Sarei andato. Nonostante pensi da anni che la Costituzione per Internet sia una idea pomposa e sbagliata oggi sarei andato a Roma ad ascoltare Rodotà, Soro, Boldrini ed altri parlare con toni assertivi ed ecumenici di un ambiente che non hanno mai frequentato in vita loro. Sarei andato, mi avevano gentilmente invitato ma non potevo. Così questa sera, invece che zittirmi (avevo promesso di zittirmi, non ho voglia di ripetere sempre le stesse cose sulla inutilità di simili iniziative) prelevo da qui tre frasi virgolettate selezionate dall’incontro di oggi e le commento brevemente:



Laura Boldrini:


Internet è un ponte essenziale per l’accesso alla conoscenza e per le relazioni con gli altri. Ma ha bisogno di regole. Le regole non sono una limitazione della libertà, le regole sono la garanzia della libertà. L’approccio costituzionale alle regole per internet è fondamentale per garantire che le regole da scrivere siano giuste.



Le regole sono garanzia di libertà, è vero, ma non servono regole per Internet. Poiché le regole non possono essere declinate in contesti sovranazionali (a meno di non pensare di essere Dio in terra) lo schema di esistenza in vita di Internet applicato negli ultimi vent’anni, un sistema di autoregolamentazione debole basato quasi esclusivamente su standard tecnologici e sull’applicazione delle rispettive leggi nazionali, è un esempio imperfetto ma assai ben funzionante. Immaginare di introdurre regole per Internet nella Costituzione Italiana (una delle molte idee di Rodotà negli anni scorsi) è complicato e probabilmente alla fine irrilevante. Immaginare un set di norme costituzionali che valgano ovunque nel mondo è invece semplicemente una follia.


Antonello Soro:


Esiste la dittatura dell’algoritmo che indirizza i comportamenti. Esiste una concentrazione della raccolta dei dati. Esiste una doppia tendenza culturale da superare: una idea dell’autonomia della tecnologia dalle regole, da un lato, e dall’altro, la tecnofobia. E poi esiste il tema della sorveglianza globale emerso con le rivelazioni di Snowden.


La dittatura dell’algoritmo è una scelta culturale dei cittadini. E come tale andrebbe affrontata e possibilmente risolta con presidi informativi e didattici. L’autonomia tecnologica dalle regole è una stupidaggine che nessuno pensa (una idea preistorica di Internet molto adeguata alle competenze di Soro al riguardo), la tecnofobia è ormai un retaggio di un mondo che non esiste più. Snowden è in esilio e non mi pare che il Governo Italiano abbia fatto molto al riguardo (anzi).


Stefano Rodotà:


Le novità normative degli ultimi tempi sono una parentesi o una nuova condizione stabile? Negli ultimi anni, dopo tentativi di elaborazione di un Internet Bill of Rights, la rete era stata affidata solo alle logiche del mercato. Con un conseguente abbandono, per esempio, di ogni protezione dei dati personali. Invece l’aprile del 2014 è stato un mese di cambiamenti. Su privacy e net neutrality, per esempio, in Europa e Stati Uniti. C’è una redistribuzione dei poteri.



I tentativi di una Costituzione per Internet sono falliti (in realtà non sono mai nemmeno partiti) per la semplice ragione che in nessun Paese rilevante è stata considerata una buona idea (sì certo il Brasile, ok). Temo che più o meno tutti in tutto il mondo le abbiano considerate chiacchiere affascinanti senza alcuna ricaduta pratica e lontanissime dalle logiche di rete che hanno fatto Internet grande. Le logiche di mercato poi sono solo una parte di Internet, nemmeno quella più rilevante, per fortuna. Privacy e Neutralità sono in un modo o nell’altro in pericolo nel mondo da quando esiste Internet. Ma se i rischi per la privacy sono argomento che oscilla fra il molto sottovalutato ed il molto sopravvalutato, il tema della neutralità è un chiaro bivio normativo che si risolve in una questione di rappresentanza politica. Anche su questo non servono le tavole della legge immutabili nei secoli immaginate dal Prof. Rodotà. La rete neutrale è stata fondamentale fino ad oggi e probabilmente ci servirà ancora. Ma fra dieci anni forse, quando avremo il teletrasporto, magari ci servirà meno. Di nuovo, stiamo parlando di una convenzione tecnologica, non ci servono Costituzioni che citino la neutralità fra i diritti fondamentali ma politici che la supportino con chiarezza (a margine, l’Italia nei suoi organismi burocratici di controllo come Agcom ha remato per anni contro la neutralità nel silenzio più assoluto della politica).


Per approfondire i temi di oggi al di là dei miei rimbrotti qui Luca De Biase ha scritto un lungo post riassuntivo. Io sono dell’idea che tutto questo finirà, come è giusto che sia, in un ennesimo nulla di fatto. Ma non subito, fra un po’. Nel frattempo il Presidente Boldrini avrà il tempo di proporre la solita bellissima ed italianissima Commissione di studio al riguardo:


Una commissione di studio sulla Rete, sui diritti e i doveri dei cittadini nell’età digitale, che elabori i contenuti di un “Internet Bill of Rights” a livello italiano ed europeo. E’ questa la proposta lanciata dalla Presidente della Camera, Laura Boldrini, a conclusione del convegno che Montecitorio ha dedicato oggi al tema con la partecipazione di esperti italiani ed internazionali.
Del gruppo di lavoro la Presidente Boldrini chiamerà nei prossimi giorni a far parte i presidenti delle Commissioni competenti, i deputati attivi sui temi dell’innovazione tecnologica, studiosi, operatori del settore, associazioni. Le proposte dovranno essere messe a punto in un percorso di partecipazione e coinvolgimento dell’opinione pubblica



Non c’è niente da fare, non impareremo mai.


