Oggi ho seguito buona parte del convegno alla Camera sull’odio in rete. Elenco un po’ di impressioni qui di seguito.

1) Il convegno odierno è figlio di una ostinazione del Presidente della Camera Boldrini in seguito ad una sua sfortunata intervista rilasciata a Repubblica. Era quella una brutta intervista è stato questo un brutto convegno.

2) L’unica utilità di simili eventi nei quali si avvicinano forzosamente soggetti con aspettative e atteggiamenti diversissimi è quello di sanzionare una vasta incomunicabilità. Ognuno di noi ha la propria opinione sul chi sia colpevole di cosa in particolare su temi sociali che ci si ostina a legare al web. Per conto mio la questione si risolve velocemente: non esiste Internet ed il mondo esterno, non esistono (quasi mai per lo meno) problemi causati da Internet, ma problemi che c’erano anche prima e che Internet costringe talvolta a declinare diversamente. Chi non comprende questo (e senza voler far nomi al convegno di oggi erano in molti) semplicemente non ha capito di cosa sta parlando.

3) Il Ministro delle Pari Opportunità Idem ha vinto la palma dell’intervento peggiore: invece che prendere come oro colato le statistiche che certe associazioni diffondono in rete a proprio uso e consumo (compresa quella secondo la quale il cyberbullismo è più pericoloso della droga) il suo ghost writer avrebbe forse potuto fare qualche sforzo di comprensione in più. A sentire la povera Ministra la grande maggioranza dei minori in Italia sono stati violentati e abusati in rete almeno una dozzina di volte. Chiunque segua questo tema da qualche anno sa che non c’è peggior vergogna delle statistiche che certe associazioni di pedagoghi e genitori diffondono ai giornali (e che i giornali riprendono ogni volta senza discutere) per avvalorare la loro stessa esistenza in vita. Che anche un Ministro prenda per buone certe statistiche create ad arte è molto deprimente.

4) Luca Sofri, che si è sfilato per due minuti i panni del moderatore dell’incontro ha detto rapidamente due cose sacrosante e chiare a) Internet non c’entra, siamo noi b) Nei palazzi del potere si straparla di Internet senza saperne nulla. Non ho però sentito nessuno fischiettare lì accanto. Per quanto mi riguarda il convegno poteva iniziare e finire qui.

5) Bene ha fatto Vittorio Zambardino ad andarsene quando il programma dell’evento ha previsto le testimonianze di pareti e avvocati di giovani vittime del cyberbullismo e benissimo ne ha scritto poi dopo tornando a casa. Storie drammatiche e molto serie che sono state utilizzate a monito con la stessa tecnica con cui si usano i pedofili in rete come grimardello contro gli eccessi di libertà di parola. Non so chi sia stato l’ideatore di un simile plot alla Maria De Filippi ma si è trattato davvero di una cosa indecorosa.

6) Rodotà è una brava persona e un grande giurista che ha trattato in questi anni i temi della cultura digitale con acume ed intelligenza. Se in rete ci fosse anche un po’ stato sarebbe diventato grandissimo. Una occasione perduta specie per noi.

7) I blogger e gli esperti invitati all’eventi hanno fatto da contorno. E’ sbagliato, fra loro c’erano molte persone preparate e intelligenti e gli accenni sul tema della violenza alle donne sono stati molto interessanti, ma non poteva andare diversamente. Nel teatrino servono anche le comparse.

8) Poco da fare, questo non è un paese per Internet.

29 commenti a “Non è un paese per Internet”

  1. Alessandro dice:

    Vedi Mantellini e’ una questione di potenza. nel senso di mezazi a disposizione per fare del male. Man mano che aumenta il numero di persone che hanno a disposizione certi mezzi, automaticamente aumenta anche il numero di coloro che questi mezzi li usano male.

    Faccio l’analogia dell’auto: se non ci fossero le automobili, non esisterebbero i pirati della strada. Se le automobili le usassero il 5% della popolazione, i pirati sarebbero l’1% di questo 5%. Se le automobili sono usate dal 100% della popolazione, i pirati saranno l’1% di questo 100%. Ora capisci anche tu che le propbabilita’ di incrociare sulla propria strada l’1% del 100% sia molto superiore, rispetto all1% del 5%.

    In paesi a regime democratico, forse e’ ora di pensare a rendere obbligatoria l’identita’ su Internet.

