Premessa: non ho nulla contro Jovanotti, anzi, per quello che posso capire vedendolo in TV, mi sta, come credo a molti, naturalmente simpatico.
Altra premessa: non ho nulla contro la musica di Jovanotti, che personalmente trovo, a differenza dei tanti che affollano i suoi concerti, innocua e piuttosto trascurabile, e comunque, in ogni caso, chissenefrega. A questo punto un post su Jovanotti potrebbe essere finito, se non fosse che resta da considerare un ultimo aspetto: la grande esposizione e attenzione che Jovanotti ha saputo attrarre attorno a sé da un po’ di anni a questa parte. Un’attenzione culturale in senso lato che è solo in parte sua colpa (o merito) ma che è, invece e in buona misura, segno dei tempi. Eccoci finalmente: Jovanotti come segno di questi tempi.

Qualche sera fa, per qualche ragione che non so, ho seguito con una certa curiosità il documentario che la Rai ha trasmesso sulla tournée di Jovanotti negli stadi. Di quel concerto ricordo con esattezza tre cose: la regia schizofrenica alla MTV, il completo giacca-camicia-cravatta-calzoni giallo e rosso del nostro e un tweet che Luigi Castaldi ha scritto mentre anche lui come me seguiva il programma. Il tweet è questo:




Ora Malvino è notoriamente sarcastico e cattivo, ma fuori dai toni estremi del tweet la sostanza mi parrebbe condivisibile: Jovanotti era Jovanotti a 18 anni ed è Jovanotti ora, con l’impermeabile sapiente del mestiere e dell’esperienza che tutti in qualche maniera con gli anni indossiamo.
Non credo che questo sia una tragedia, penso però che molta italica identificazione che abbiamo riservato alle parole del nostro, siano un problema. Non è la medietà di Jovanotti ad essere un guaio quanto la nostra mediocrità nello scegliere modelli e mediatori culturali di un simile livello ad aiutarci a capire il mondo.

La critica dotta e saccente al Jovanotti-pensiero è facile ed è frequentata da sempre con grande autocompiacimento: la critica invece ai tanti che ammirano Jovanotti rimane sostanzialmente inevasa. Perché lo ammirano? Cosa trovano nelle rime baciate delle sue canzoni o nel buonismo veltroniano dei suoi aforismi politici? In altre parole: siamo scemi o cosa?

Dovendoci occupare di musica (terreno scivolossisimo di sicuro inciampo sui gusti altrui) mi sentirei di dire che oggi in Italia non c’è di molto meglio. Per lo meno da un punto di vista autorale lo scenario è cupissimo e senza eccellenze da anni. Quindi trovo che eccepire sull’ombelico del mondo sia piuttosto fuori luogo. Uscendo dall’ambito professionale del cantante e passando ai massimi sistemi è vero che occorre un ego piuttosto allenato per decidere di pubblicare un libro di 543 pagine fatto di email fra se stessi ed un filosofo (una jam session di pensieri recita lo slogan del libro molto Jovanotti like) un libro che per la verità non ho letto e che, a dio piacendo, vorrei poter continuare a non leggere, ma è anche vero che una semplificazione sentimentale delle complessità del mondo ha comunque già da tempo un vasto e consolidato pubblico ed una schiera di ben identificabili sacerdoti, da Massimo Gramellini a Fabio Fazio a Roberto Saviano.

Io credo che il punto sia che no, non siamo scemi, siamo solo poveri. Scegliere un proprio rappresentante è già di per se stesso e sempre un percorso grossolano: scegliamo a rappresentarci quelli che sentiamo maggiormente vicini a noi, fra quelli disponibili, fra quelli che hanno scelto di essere visibili ed identificabili. Dentro una logica del genere Jovanotti non è il diavolo. E mi parrebbe sciocco imputargli vanità ed esposizione che tutti noi in qualche modo gli chiediamo. No, il punto è lo scenario intorno, l’offerta culturale che abbiamo saputo selezionare, gli artisti che abbiamo fatto germogliare, gli intellettuali che sono riusciti a farsi largo zigzagando fra il vecchiume imperante. Il supermercato intellettuale del paese Italia è un corridoio dagli scaffali prevedibili, pieno sempre dei medesimi prodotti. Non siamo scemi, siamo solo annoiati, e poco curiosi e poveri. Tristemente poveri.

