Contrappunti su Punto Informatico di domani.

***



Schermata 2013-09-01 alle 09.45.52


È da qualche giorno che mi chiedo cosa ci sia di sbagliato nell’autoscatto di papa Francesco con alcuni ragazzi poi pubblicato sul profilo Instagram di Riccardo Aguiari (che ovviamente quasi tutti i giornali hanno dimenticato di citare). La foto ha il fascino immediato dell’inconsueto e per questo ha rapidamente fatto il giro del mondo, ma racconta anche qualcosa d’altro: probabilmente il superamento di un confine che forse dovrebbe essere mantenuto.

I social media, le foto in particolare, ma anche le semplici frasi di ciascuno di noi, sono armi a molti tagli. Raccontano spesso con esattezza le nostre incertezze e spavalderie, spiegano di noi molto più di quanto noi stessi non siamo disposti ad ammettere. Nella grande maggioranza dei casi questa sorta di autoanalisi pubblica è misconosciuta dai loro stessi autori e diventa, contemporaneamente, una categoria di giudizio facilmente contestabile e fortemente esposta ad altri sentimenti perfino meno nobili: l’invidia o il cinismo sopra tutti.

Perché mai il Papa non dovrebbe accettare di fotografarsi con alcuni giovani fedeli? La storia dei tabù infranti da Bergoglio nel corso di questo pontificato ancora agli inizi ha mostrato altri e ben maggiori segni di discontinuità nelle prassi consolidate in Vaticano rispetto ad una semplice innocente fotografia. Eppure forse non è solo questo il punto: non stiamo parlando di una semplificazione dei modi e dei sentimenti pubblici, di un riavvicinamento fra la forma e la sostanza, quanto piuttosto della capacità di accettare il proprio ruolo simbolico e pubblico. Detto in altre parole forse l’autoscatto di Papa Francesco è un gesto tanto socialmente apprezzabile quanto simbolicamente inopportuno.

Sono convinto che la riduzione del diaframma fra sé e gli altri che i social media e la comunicazione elettronica consentono, siano stati un valore aggiunto importante del quale abbiamo fatto tesoro. Nel tempo ci siamo abituati a questo mix di comunicazione personale e informazione che Internet così ampiamente consente. Attraverso i blog e successivamente i social network, le voci dei giornalisti, degli intellettuali o degli artisti a cui eravamo affezionati sono diventate palpabili e reali, molto più di quanto non lo fossero un tempo e si sono andate a unire a quelle di noi stessi. Magari talvolta il risultato di tutto questo ci ha deluso ma normalmente i vantaggi hanno superato i disagi.

Esistono in ogni caso limiti oltre i quali non parrebbe il caso di spingersi. Confini oltre i quali la quota personale della comunicazione espressa travalica e scompiglia quella informativa.

Un altro esempio, secondo me illuminante, di questo superamento è il profilo Twitter del Ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato che io ho iniziato a seguire con discreto stupore. Un profilo umanamente curioso, nel quale il Ministro alterna accenni alla sua attività di governo con reportage fotografici di amici e conoscenti, fornai e imprenditori incontrati a convegni o feste popolari, foto di gite sulle Dolomiti ad altre immagini di chiarissimo tenore privato.


Schermata 2013-09-01 alle 09.46.28


È anche in questo caso evidente che ciascuno utilizza i social media come vuole, ma il ruolo pubblico di Zanonato mal si accorda con la timeline della sua intensa attività su Twitter: la quota personale ed anche egocentrica (compreso un numero notevole di foto di se stesso molto impettito) si mescola con l’utilizzo di quel profilo per utilizzi istituzionali; vita privata e vita pubblica hanno certamente punti di intersezione rilevanti ma è davvero difficile immaginare che questi, tanto estesamente documentati, possano interessare oltre che i propri amici e parenti anche i cittadini della Repubblica della quale sei al momento Ministro.

Esiste un entusiasmo da neofiti che riguarda tutti, ed anche talvolta, una insopprimibile desiderio di stupire, anch’esso molto umano e naturale. Poi però, superato quello e prese le misure a simili potenti strumenti, Papa Francesco forse rinuncerà a farsi autoscatti con chiunque passi nei paraggi ed il Ministro Zanonato realizzerà infine che su Twitter si può avere un profilo pubblico da Ministro della Repubblica e uno privato da amante degli autoscatti alle feste popolari.

