Ho visto più partite di calcio negli ultimi giorni che negli ultimi 4 anni. Quindi ora credo di aver memorizzato e, complice l’oscena accuratezza dell’immagine HD, provo a dirvi esattamente cosa succede.
Appena la caviglia dell’avversario tocca la sua, nel momento in cui i recettori di superficie annunciano alla corteccia frontale il contatto con l’avversario, fosse anche solo uno sfioramento cavalleresco e casuale, l’atleta chiama il suo corpo ad un colpo di reni automatico. Inarca i lombi, apre le braccia come il Cristo in croce. Cita Grunewald in mondovisione.
Il corpo, per via dell’improvvisa tensione, si solleva da terra, le ginocchia flettono leggermente per accentuare la distanza dal terreno. Nella frazione di secondo durante la quale l’avversario lì accanto alza pure lui le braccia al cielo, nel più classico degli annunci visuali (arbitro io non ho fatto niente) il capitombolo del falciato assume le parvenze più inedite, a terminare, ogni volta, in una serie di plastici rotolamenti nell’erba. Anche quando colpito da fermo, senza alcuna precedente inerzia, il corpo del falciato, una volta conosciuta la frescura del manto erboso brasiliano, rotola di moto proprio a disegnare in media tre o quattro veroniche (alcuni campioni sudamericani sono in grado di rotolare anche setto-otto volte).
Subito prima, nell’istante magico della contrattura dell’atleta in volo verso il cielo, l’espressione del viso del campione si riempie di nuovi significati. Le fauci aperte mostrano la sana dentatura, gli zigomi tirati deformano l’espressione, dall’ugola (se i microfoni ambientali sono abbastanza vicini) fuoriesce il grido di dolore. Se l’azione si svolge dentro l’area di rigore, aumentare le dosi q.b.
Alcuni dicono che nel diventare anziani il mondo si trasforma in una imitazione di quello che conosciamo. Continuiamo a vedere Furino che affronta durissimi tackle in sequenza mentre si dirige, ingobbito e palla al piede, verso la porta avversaria. È quello, del resto, il luogo del suo desiderio, l’unica meta plausibile da raggiungere ad ogni costo, anche al limite senza più caviglie. Contemporaneamente nello splendore dei nostri televisori piatti, scorrono immagini di giovani fighetti dai capelli asimmetrici. Vengono da tutto il mondo, sono uguali ovunque. Fingono tutti alla stessa maniera.
Tutto ci sembra peggiorato, corrotto, perduto. Sopra ogni cosa sembra cancellato il desiderio, sentimento impraticabile a chi non ha mai lottato per nulla, prodotto della selezione del bizzoso dio talento.
Il capitombolo del falciato è versione aggiornata, fluorescente e meno elegante, dell’alterità di Gianni Rivera. Ci piaceva più Gianni, però, lui ed il suo talento geometrico immobile. Ci piaceva più Rosato, capace di rischiare le proprie tibie ed indisponibile al teatro di uno sport differente. Dove splendidi ventenni muscolosi esibiscono l’imitazione di Cristo in croce come repertorio del proprio essere finalmente uguali a noi.
Giugno 22nd, 2014 at 16:37
Gaddiano (è un complimento).
Giugno 22nd, 2014 at 16:49
Hai centrato il principale bug di questo sport, direi.
Giugno 22nd, 2014 at 17:36
Se seguissi anche il rito per cui mister e giocatori ogni volta che cambiano squadra si presentano in conferenza stampa dicendo di aver coronato il sogno di una vita(o quasi) capiresti che e`tutto teatro. Ma nel contempo esistono anche lampi di poesia pura che giustificano il costo del biglietto
Giugno 22nd, 2014 at 18:58
No, guarda, Furino penso che la porta avversaria abbia mai saputo dove stava.
Giugno 22nd, 2014 at 23:57
Micheleserriano (non è un complimento).
Giugno 23rd, 2014 at 04:03
Vero, Max, ma la “miracolosa acqua di San Siro” è un’antica pozione miracolosa.
Giugno 23rd, 2014 at 07:43
Sarà che diventando anziani ecc.. ma nel calcio di oggi la poesia proprio non la vedo né punto né poco.
Giugno 23rd, 2014 at 11:34
Condivido tutto ma non la citazione di Furino: lui era quello che i tackle li faceva in sequenza, non li evitava.
Giugno 23rd, 2014 at 12:17
Chissà se ad un qualche punto dell’evoluzione umana riusciremo a superare l’insostenibile tendenza di mitizzare i “bei tempi andati”.
(che poi – certo – si scherza, però “qui una volta era tutta campagna” parte sempre da un certo grado di convinzione).
Giugno 23rd, 2014 at 13:37
Il calcio di oggi e’ uno sport marcatamente sleale dove il sotterfugio, il trucchetto, la scena madre si insegnano fin da bambini nelle societa’ calcistiche. E’ quindi lo sport ideale per gli italiani.
Giugno 23rd, 2014 at 18:28
@gianni, ideale per italiani, brasiliani, tedeschi, russi, portoghesi, islandesi, olandesi, cinesi, australiani, iraniani, algerini, coreani, giapponesi, russi, l’Africa tutta e tutto il Sud America. Ecco, non so come siamo messi con le isole del pacifico.
Quando si facevano le squadre per la partitella tu eri sempre l’ultima scelta, vero?
Giugno 23rd, 2014 at 19:57
Ma non dovevi astenerti dal scriver di fobal? Te le vai proprio a cercare …
Luglio 4th, 2014 at 18:37
scrivi benissimo. ma il calcio da giovane ti piaceva!