Schermata 2014-05-15 alle 19.24.13

Odiano la rete. La odiano come si odiano le cose che non si conoscono, oppure quelle che non ci hanno accolto al loro interno. Odiano per paura o per ripicca. Perché magari quel giorno erano altrove, perché erano stanchi, o poco curiosi o distratti da qualcos’altro. Fatto sta che non l’hanno capita, non si sono capiti, loro e lei, la rete – intendo – hanno iniziato a percorre strade parallele. Per molti anni è andata così, senza grandi scossoni: Internet non davo fastidio, non intralciava il percorso. Riguardava altro, altre persone, diverse attività: la loro vita scorreva serena e la rete se ne stava ai margini. Altri invece la apprezzavano e ne erano attratti. Nessun problema, tutti amici, se ti chiamo smanettone non lo dico per offendere.

Poi la Rete ha iniziato a crescere ed a smettere di essere roba per smanettoni. Lo ha fatto un po’ dappertutto, velocemente, anche in Paesi marginali come il nostro: soprattutto ha cominciato a intercettare faccende che riguardano tutti direttamente. I motori di ricerca parlavano anche di loro, gli aerei vendevano i biglietti solo lì, le merci da quelle parti costavano meno, le informazioni viaggiavano velocissime. Qualcuno perfino si sposava, in rete. Hanno dovuto adattarsi, hanno fatto buon viso e si sono immersi insieme agli altri. Eppure, nel profondo, in quella parte di noi che non amiamo raccontare, hanno ugualmente continuato ad odiarla, ad utilizzarla con quel sentimento di estraneità che si riserva alle cose non nostre.

È pieno di persone così nel mondo oggi e dispiacersene è inutile. Però è una constatazione: esistono, sono uomini e donne che detestano la rete. Non dico che non abbiano ragione, magari ce l’hanno o magari invece no. Ma di sicuro – che abbiano ragione o torto, che siano vecchi o giovani, laureati o ripetenti al CEPU – guardano a Internet con la diffidenza che il mio gatto riserva ai rumori della lavatrice nuova. Soprattutto, a differenza del mio gatto, che prima o poi troverà familiare il sibilo nuovo della centrifuga non intendono abituarsi. Sono tanti e sono ovunque: dentro i bar e all’ufficio del catasto, nelle università e allo stadio. Nelle aule di giustizia. Sono dappertutto, sembra una canzone di Frankie Hi Energy. Da ogni angolo sono lì che ascoltano una lavatrice che li sta spaventando.

Di Internet c’è una cosa che non possiamo permetterci di odiare. Una su tutte le altre. Il suo essere diventato l’archivio incidentale del mondo. Ho scritto una cosa lunga su questo tempo fa. Prima o poi forse, se vi andrà, la leggerete. Nel frattempo detestate quello che vi pare, i blog, i social network, Twitter, gli anonimi, i troll, quello-che-vi-pare. Ma vi prego, lasciate stare la nuova biblioteca di Alessandria.

Il diritto all’oblio è un trucco. Nessuno di noi ha il potere di scomparire dai ricordi delle altre persone, nessuno cancella il suo nome quando gli fa comodo dall’elenco telefonico di Atlantide. Nessuno pensi allora di selezionare le proprie foto migliori eliminando le altre, oppure pensi di cancellare le parole spiacevoli che lo riguardano semplicemente entrando in libreria e strappando pagine qua e là. Altri fotografi, altri album, altri libri parlano di noi nella Internet delle mille connessioni, pochissimo di tutto questo, in fondo, ci appartiene. Ci riguarda, a volte, ma non è nostro.