12 commenti a “Anteprima Punto Informatico”

  1. Domiziano Galia dice:

    A me incuriosisce l’aspetto psico/sociologico sotteso al cambiamento di paradigma che la tecnica e le piattaforme hanno consentito, e forse suggerito, dal fotografare altro da sé a fotografare sé – il primo residuale nelle discutibile moda di immortalare il cibo o Vasco Rossi. E comunque, anche in questo, il messaggio di fondo è sempre bene o male il “Ciao mamma, guarda come mi diverto”.

    A ciò si è accompagnata anche una livellazione sociale nell’immagine (e nell’immaginario): qui Zanonato si comporta come un cittadino qualunque, là una velina come una ragazza qualunque e, in un movimento inverso, una ragazza comune che si atteggia da velina.

  2. Pier Luigi Tolardo dice:

    Devi considerare che il fotogramma è stato scattato in un’udienza a porte chiuse, cioè senza giornalisti accreditati e pubblico, concessa dal Papa a 500 ragazzi della diocesi di Piacenza-Bobbio. Il Papa ha voluto incontrarli in una forma più privata, lontana dalla spettacolarizzazione, , perchè potesse essere il suo dialogo ed incontro personali più libero e spontaneo, questo scatto insieme ab tanti altri, senza il Papa che si stringe, fatti dai ragazzi sono l’unica testimonianza dell’evento olte alle note della Sala Stampa sui contenuti del discorso. Il Papa può opporsi con qualche successo all’invadenza dei media tradizionali ma non può farlo con i nuovi media se vuole porsi sullo stesso piano dei giovani o comunque mettersi al loro livello..

  3. Marco dice:

    Secondo me quando gli hanno chiesto di fare la foto il Papa non immaginava che l’avrebbero pubblicata su Facebook. In effetti il ragazzo non avrebbe dovuto pubblicarla.

  4. frank dice:

    raccontano con esattezza? non credo che Eraclito sia d’accordo

  5. Paolo d.a. dice:

    E’ anche questione di abitudine. Siamo legati fortissimamente al simbolismo dell’istituzione per apprezzare la sua destrutturazione. Ma spingersi o essere spinti a mostrarsi per quel che si è, inconsapevolmente o meno, sta già disegnando una nuova socialità che nel tempo potrebbe rendere inutile persino la rappresentazione di sé o del proprio ruolo, pubblico o meno. Quella sarebbe il compimento di una evoluzione rilevantissima.

  6. mORA dice:

    Massimo,

    sono parole inutili.

    Non esiste e non è mai esistito un ruolo istituzionale da difendere, non esiste una istituzionalità che deve mantenere distanza, esistono nella mente di quelli che vedono quei ruoli come altro da sé.

    Quei ragazzi, posto che sono andati a perdere tempo, hanno postato una foto con uno che li chiama fratelli. Però per uno che ci crede, sarebbe inopportuno postare una foto con costui. Boh.
    Se la TV e la stampa danno grande risalto allo stesso che lava i piedi a qualcuno, cosa ci sarebbe di inopportuno a mettere la foto di un incontro con dei ragazzi, mi pare davvero arduo da sostenere.

    Zanonato.
    Ecco, qui semmai parliamone.
    Se quello è il profilo Twitter di Zanonato, il suo intendo, allora anche lì, se reste nell’ambito della legge, saranno o no cazzi suoi quello che ci mette?
    Ora, siccome il profilo è @flaviozanonato e non @sviluppoeconomico, mi pare si stia parlando di nulla no?

    Entrambe questo cose, poi hanno un vantaggio innegabile a monte: se non vuoi seguire il papa e nemmeno zanonato, non lo fai. Nel primo caso fregandotene (visto che comunque la stampa per dirla parafrasando @mante se il papa respira tutti a scrivere ooh, respira) e nel secondo non sottoscrivendo il suo (suo in doppia accezione) profilo Twitter.

    Vogliamo parlare di istituzioni e nuovi media?

