Torno velocemente sul post che ho scritto ieri su Google e La Grande Bellezza per due motivi. Il primo è che voglio dare una mano a Google (che a risultati se la passa maluccio) linkando le tre cose sul film di Sorrentino che ho apprezzato di più fra le moltissime che ho letto.
La recensione di Nicola La Gioia
La recensione di Daniela Brogi
La recensione di Leonardo.
Tre recensioni che mi sono piaciute molto tutte oltre il 120° link di quelli proposti da G.
Il secondo perché moltissime persone mi hanno spiegato, più o meno elegantemente, che le ricerche su Google sono roba seria e come tale vanno trattate. Non potrei essere meno d’accordo. Non che mi sfugga la complessità del motore di Mountain View, quello che sostengo da tempo è che sia una complessità che, per mettere assieme molte faccende assai diverse, abbia finito per rendere i risultati molto meno utili di un tempo.
Per un riassunto tecnico di cosa pensa Google delle nostre ricerche consiglio di leggere questo post di Paolo Bottazzini che personalmente ho apprezzato molto. Ma a margine di questo il tema che mi interessa è un altro. E cioè che Google in questi anni è diventato meno utile “per me” di quanto non fosse un tempo per propria scelta strategica. La complessità gli ha nuociuto e per una ricerca volutamente vaga e generica (come nel caso del post sul film di Sorrentino) la sua capacità di far emergere contenuti strutturati ed interessanti, indipendentemente dalla vaghezza della chiave di ricerca è diminuita molto. Questo ovviamente dipende da molte variabili (una su tutte probabilmente il fatto che i meccanismi di emersione dei contenuti viaggiano oggi dentro piattaforme fuori dal raggio di azione degli spider di Google) ma anche da alcune scelte secondo me controproducenti legati al real time ed alla prevalenza delle news. Nei primi 100 risultati per “la grande bellezza” Google indicizza 40 o 50 link verso una notizia recente che riguarda il film (la sua ammissione nella shortlist per l’Oscar): non mi pare ci voglia un esperto per capire che tutto ciò non crea valore ma semplice ridondanza di una news inutile. E questa invasione delle news recenti avvelena ogni ricerca su Google da molto tempo.
Chiunque abbia usato Google in epoca pre social network ricorderà perfettamente la capacità di far emergere contenuti di qualità (nel senso documentale e culturale del termine) anche per ricerche molto generiche e parallele. Oggi semplicemente questa capacità automagica è in buona parte svanita. Prima ancora di essere sostituito nel suo ruolo di emersione dei contenuti da altri strumenti di rete (oggi i link ad articoli per me interessanti non arrivano da Google ma spesso da Twitter o da Facebook) Google ha scelto di raffinare i propri risultati in base a criteri di sua convenienza che, nella maggioranza di casi, sottostimano il valore documentale delle pagine web facendo prevalere una idea di real web che ormai, purtroppo per G, vive e vegeta altrove. Questo spiega la foga scomposta con cui Google tenta di imporre il proprio social network ma spiega soprattutto, per conto mio, come Google non sia più oggi utile com’era un tempo.
Dicembre 30th, 2013 at 22:52
Google diventa sempre meno utile e con velocità sempre maggiore se fai le ricerche loggato.
Prova con una altro browser oppure usa le opzioni di cancellazione completa di Firefox e vedrai che Google è sempre lui, quello di un tempo.
Dicembre 31st, 2013 at 00:49
È vero, ho notato anch’io. Continuare a sfogliare inutilmente è una grossa perdita di tempo soprattutto in relazione all’esperienza pregressa. Non uso piú il mostro: il ragnetto si è ben presto montato la testa ed è diventato una vedova nera
Il lato positivo è che su internet è piú difficile il protezionismo di un monopolio, a differenza della tv ipercontrollata
http://istella.it/search/?key=la+grande+bellezza
http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2013-03-19/istella-nuova-scommessa-tiscali-160940.shtml?uuid=Ab05QcfH
Dicembre 31st, 2013 at 04:13
Ciao Massimo,
Capisco il tuo ragionamento e in parte lo condivido. Ma… ma parliamo un po’ dell’overload di informazione generata dai social network oggi rispetto all’epoca in cui Google aveva “la capacità di far emergere contenuti di qualità”. Parliamo di siti di news, siti di copioni di news, etc, etc. Oggi come oggi, avere contenut di qualità è un fattore un po’ incontrollabile dovuto al fattore overload. Sebbene Google potrebbe semanticamente disambiguare i contenuti qualitativi ed originali da quelli celebri e ripetuti, forse stiamo andando un po’ oltre ciò che pensiamo sia oggi possibile fare. O forse no.
