Con tutta la circospezione del caso non ci voleva un genio per capire, fin dal primissimo video che Edward Snowden aveva iniziato a raccontare una storia importante e sconosciuta di portata gigantesca. Eppure per molti mesi le reazioni alle rilevazioni dell’ex analista sono state accolte dalla stampa mondiale con le cautele che si riservano ai ciarlatani spuntati da chissà dove. Se si eccettua Il Guardian che ha sostenuto le rivelazioni anche nei momenti drammatici dell’attacco dei poteri forti (e qui molto ha contato il grande valore del suo direttore) e che è stato del resto favorito dall’essere stato prescelto per la diffusione dei leaks, buona parte della grande stampa che conta, dal WP (che ha ricevuto parte dei documenti ma che ha scelto una posizione di finta neutralità ospitando commenti molto critici verso Snowden) al NYT ha avuto per molti mesi un atteggiamento davvero cauto nei confronti delle rivelazioni che mano a mano uscivano sul caso NSA.

Snowden era una spia che metteva a rischio la sicurezza nazionale, Greenwald un blogger avvocato omosessuale wannabe giornalista, l’esilio in Russia sollevava facili ironie e strizzatine d’occhio. Obama è riuscito perfino a tenere un paio di conferenze stampa indisturbato raccontando panzane gigantesche sul caso senza che nessuno dei cani da guardia dell’informazione americana lo inchiodasse alle sue responsabilità. I grandi capi delle principali piattaforme web hanno speso la loro residua credibilità esibendosi più e più volte nella figura del finto tonto o riempiendo la metropolitana di Londra (come ha fatto Microsoft nei mesi scorsi) con enormi pubblicità strappacore sulla grande attenzione aziendale alla privacy dei loro clienti. Google Facebook Microsoft e soci sono usciti distrutti dalle rivelazioni su NSA e per prime (molto prima dei media che hanno evidentemente riflessi più lenti) hanno iniziato a smarcarsi dalla morsa del grande potere che tutto avvolge. Non ci sono riusciti, anche se i toni si sono in questi mesi irrigiditi e le accuse verso l’amministrazione USA si sono fatte più esplicite e meno timide.

Infine oggi il NYT è uscito con un lungo importante editoriale non firmato nel quale, per la prima volta (dopo una serie di articoli molto schierati di grande critica all’Amministrazione Obama) scrive con chiarezza quello che tutti sanno. Snowden è un eroe, deve poter tornare in Patria ed essere trattato come tale. Si tratta di una scelta di campo ammirevole anche se tardiva: a differenza del caso Wikileaks nel quale i media mondiali hanno sacramentato a lungo per le ostinazioni di Assange e per le evidenti invasioni di campo nello spazio giornalistico che sono stati costretti a subire, qui l’orizzonte era fin da subito assai più chiaro. Le notizie diffuse da Edward Snowden e dal Guardian sono informazioni preziose per l’interesse dei cittadini. Per molto tempo non sono state trattate come tali. Fra le molte cose che sono state in grado di raccontare ve ne sono alcune accessorie ma non meno importanti: molti soggetti che abbiamo per molto tempo ritenuto neutrali, proprio neutrali non lo erano. Vale per le grandi aziende della Silicon Valley, vale per alcuni prestigiosi quotidiani. La loro silenziosa camminata verso la nostra Canossa è una notizia davvero importante.

7 commenti a “Il New York Times va a Canossa”

  1. Giancarlo dice:

    Bravo.

  2. jamesnach dice:

    Chapeau.

  3. frank dice:

    si, c’è anche Star Trek

    [..] l’universalismo dei suoi creatori nasconde una raffinata ipocrisia: credere che il motore di ricerca sia l’essenza stessa della neutralità, e in quanto tale qualcosa di buono, scientifico, verificabile e oggettivo. Il prodotto giusto al momento giusto. Una risposta immediata per tutti i nostri dubbi, i nostri desideri”

    (fonte: Credo in un solo google? – Roberto Santoro)

    [..] Con Google la conoscenza è diventata piatta e indifferenziata. Nessuna pagina è più importante delle altre, il valore sta nelle pagine che vengono visitate non nei contenuti di quelle pagine.
    Il valore si è spostato dal contenuto al consumatore della notizia, e in fin dei conti il contenuto ha perso ogni valore. Le tecnocrazie funzionano così: identificando il progresso sociale con quello economico, sottomettono la politica alla scienza. I motori di ricerca non sono un’invenzione neutrale.