    Ecco:

    https://twitter.com/romacapitaleTW/status/373025233638154240

  7. Pier Luigi Tolardo dice:

    Il Papa sa benissimo che esistono i social network e i ragazzi ci mettono le foto, per la GMG di Rio è stato aperto dalla Segreteria della GMG un canale su Youtube dove i ragazzi erano invitati a postare video prodotti da loro. Il Papa chiama molte persone ogni giorno, anche all’estero, e cerca di leggere tutta la posta, e risponde personalmente a non poche lettere , perè un uomo del ’36 come la mia mamma e non usa Skype ma ci tiene a stabilire un rapporto personale con l’interlocutore one-to-one, accettandone la modalità tipica sua della comunicazione, insiste sul concetto di una Chiesa no sperata dal mondo ma anche a rischio di incidenti vogliosa di parlare con gli uomini concreti, non è una novità anche Papa Woytyla tendeva molto a fare così, Francesco ci mette in più una certa dolcezza e mitezza mail concetto che la Chiesa deve usare tutti i media, perfino lo smartphone è una costante della Chiesa degli ultimi Papi: Pio XXI usò moltissimo la radio, Paolo VI ama moltissimo la carta stampata , volle il quotidiano Avvenire personalmente e fu il primo Papa farsi intervistare da un giornalista oltretutto laico come Cavallari, Papa Woytyla telefona in diretta a Vspa, presenzia a concerti rock, invia l’enciclica via e-mail, Ratzinger vuole il potenziamento del sito vaticano, ammette che la Chiesa non segue abbastanza Internet quando scoppia il caso del vescovo lefevriano negazionista…Francesco sa che la foto sarà condivisa e lo accetta perchè crede che si debba comunicare con questi giovani concreti e non con una gioventù cattolica ideale astratta ed inesistente.

  8. roberto botta dice:

    mah… vien voglia di condividere tutto… sicuramente… Ma poi si presentano inevitabili mille domande e mille possibili sfaccettature da cui guardare a questa faccenda… Su tutti l’interrogativo principe.. Per parafrasarti: ma è mai possibile, oggi, e in particolare per un uomo COSI’ esposto all’occhio pubblico, compiere un gesto “socialmente apprezzabile” senza esporsi al rischio di sconfinare nel “simbolicamente inopportuno”? Complicatino, no?
    E poi il paragone, se paragone vuole essere, con Zanonato, dai, non ce lo vedo proprio. E non è solo questione di “statura”, ma proprio di contesto: Zanonato “ostenta” la vicinanza (letterale e figurata) con i panettieri, è lui a propinarcela, Francesco “accetta” ciò che altri, i ragazzi in questo caso, gli propongono (comprendendone, io credo, tutte le implicazioni, nonostante sia “uomo del ’36”). E c’è una bella differenza…
    Da vecchio bimbo-adolescente di fede (in odore di redenzione presenile?) mi piace pensare che Bergoglio si sia posto un suo personalissimo e preciso discrimine nei comportamenti pubblici: ciò che facevo prima, lo faccio anche ora (il saluto ai fedeli dopo la messa, la borsa con libro e rasoio, eccetera). Ecco perché vien voglia di condividere in toto il tuo ragionamento, però… Ed è un dubbio che mi assilla non certo perché riguarda solo il papa, ovviamente, ma tutti quelli (tutti noi?) che in cerca di gesti socialmente apprezzabili rischiano di essere, nel loro piccolissimo, simbolicamente inopportuni…

  9. links 02/09/2013 | Simone Weil dice:

    […] Papa Francesco e l’autoscatto su Istagram […]

  10. ArgiaSbolenfi dice:

    Scusate ma pensate che oggi sia praticamente possibile avere una vita reale sociale, ed allo stesso tempo evitare di essere fotografati, pubblicati su Facebook e taggati (o autotaggati..)?
    Io la vedo come una forma moderna di fascismo, ma la maggior parte non è dello stesso parere..

  11. Canzoni Italiane dice:

    In questo autoscatto non c’é nulla di sbagliato se non qualche invidioso che l’ha criticato, o il bigotto di turno.

  12. valentinaa dice:

    Caro @mante letta questa tua puntuale nota mi sento di consigliarti caldamente una lettura che molto spiega, al di là della stima che si possa o meno avere per Johnathan Franzen, che oltre ai noti romanzi ha scritto una bella raccolta di saggi, usciti per Einaudi col bel titolo “Come stare soli” (roba del 2000 e dintorni).

    In uno di questi brevi e intensi saggi Franzen si pone, ma soprattutto pone, la questione della privacy. Intesa non come violazione di altri della tua privacy personale, ma come invasione nella vita pubblica della vita privata altrui, in particolare di personaggi già pubblici (nello specifico Clinton, vicenda Lewinsky, ma è solo lo spunto)

    Davvero, dagli una letta.
    v