La mia apologia di Google, da addetto nel settore, si pone più che altro sul fatto che purtroppo (o per fortuna) i Social Network riescono a fornirci informazioni che non necessariamente bisogna chiedere a Google. Nel mio caso si tratta della maggior parte di quelle informazioni che io chiamo spazzatura, o trash. A volte, potrei definirmi “fritto”, altrimenti.
È vero, sembro una persona da Digital Library. :) Saluti.
Dicembre 31st, 2013 at 07:29
Mantellini vorrei sottolineare una cosa: una recensione/critica, ad un film, è una notizia e come tale è trattata.
Dicembre 31st, 2013 at 09:45
mai dire globalizzazione
il motore di ricerca è come la torre di babele: non può esistere un motore unico per tutte le lingue.
per la lingua inglese uso Duckduckgo.com
per la lingua italiana è molto efficace il nuovo motore Istella.it
Dicembre 31st, 2013 at 10:06
io penso che la lingua stia alla cultura di un Paese come un sistema monetario all’economia.
Dicembre 31st, 2013 at 10:50
Provato ora con google.co.uk, nelle prime due pagine ci sono perlopiu’ recensioni (Guardian, rotten tomatoes, NYT, time out).
Dicembre 31st, 2013 at 12:10
Il link al Guardian, che non porta a una recensione ma a collegamenti a recensioni, è considerato “buono”. La pagina di IMDB ha un link a oltre cento recensioni ma non è considerato un link buono. Perché? La distinzione tra link buono e non buono mi pare sia fatta un po’a capocchia.
Oramai un po’tutti i siti miscelano contenuti e aggregazione di link, e nella frequentazione quotidiana di internet ci siamo abituati ad avere a che fare con degli intermediari.
Ma va bene così, anche con l’aiuto delle macchine la nostra working memory non si estende: andare oltre la prima schermata di risultati richiede una certa determinazione. E 10 link a puri contenuti non possono bastare, almeno per ricerche troppo vaghe. La prima schermata funziona come una ristrutturazione di contenuti su più livelli, che compensa i limiti della nostra working memory.
Dicembre 31st, 2013 at 16:01
http://i.imgur.com/Mom23nH.jpg
Dicembre 31st, 2013 at 16:29
@buz la differenza appunto è che il Guardian filtra per me IMDB no, detto questo se hai letto il pezzo il problema non è tanto nella prima pagina dei risultati che a me pare onesta e fisiologica (anche appunto in relazione alla vaghezza della chiave) ma nelle 10 successive
Dicembre 31st, 2013 at 17:17
Io credo sinceramente che bastasse aggiungere “recensione” alla stringa. senza tirare in mezzo grandi complessità. e l’avrei fatto anche 10 anni fa. condivido spesso molte tue posizioni ma questa volta non vedo il punto. a presto
Gennaio 1st, 2014 at 11:59
Non saprei come motivarlo scientificamente e tecnologicamente ma da quando Google ha cambiato gli algoritmi di ricerca con Hummingbird (Colibrì in italiano), ho la netta sensazione che la qualità dei risultati di ricerca sia peggiorata.
Gennaio 1st, 2014 at 13:45
Invece secondo me sei stato troppo accurato con la chiave di ricerca.
Io ho provato a cercare solo “la grande” ed il primo link propostomi da Google è quello di mymovies.it che raggruppa 260 recensioni al film di Sorrentino.
Però se avessi avuto bisogno di conoscere i giorni di apertura festivi dei centri commerciali Iper, avrei detto anch’io che Google non funziona più come una volta.
Gennaio 1st, 2014 at 18:42
In estrema sintesi il problema non e’ Google ed il suo algoritmo ma gli utilizzatori e l’uso che ne fanno.