  2. Andrea Sarubbi dice:

    Ero lì anch’io. Da un lato, contento che non ci fosse il ministro dell’Interno o della Giustizia, ma quello delle Politiche giovanili. Dall’altro, come te, un po’ scettico sulla riuscita dell’evento. Ma due o tre interventi buoni li ho sentiti (Di Corinto, ad esempio, o anche Linder di Facebook). Paradossalmente, se ieri non ci fossero state di mezzo le istituzioni, un confronto secco con Facebook e Google forse sarebbe riuscito meglio. E lo dice uno che lì dentro ha passato 5 anni.

  3. Michele Di Paola dice:

    Il quadro che dipingi, peggiorato se possibile dalla testimonianza di Zambardino, lo conosco bene lavorando su questi temi a contatto con le amministrazioni pubbliche e le scuole. Centri il punto soprattutto sulla cattiva informazione interessata e non controllata, che dipinge i ragazzi come uno stuolo di vittime inconsapevoli (e invece non è così) mentre però allestisce uno spettacolo indegno per mettere la lacrima ancora una volta in primo piano e il mostro in prima pagina – forse anche peggio che Maria De Filippi, ma per mia fortuna non frequento il genere.

    Su quanto danno ha fatto certa tv a questo paese, alla Camera non hanno mai organizzato nemmeno una merenda (e i motivi sono… self-evident) ma forse era il caso di cominciare da lì – c’era anche la Zanardo in sala. Ma vorrei solo chiederti una cosa:

    e se uno non volesse arrendersi? come bisogna fare?
    quali strade concretamente possiamo provare a percorrere per cambiare questo scenario aberrante ma condivisibilissimo?

    Dire che non è un paese per internet è vero. Ma non mi basta…

  4. Claudio dice:

    La rete siamo noi e se non ci piace vuol dire che il cambiamento deve partire dalla scuola, quella con la C non con la K.

    Qualche giorno fa parlavi di educazione civica, ecco da lì si deve ripartire.

    La rete non è null’altro che un amplificatore d’onda. Un piccolo sasso gettato in un lago crea una piccola onda, un grande masso crea un’onda anomala. L’anomalia è il masso non l’onda che viene creata dallo stesso.

    L’anomalia non è la rete (il lago) l’anomalia è la società (il masso).

    Quella stessa società che le lobby delle armi, del tabacco, del petrolio, degli interessi finanziari hanno creato, questa anomalia si chiama: involuzione sociale. Noi siamo il prodotto di quello che loro hanno voluto ed ora rinnegano. Siamo il degrado che hanno creato e non vogliono ne vedere ne sentire.

  5. Il Governo, gli sputi e internet | GiulioCavalli.net dice:

    […] spiega bene Massimo Mantellini qui e Vittorio […]

  6. Fabio Alemagna dice:

    « Chiunque segua questo tema da qualche anno sa che non c’è peggior vergogna delle statistiche che certe associazioni di pedagoghi e genitori diffondono ai giornali (e che i giornali riprendono ogni volta senza discutere) per avvalorare la loro stessa esistenza in vita. »

    Concordo con il post, in particolare concordo con il periodo qui su virgolettato, che però mi prendo la briga di astrarre per fare un discorso più generale.

    Si sta parlando di informazione, qui, denunciando la dis-informazione operata dai “giornali” (ma possiamo con ottima approssimazione sostituire quella parola con “massmedia”).

    Io andrei un po’ oltre questa denuncia, mi domanderei perché i massmedia operano in questo modo, se questo operare è fonte esso stesso della cattiva percezione della realtà che hanno la Boldrini & C., o magari ne è frutto, od addirittura è parte di un ciclo di rinforzo positivo per il quale più i media disinformano, più chi è nelle stanze del potere agisce in maniera disinformata, più ancora i media disinformano.

    E, soprattutto, porrei l’attenzione su una questione correlata: se i media disinformano in questo caso, riportando veline di chi in qualche modo presiede qualche lobby, in quanti altri casi lo fanno, e come tutto ciò altera la nostra percezione della realtà in ambiti di non nostra stretta competenza, magari solleticando pregiudizi che vengono così rinforzati e che per questa precisa ragione ci fanno fidare di ciò che ascoltiamo/leggiamo/vediamo senza farci venire voglia di approfondire e confrontarci con opinioni diverse dalla nostra?

    M5S anyone?

