Sono due ore che osservo i turisti. È una giornata festiva, nella piazza di una delle città d’arte più visitate d’Italia. Arrivano a gruppi, a coppie, da soli, in lunghe sfilacciate comitive. Un po’ tutti si guardano attorno meravigliati, colpiti dalla bellezza del luogo. Poi iniziano a scattare. Click, click, click, click.

Alla mia sinistra c’è una lunga scalinata, di fronte una piazza di forma irregolare, bianca e pastello, a destra la facciata di un duomo fra i più belli al mondo. C’è insomma tutto il necessario per meravigliarsi.


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Io sono qui a scrivere seduto all’ombra, lungo le mura che delimitano la piazza (dove un architetto medioevale ha previsto una lunga ininterrotta seduta per i pellegrini). Per la verità mi perdo nei miei ragionamenti irrilevanti: per esempio guardo i turisti e penso che le videocamere ormai sono spacciate.


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Le piccole videocamere portatili, inaugurate da Sony trentanni fa con la bellissima handycam (quella nella foto è la mia, riesumata poco fa da un cassetto molto profondo), sono da tempo fascinosa archeologia. Ne conto due o tre in tutto in due ore di osservazione. Oggetti che hanno esaurito la loro parabola di adozione tecnologica e che nessuno o quasi utilizza più. Almeno in questa piazza umbra in una giornata di grande invasione turistica.

(Anche se nell’albergo in cui ho dormito stanotte sulla “fascinosa archeologia” c’erano indicazioni di segno opposto).


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Le piccole fotocamere compatte da 99 euro sono invece ovunque, specie in mano a ragazzine e signore anziane. Gli uomini, più compiti, utilizzano il cellulare. In ogni caso tutti scattano di continuo, registrano qualsiasi cosa, spesso a caso, senza inquadrare nulla. Click, click, click, click.

Molti si riprendono da soli, le braccia tese con il duomo alle spalle. La recente moda dei selfie ha sdoganato un imbarazzo. Una volta molti si vergognavano, oggi non più. L’autoscatto, da forma di racconto di una personale solitudine si è trasformato in canone di recente modernità.

Una signora anziana si siede accanto a me: sta discutendo animatamente col marito. Parlano in dialetto siciliano stretto della piccola fotocamera che lei ha in mano. Capisco che è costernata perché la macchinetta è giù di batteria. Dai toni intuisco che il colpevole è lui. Il marito e la sua incuria hanno ucciso la batteria.

Dopo centinaia di chilometri scendi dal pulmann, sali verso il centro storico, arrivi nella piazza straordinaria e la fotocamera non va. Perché tuo marito si è scordato di caricarla. Nessuno a quel punto può più farci niente. Al massimo qualcuno potrà dire che le vecchie Instamatic facevano brutte foto analogiche ma almeno non si scaricavano mai.


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Bei tempi, i vecchi tempi, eccetere eccetera. Intanto, mentre la signora precipita nel girone degli invidiosi, tutto intorno continua il tripudio di click click click click.

Abbiamo sempre qualche ragione da impugnare contro il mondo che è cambiato.


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Qualcuno di voi è interessato al de profundis della sua vecchia Handycam? Venga avanti da questa parte, il signor Proust, riposta la racchetta da tennis con cui sta facendo lo scemo, ascolterà ogni vostra osservazione e prenderà appunti.

8 commenti a “Click, click, click, click.”

  1. ArgiaSbolenfi dice:

    E tutti quei pixel andranno perduti in un datacenter
    come lacrime nella pioggia.

  2. frank dice:

    Fino ad imprevisti. Insomma tutto il necessario per meravigliarsi.
    Qualche settimana fa ho trovato in offerta questo gingillo
    http://www.sony.it/electronics/videocamere-handycam/hdr-gw66e-gw66ve
    Ed è curioso, non ho mai avuto una videocamera. Ma proprio quel che cercavo: ottica, impermeabilità, reattività e scemate.
    Ho trovato anche un pannellino solare che attacco allo zaino e non ho più problemi di batteria.
    Il fatto è che secondo me hai ragione, ma non saprei dare una mia morale della favola sull’adozione tecnologica.

  3. /plb dice:

    Bel tema.
    GraMantellini :)

  4. Gian Carlo dice:

    Io Sabato ero uno di quelli, in un altro posto turistico, con una videocamera sony digitale. E li vicino mia figlia con telefono e fotocamera, mia moglie anche lei con un altra fotocamerra e devo ammetterlo anche io ogni tanto tiravo fuori lo smartphone per fotografare. Poi a casa rivedremo tutte le immagini per capire dov’eravamo ed emozionarci sul divano di casa.

  5. Andrea dice:

    @ArgiaSbolenfi- direi in un “cloud” lo trovo più appropriato.
    e accade davvero.

  6. Pitta dice:

    Ciao Massimo,
    ma dov’è questa piazza?
    Grazie :-)

  7. massimo mantellini dice:

    @Pitta è la piazza del Duomo a Spoleto

  8. Pitta dice:

    Grazie mille!