La differenza con il passato non e’ attribuibile (o quanto meno lo puo’ essere solo in piccola parte) alle scelte di Google ma al diffondersi dell’utilizzo della rete.
Prova a far partecipare ad un salotto di super intellettuali 10.000 persone comuni e dimmi cosa ne pensi della qualita’ della discussione, migliora o peggiora?
Piu’ e’ specialistica la richiesta migliori sono i risultati perche’ minore e’ la ‘contaminazione’ da ampio pubblico.
E’ sempre stato cosi’ e lo sara’ ancora di piu’ nel futuro.
Just my 0.02.
p.s.
Poveri business angels e venture capitalism che si lasciano convincere ad investire sul crowdsourcing.
Gennaio 2nd, 2014 at 12:27
Tutti sappiamo che non esiste più la ricerca “oggettiva” e che ognuno hai il suo google che si merita (non a caso i browser ormai danno la navigazione anonima…).
Resta il fatto che le considerazioni di Mante raccontano delle verità, la prima delle quali è la necessità per tutti di fuoriuscire dalla “dittatura google” di questi anni. Apple, google, amazon, Facebook e gli altri hanno avuto un importanza straordinaria in questi anni, ma oggi tutte le loro politiche sono orientate a catturarmi completamente nei loro “macro mondi”, comodi,rassicuranti, ma sicuramente meno liberi.
Gennaio 2nd, 2014 at 16:10
Assolutamente condivisibile… Purtroppo siamo ancora tutti schiavi di Google e spesso i contenuti che produciamo ne vengono penalizzati. Oggi il contenuto di qualità emerge da twitter (su fb ho maggiori dubbi). Una domanda, secondo te Google+ arriverà a competere con i grandi social e se sì in quanto tempo?
http://www.finzipnews.it/
Gennaio 2nd, 2014 at 19:16
Avevo letto il post e non l’avevo condiviso, leggo qui e condivido ancora meno.
Credo che l’argomento sia molto molto più complesso di come lo si descrive qui. E’ vero che Google ha di fatto il monopolio, ma (credo io) perché è il migliore motore di ricerca da 10 anni a questa parte, che in tempo-Internet equivale ad almeno un secolo. Istella mi incuriosisce, ma onestamente dal link che avete messo 7/12 risultati sono completamente fuori strada.
Google non è perfetto, ma “combatte” anche contro un esercito di professionisti che ha come obiettivo quello di inquinare i risultati per guadagnarci.
Credo che persino mia madre, e, come faceva notare qualcuno, persino 10 anni fa, avrebbe usato la kwd “recensioni” se lo scopo era trovare recensioni.
Da loggata nella prima pagina di Google ho almeno 4 recensioni (più un link che mi rimanda a degli articoli di Repubblica, tra cui immagino recensioni.)
Lo dico assolutamente senza polemica ma: qual’era lo scopo dell’articolo esattamente?
Gennaio 2nd, 2014 at 19:29
@elisa. Hai fatto un pippone di 40 righe e manco hai capito il senso (non lo scopo) del post. Se lo capivi che facevi? Ci scrivevi sopra un trattato ?
Gennaio 2nd, 2014 at 19:31
Sono perfettamente d’accordo con Elisa, in questo post non viene data risposta al perché non è stata inserita la Kwd “recensione” che era stato l’oggetto principale delle critiche allo scorso post.
Credo che l’impressione che in molti abbiano avuto, me compreso, è che Mantellini abbia scritto un post intorno ad una sua impressione personale (niente di male figuriamoci), ma che abbia un po’ maldestramente tentato di generare una sorta di prova empirica alle sue opinioni (e questo è risultato un po’ scorretto).