  7. Domenico Valter Rizzo dice:

    Io in rete ci sto e anche ci lavoro, avendo un blog piuttosto seguito. Dico solo un paio di cose e spero di essere chiaro. La rete non va imbavagliata e in nessun modo controllata. Per punire i reati che eventualmente vi si consumano, c’è il codice penale. Basta e avanza. Occorrono però alcuni accorgimenti. Il primo dei quali è la trasparenza. La Rete non può diventare un luogo per agguati e per diffondere notizie false. Quindi il principio di responsabilità personale per quanto si diffonde in Rete deve valere per tutti, allo stesso modo di come vale per la televisione, per i giornali o per i libri. Da questo ne deriva che ognuno è libero di commentare tutto, ma deve assumersi la responsabilità di quello che dice. Non ritengo infatti tollerabile e neppure democraticamente corretta, anzi ritengo una diffusa tendenza alla codardia, la pratica dell’anonimato in Rete. Io ho sempre firmato con nome e cognome o con la sigla tutto quello che scrivo. Vorrei facessero lo stesso coloro che commentano ciò che scrivo.

  8. occhio dice:

    sarà un caso ma colpisce, in Mantellini cosi come in Zambardino, che tutti i buoni, tutti i giusti, gli unici depositari della verità sulla rete siano tutti maschi.

    non è un caso invece che uno dei punti del convegno fosse proprio questo, la misoginia online, come è emerso negli interventi di Zanardo, Lipperini, Betti, etc.

    Ma quelle, scrive Mantellini, “hanno fatto da contorno”.
    il protagonista – dunque – è stato Zambardino che lo si è “notato di più” perché se n’è andato.

  9. Massimo Melica dice:

    Mi permetto di dissentire con la tua analisi che probabilmente tre/quattro anni fa sarebbe stata perfetta.

    Ho trovato costruttiva l’iniziativa che aveva come unico scopo quello di presentare in Italia la campagna europea No Hate Speech Movement promossa dal “Dipartimento per la gioventù del Consiglio d’Europa”.

    Da sottolineare la partecipazione femminile, in netto contrasto con appuntamenti misogeni a cui abbiamo assistito negli ultimi anni.

    Le testimonianze delle vittime erano previste in programma, lo si sapeva quindi è infantile alzarsi e andarsene come se fosse un colpo di scena inaspettato.

    Le testimonianze sono state dignitose, non sono state svolte, come avrai seguito in streaming, in modo accusatorio verso il web ma hanno evidenziato la cultura dell’odio che si manifesta a scuola, per strada e anche on line.

    Quanto infine all’intervista della Boldrini su Repubblica mi potresti indicare la parola “anarchia” all’interno dell’intervista se non nella fallimentare scelta del titolista?
    Con stima

  10. occhio dice:

    @massimo melica – finalmente una lettura lucida e un richiamo all’oggetto vero del convegno, che era la campagna europea ‘No hate speech’.

    ma forse riconoscerlo e’ chiedere troppo ai guru de noantri…
    meglio sparare a zero contro la Boldrini a prescindere.
    e tutte le comparse.

  11. Duccio Marzocchi dice:

    Concordo con chi afferma che il web è uno strumento, non è colpa del martello se chi lo usa non pianta chiodi ma rompe le teste. Però è uno strumento particolare, “moltiplicatore” come commenta Alessandro il quale, insieme a Domenico Valter Rizzo, è contrario all’anonimato, ed a mio parere hanno ragione. Sui mezzi tradizionali sono chiari i responsabili (editore, direttore) sul web si afferma che l’amministratore di blog non deve essere responsabile e contemporaneamente l’anonimato è diffuso e difeso. Vero – ma non sempre e comunque – che il digitale lascia tracce con cui si può identificare anche l’anonimo, ma la potenza del digitale sta anche nella sua rapidità, assolutamente non paragonabile alla lentezza del “sistema giusizia”: realisticamente, affermiamo la civiltà dell’essere identificabili e non anonimi.

  12. FraEnrico dice:

    Hai ragione da vendere, mi viene da applaudire ad ogni punto, e mi viene da piangere. Anche la Boldrini l’ha fatta grossa. Questa rincorsa alla “lotta all’odio” porta più odio (e paura) di quanto ne vuole combattere. Mi dispiace che in Italia manchi (o non trovi spazio) gente come Danah Boyd (http://www.zephoria.org/thoughts/) che sui temi del cyberbullismo ha costruito pensieri profondi e di grande dignità.