50 commenti a “Il dilemma Jovanotti”

  1. Santiago dice:

    È lo stesso problema di chi critica Fazio perché non fa domande scomode (sopratutto ai politici). Provando a guardare le cose da un’altra prospettiva mi chiedo: perché dovrebbe? Cos’è Fazio? Un presentatore televisivo, bravo a presentare scrittori per vendere libri. Allora non sarà colpa di chi lo propone come intervistatore o giornalista politico? E a quel punto è pure colpa del politico che preferisce andare da Fazio anziché da Luttazzi.

    La povertà culturale è arrivata al punto tale che hanno invitato Massimo Gramellini al festival di filosofia..

    Io so solo che “intellettuali” così non me li merito.

  2. Confucio dice:

    vedere e ascoltare i mediocri è l’inizio della mediocrità

  3. tiziana dice:

    I nostri bisogni e i nostri sentimenti sono così pressanti che stabiliscono l’ordine di importanza delle cose . È un modo inconsapevole di affrontare le parti noiose e frustranti delle nostre giornate e non vi é nulla di sbagliato in tutto ciò .
    Però c’è una possibilità in più ed é quella che riguarda la nostra capacità di scegliere a cosa prestare attenzione e scegliere come attribuire un significato all’esperienza.

  4. Marco Giovannelli dice:

    Premessa numero uno: quando Jovanotti aveva 18 anni lo consideravo un pirla. Premessa numero due: non sono un suo fan musicale.
    Esaurite le premesse, per pareggiare Mantellini, credo che verso Jovanotti ci sia una sorta di sindrome tipica del nostro paese che non superano il dualismo tra guelfi e ghibellini. Non solo non è scemo, ma questo ex ragazzo ne ha fatta di strada. Partiamo dalla musica e dalle parole. C’è un lungo lavoro di ricerca su entrambi i punti. È un artista che non si accontenta, che cerca le contaminazioni, che ascolta di tutto. Alcune canzoni hanno testi tutt’altro che banali.
    Dove il mio dissenso diventa totale con Mantellini è nella presunta accusa di povertà della nostra epoca e così uno come Jovanotti diventerebbe “il fenomeno” che è. Non so cosa faccia scattare queste prese di posizione, ma vorrei far notare solo tre cose. Jovanotti è tra i primi, almeno in Italia, a usare in modo straordinario la tecnologia e la Rete. Non lo fa da furbo, ma da uno che ne ha capito molto. Viva tutto, il libro scritto con Franco Bolelli, (che ho il piacere di aver conosciuto bene molto tempo dopo aver letto il libro, e che è persona straordinaria) è un’idea molto interessante. Jovanotti stava iniziando a preparare il nuovo disco, che poi si sarebbe chiamato Ora, dopo il successo incredibile di Safari, e decide di condividere riflessioni e momenti di vita con il suo amico filosofo. Il libro non è tutto straordinario, ma per chi segue Jovanotti o fa il musicista, è un vero dono. Terzo punto e mica poco: Mantellini non avrà letto i reportage del solito nostro ex dj per l’insediamento di Obama dopo la prima vittoria. Jovanotti riesce a trasmettere emozioni perché è vero. Sarà anche furbo, a volte un po’ semplicistico nelle affermazioni, ma c’è sostanza e non solo fuffa. Sul fatto che possa piacere o meno poi è un altro discorso. Jovanotti esce da molti schemi e questo a qualcuno disturba. Io gli rimprovero solo la frequentazione e la collaborazione artistica con Gabriele Muccino, ma anche questo è un altro discorso.

  5. Gregorio dice:

    Marco, io invece penso che Jovanotti sia un personaggio costruito pezzo per pezzo, lustro dopo lustro, dalle fondamenta cecchettiane fino al nulla del cosmo dove vive attualmente. E siccome le fondamenta reggono sempre tutto, Jovanotti era e resta quello “vero” di Ciao mamma guarda come mi diverto. Tutto il resto sono tentativi buonisti di renderlo fruibile da tutti (Viva tutto, appunto) e spiace veder fior di critici musicali marchettare senza vergogna canzoni d’amore mediocri e tirate terzomondiste senza ritegno.
    Detto questo, Il più grande spettacolo dopo il Big Bang è una canzone fenomenale e un fenomenale colpo di culo.