Gennaio 2nd, 2014 at 19:42
@Elisa, lo scopo (scopo poi, non esageriamo) era quello di rappresentare una sensazione che personalmente io (come molti altri) ho da tempo sulla inefficacia delle scelte di G. rispetto alle mie aspettative di utente (che ovviamente sono mie e non necessariamente maggioritarie). Google per molti anni ha avuto una funzione supplementare di disvelamento di fonti interessanti (questo avveniva quando il pagerank era l’indice quasi esclusivo), un ruolo che ora è passato ad altri ambiti di rete sociale. A dispetto delle critiche la ricerca vaga e generica trovo sia molto importante per interpretare le scelte del motore (in realtà il fatto che io cercassi una recensione è del tutto accessorio a me interessava capire cosa mi proponeva G in senso più ampio). Ecco il risultato è che oggi, a differenza di un tempo, per ricerche poco orientate G mi propone risultati poco attraenti e senz’anima. Una volta, semplicemente e per mille ragioni, non era così.
Gennaio 2nd, 2014 at 19:43
A mio avviso il punto resta uno: se era determinato a leggere una recensione perché non ha cercato “La Grande Bellezza recensione”?
Come pensa che un motore di ricerca (ma anche un social network) possa capire che lei stava cercando una recensione?
Se chiedo ad un amico “Come va?” lui inizia a darmi risposte generiche.
Non può sapere che intendevo chiedergli “Come va quel dolore al polso che avevi il mese scorso?”.
Inoltre, i paragoni con il passato lasciano il tempo che trovano.
Due fattori su tutti: anni fa c’erano meno siti e pagine web e gli utenti erano meno abili nell’effettuare ricerche online.
L’espansione dell’offerta è andata di pari passo con l’aumento della capacità di effettuare ricerche più raffinate.
E – ripeto – stiamo parlando di una ricerca di 4 parole “La Grande Bellezza recensione” :)
Gennaio 2nd, 2014 at 20:09
Bah, sembra che Mantellini parli ai sordi.
Gennaio 2nd, 2014 at 21:36
concordo con Massimo, ma non è facile da dimostrare
sempre più persone cominciano ad avere questa strana e spiacevole sensazione, quella di non trovare quel che si cerca, o di impiegare più tempo e più parole chiave, più artifici, e quindi la spiacevole sensazione di non trovare in modo veloce e semplice, come prima.
sta di fatto che il web negli anni è cambiato, e sono cambiati gli algoritmi d’indicizzazione del motore che controlla tre quarti del traffico online. Non è sempre uguale
(mentre il super io guglesco diventa sempre più ingordo: la UE aveva già bloccato la megafusione con Double-click, il più grande sito pubblicitario al mondo)
Gennaio 2nd, 2014 at 22:20
@Giancarlo: cavolo, se ti danno fastidio commenti di più di 39 righe li puoi anche saltare eh? (spoiler – questo commento è lungo come quello sopra, se non di più)
@Massimo: grazie per la risposta, spero che sia passato il mio intento non-polemico. Purtroppo come fatto notare da Frank la tua sensazione è davvero difficile da dimostrare e lascia il tempo che trova. Soprattutto lascia spazio a tanti commenti contrari.
Faccio una domanda: se avessi cercato 10 anni fa il titolo dell’equivalente de “La Grande Bellezza” cosa avresti trovato? Difficile eh? Tra l’altro ho l’impressione che siamo diventati tutti (compresa mia mamma) molto più esigenti e bacchettoni con Google, avete mai provato a trovare (o ritrovare) qualcosa su FB? (sì questo è OT)
Gennaio 2nd, 2014 at 22:23
ps: @Frank: Doubleclick non è un sito pubblicitario ma un adserver (inizialmente, adesso molte altre cose) cioè un programma attraverso il quale si “serve” la pubblicità sui siti
Gennaio 2nd, 2014 at 22:35
grazie per la correzione
Gennaio 2nd, 2014 at 22:37
@elisa, 10 anni fa per ricerche analoghe G mi avrebbe offerto fra i primi link molto pensiero laterale (cose che non cercavo e in qualche maniera collegate che misteriosamente mi sarebbero sembrate interessanti) e meno marchette, avrebbe messo in cima alla serp le recensioni più fighe (e non al 120° link) e non decine di schede inutili e ripetitive, avrebbe lasciato le notizie su google news dove stavano belle comode. (pero’ è un discorso che ho gia’ fatto, non vorrei insistere troppo)
Gennaio 2nd, 2014 at 22:52
@Massimo: ok sì certo, G era molto diverso 10 anni fa, come lo era il web (5 recensioni invece di 5000?). G condiziona la nostra vita sul web, e forse anche quella “reale”. G decide per noi e noi abbiamo ben poca altra scelta. Però davvero non credo che questo lo facesse migliore. Il fatto di mettere contenuti “freschi” probabilmente non va bene per tutti gli utenti e per tutti gli argomenti (e questo è uno dei motivi per cui ci converrebbe fare ricerche da loggati, almeno in teoria), ma G ha valutato che è meglio per il miglior motore di ricerca di sempre del mondo occidentale. Ottimo il link della spiegazione di Paolo.