  13. diamonds dice:

    Josefa rischia di pareggiare la fornero per ciò che concerne le uscite superficiali.Giusto l’altra sera leggevo che proponeva di dare la cittadinanza agli stranieri che si sono distinti per i meriti sportivi.In pratica se un maori desideroso di dare un contributo al bel paese corresse con i miei tempi i 100 metri dovrebbe fare un doppio carpiato con la propria vita per sentirsi italiano mentre un cestista di Houston che mastica la gomma senza soluzione di continuità che nel contempo è un drago nelle schiacciate potrebbe passare a ritirare la sua carta d’identità come se fosse niente.

    p.s. giusto per fare un intervento nella stessa modalità con cui un conferenziere medio si riempie il fine settimana

  14. ste dice:

    Non ho letto i commenti precedenti e mi scuso e magari faccio un bis. Se tu dici “la rete non esiste” e poi dopo “Se in rete ci fosse anche un po’ stato sarebbe diventato grandissimo. Una occasione perduta specie per noi.”

    Chi è “noi”?

  15. massimo mantellini dice:

    @Michele di Paola, cosa bisogna fare? Secondo me molte cose tutte difficili:

    1 insegnare a usare internet a scuola
    2 smetterla di usare internet sui giornali come gossip per un pubblico di rincoglioniti (quindi cambiare i 4/5 dei direttori e dei capi redattori e i 5/5 degli inserzionisti)
    3 potenziare l’azione della PP (ebbene sì) riguardo a certi reati (oggi la Postale lavora nel 90% dei casi su cazzate legate alla proprietà intellettuale o su querele seriali assurde) tenendo come bussola la libertà di opinione
    4 imparare a dare la precedenza agli incroci e a dire buongiorno agli estranei per le scale (non scherzo)

  16. massimo mantellini dice:

    @ste non ho mai detto che la rete non esiste, ho detto che non è sua la colpa dei mali del mondo. Quanto a Rodotà, che ammiro, sono convinto da tempo che certe idee da giurista (tipo la Costituzione per Internet) se avesse vissuto un po’ la rete invece che osservarla da fuori non gli sarebbero nemmeno passate per la testa

  17. Convegno la violenza in rete | Simone Weil dice:

    […] su Internet organizzato dalle “Istituzioni” ed ennesima (leggendo i resoconti di Mantellini e Zambardino che certo non sono sprovveduti) polemica. La rete percepita come male, da controllare, […]

  18. Cristina Correani dice:

    Nemmeno i governi di berlusconi si sono mai accaniti sul web come sta facendo questo delle necessità e delle priorità.
    Ignoranti matricolati che non sanno di quello che parlano semplicemente perché non lo conoscono, e lo si vede dal modo che hanno di rapportarsi coi linguaggi della Rete e del terrore che incute loro uno strumento solo perché in grado di conservare la memoria e dunque anche le innumerevoli porcate che la politica dice e fa.
    Mi fanno molto ridere quelli che vorrebbero vietare l’odio, che sarebbe come voler vietare l’amore.
    L’odio è un sentimento legittimo che, finché non sfocia nell’atto violento è altrettanto legittimo poter provare.
    Altra cosa è che si dovrebbe dare il meno possibile di occasioni alla politica e ai moralisti tout court di poter esprimere certi giudizi sulla Rete, i suoi strumenti e i suoi frequentatori.
    Basterebbe applicare qui gli stessi comportamenti che si hanno nei diversi contesti sociali in cui si vive: la famiglia, gli amici, il posto di lavoro.
    Ma purtroppo c’è ancora troppa gente che pensa che questa sia una zona franca dove tutto è permesso e concesso; invece non è così e non deve essere così.
    Ma per questo non serve la censura, bastano, come spiegazione, le parole sagge del professor Rodotà.
    E inoltre, la televisione che veicola cose molto peggiori di internet raggiungendo un pubblico molto più vasto non è altrettanto pericolosa? non è pericoloso il sito on line di un giornale che pubblica il video di un uomo che si sta per suicidare minuto per minuto?
    Ma perché non la piantano di occuparsi di quello che non gli compete? in nessun paese democratico la politica ha sempre l’occhio fisso sulla Rete, qui sì e da sempre.
    Dunque significa che bisogna difenderla, il modo per farlo è usarla bene.

  19. La politica, il web e quell’ossessione per la censura | Open Mind dice:

    […] giu Non è un paese per Internet […]

  20. Domande. | S. di vista. dice:

    […] al seminario contro il bullismo (che mi pare simile ad una firma contro la droga) lascio parlare […]

  21. gregor dice:

    Si, internete andrebbe studiato a scuola e non solo internet, la costituzione, l’educazione e i diritti civili….

    Basta preparare insegnanti che sappiano capire e insegnare internet, la costituzione e i diritti civili… Auguri!