Quello che è nostro sì, quello dovrebbe essere disponibile sempre: ci fosse un Garante che si occupa di cose serie dovrebbe imporre l’ovvio. Ognuno faccia dei propri dati quello che ritiene, sia messo in condizioni di farlo, anche con il senno di poi, anche se a Mark Zuckerberg non piace. Ognuno se vuole tolga le foto da ubriaco postate vent’anni fa esercitando la podestà naturale su ciò che è proprio, ma, oltre a questo, nessuno si azzardi. Nessuno per favore provi a modificare il profilo del mondo. Perché il mondo è certo imperfetto, molto spesso bugiardo, ingiusto e feroce, ma non è nostro. Non è il racconto di noi stessi ad uso degli altri. Solo una società malata di individualismo può pensare di sacrificare l’archivio universale che Internet oggi compone in nome degli interessi di un singolo. Che poi diventeranno due e poi tre e poi quattro e così via. Legioni di odiatori della rete in quanto deposito delle nostre pochezze che pretenderanno siano dimenticate. Piccole o grandi pochezze, passate o attuali poco importa, tutto diventa contestabile nella biblioteca nella quale nessuno rispetta i libri.

Resta da capire che fine abbia fatto il bibliotecario, colui che faticosamente aveva messo insieme tutta questa meraviglia. Ne ha viste di tutti i colori in questi anni il poveruomo, non si stupisce più di niente, nel segreto della sua stanza compatisce il mondo e le sue occasioni perdute. Quelli odiano Internet – pensa – più per pigrizia e abitudine al passato che per altro, più per cialtroneria che per meditata opposizione intellettuale, più perché è facile condannare l’inconsueto piuttosto che interrogarsi sul suo significato.

Odiano l’immensa capacità documentale di Internet, preferiscono le biblioteche piccole, con i volume ben selezionati. In un manuale medico di fine ottocento che ho qui accanto (Formulario clinico terapeutico dei professori Cantani,Tommasi e Semmola, Napoli Giovanni Jovene Libraio Editore 1881) trovo una curiosa e molto utilizzata terapia per l’isteria. Comincia così:


“Una cura radicale raramente si ottiene. Bisogna piuttosto badare all’educazione delle fanciulle, col proibir loro la lettura di certi romanzi che eccitano troppo la fantasia e il sentimento: non permettere loro desideri irragionevoli ecc.”


Non fate leggere alle giovinette romanzi sentimentali dice il medico. Non permettete desideri irragionevoli ecc. Dentro quell’eccetera c’è un mondo. Quello nel quale i desideri irragionevoli, anche i migliori, devono essere fermati. Oggi come allora. Eccetera eccetera.


38 commenti a “Diritto all’oblio, eccetera eccetera”

  1. Wilson dice:

    Oooook!! (cit, The librarian)

    Mi sa che hai vinto l’internet

  2. alessandro marzocchi dice:

    “Il diritto all’oblio è un trucco. Nessuno di noi ha il potere di scomparire … pochissimo di tutto questo, in fondo, ci appartiene. Ci riguarda, a volte, ma non è nostro.”
    Concordo.
    Mi sembra però contraddittorio il seguito, quantomeno non lo capisco, cioè:
    ” Quello che è nostro sì, quello dovrebbe essere disponibile sempre … Ognuno faccia dei propri dati quello che ritiene”
    Dovrei poter correggere i miei dati, ad esempio dicendo che da tempo non mi ubriaco …
    Non odio la rete, anzi penso di apprezzarla, per questo vorrei capire meglio. Grazie.

  3. massimo mantellini dice:

    @alessandro: i tuoi dati sono tuoi, se domani decidi che una cosa che hai messo in rete non vuoi più che ci sia la devi poter togliere (oppure spostare altrove, pensa alle foto di FB). Ma quello che io dico di te non è tuo, se è diffamante o altro hai gli strumenti per farmelo togliere ma i motori non c’entrano nulla, non c’e’ contraddizione mi pare

  4. alessandro marzocchi dice:

    Grazie. ripeto: forse non ho capito.
    Su Google si trova una foto di quando mi ero ubriacato oppure un documento in cui esaltavo opinioni che ora rinnego.
    Se è la foto è vera, se le opinioni le ho manifestate … perchè annullare, cancellare e non precisare, dire apertamente che ora non mi ubriaco, che ho cambiato opinione e rinnego quanto ho scritto prima.
    Questo non ho capito … puoi spiegarmi meglio il fatto concreto che critichi?
    Grazie.

