. Mat dice:

    Non è che la Filippin si riferiva al caso Vividown?

  8. Paolo dice:

    Cameron. Emendamento alla riforma della Giustizia per innalzare la pena in casi di minacce, discriminazione e diffamazione.

    Mi sembra giusto, e quindi nel caso di discriminazione politica: Mantellini è un troll

  9. Paolo dice:

    il titolo: Uk, stretta di Cameron sui troll
    “Pene fino a due anni di carcere”

  10. Il Gigante dice:

    Ciao Mante, come siamo messi col testo che sta tornando alla Camera? E’ stata resa ben chiara la distinzione fra testate giornalistiche e non?