  22. Eit spic | Socioblog dice:

    […] dire quanto il problema dello “hate speech” ci riguarda tutti da molto vicino, e che, per quanto malriuscito sia stato il seminario organizzato l’altro giorno, guarda un po’, proprio dal Presidente […]

  23. Luciano dice:

    Condiviso l’articolo di Mantellini e soprattutto sulla superficialita’ di certe statistiche che, aggregate a piacere, possono dare i risultati che vogliamo, ovvero tutto e il contrario di tutto.
    Ma detto questo, vorrei porre l’accento sulla inutilita’ di un presidente della camera, di qst presidente della camera…
    al netto delle violenze su internet, sulle quali ci sarebbe molto da obiettare,
    la signora boldrini farebbe molto meglio a preoccuparsi della vera violenza, quella reale, quella che i poveri cristi di Italiani incontrano tutti i giorni sotto casa, dalle angherie dei rom che pretendono l’elemosina o ti spaccano la faccia, alle picconate dei vari kabobo e via dicendo per altre 200 pagine…
    scusate, ma quando in un paese come il nostro si muore per stronzate, x delinquenti che vengono dentro la tua casa, ti torturano per 100 euro e poi ti ammazzano come una bestia (realmente e non virtualmente su internet), beh allora di cosa parliamo??? di aria fritta!!! cominciamo a risolvere prima i problemi reali…
    ma la signora, la boldrini, non puo’ abbassarsi a tanto

  24. Paolo dice:

    E’ vero, si continua a ragionare utilizzando vecchie categorie, si accusa “internet” (sic!) senza comprendere che siamo noi e nessun altro a utilizzare tele strumento. Il solito vizio di arginare l’acqua del fiume non le mani purtroppo ci condurrà a pericolose oltre che irragionevoli restrizioni della libertà. Da dove ripartire?

  25. Mimmirella dice:

    Bla..bla..bla …ed intanto siamo indietro di almeno 10 anni rispetto agli altri paesi europei.
    Internet non lo conoscono e fa loro paura, come ai nostri nonni faceva paura la TV quando l’hanno vista per la prima volta…la lampadina, la radio, il cellulare…tutte diavolerie pericolose che minacciano il potere ? Ma poi passano gli anni, la gente si abitua e ci viene da ridere a ripensarci.

  26. barca dice:

    internet è libertà ed uno strumento utile, ma dipende dall’uso che uno ne fa. Basta buon senso

  27. Francesco Miglino dice:

    L’ ATTACCO OSCURANTISTA AL WEB IN ITALIA AVVIENE MENTRE ERMINIA MAZZONI, PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA PER LE PETIZIONI, CI INFORMA CHE LA PETIZIONE PRESENTATA DAL PARTITO INTERNETTIANO PER LA NEUTRALITA’ E LA LIBERTA’ DELLA RETE E’ STATA ACCETTATA E SOTTOPOSTA ALLA COMMISSIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO, NONCHE’ TRASMESSA ALLA COMMISSIONE PER LA CULTURA E L’ ISTRUZIONE.

    Noi Donne ed Uomini abitanti della terra, avendo responsabilmente confrontato la qualità della nostra vita prima della creazione dell’ universo internettiano con quella di oggi, testimoniamo che la nostra vita è diventata più ricca, intelligente e partecipativa delle sorti della società e del globo che ora percepiamo come casa comune da gestire e proteggere perchè controllabile e raggiungibile in ogni suo angolo. Usciti dal nostro habitat, affacciati alla nostra finestra sul mondo, possiamo comunicare in tempo reale in modo bidirezionale e complesso, informarci, attingere ed allargare i nostri saperi, compiere operazioni logistiche che prima sottraevano tempo prezioso alla nostra quotidianità.

    Possiamo dichiarare in tutta coscienza che oggi, senza l’ universo internettiano la qualità della nostra esistenza sarebbe come quella di un uomo privato delle connessioni sinaptiche poichè e’ l’ universo internettiano il più formidabile ed organico acceleratore di consapevolezza con cui è possibile acquisire saperi, realizzare scelte coscienti, incontrarsi ed unirsi ad altri uomini che reclamano progresso, giustizia e diritti da ogni angolo della terra e che progettano la costruzione di una società evoluta, colta e libera.