  5. massimo mantellini dice:

    @Alessandro ognuno con la sua foto da ubriaco o con le cose che ha scritto fa quello che gli pare, il problema nasce quando su Google trovi cose che parlano di te dette da altri.

  6. ArgiaSbolenfi dice:

    Massimo, non è che lo sbaglio più grave che uno può avere commesso è di essersi ubriacato da ragazzo ed essere stato fotografato mentre vomitata. Ci sono vite che hanno seguito percorsi accidentati, sia per responsabilità personali sia per fatti al di fuori della propria volontà. Uno può avere già saldato i propri debiti da tempo, o curato le proprie ferite, ma la possibilità per chiunque, a costo zero, immediatamente, di venire a conoscenza di questi fatti può continuare a fare del male.
    E questo a prescindere dalla volontà di diffamare, senza contare che ci sono modi per gettare ombre senza raccontare falsità.
    Io una soluzione non ce l’ho, e non mi piacciono quelle che stanno venendo avanti, tu mi sembra che non lo consideri neppure un problema.

  7. Gianclaudio dice:

    Non odio la rete (mi ci sono tuffato, curioso, tanti anni fa), non auspico censure (mi piace definirmi un liberale), ma concordo con ArgiaSbolenfi. Credo che abbiamo tutti diritto a che dati “non più rilevanti” della nostra vita passata possano essere affondati nell’oblìo. Con tutto il rispetto delle opinioni di tutti, ovviamente. PS: anche non concordando, condividerò questo articolo sul mio profilo FB, perchè mi piace che delle questioni si parli.

  8. massimo mantellini dice:

    @Argia tutt’altro, io lo considero e capisco le argomentazioni che porti, tuttavia sono maggiormente affezionato ad una visione generale e ampia che simili scelte (come quella della UE) corrompono alla base. Quindi per come la vedo io vanno cercate soluzioni piccole per problemi piccoli e preservate libertà grandi per questioni altrettanto grandi. E sulle questioni piccoli, fatti salve le dispute in tribunale, la strada maestra è quella della concertazione (9 casi su 10 si risolverebbero banalmente parlandosi). Mi è capitato spesso in tutti questi annidi ricevere gentili richieste di rimozione di commenti o citazioni per le ragioni più varie, 9 volte su 10 ho risposto, perché no?

  9. diamonds dice:

    Semmai bisogna ragionare sulla ricalibratura dei criteri di giudizio. Uno che si e` ubriacato una sera che aveva voglia di fare un po di baldoria e` uno che si e` ubriacato una sera che aveva voglia di fare baldoria ( abbiamo avuto tutto 20 anni cazzo, si anche Giovanardi) .E un politico che ha fregato le risorse per lo sviluppo del paese, e` un politico che e meglio che cerchi di stare alla larga

  10. Daniele Minotti dice:

    Son tutti giuristi col diritto degli altri.

  11. gddf dice:

    che cazzo c’entrano le femmine isteriche? anche stavolta ragioni su un argomento mandandolo a puttane. tentativi di dare scandalo per aumentare i click che ti rendono penoso

  12. Bruno dice:

    post straordinario … confido che nelle “legioni di odiatori della rete” si incluso anche chi vuole far chiudere i siti che violano il diritto d’autore (così come inteso dallla S.I.A.E.) …

  13. Un Alberto dice:

    Chi spingeva legioni di odiatori della rete, nella loro santa crociata contro l’internette?
    Chi li spingeva?

    “Spingitori di legioni di odiatori”

    Su Rieducational Channel.
    Sapevatelo su Rieducational Channel!

  14. 8viano dice:

    Hai mai riflettuto sul fatto che affibbiare l’etichetta di ‘odiatori della rete’ se non di isterici a chiunque ha un’opinione opposta alla tua sul modo di regolare i diritti in rete faccia sospettare che quello con la sindrome da complotto di luddisiti (voglio essere buono e non darti del net-paranoico) sia tu?