    Una ola infine per Mantellini.

  6. Bifenile dice:

    Non sono d’accordo su niente ma non so spiegare perchè. Forse un modo è questo: sarebbe possibile spiegare in maniera concreta cos’ha Jovanotti che non va, senza metafore, senza attribuirgli significati oltre quello che fa e senza generalizzazioni? Se non mi sbaglio non ne verranno fuori considerazioni particolarmente gravi

  7. pietro dice:

    Il più grande spettacolo dopo il Big Bang fenomenale?
    Sarà a me sembra una boiata infame, quattro accordi da prima elementare e zero melodia, , un ritmo da marcetta soporifero e un testo buttato li a casaccio.
    In effetti il jovanotti migliore era quello senza ridicole pretese intellettuali e politiche, “sono un ragazzo fortunato” aveva una linea melodica gradevole ed era una bella canzonetta, di sostanza al di là della furba riproposizione di tutto un armamentario di luoghi comuni di “sinistra” in tutto ciò che ha fatto negli ultimi anni ne vedo poca.
    Il successo di Jovanotti è dovuto semplicemente al fatto che non trasmette “emozioni” ma è spaventosamente consolatorio, dà un illusione di dignità intellettuale a mediocri banalità, non ha certo il fegato di un Bennato che ammetteva “sono solo canzonette”.
    Insomma alla domanda “perchè piace?” si può rispondere che chi ti dice le cose più banali che già ti passano per la testa con una confezione extralusso ti fa credre molto più intelligente di quanto tu sia, solletica la tua vanità facendoti fare pochissima fatica, senza dubbio ci vuole talento per farlo ma sempre banalità rimangono.
    Questo mi piace poco del Jovanotti attuale, mi sembra troppo uno che cerca di risparmiarti la fatica di pensare.
    Allora molto meglio il Jovanotti “pirla”

  8. Curzio dice:

    Caro Mantellini, leggo senza stupore, di Jovanotti. Concordo col Direttore del Post: troppo lunga la sa.
    Ma non era di questo.
    Sono suo “seguace” da un po’ perchè trovo nel Suo pensiero spunti di interesse più o meno condivisibili, anche se può non importa a nessuno.
    E’ molto che Le voglio scrivere ma non ho mai avuto il coraggio perchè in fondo non sono fatti miei ma, si è reso conto che gli ultimi 300 messaggi proposti sono negativi e pessimisti? Lei lo è personologicamente (negativo e pessimista) o è solo depresso? Sta invecchiando?
    Quando a Londra sembrava meglio.
    Credo che Lei abbia un dovere sociale che è il privilegio della responsabilità di dire cose di crescita e non di sconforto, in quanto molto seguito.
    Non me ne voglia.
    Torno a farmi i cazzi miei. Con mantenuto affetto.

  9. massimo mantellini dice:

    @Curzio sono negativo e pessimista (stavo per mettere a questo punto la celebre battuta di Bruno Lauzi), non credo di essere depresso, sto invecchiando. Anche a me a Londra mi sembravo meglio

    non gliene voglio, tutt’altro

    M.

  10. Clockx dice:

    E tutti a cercare la celebre battuta di brunolauzi.