Internet si protegge lasciandola stare. È in sintesi quello che pensano da sempre quelli che l’hanno creata e vista crescere. Funziona, lasciatela stare. Poi magari un giorno finirà e pace. Ci ritroveremo tutti felici e rincoglioniti su un divano a guardare l’abbronzatura di Carlo Conti. Se invece vi piacciono le grandi battaglie sociali e detestate Carlo Conti allora occupatevi di Snowden e di Assange, di Manning e di tutti quelli che ci hanno mostrato, sulla loro pelle, che Internet funziona così com’è. Se amate Internet lasciatela stare. Fatevi un bel comitato di esperti, discutete a lungo e dottamente. Ma per il resto, per favore, finché dura lasciatela stare.

16 commenti a “Lasciate stare Internet”

  1. Giuliano dice:

    Max, per favore non infierire! Ma gli vogliamo lasciare qualchecosa di cui occuparsi, qualcosa di indefinito ed etereo, per cui ogni opinione e’ buona? Mi sembra una buona strategia per limitare i danni, no? E la legislatura e’ ancora lunga.

  2. Dino Sani dice:

    Totalmente d’accordo. Se si vuole legiferare per forza si scriva una legge che impedisca leggi su Internet….

  3. Daniele Minotti dice:

    Dissento su un punto. Rodota’ non e’ uno che Internet non l’ha mai frequentata. Certo, non e’ uno smanettone, ma neppure un niubbo infoleso.
    Non ho mai condiviso certe sue idee sul Bill of Rights (che non sono soltanto sue perche’ quei tentativi, anche non brasiliani, ci sono stati eccome, v. ONU), neppure nella versione ridotta del diritto a Internet nella nostra Costituzione. Sono anch’io per il *lasciatela starare* (qualunque legge ci vogliate fare).
    Tuttavia, non si puo’ negare che si tratta di un approccio molto diverso da quelli di Boldrini e Soro. Che sta tutto proprio nella locuzione *Bill of Rights*, non soltanto suggestiva, ma significativa di un determinato atteggiamento bel diverso dagli altri astanti.
    Per farvi un’idea del pensiero di Rodota’, puo’ bastare questo
    http://www.politeia-centrostudi.org/doc/Selezione/politeia_82%20rodota.pdf

  4. Pinellus dice:

    Mante, non riesco a trovare il box per apporre la firma.

  5. gregor dice:

    Meno male che c’è gente come Rodotà che ci salverà dai cattivoni di urno.

    Invece di chiacchere, aprano il portafogli e investano qualche eurino in infrastrutture

  6. Internet si protegge lasciandola stare. dice:

    […] discutete a lungo e dottamente. Ma per il resto, per favore, finché dura lasciatela stare. [Massimo Mantellini sulla Carta dei Diritti […]

  7. Carolus dice:

    La comitatologia è un buon inizio per non far nulla. Accadrà lo stesso anche in questo caso.

  8. mORA dice:

    Ma INTERNET de che?!

    In Italia abbiamo un Digital Divide da spavento.

    http://edue.wordpress.com/2012/04/21/il-cavo-orale/

  9. La Costituzione | Ket! che ci fai in Congo? dice:

    […] Biase ne scrive qui, Mantellini qui, pareri diversi. L’ho scritto spesso e oggi ancor più. Non mi sento per nulla tutelato dalla […]

  10. Amori difficili: Internet e le leggi per Internet » Giuseppe Granieri dice:

    […] una Costituzione per Internet?” tenuto ieri a Montecitorio ha scritto, oltre a Massimo (Lasciate stare Internet), anche Luca. E vale la pena di leggere: Internet Bill of Rights per proteggere internet Anna, poi, […]

  11. internet si protegge lasciandola stare | Simone Weil dice:

    […] post di Mantellini da incorniciare e tramandare ai figli. Bravo […]

  12. L’autodeterminazione dei bit e la costituzione | Luca De Biase dice:

    […] confronti per pensare a una sorta di costituzione della rete. Poi Mantellini con il suo post Lasciate stare Internet, sostenuto da E-volution. E Ket con il suo ricordo della costituzione per i bambini in Brasile. […]

  13. Daniele Minotti dice:

    Leggendo un po’ in giro mi sembra che l’unico che ha capito la differenza tra *regole di Internet*, *costituzione di Internet* e *bill of rights* mi sembra Di Biase, Forse perche’ c’era (o sembrava esserci) ed ha ascoltato.

  14. Carta dei Diritti per il Web | Il Blog di Marco Detto BufferIl Blog di Marco Detto Buffer dice:

    […] digitali, la Presidente della Camera Laura Boldrini è tornata a parlare di diritti online e a scatenare la […]

  15. cannedcat dice:

    Sicuramente la gran parte della popolazione finirà sul divano, visto che la tecnologia sta per eliminare milioni di posti di colletti bianchi.
    Ecco, questi dotti farebbero bene ad occuparsi di come gestire un mondo dove il lavoro non ci sarà più e sarà solo per pochi.
    Così Renzi e la Madia si mettono l’anima in pace sul ricambio generazionale e pensano a cose serie.

  16. Fabio ciccio Ferri dice:

    Massimo dice: ” Internet si protegge lasciandola stare. È in sintesi quello che pensano da sempre quelli che l’hanno creata e vista crescere. ”
    Mi piace questo tu ottimismo sulle sorti progressiste democratiche automatiche di internet.
    Ma mi sorge spontanea una domanda: Massimo tu davvero conosci davvero personalmente ” quelli che l’hanno creata”?
    Se sì.
    Potresti poi, gentilmente farmi avere il loro indirizzo internet, url, o anche soltanto la loro e.m@il?
    Così gli scrivo.

    Grazie.

    Fabio
    (: ciccio
    Ferri