  15. cla van dice:

    @ 8viano: adoro quando la gente da dei censori a chi si lamenta dei censori…. fa capire molto del perchè l’Italia, a differenza dei paesi civili, ha la classe dirigente che si ritrova….

  16. frank dice:

    il titolo era intrigante, un film carino, sulla rimozione dei ricordi, delle persone, come fossero dei bit

    Eternal Sunshine of the Spotless Mind

    ora, anche senza chiedere in prestito l’utero, vorrei sapere CHI decide i titoli dei film in italiano..

    stesso film: “Se mi lasci ti cancello”… (aaaarrgh!)

  17. frank dice:

    C’è una differenza però: paura implica ignoranza, odio è un’altra cosa. Così a me pare. E qui non si tratta nemmeno di odio.

    Ora, io sorrido quando scrivo “odio twitter”, scherzo perchè il pluralismo è un pilastro. Per me è ovvio, ma meglio ribadirlo. Anche chi mi odia ha diritto di esistere, entro certi limiti concordati, di reciprocità eccetera

    Ma l’odio dell’istituzione non è odio, è qualcosa di diverso specialmente in un contesto in cui il monopolio non è regolato e vien ritenuto ‘libero mercato’, quindi spesso qualcosa di pericolosamente strumentale e propagandistico, non regolatore ma controllore (Boldrini non è pericolosa quando odia, anzi è un suo diritto, il diritto ad odiare, ma quando invoca lo stato di polizia), e la ragione è spesso autoritaria: accentrare in un potere centrale, “il buon padre di famiglia” che diventa “la buona madre di famiglia” , per stare all’immaginario e bestiario del ventennio. Che è cosa ben diversa dal regolatore.

    Così se voi scaricate in locale la mia foto da ubriaco, il motore attraverso anche altri programmi può reindicizzare la foto. Allora come faccio? Io dico al motore: devi cancellare la foto. Ma il motore può rispondermi: la foto non mi appartiene, è sul computer dei tuoi amici, io indicizzo e basta posso solo cancellare la cache, e su quello possiamo ragionare e regolare.
    Ma, domanda: possiamo quindi ragionare sul criterio di indicizzazione, cioè mettere le mani sugli algoritmi? Ma chi può mettere le mani sugli algoritmi? Può essere pericoloso a meno che non ci sia un obbligo all’open source..

    Quindi se la rete è decentrata ecco che il controllo e centralizzazione della rete diventa per esempio NSA (che è una forma molto più sofisticata di governo cinese) cioè non più il controllo del singolo terminale, ma il controllo totale del collegamento tra terminali. Controllo che può prevedere (in futuro?) un’azione diretta sugli stessi collegamenti.

    “Il buon padre di famiglia” non vuol esser solo regolatore ma vuole anche sapere cosa fai, che dati scambi, e ovviamente vorrà intervenire, “per la tua sicurezza” (e il ghostwriter di Obama è un repubblicano)

    Dunque ragioniamo anche su come cresce internet, quali attori, la natura di questi attori, non è una ‘crescita’ scritta sul libro della Natura. Spesso gli stessi odiatori si fanno istituzione e con la paura (ma la paura percorre l’altro medium, quello televisivo) propongono ricette profondamente sbagliate.

  18. Daniele Minotti dice:

    @massimo
    Francamente, se ragioniamo cosi’ siamo parecchio fuori strada. Io credo di non odiare Internet e neppure ne ho paura, eppure penso che, nei principi, quella sentenza sia giusta, specie se rapportata all’atteggiamento di Google (ma qui scivolerei sul personale o quasi).
    In giro leggo con piacere che, pur con qualche eccezione, tra i giuristi c’e’ approvazione. Diciamo da Rodota’ in giu’.