  11. frank dice:

    ..perchè la vecchiaia è depressione? io avrei detto saggezza, guarda un po’..

    i post sono tutt’altro che piatti e a senso unico

    a me invece pare che il Jovanottismo del “dovere sociale della crescita” sia un’idea spaventosa, alienante. direi che puzza di vecchio

    da una parte c’è l’ammirazione del jovanottismo triste, di una generazione sfruttata, e dall’altra lo sfruttamento politico del Jovanottismo da parte di irresponsabili privilegiati, ma nessuno ha mai avuto il coraggio di scriverlo, con mantenuto affetto

  12. frank dice:

    avesse detto ‘sviluppo’.. ma ‘dovere di crescita’! e che cazzo

  13. Lorenzo (icona) Cherubini | Ave-r dice:

    […] Mantellini ha scritto un post su Jovanotti (che condivido, esclusa la parte su Jovanotti) e mi ha fatto venire in mente una vecchia cosa che […]

  14. Curzio dice:

    Grazie Mante, grazie della comprensione.
    Era questa vero?
    …la tartaruga
    lenta com’e’
    afferra al volo
    la fortuna quando c’e’
    dietro una foglia
    lungo la via

    lei ha trovato
    la’ per la’
    la felicita’

    un prato d’insalata
    un lago di frittata
    spaghetti alla chitarra
    per passare la serata
    un bosco di carote
    un mare di gelato
    che lei correndo troppo
    non aveva mai notato
    e un biondo
    tartarugo corazzato
    che ha sposato
    un mese fa.

    C.

  15. massimo mantellini dice:

    No, era questa:

    Domanda di un giornalista a Bruno Lauzi: “Perché lei fa canzoni sempre tristi?”. Risposta: “Perché, quando sono allegro, esco”.

  16. frank dice:

    Quest’estate ho scoperto per caso questo simpatico cantante livornese, ha aperto il concerto di un altro artista. Ma a dir la verità, acqua in bocca, senza nulla togliere all’artista: mi è piaciuta più la spalla

    https://www.youtube.com/watch?v=fdBZkDz7lCk

    ed è diventata la canzone dell’estate, la mia. Anche perchè: purtroppo non ho la TV da qualche anno e mi son perso sia jovanotti e sia il fenomeno culturale. Sarà per la prossima volta

  17. il Bureau dice:

    Grazie Massy per averci linkato <3

    Ah, volevamo dirti che dal 30 esce la nuova versione del sito: avremo tante inchieste interessanti e approfondimenti serissimissimi, oltre agli articoli saccenti.

    Passa a trovarci!

  18. Roberto dice:

    Questa di Lauzi è bellissima!…..

    Ok. Da amante della musica a tutto tondo: anche in Italia abbiam le nostre perle. Non so, spaziando: Massimo volume, Joe Barbieri, Teatro degli orrori, John de Leo, Edda, Petrina, Musica nuda, no ma è pieno….lasciam stare. Appino! Il
    Testamento , di Appino, l’ho ascoltata mattine e mattine…

  19. mfp dice:

    Spaghetti Springsteen: gli hippie li lanciano, il Colosseo li ospita per farsi pagare un prezzo non accessibile agli hippie, il PD li raccoglie.

  20. Larry dice:

    La mente umana è cablata per cercare di dare un senso alle cose, quindi è normale che in tempi bui come questi si cerchi di usare una figura culturalmente irrilevante come Jovanotti per trarre conclusioni più generali. Probabilmente lo si è sempre fatto, ma in passato queste elucubrazioni restavano rumore di fondo rispetto al “vero” dibattito intellettuale. E’ quest’ultimo che è scomparso, complice anche (o soprattutto) l’opera di putrefazione della sinistra avvenuta in questi ultimi vent’anni, che ha rimpiazzato lentamente e subdolamente i suoi punti di riferimento con innocui simboli “pop” privi di significato.

  21. farucchino dice:

    Altro bellissimo post, grazie.

  22. Sapu dice:

    A chi osanna i testi di Jovanotti: mai ascoltato un certo De André?

  23. valeria dice:

    Che ci sia poverta’ di spunti in Italia e’ un pensierino un po trito, ma leggendo il pezzo ho avuto un epifania. Cioe’ non lo avuta. Il sugo di tutta la tirata e’: prendiamo qualcuno un po’ fuori dagli schemi(mi fermo qui, ma io a differenza il libro l’ho letto e i miei neuroni hanno pure ringraziato), con un certo successo e diciamo che e’ un fessacchiotto, che l’ Intellighenzia e’ un altra e bla bla bla…Come siamo diventati scemi e poveri bla bla…. fine.
    Uhm direi stimolante. Dovrei sentirmi arricchita di cultura ora?
    La prendo come si prende una malattia infettiva. Almeno ora ho qualche anticorpo in piu’.
    Buona vita.