    Le informazioni, prima affidate alla mediazione interessata dei possessori delle rotative, ora sono dirette e fanno luce con documenti probanti su problemi volutamente irrisolti e nascosti dal distorcente egoismo dei poteri dominanti.
    Da ogni angolo della terra sperduto e prima ignorato dove si pratica la violenza dell’ uomo sull’ uomo, le vittime possono spezzare la solitudine facendo giungere la testimonianza delle proprie sofferenze nell’ universo internettiano.

    E’ scientificamente provato che è stato l’allargamento della nostra corteccia celebrale a favorire una più organica ed evoluta organizzazione delle sinapsi del nostro cervello ed a permettere che il soddisfacimento dei bisogni fisiologici non avvenisse più con il ricorso alle pulsioni istintuali, affrancandoci dalla schiavitù della nostra genetica.

    E’ scientificamente provato che i miliardi di flussi sinaptici creati da miliardi di uomini che s’ incontrano nell’ universo internettiano allargano la circolazione delle idee e dei saperi e l’ uomo progredisce poichè liberato dalla schiavitù dell’ ignoranza, da limitanti pregiudizi localistici, brutalità censorie, avvilenti disinformazioni pilotate da interessi precostituiti spesso antisociali.

    Con la libera comunicazione nell’ universo internettiano neutrale ogni uomo può emanciparsi, aumentare i neurotrasmettitori cerebrali in modo proporzionale al numero di quesiti enunciati e risolti da risposte competenti donate in rete, stimolare l’ intelligenza creativa in ogni campo, approfondire esperienze diverse in luoghi prima irraggiungibili, confrontare pensieri e postulati seguiti da esaustive elaborazioni dialettiche e risposte congrue in tempo reale, accedere a banche dati, immergersi in variegate esplorazioni professionalizzanti con il conseguente aumento delle spine dendriniche e la creazione di nuovi punti d’ attracco per la connessione ed attivazione di altre cellule nervose.

    Il cervello umano è il paradigma dell’ attività sinaptica viva e palpitante animata in modo incessante da miliardi di connessioni di esseri umani che abitano e qualificano l’ universo internettiano, gli stessi che, pervasi da un gratificante rapporto empatico verso gli altri, determinano il flusso informativo qualificato e l’ offerta ad ampio raggio dei saperi favorendo il miglioramento della nostra specie con la crescita addizionale di neuroni e delle connessioni nella nostra corteccia celebrale.

    Oggi l’ uomo scopre che la qualità della propria esistenza è proporzionale alla conoscenza e si rende conto che solo i saperi lo svincolano da assuefazioni sociali primordiali e lo esortano a costruire un nuovo modus vivendi in cui prioritarie siano le scelte benefiche coscienti per il bene comune.

    Relazionandosi nell’ universo internettiano l’ uomo che incontra la generosità in offerte creative gratuite, acquisisce il rispetto degli altri ed abbandona gli impulsi distruttivi, intuendo che, liberandosi dagli istinti predatori e dal cinismo, si può convivere in armonia, razionalizzare l’ uso delle risorse, superare collettivamente la limitante lotta per il solo soddisfacimento dei bisogni elementari e, per la prima volta, sedersi collegialmente nell’ agorà universale a riflettere sul come organizzare il proprio destino.

    Nella storia di tutti i tempi mai l ‘ uomo ha creato un supremo e grandioso universo in cui immergersi svincolato finalmente da condizionanti ed opprimenti gerarchizzazioni sociali ed in assoluta libertà formarsi, esprimersi, rappresentarsi e realizzarsi facendo giungere il proprio apporto in ogni angolo del globo.

    Stabilito che l’ universo internettiano è bene comune come l’ aria e l’ acqua, creato dall’ uomo per il progresso dell’ uomo, chiediamo al Parlamento Europeo di proteggerlo da ingerenze e censure e di preservarne la neutralità dichiarando “PATRIMONIO UNIVERSALE DELL’ UMANITA’ L’ UNIVERSO INTERNETTIANO, LA RETE, IL DIRITTO ALL’ ACCESSO.

    Francesco Miglino

    presidente Comitato Promotore

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  28. Le leggi e Internet | Prima Comunicazione dice:

    […] Internet è stato trattato dal Governo come un luogo di violenza e intolleranza, come racconta Massimo Mantellini in un post di giugno 2013, a seguito del convegno “L’odio in Rete”. Zambardino […]

  29. Codice contro il cyberbullismo. Cosa convince e cosa no | Prima Comunicazione dice:

    […] tendenza generale è considerare Internet come un luogo di violenza e intolleranza, come racconta Massimo Mantellini in un post di giugno 2013, a seguito del convegno “L’odio in Rete”. Zambardino rileva che […]