  19. 8viano dice:

    @cla van: io non so Mantellini a quali censori si riferisca quando parla di “quelli che odiano la rete”. Lui è sempre vago, le sue accuse sono sempre nei confronti di entità eteree: “quelli che odiano la rete”, “quelli che non hanno cultura di rete”, “quelli dei piani alti”.
    Se te, interpretando il suo pensiero, con il termine “censore” ti riferisci alla corte UE che ha emesso la sentenza tieni presente che tale “censore” rappresenta, volente o nolente, anche te essendo l’Italia uno dei paesi fondatori della UE che ha accettato il primato della corte UE su quella nazionale (http://it.wikipedia.org/wiki/Corte_di_giustizia_dell'Unione_europea). Se anche tu pensi che la dentro ci sia un covo di persone che odiano la rete e non vuoi che prendano decisioni che riguardano anche te tienilo a mente il 25 p.v. quando andrai a votare.
    Io personalmente sopporto poco i massimalisti della rete. Ma se li devo censurare li chiamo per nome e cognome e cerco per quanto possibile di ragionare nel merito senza un pregiudizio verso chi “ama pazzamente la rete” per come è ora.

  20. mORA dice:

    @Minotti

    Capisco il tuo punto di vista, e potrei perfino essere d’accordo col principio giuridico che c’è dietro.

    Però, vivendo nello Stato, preferisco sempre che, se non è possibile fare bene, è meglio non fare.

    Spiego: se a seguito di una sentenza un pedofilo chiede che i riferimenti alla sua condotta vengano rimossi, se un medico che ha una lunga serie di errori alle spalle vengano rimossi, se un politico che ha rubato chiede che questa sua attitudine venga rimossa, e se loro ed altri casi analoghi ottengono quel che chiedono, significa che il principio giuridico è stato formulato in modo da essere distorto.

    Allora preferisco che non si legiferi in materia se non è possibile garantire anche il mio diritto ad essere informato di cose rilevanti nei miei rapporti fiduciari verso costoro.

    Il pedofilo potrebbe essere oggi un maestro elementare, il medico potrebbe essere colui che mi cura ed il politico uno che oggi sostiene cose giuste, ma lo fa solo per fini elettorali e per poter continuare ad occupare posti dai quali continuare a rubare.

    Che è ben diverso dal fatto che uno s’è ubriacato una volta nella vita, perché davvero quello che fa della sua vita, se questa non deve incontrare la mia in un rapporto di servizio, non m’interessa nulla. Idem quelli che hanno fatto foto con le orecchie di peluche e il tubo dell’aspirapolvere al culo.

    Che dici?

  21. frank dice:

    si, poi molto dipende dall’implementazione e dalle specifiche, senza metter per forza le mani avanti, ma creare un climax e deviare in peggio è un attimo, ed avviene quasi sistematicamente

    Un esempio. La riforma Biagi, lodata anche per i contrappesi e ammortizzatori sociali, ebbene: è stata implementata in gran fretta omettendo scientificamente gli ammortizzatori sociali. Allora uno si chiede: ma com.., all’inizio possiamo essere anche d’accordo sui massimi sistemi e poi fai tutto il contrario? Allora il tutto è concepito per portare avanti una politica bieca e in modo unilaterale e squadrista. E ora “basta concertazione! è inutile e improduttiva: decidiamo direttamente noi..” e solo che al governo oggi c’è la cosiddetta “sinistra”. e democratica.

  22. Daniele Minotti dice:

    @mORA
    Aspetta. Devo chiarire (l’ho fatto in altra sede, qui ribadisco) che la sentenza pone dei principi o, meglio, dice che determinate regole (che esistono da vent’anni) vanno interpretate in un certo modo.
    Saranno, poi, i singoli giudici nazionali a decidere sul caso concreto secondo quei principi, bilanciando con il diritto ad essere informati.
    Per maggiori approfondimenti
    http://www.lsdi.it/2014/diritto-all-oblio-non-e-vero-che-e-inapplicabile-alla-rete/

  23. ArgiaSbolenfi dice:

    @mORA: esiste già la fedina penale e dovrebbero essere fatti dei controlli per ricoprire determinati ruoli.. non ho capito, tu vorresti sostituire questi meccanismi con le ricerche su Google?