  24. FrankUrbs dice:

    Adesso che Jovanotti sia il simbolo della decadenza culturale italiana proprio non ci voglio e posso credere. E’ un cantante di musica leggera, non deve e non può veicolare la cultura e i valori che altre personalità e istituzioni non sono in grado di promuovere e trasmettere. Mancano intellettuali di spessore capaci di attirare l’attenzione delle persone ok, ma non è colpa di Jovanotti. Se De André fosse uscito con il suo primo album nel 2013 non avrebbe avuto successo? Guardiamo il vuoto pneumatico che c’è intorno piuttosto che soffermarci su Lorenzo. Tutto questo pessimismo mi fa pensare alle tipiche frasi: si stava meglio quando si stava peggio. Gli intellettuali devono essere sempre contro?o pessimisti? Da ragazzo di 24 anni non me lo auguro, altrimenti il futuro sarà in mano a Jovanotti.

  25. stefano nicoletti dice:

    Siamo poveri quando ci limitiamo a criticare.

    Io vi faccio notare il gran successo del tour dei Baustelle e vi lascio a rimuginare.

  26. Sergio dice:

    Ma sai la cosa drammatica? è che dal 96 su Jovanotti non è cambiato nulla http://www.youtube.com/watch?v=WTEUg1gJ0bs

    Ma quanto ci vuole in questo paese per fare un po’ di ricambio culturale?

  27. federico dice:

    Post ridicolo e commenti dopo pure. Qui sono tutti critici e amanti del lagnarsi sull’Italia in decadenza e bla bla bla. Se non ascolti la musica di un artista come tu hai ammesso, di certo criticarlo è l’ultima cosa che hai il diritto di fare. Anzi non puoi nemmeno nominarlo. Io non sono un fan di Jovanotti ma rispetto artisti e creativi che hanno il coraggio di condividere con il mondo la loro musica o altro, sapendo in anticipo che un branco di stronzi inaciditi e insensati come voi butteranno merda sul loro lavoro senza nemmeno essersi presi la briga di ascoltare un album. Impiccatevi. No sul serio, impiccatevi, o bruciate il computer o tagliatevi le dita.

  28. diamonds dice:

    ha composto cose molto ispirate,tante altre meno. A volte mi è capitato di incazzarmi con fiorello per gli stessi motivi(orientativamente).Penso,sostanzialmente, che tutto sia matematica

    http://www.affaritaliani.it/static/upload/blob/blobfish-500.jpg

  29. Giuliano dice:

    concordo con il pensiero di fondo che non e’ colpa di jovanotti, in fondo lui fa canzoni orecchiabili e chi non si e’ ritrovato a canticchiare l’ombelico del mondo almeno una volta nella vita? questa e’ la funzione del pop, una formula accettabile ad un vasto pubblico e perfettamente replicabile. dal mio punto di vista il problema non e’ tanto l’offerta quanto la poca curiosita’ del pubblico, un punto sfiorato nell’ultima frase del post: va bene avere jovanotti, ancora meglio sarebbe avere piu’ persone curiose che si muovono fuori dal coro e sostengono musicisti ed autori ‘alternativi’. vivendo all’estero, ho l’impressione che la domanda di ‘cultura’ sia molto statica in italia

  30. frank dice:

    La critica non si dovrebbe porre dei limiti e dei pregiudizi. E ovviamente conta molto il contenuto della critica, la critica è uno strumento. Per criticare bisogna essere innanzitutto vivi.

    se il jovanottismo è in fondo triste, un ottimismo dai colori Standa per non piagere, e un positivismo che non ha evoluzione: i Baustelle sono tetri, anche quando il rock è allegro.