    [..] In realtà l’illusione di un mondo senza confini, uno spazio internettiano libero e democratico, gestito dai Padri Fondatori (ndr: di Google), oggi mostra tutti i suoi limiti. La Googlecrazia aveva promesso di liberare il mondo dalle frontiere, dai governi, dalle catene, e invece si ritrova implicata (suo malgrado?) in una partita strategica più ampia.

    La censura in Cina, l’ipocrisia del filantropismo cool, la distruzione dei tradizionali metodi d’insegnamento

    [..] incapaci di elaborare una visione etica del mondo che non sia la loro e solo la loro. La ‘versione di Google’

    una precisa collocazione politica: numerosi siti conservatori sono stati oscurati

    [..] liberal-comuisti che tengono più di tutto a se stessi.Inguaribili relativisti, stanno perdendo anche la memoria della propria identità, della storia e delle tradizioni americane. Oggi gli studenti dei college ricordano la data dell’Indipendenza degli Stati Uniti sono fino a quando sono connessi. Tanto c’è Google. Un “futuro senza libri” e un “sapere privatizzato” (New Republic). Abbiamo i fatti, li abbiamo tutti, ma non abbiamo più un punto di vista. E se lo abbiamo è quello di Google.

    [..] chiunque utilizzi il Motore subisce il fascino un po’ orwelliano di quella fessura dove cercare informazioni, fatti, notizie: clicchi search e ad essere rintracciabile sei tu, piccolo nodo virtuale di dati sensibili, fatto di conversazioni telefoniche, e-mail spedite e ricevute, immagini viste e archiviate

    L’attivista americano Daniel Leslie Brandt ha aperto una serie di siti violentemente iconoclasti (GoogleWatch, Scroogle, WikipediaWatch) che riproducono le informazioni della Casa Madre depurandole di cookie, pubblicità e controlli troppo lesivi della privacy. Secondo Brandt, Google non è al di sopra della legge, è l’unica Legge.

    La magia di Google favorisce le visioni apocalittiche, la ricerca di un “motore perfetto”, come disse una volta Brin paragonando la sua creatura alla “mente di Dio”

    La fantascienza cyberpunk può dirci molto su questa tecnocrazia del mainframe che ha domato l’umanità, costruendo una società piramidale da cui è impossibile evadere. Verrà il tempo in cui il gigante si ribellerà ai suoi fondatori e la macchina sostituirà l’uomo. Come disse una volta Craig Silverstein, il più visionario dei guglocrati: “Vorrei vedere i motori di ricerca diventare come i computer di Star Trek. Tu parli con loro e loro capiscono quello che vuoi” La dichiarazione risale al 1999, oggi la selezione del personale di Google avviene grazie ad un programma totalmente automatizzato, capace di scremare oltre centomila candidature al giorno.

    (dal libro: ‘Googlecrazia’ a cura di Erik Gunnar Trjo, Ed. Leconte)

  4. frank dice:

    In questo database c’è l’indirizzo ip e le ricerche effettuate (tracciate da un ID nei cookie)

    Nell’agosto 2006 il mondo on-line ha subito una scossa quando AOL ha divulgato per errore tre mesi di dati di ricerca aggregati relativi a 650.000 utenti, pubblicandoli nel dettaglio in un database on-line.

    È possibile effettuare ulteriori ricerche nel database. Tale fatto è indicativo della portata della questione legata alla tutela privacy.

    http://www.aolstalker.com/

    —> Inserisci una query e scopri chi l’ha usata per una ricerca
    —> Cliccate su “ID utente” per sapere quali altre ricerche sono state effettuate da quell’utente

    This searchable database contains 36389569 searches made by AOL users from 01 March, 2006 – 31 May, 2006. The data was released under a non-commercial research license by AOL. The associated README file contains further information about what data was provided. If you find any data that actually makes it possible to identify a user, please let us know using the [!]-function and we’ll remove those references.

  5. Antonio Radici dice:

    Da noi Riotta ha chiamato la Maurizi “groupie di Greenwald”, si e’ fatto smerdare su twitter in mondovisione e Calabresi l’ha pure difeso sulla Stampa.

    That pretty much sums it all up, come dicono a nuova york.

  6. Luca dice:

    Hai dimenticato di citare anche Apple

  7. Il nostro giornalismo manca di credibilità e responsabilità | Mazzetta dice:

    […] Uno spionaggio che molti chissà perché hanno teso a sminuire, come ha scritto Mantellini: […]