  24. 8viano dice:

    @danieleminotti: aggiungerei al tuo articolo un richiamo ad un punto fondamentale della direttiva che qualcuno non ha ancora capito (o letto) o finge di travisare:
    “Tuttavia, così [ndr: il diritto all’oblio] non sarebbe qualora risultasse, per ragioni particolari, come il ruolo ricoperto da tale persona nella vita pubblica, che l’ingerenza nei suoi diritti fondamentali è giustificata dall’interesse preponderante del pubblico suddetto ad avere accesso, in virtù dell’inclusione summenzionata, all’informazione di cui trattasi.”
    Ergo, nessuno ha intenzione di facilitare la vita al pedofilo che vuole cancellare i suoi trascorsi.
    Ma la decisione se debba prevalere il diritto all’oblio o quella all’informazione pubblica rimarrà una decisione da prendere, caso per caso, dai giudici e non in maniera automatica da un algoritmo (e da chi lo programma). Anche se “il popolo del web” la pensa diversamente.

  25. Daniele Minotti dice:

    @8Viano
    Bravo. Quelli della Corte sono principi generali che vanno bilanciati con quelli pubblici. Sono questioni realmente elementari e quotidiane anche per il piu’ piccolo dei giuristi

  26. 8viano dice:

    E mi raccomando, non esaurite tutte le pietre da tirare contro la corte di giustizia della UE.
    Tenetene qualcuna per quelli che odiano i giochi.
    http://vitadigitale.corriere.it/2014/05/16/giochi-free-to-play-antitrust-avvia-uninstruttoria-contro-google-apple-e-amazon/

  27. frank dice:

    d’accordo, il problema è però a livello operativo, quando arriviamo al giudice, dunque l’oggetto si trova in un sistema distribuito, quindi più volte duplicato, allora il giudice comincerà a guardare dentro la scatola nera, e quindi l’algoritmo (non si sta parlando di automatismi, ma di criteri operativi)

    ora, io potrei dare l’obbligo d’oblio, ma ignorando i meccanismi sottostanti questo potrebbe aprire a diversi scenari, ad esempio più pervasività da parte di soggetti che in un futuro potrebbero prendere il controllo del terminale decidendo i contenuti

  28. frank dice:

    il giudice nel ‘cloud’ :- ) in una nuvoletta

  29. Daniele Minotti dice:

    @frank
    No, il giudice non andra’ a guardare dentro la scatola nera, si limitera’ a dire se la notizia dovra’ essere ancora linkata, bilanciando gli opposti interessi.
    Poi, come funziona il tutto sono affari del gestore del motore.

  30. Fabio Serra dice:

    Mamma mia che brutto post. Io ho terrore di una società che costruisce il suo “archivio universale” asfaltando le vite dei singoli individui. Che mondo terribile ci vogliamo costruire?

    Dobbiamo essere perseguitati per sempre da cose per cui abbiamo già pagato, per cui abbiamo sbagliato o, come più spesso accade, per le menzogne che sono state scritte su di noi?

    Gli strumenti contro la diffamazione sono deboli, e non mi sembra sbagliato richiedere ai padroni delle ferriere digitali di fare uno sforzo nel rendere il mondo migliore. Perché se tutto quello messo in rete deve essere lasciato all’azione della giustizia, come mai Google si attiva per rimuovere i link ai siti pedofili?
    Allora, lasciamoli lì fino a quando qualcuno non andrà a spegnere il server Kazako. No, grazie, io faccio decisamente a meno di questo inutile “archivio universale” fatto sul dolore degli uomini.

  31. mORA dice:

    @ArgiaSbolenfi

    No, io intanto ho chiesto a Minotti che ne sa più di me.