    “le furberie che ha imparato nel frattempo” si, c’è anche una certa furbizia e un autocompiacimento nel cavalcare onde emotive (pensiamo a mode come quella “emo”, ovvero l’altra faccia del cinismo)

    a parte queste opinioni personali: il mondo sonoro è quasi insindacabile, a far la differenza è l’umanità

    un ragtime – la musica della Grande Depressione – lo puoi suonare meccanicamente, da morto, o con un piano meccanico, oppure lo puoi suonare da vivo, e la storia cambia

  31. Carlo M dice:

    come qualcuno ha ben detto, jovanotti è un cantante di musica leggera. per me – come credo per la stragrande maggioranza degli italiani, che cmq possono apprezzare e canticchiare le sue canzoni – non è mai stato un punto di riferimento culturale.

    sicché, come dire, la questione non mi riguarda. anzi, francamente mi pare una questione inesistente.

  32. pietro dice:

    Sull’ affermazione “il mondo sonoro è quasi insindacabile” non sono assolutamente d’ accordo, ci possono essere diverse opinioni sull’ aspetto intangibile di una canzonetta “l’umanità” ma se si usano luoghi comuni e clichè gia utilizzati da milioni di canzoni, melodie prevedibili, il solito giro di Do nel 100% delle canzoni si potrà pur sindacare l’assoluta mancanza di originalità del risultato ?
    Insomma chiunque abbia la sia pur minima esperienza di ciò che significa fare musica rimane sgomento di fronte al nulla perfettamente confezionato di certe canzoni.
    La furbizia di Jovanotti per me sta appunto nel dare una coloritura vagamente ribellistica e fricchettona alle sue canzoncine da teenager.
    Una canzone, come quasiasi opera dell’ igegno umano ha gran parte della sua bellezza nel fatto che, non importa attraverso quali strade dice qualcosa di nuovo, di originale.

  33. frank dice:

    @pietro

    potrà sembrarti paradossale ma l’originalità può stare anche in un banale giro blues, come ha capito ad un certo punto Tom Waits, ma dove il rumore non è caos, ha un senso.

    o come il giro blues che ascoltavo ieri, sgraziato, con la voce da topo di Bob Dylan: è fantastico. e per ringraziarlo ho alzato il volume fino alla distorsione.

    forse non corrisponde alla tua idea di “bello”, ma ti assicuro che c’è anche un’estetica della spazzatura e della serialità

  34. frank dice:

    è nelle premesse: questo non è un post sul mondo sonoro, ma sulla cultura (e la politica). E dato che in questo caso ci sono anche dei testi, delle parole, un significato

    io credo che la parrucca di Allevi non sia meglio del ritmo di Beethoven, ma questa è sempre una mia opinione

  35. Pier Luigi Tolardo dice:

    Di Jovanotti che quando era ragazzo trovavo un po’ troppo stupido mi piacciono poche cose: “Bella”, ” A te”, certo canzonette, eh non sono le Quattro Stagioni o la Settima, e poi non mi era disiaciuto quel suo racconto di viaggi fatti intorno ai 30 del 1997 “Il grande boh”…, certo poi è un fenomeno troppo gonfiato per farci addirittura un documentario in prima serata,anche se evo ammettere che, probabilmente, per una generazione è un’icona Jovanotti, un simbolo, come i Pooh per un’altra generazione, non metto in crice i Pooh anche dubito fortemente che leggerò le memorie di Red Canzian a meno che non mi sequestrino tutti i libri e non abbia niente altro…Il problema non è che al Festival della Filosofia a cui partecipano migliaia di persone partecipi Gramellini , il problema è che un Festival della Filosofia per riempire bar e ristoranti con masse non dovrebbe e potrebbe esistere, sarebbe meglio chiamarlo Festival di umanità varia poi se ci partecipa anche Cacciari va benissimo ma senza fingere cose impossibili…

  36. Alberto dice:

    Beh, se per dire, sento in radio una canzone in tedesco, tanto per indicare una lingua che non capisco, e mi pare orecchiabile e di conseguenza fischiettabile, tanto in tedesco so fischiettare, la fischio e l’ascolto.
    Poi apro il blog del famoso Otto von Fischien, tradotto in italiano e scopro che l’amabile fischiettata è di un bambinone cresciutone che non è manco paragonabile al altissimo Beethoven, per questo, quello e quest altro motivo…
    Accidenti ed io la fischiettavo impunemente manco fosse “der komisar” del compianto Falco.
    ..
    .
    beh, me ne frego e la fischietto, tanto lo so fare benissimo in tedesco, francese, inglese, … insomma poliglotta col fischio

    Tra l’altro non lo amavo in passato, adesso mi è anche simpatico, soprattutto dopo aver ascoltato “Quando sarò vecchio”.