Sarebbe davvero interessante vedere su cosa punta Baidu ad esempio per avere un paragone calzante, ma davvero son super ignorante in materia…
Ora la smetto davvero, perché se il pensiero personale di Massimo Mantellini interessa chi frequenta questo blog, forse il mio interessa un po’ meno :) grazie per lo spazio di confronto comunque
Gennaio 2nd, 2014 at 23:26
scusa Elisa ma non capisco il nesso: le recensioni sono diventate 5000, ma in quale posizione? ancora peggio.
Si sfogliano le prime dieci pagine della ricerca, non le prime 5000.. C’è un evidente problema di ridondanza incrociata, è vero, peggiorato dal moltiplicarsi della pubblicità.
Gennaio 3rd, 2014 at 09:09
[…] conclusione a cui Mantellini giunge, rafforzata anche dal secondo post pubblicato sul suo blog, è che Google non sia utile per la ricerca quanto lo fosse […]
Gennaio 3rd, 2014 at 09:19
Se cercava una recensione, non capisco perché non abbia digitato anche “recensione” dopo “la grande bellezza”
In ogni caso, è vero che twitter offre risultati migliori, se quello che uno cerca è un post su un blog.
Google mostra un sacco di spazzatura e di materiale banale perché ormai tutti pubblicano, e guarda caso più persone pubblicano e più bisogna cercare per trovare un risultato pertinente alle proprie ricerche.
Il fatto che le prime dieci pagine siano popolate di notizie generiche vuol dire che la ricerca in sé era generica.
Gennaio 3rd, 2014 at 10:26
@Frank: forse mi sono espressa male, ho usato il termine recensione per agganciarmi al discorso che se ne fa qua: avrei potuto dire 5 articoli invece di 5mila. Intendevo l’esplosione del contenuto su internet negli ultimi 10 anni (che immagino sia molto più grande del 1 a mille che ho ipotizzato sparando numeri a caso).
Gennaio 3rd, 2014 at 12:20
L’analisi manca di una metà, l’altra parte dell’indicizzazione: il lavoro dei siti nella creazione di contenuti che Google possa indicizzare. Se Big G è sempre più Big e meno “G” (giusto?) è anche perché sono pochi i siti che lavorano appositamente per ottimizzare l’indicizzazione dei motori di ricerca, ovvero pochi i siti che possono pagare chi fa questo per lavoro: i SEO, figura ambigua a seconda di come lo si guardi. Pura figura di marketing per un sito e-commerce ma addirittura redattore dei contenuti per un sito non a scopo di (solo) lucro come un giornale.
Una completa analisi delle pecche di Google deve tenere conto di questi due fattori, altrimenti è incompleta e superficiale: 1. Come lavora Google. 2. Come lavorano i siti per farsi trovare. Da qui altre questioni: quanto è giusto “accontentare” i criteri di ricerca di Google? Quanto deve lavorare un sito per “farsi trovare” senza dipendere troppo dalla domanda?
Gennaio 3rd, 2014 at 14:59
@Paolo: però se uno contesta il risultato tu non puoi rispondergli che deve tenere conto di come lavora google e come lavorano i siti. Chi se ne frega di come lavorano, io giudico quello che ottengo. Tutti i difensori di google sorvolano sul fatto che oggi google deve tenere in considerazioni fattori che vanno ben oltre la semplice indicizzazione. In altre parole deve salvare la capra del motore di ricerca e i cavoli del proprio modello di business, stando nel frattempo attenta a non farsi mangiare viva dai social.
Tutte cose sacrosante, che però non rendono meno vera la constatazione di Mantellini.