    Poi ho detto: se uno è pedofilo, o ladro, (lo è nel senso che ha un condanna definitiva) ha diritto a chiedere che la notizia sia rimossa?
    Il fatto che in un forum di utenti ci sia scritto che il medico X abbia sbagliato il 95% di interventi di dito a scatto, è una notizia nella quale è prevalente l’interesse pubblico (non fatevi operare dal canaccio), oppure l’interesse del singolo a vivere sereno?

    Esattamente come avviene per QRAdvisor, che ti permette di recensire le officine. Se il 90% dice che dai Fratelli Dado gli hanno fatto pagare interventi di fantasia, ecc.

    Ecco io parlo (se non s’è capito mi spiace) di se e cosa sposta questa sentenza rispetto al bilancio di interessi.

    Minotti dice che non cambia nulla, altri anche, meglio.
    Domandare è lecito, no?

    * * *

    Mi permetto di farti presente che non posso andare a prendere il certificato penale di tutti quelli che vorrei votare. Serve a me e non ad un eventuale giudice che la ricerca su Google restituisca il fatto che uno che potrebbe piacermi oggi, fino e ieri rubava, abbi pazienza, su.

  32. mORA dice:

    @Minotti, @8Viano

    Grazie

  33. massimo mantellini dice:

    @Argia è un po’ come dire, che problema c’è, se ti serve la tal informazione è disponibile a pg. ventiquattro del numero di Gennaio 1987 di Cavallo Magazine vai in emeroteca a Savignano sul Rubicone e lo chiedi

  34. matteo dice:

    probabilmente avrai già visto l’articolo, ma nel dubbio te lo passo, casomai lo trovassi interessante:

    http://www.bbc.com/news/technology-27423527

  35. frank dice:

    @Minotti

    ok

    E per sapere cos’è un link il giudice dovrà decidere se trattare internet come una scatola nera e applicare soluzioni di vent’anni fa. La discrezionalità del giudice limitata al link non può garantire l’oblio in un sistema distribuito, quindi la patata bollente ripassa al legislatore che forse nemmeno sa cos’è un link.. e il legislatore spesso preoccupa e non poco

    inoltre l’ “’interesse preponderante del pubblico” qual’è in un sistema televisivo come quello italiano in cui c’è un duopolio autoritario ministeriale e lobbistico? Non è una garanzia d’informazione, l’interesse pubblico preponderante nel 2003 può essere benissimo il TG4 e Porta a Porta. Lì “oblio” della maggioranza

    Quello che non mi convince sta proprio i dettagli, si potrebbe anche trattare internet come un oggetto di vent’anni fa, senza sforzarsi di trovare norme più appropriate, trattandolo appunto come una scatola nera, ignorando il sistema distribuito, ma il giudice e il legislatore dovrebbero ogni volta adattare la legislazione e rassegnandosi all’impotenza ed incapacità nel migliore dei casi, o aprendo la strada a vere e proprie legislazioni autoritarie e totalitarie, come vediamo con l’NSA

  36. Squonk » Tempo perso dice:

    […] del quotidiano in ogni edicola della città non è tempo sbagliato come pensa qualcuno (e prendo Massimo Mantellini come semplice esempio): no, è tempo perso. Che è una cosa diversa, che non implica un errore. Ma […]

  37. Bic Indolor dice:

    un’idea: ma se i motori di ricerca priorizzano i risultati, non possono farlo al rovescio con i dati più vecchi? Prima di arrivare alla cancellazione forzosa si potrebbe andare per gradi, no?

  38. riri52 dice:

    Ho urgenza di conoscere il parere di altri su una domanda che mi sto ponendo in queste ore: pubblicare o meno notizie anche sgradevoli in nome della libertà di opinione o evitare la cassa di risonanza verso, per esempio, immagini truculente o violente?
    Mi chiedo dove sta il confine fra informazione e appunto cassa di risonanza. Dove poi gli autori possono chiedere la cancellazione. Sto riflettendo molto, specialmente sui social. Grazie.