    E non disdegno De Andrè, Bertoli, Caparezza o Capossela…
    E’ grave dottore?

  37. frank dice:

    @Alberto

    gravissimo. il dottore le diagnostica pessimismo e negatività

    prenda questo amuleto. è un fischietto ma ammè che me ne frega?

    PS
    e il cantante tedesco è un’icona e ha un simbolo che non capisci, tipo svastica, e che ti pare orecchiabile

    “e di conseguenza”: no, le assicuro che non c’è proprio una conseguenza musicale. Qui si sta parlando d’altro

  38. Salvatore dice:

    Condivido il post riga per riga. Spesso – durante la lettura – ho avuto l’impressione di leggere un pezzo su Renzi.
    Esempio:

    Un po’ off topic, lo so.

  39. pietro dice:

    Frank, io Waits lo ascoltavo tempo fa ( ho comperato Blue Valentine alla sua uscita nel 1978), ed è esattamente l’esempio di qualcosa che, a differenza di Jovanotti sta completamente al di fuori dei clichè e della ripetizione furbetta di luoghi comuni musicali.
    Perchè sia nel caso di Tom Waits che di Dylan vale quello che dicevo “Una canzone, come quasiasi opera dell’ igegno umano ha gran parte della sua bellezza nel fatto che, non importa attraverso quali strade dice qualcosa di nuovo, di originale”
    Waits non è il blues leccato e privo di idee dei canatantucoli da balera come Bublè, ha una rcerca timbrica rafinatissima, ascoltati Charles Ives ( ma anche Mahler e Puccini ) e capirai cosa intendo.
    Anche nel caso di Dylan l’uitlizzo del linguaggio come fosse uno strumento è a livelli maniacali, per quanto senza “pretese”colte.
    La spazzatura come estetica è meglio cercarle in John Waters, quella di jovanotti mi sembra anche antiestetica, proprio per assoluta mancanza di originalità in tutti i suoi aspetti.

  40. Claudio dice:

    Non siamo poveri, siamo pigri.
    Se non si studia, non si legge, non si apre la mente, quello che poi si produce è così leggero, come la musica leggera, da volare via: non lascia il segno.
    Un tempo, forse perché la carta era più ostica ad essere imbrattata da brutture, si stava più attenti all’ortografia mentale dei sonetti. Un tempo ci si soffermava. Oggi se ti soffermi ad ammirare ti portano subito a fare un TSO perché pensano che sia lì a pensare di far qualcosa da malato di mente. Oggi pensare è una malattia mentale. Oggi è meglio: coito ergo sum. Un tempo era meglio: cogito ergo sum.
    Viviamo trafitti da un raggio di sole ed è subito sera, meglio riflettere quel raggio e risplendere per un attimo; a chi importa star lì ad ammirare l’ombra che il nostro corpo proietta?

    Per farla breve: bene o male l’importante che mi twittino!

  41. Apologia spicciola di Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, con un tangenziale riferimento al mio mestiere, e sul perché Jovanotti abbia poco a che vedere con Fabio Volo « unradiologo.net dice:

    […] blogger che si è spesa in commenti sull’evento e su Jovanotti stesso (due esempi per tutti qui e qui. Uno se la prende con Jovanotti in modo diretto, l’altro ci gira […]

  42. simone dice:

    A me una puntina di depressione viene pensando a mantellini a 18 anni

  43. frank dice:

    @pietro

    “Waits non è il blues” Waits non è molte cose, ma quando fa un giro di blues, è esattamente il solito dannato giro di blues “del 100% delle canzoni”. di blues

    non è un altro giro, non è il giro di Do. E’ il giro di blues

    l’originalità nello stesso giro di blues

  44. pietro dice:

    Il punto è che qualsiasi modo di comunicare si basa su una serie di convenzioni a cui aggrapparsi e su un “contenuto” cioè ciò che di originale si dice.
    Se usi come base 4 accordi e TUTTO IL RESTO è assolutamente originale ( come nel caso di Waits ) stai comunicando qualcosa, quando invece c’è solo la confezione ma dentro non c’è nulla la situazione è completamente diversa.
    Tu puoi usare i soliti 4 accordi ma poi metterci dentro idee melodiche, ritmiche e timbriche geniali e il risultato è “i don’ want to grow old”, una canzoncina per bambini come base, oppure puoi prendere un ritmo banale, 4 accordi, una melodia inesistente, con un arrangiamento insulso e un testo farcito di luoghi comuni , anche se usi professionsti di gran pregio per suonare sempre una ciofeca sarà.

  45. Curzio dice:

    Ecco, questa è pura depressione, non essere in grado di argomentare se non con ‘dannato giro di blues’. Lo stereotipo verbale che sfocia nello psicoticismo. Almeno, lei Mantellini, è stato recentemente a Cuneo.

  46. Alberto dice:

    @frank, esimio dottore se questa è la sua diagnosi ha sbagliato paziente. Nonostante tutto il mio ottimismo supera le funeste sue diagnosi.

    Immagino ci fosse ironia nel suo riferimento all’icona del teutonico cantante(?), purtroppo la mia gravissima mancanza di robusti riferimenti in tema nonmusicale non mi ha permesso di coglierla.
    La mia, lo era. È che ogni tanto non le capisco manco io (le mie battute).

    La metafora vitarealepoliticadovediavolofiniremoconlapovertàdicontenuti/musica si può usare come cavolo si vuole per dire che un De Andrè o Waits o Brunori sas rappresentano una ricerca/percorso/cultura che non si ritrova nelle facili rime di Cherubini o altri.

    Ma se uno qualsiasi di questi mi sforna/va una melodia che per un incomprensibile meccanismo mentale piace a me o ad altri oppure non piace a me ma ad altri e dopo qualcuno la canta (o la fischia), l’individuo di cui sopra un primo successo l’ha ottenuto.
    Poi ci saranno o meno altri interessantissimi strati di contenuti da analizzare o stigmatizzare e qualcuno che ce li spiegherà.

    Ma forse non l’ho capito ancora, pazienza, parlate d’altro. Ascolterò altrove

  47. frank dice:

    vede, signor Curzio, è fin troppo facile per lei mascherare l’ignoranza con l’insulto, ma vede: non avrei usato il termine ‘dannato’ se non fosse stato proprio per la musica ‘blues’ che nasce dalla disperazione degli schiavi

  48. alf dice:

    47 commenti e nessuno che caga malvino!

  49. /plb dice:

    Mante, hai provato ad ascoltare i Marta sui tubi ?
    te li consiglio…ciao.

    /plb

  50. Lorenza dice:

    Invece, l’unica cosa che ho capito IO da questo articolo, a mio parere insulso e privo di senso quanto di fondamenta, è che ‘sto “mantellini” ha seri problemi. Per carità, non voglio offendere nessuno, ma evitiamo almeno di perderci in chiacchiere inutili! Da quando il mondo è mondo, la musica costituisce l’unica via di unione sacrosanta per l’umanità. Ed è necessario che rimanga così. È bella perché è varia e, pertanto, anche gli autori ed i cantanti lo sono, e non vedo per quale assurdo motivo si debba essere così accaniti nel criticare. Lorenzo Jovanotti Cherubini è un grande artista e, sempre a mio parere, uno dei migliori all’interno dell’intero panorama musicale italiano. La sua musica è divertente, fa ballare la gente e la intrattiene. Ci fa sognare e ci distacca, anche se solo per 3 minuti, dal ritmo assordante della quotidianità. Non ha senso andare alla ricerca spasmodica del particolare! Una canzone non sta nella rima baciata, nel singolo accordo o nella parola. La canzone sta nell’insieme, e nell’emozione che quest’insieme trasmette! E Jovanotti ci è riuscito, e ci riesce ancora alla perfezione! E per quanto riguarda il fatto dell’età… Beato lui che è lo stesso di 30 anni fa! Detto questo, ciaoooo Jovaaaaa